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9 settembre 2016

"Basta guardare il cielo": il valore dell'amicizia


 "Ogni singola parola fa parte di un'immagine, ogni frase è un'immagine. Quello che devi fare è lasciare che la tua fantasia leghi un'immagine all'altra".


Forse gli ex allievi di mia mamma ricordano questo film... Forse, ma dubito; d'altronde è trascorso molto tempo. Faceva parte del programma di religione delle terze medie dell'anno scolastico 2007/2008. Se lei per mancanza di tempo non riusciva a integrarlo nel suo programma annuale di insegnamento, delegava ai suoi colleghi di lettere il compito di farlo proiettare in aula video.

Anche questo è uno dei miei film preferiti.
Al vertice chiaramente, stanno "I passi dell'amore", "Colpa delle stelle" e "Bianca come il latte, rossa come il sangue" (meglio il romanzo di D'Avenia però, perché in questo caso il regista Giacomo Campiotti ha un po' modificato i contenuti della storia. Ha reso bene il carattere dei personaggi, ma i contenuti e gli eventi rappresentati non sono proprio così fedeli al libro). Poi viene "Into the wild" con il mitico Alex Supertramp. E poi "Basta guardare il cielo".

L'ho rivisto in questi giorni e alla fine ho pianto come una fontana, proprio come otto anni fa (e meno male che ero sola in casa, non voglio che mi vedano). Solo che otto anni fa ero ancora una bambina che giocava con i pupazzi, tra l'altro molto convinta del fatto che anche le piante, le rocce, i fiori e i fili d'erba avessero un'anima e provassero dei sentimenti. Ora sono una ragazza che potrebbe mettersi a piangere persino per un saluto o per un gesto d'affetto, che talvolta cammina lungo la strada con un serafico sorriso sulle labbra, senza sapere esattamente a cosa sia dovuta quella sensazione di pace interiore.

Ad ogni modo, in questa profonda e malinconica pellicola è raccontata la storia di un'amicizia tra due mondi che inizialmente sembrano incompatibili e diametralmente opposti: quello di Max, tredicenne insicuro che porta sulle proprie spalle il peso di un'enorme tragedia familiare; e quello di Kevin, un ragazzino incredibilmente intelligente affetto dalla sindrome di Morquio.
Non sto studiando medicina, ma devo confessarvi che quando ancora frequentavo il liceo ero rimasta piuttosto suggestionata dall'argomento delle malattie genetiche in biologia. Davvero, questo è stato uno dei pochi argomenti scientifici che ho approfondito con ricerche e letture personali.
La malattia di Kevin comporta la displasia delle ossa, dovuta alla carenza di un enzima che sarebbe necessario per la degradazione progressiva delle componenti della cartilagine (il cheratan solfato e la condriotina 6 solfato). I soggetti affetti da questa sindrome presentano innanzitutto una statura molto bassa che non supera i 130 cm, cifosi o altre malformazioni scheletriche, vulnerabilità alle infezioni virali e possibili patologie che possono compromettere la capacità visiva, come opacità corneali e congiuntivite cronica.
Una vera e propria disgrazia, insomma. Inutile precisare che non si sopravvive a lungo a questa malattia.
Kevin è un adolescente con un corpo da bambino, per questo viene soprannominato "Lo Storpio". Ma nonostante ciò, il suo sorriso sveglio e simpatico cela in parte l'enorme dramma con cui è costretto a convivere. Kevin è davvero una figura meravigliosa, un ragazzino che ha trovato la forza di creare attorno a sé un mondo caratterizzato da fantasie cavalleresche e da curiosità scientifiche.
Intendiamoci, non è un personaggio chiuso in se stesso che rifiuta il contatto con l'esterno. E' un giovanissimo genio capace di amare e desideroso di vivere intensamente ogni attimo che la vita gli concede. Anche se, come Jamie Sullivan, sa bene di essere presto destinato alla morte dal momento che il suo corpo non reagisce e non reagirà mai alle cure.

Max vive con i nonni e inizialmente sembra stupido, vuoto e inconsistente, incapace di dialogare con gli altri. In realtà il suo è un blocco mentale dovuto ad un gravissimo trauma che ha subìto da piccolo: ha visto il padre che strangolava la madre.
Max è il narratore della storia.
Egli stesso, nella prima scena del film, si definisce "un ragazzo senza cervello". Questo perché è assolutamente privo di autostima e di stimoli. Il suo rendimento scolastico è assai scadente.
Oltre a ciò è vittima di pesanti atti di bullismo da parte dei suoi coetanei, assolutamente insensibili, arroganti e... cattivi.
Può un adolescente essere cattivo? Secondo me sì. Alcuni adulti ingenui non vogliono che questo aggettivo venga attribuito a una persona in fase di crescita, ma questo perché hanno le fette di prosciutto sugli occhi e non vogliono vedere la realtà. Vogliono mistificare la realtà, ma in parte è anche colpa loro se certi giovani si esprimono alla maniera degli scaricatori di porto e agiscono in modo violento, alla stregua dei delinquenti più pericolosi. Certi adulti si rivelano davvero speciali nel rovinare i giovani...
"I passi dell'amore" e "Basta guardare il cielo" illustrano in modo molto realistico il problema del bullismo.
E, vi dirò di più: sia in "Bianca come il latte, rossa come il sangue" sia in "Colpa delle stelle" è molto evidente anche l'insensibilità... Io che adoro film e storie di questo genere, io che ci ho riflettuto molto attentamente ho pensato: ma dove c***o erano tutti gli altri? Cioè, dov'erano gli amici e i compagni di Beatrice, dov'erano le amiche di Hazel e gli amici di Gus nel momento in cui loro ne avrebbero avuto più bisogno? L'amicizia e l'affetto non consistono proprio nelle attenzioni che dovresti riservare alle persone che ami, o meglio, che dici di amare, quando esse si trovano nel dolore e nella malattia?  L'amicizia e l'affetto non comportano anche le memorie, rievocate con una lacrima e un sorriso, di un passato lieto e felice che è importante far riemergere quando si sta attraversando un presente buio e doloroso?
Dolore e condivisione... ma è proprio questa la vita??! Credo di sì. Alternanza di malinconia e di gioia, senza mai poter assaporare un completo e duraturo stato di felicità.

Questa è la scena del primo incontro tra Max e Kevin. Tocca le corde del cuore!



Max e Kevin si recano alla festa dei fuochi d'artificio ed è proprio questo evento che intensifica la loro magica alleanza contro gli attacchi di malvagi cavalieri che mirano a distruggere il loro grandioso regno fondato sulla solidarietà... ecco, anch'io ora sto ragionando alla maniera di Kevin.



Molto positiva è anche Gwen, la madre di Kevin, costretta a sopravvivere ad una terribile perdita e quindi ad un dolore immenso e profondo come l'oceano.
Kevin se ne va nel sonno, una settimana dopo il Natale. Non appena Max apprende la tragica notizia, si precipita fuori di casa pronto ad inseguire l'ambulanza che sta trasferendo all'ospedale il corpo di Kevin. Max è letteralmente fuori di testa: "Nooo!!! Non doveva succedere!! Mi aveva detto che gli avrebbero fatto un corpo nuovo, chimicamente perfetto!"
Proprio in quel punto Gwen gli dice una frase straziante: "E' morto perché il suo cuore era diventato troppo grande per il suo corpo".
Dio, come capisco questa frase! Perché scrivo poesie e anche perché so cosa significa perdere qualcuno a cui si vuole un bene dell'anima.

Max, un corpo nuovo non te lo fa nessuno. In nessun ospedale, in nessuna clinica.
Nemmeno le persone straordinariamente belle vivono in eterno, anzi, a volte certe circostanze della vita le allontanano da noi. E purtroppo accade che se ne vadano prima di noi.
Ma nella fase della sofferenza, i loro occhi si illuminano, il loro cuore si riempie sempre più di un amore altruistico e diviene sempre più grande, sempre più grande e anche sempre più leggero, leggero come un enorme palloncino librato nell'aria. Fino al punto in cui scoppia. E' così: il cuore delle persone molto buone scoppia quando diviene troppo grande.
Piangere e urlare è umano, ma prima si impara ad accettare la realtà della morte, che prima o poi avviene per tutti, meglio è.

Tuttavia, il regista non lascia lo spettatore con l'amaro in bocca.
La sera prima di morire, Kevin dona un piccolo quaderno a Max, dicendogli, con gli occhi lucidi: "Non è necessario che tu dica niente. Lo so che sei sopraffatto dalla gratitudine. Chiudi gli occhi. Ogni singola parola fa parte di un'immagine. Ogni singola frase è un'immagine. Quello che devi fare è lasciare che la tua fantasia leghi un'immagine all'altra. Ammesso che tu sia dotato di fantasia."
Prima di rientrare nelle rispettive case, i due ragazzi si scambiano uno sguardo oltremodo significativo: Kevin sorride per ringraziare Max, dal momento che quest'ultimo ha saputo stargli vicino in un letto d'ospedale e lo ha aiutato a vivere delle magnifiche avventure; Max osserva intensamente Kevin. I suoi occhi sono pieni di riconoscenza verso quel povero piccolo genio che lo ha spronato, sin dal loro primo incontro, a credere in se stesso.
Su quel quaderno Max scrive i ricordi della loro amicizia.

In questo film emerge anche la tematica dei pessimi padri. I pessimi padri, già... impari a conoscerne molti quando studi letteratura, anzi, quando fai della letteratura una delle principali ragioni delle tua vita. Leopardi aveva un pessimo padre, fortemente autoritario, oppressivo e avaro.
Anche il poeta Umberto Saba da ragazzino non aveva un buon rapporto con la figura paterna... anzi, è più corretto dire che non aveva rapporti con il padre perché in una poesia scrive: "Mio padre è stato per me l'assassino/ fino ai vent'anni che l'ho conosciuto". Da bambino sapeva bene che suo padre aveva abbandonato sua madre e naturalmente, come ogni bambino che si trova a vivere, o meglio, a subìre ciò, egli provava un fortissimo senso di avversione verso di lui. 
E questi sono soltanto due esempi. 
Ad ogni modo, Max teme di diventare violento come suo padre. Anche per questo è incredibilmente insicuro. D'altro canto, Kevin non ha mai conosciuto il suo, dal momento che, non appena ha sentito la parola "malformazione", è fuggito. 
"Tu non sei tuo padre: puoi assomigliargli, ma tu sei un altro", dice Kevin a Max. Infatti Max ha un cuore d'oro, è generoso e sincero.
 
Mi sono piaciute molto anche queste frasi pronunciate da Kevin:

"Il cielo è come una fotografia di milioni di anni fa. Un vecchio film prioettato lassù. Molte di quelle stelle si sono spente ormai, noi stiamo vedendo una replica."



Anche le stelle seguono il corso della natura. Anche le stelle nascono e muoiono. Ma il cielo si ripopola sempre di amabili meraviglie!


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