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2 aprile 2016

Profughi: il caso Somalia


Dopo questa (breve) pausa pasquale, ritorno sulla tematica delle immigrazioni, già introdotta a metà marzo con un articolo accompagnato dalla breve recensione del film: "Io sto con la sposa".
Questo post è dedicato soprattutto all'argomento dei riflussi e alle decisioni prese dall'Unione Europea a proposito dei migranti somali.


CARATTERI GENERALI DELLA SOMALIA:



Metto ovviamente una cartina per poter dare anche un'idea di orientamento geografico.
La Somalia è situata nel "Corno d'Africa" e quindi a est del continente.
"E' lo Stato che non esiste", afferma Paolo Macchia, docente di Geografia all'Università di Pisa. Quest'espressione che a me piace molto allude sia al disastro economico sia all'instabilità politica che caratterizzano questo paese.
Dal 1991, dopo la caduta del dittatore Siad Barre, questo Stato è in balia soprattutto delle organizzazioni estremistiche islamiche. 
Sempre secondo Macchia, tuttora la Somalia si presenta come un di "mosaico di autonomie locali", che nemmeno l'istituzione di un governo di transizione nel 2006 è riuscita ad unificare.
Nel 2008 la situazione si è ulteriormente aggravata dal momento che il nord del paese si è autoproclamato indipendente con il nome di "Somaliland".
La "Somaliland" non è riconosciuta a livello internazionale anche se di fatto è uno stato autonomo dotato di proprie istituzioni. 
L'economia di questo stato si basa soprattutto su un'agricoltura di sussistenza. La speranza di vita è decisamente bassa (48 anni) e la mortalità infantile all'ordine del giorno (con il 110 per mille).

I MIGRANTI, L'UE E LA SOMALIA:

Il 12 novembre 2015 si è svolto un incontro tra gli Stati membri dell'Unione Europea e quelli dell'Unione Africana. L' Unione Africana ha bocciato i tentativi europei di ottenere un accordo generale per incentivare il ritorno in patria di migliaia di richiedenti asilo.
Per poter limitare l'afflusso di migranti, Bruxelles sta tentando di rimpatriare rifugiati e migranti irregolari attraverso accordi bilaterali con i singoli stati e tra questi, anche con la Somalia.
Il 21 ottobre si è tenuta proprio a Bruxelles una riunione su questo Paese del Corno d'Africa, alla quale hanno partecipato il primo ministro somalo e il ministro degli interni kenyano.
Entro il 2016 si prevede di rimpatriare trentacinquemila rifugiati somali.
L'Europa ha promesso 94 milioni di euro di finanziamento per realizzare tre obiettivi: aiutare la formazione di posti di lavoro per i diecimila rifugiati somali che sono già ritornati al loro paese nel 2015, sostenere coloro che si sono rifugiati nei campi profughi situati ad est del Kenya in modo tale che possano rientrare e infine, creare le condizioni per il rientro dei rifugiati somali dallo Yemen e dagli Stati Europei.  In questo contesto inoltre, sono previsti anche dieci milioni di euro di aiuti anche al Kenya in modo tale da poter accrescere sia le possibilità di formazione professionale nei campi profughi del paese sia le occasioni di impiego nelle comunità kenyane che vivono vicino ai campi.
Vi sono circa 420mila rifugiati somali in Kenya, 240mila nello Yemen e 250mila in Etiopia. Oltre ovviamente ad altre decine di migliaia di somali presenti nei paesi dell'Europa Occidentale e Meridionale.

milizie Jihadiste in Somalia
Però, Bruxelles ha fatto queste promesse di finanziamenti economici anche se sa benissimo che le condizioni della Somalia non sono tali da poter consentire dei rientri di massa. Non c'è stabilità politica, vi sono rivolte sociali che sfociano in azioni violente, giorno dopo giorno. Un esempio significativo di ciò sono le milizie jihadiste di Al-Shabaab che, la sera del 14 novembre, hanno organizzato due attacchi militari: uno vicino alla sede dei servizi di Sicurezza Nazionale che si trova poco lontano dalla capitale Mogadiscio e l'altro contro una base militare vicino al porto di Chisimaio, cittadina a sud del paese. Cinquanta persone ci hanno rimesso la vita!


Neven Mimica, commissario europeo allo sviluppo, spiega in questo modo la scelta dell'Unione Europea:" I rifugiati rappresentano quasi il 20% della popolazione somala. Non ci possono essere un effettivo ritorno alla pace, né una ricostruzione dello Stato, né uno sviluppo economico senza una soluzione del problema rifugiati."
L'iniziativa dell'Ue sarebbe quella di promuovere la stabilità dell'intero Corno d'Africa.
In questi ultimi anni infatti, il problema dell'immigrazione è divenuto pressante. Centinaia di persone  quotidianamente sbarcano sulle nostre coste non certo per spirito di avventura ma per inseguire il loro sogno di libertà.
Diviene allora sempre più evidente che l'instabilità politica di molti stati del Sud del mondo è all'origine dei flussi migratori.

A Malta, nel dicembre 2015, l'Ue ha siglato con l'Etiopia, in quanto paese di transito ma anche di destinazione dei migranti irregolari, un'agenda comune sull'immigrazione e sulla mobilità. Secondo Federica Mogherini, questo accordo prevede di rafforzare la cooperazione per contrastare il traffico degli esseri umani, facilitare la reintegrazione di chi è rientrato e sostenere l'Etiopia nel suo sforzo di ospitalità nei confronti di 700mila rifugiati.

Anche la Commissione Europea, sotto la spinta degli stati membri dell'Unione, moltiplica i suoi sforzi per organizzare e attuare dei flussi nord-sud dall'Europa verso l'Africa... Anche se è risaputo che molti stati africani, non soltanto la Somalia, sono poveri, desolati, deboli politicamente, disastrati e devastati da guerre civili e da attacchi terroristici.

Come garantire dunque ai popoli di queste terre una vita migliore?! 

Per chi fosse appassionato di cinema e volesse approfondire alcuni aspetti di storia recente relativi al Corno d'Africa, consiglierei il film "Vai e vivrai". Questa pellicola dovrebbe illustrare bene la vicenda degli ebrei etiopi e somali che negli anni Ottanta, per sfuggire alla carestia, cercano di emigrare dalle loro terre d'origine per poter raggiungere Israele. Dico "dovrebbe illustrare" perché non sono stata abbastanza forte per vederlo tutto per intero. Anzi, ho resistito soltanto i primi cinque minuti ma quando ho visto una donna con un neonato morto tra le braccia ho spento e sono letteralmente "saltata giù" dal divano con le lacrime agli occhi. Certe scene non le reggo psicologicamente.
Lo so, vado per i 21, dovrei in questo senso "darmi una regolata" e frenare le lacrime facili, quelle "a portata d'occhio".
Ma più cresco più la mia iper-sensibilità peggiora...
Però il "Morandini", dizionario di recensioni dei film, ne parla piuttosto bene.


LA CARTINA DELLA CORRUZIONE IN AFRICA:



 L'ho fotocopiata da una rivista mensile a cui mia madre è abbonata da alcuni anni.

Ecco a voi il "Triangolone rosso"!
Dai, metto da parte le mie simpatiche metafore per informarvi del fatto che il CPI
("Corruption Perception Index") determina la percezione della corruzione nel settore pubblico e nella politica in molti paesi del mondo attribuendo a ciascuno di loro un punteggio che varia da 0 (massima corruzione) a 100 (assenza di corruzione). Il punteggio mondiale è 43. 
Nessun paese al mondo è a quota 100 ma la Danimarca, ritenuto il paese meno corrotto del mondo, ha superato i 90 punti nel 2015.
L'Indice CPI del continente africano è impressionante e preoccupante, dal momento che soltanto in Senegal e in Botswana (=paesi in cui da poco sono presenti governi democratici) sono state adottate delle misure anticorruzione.
Gli stati colorati in marrone sono i più corrotti non soltanto del continente ma anche del mondo. E la Somalia è quasi nera (ha ottenuto soltanto 8 punti, quindi va addirittura peggio del Sudan che ne ha 12).
Comunque, il rosso mattone e l'arancione scuro indicano situazioni di corruzione molto gravi.

Noi possiamo e dobbiamo accoglierli, possiamo e dobbiamo dare dei finanziamenti ma... possiamo fidarci di coloro che governano quei paesi? Dove andrebbero a finire tutti quei milioni di euro che l'Ue sarebbe intenzionata ad affidare agli stati africani sopra menzionati?
Si possono anche dare degli aiuti economici a fin di bene, ma si può sperare in un reale miglioramento quando si constata che laggiù i politici sono così corrotti, disonesti e spregiudicati?! Anche i governanti africani, per percorrere la strada dello sviluppo e per raggiungere il benessere, devono per davvero rimboccarsi le maniche e prendere le misure necessarie!! ... Se solo comprendessero che la leadership politica è una grande responsabilità e non un posto di prestigio che permette di tiranneggiare i più poveri attraverso l'abuso di potere!






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