Quindici giorni fa sono usciti gli esiti finali degli esami di maturità.
Recentemente, mio zio Attilio ha trovato sul quotidiano "Avvenire" un interessante articolo relativo a questo argomento. Leggendolo, l'ho trovato molto interessante e così ho deciso di pubblicarlo sul mio blog.
Ecco quanto dice:
"Caro "maturato"
guarda oltre il voto
(lettera aperta a un candidato deluso)
(lettera aperta a un candidato deluso)
Sei dispiaciuto, lo so. Hai portato a casa meno di quello che speravi. Tutti i tuoi calcoli – i crediti accumulati nel triennio, sommati ai voti certi degli scritti e a quelli presunti degli orali – sono stati sconfessati: sul tabellone finale ti sei ritrovato meno di quanto ti aspettavi. E sei deluso. Succede, sai. Succede che il voto di maturità non rispecchi effettivamente il lavoro fatto durante i cinque anni e neanche l’impegno che ci hai messo. Potrebbe darsi che l’esame che hai sostenuto non sia stato davvero una buona prova e che le tue aspettative non fossero realistiche. Ti si offre in questo caso l’occasione buona per ripensare a cosa è successo e imparare a valutarti meglio, senza sovrastimarti o incolpare sempre gli altri. È questa una tentazione spesso presente in noi che non ci permette di riconoscere gli errori e quindi correggerci.
Potrebbe però essere intervenuto anche quello che potremmo chiamare il "fattore C", che questa volta non porta bene: il fattore commissione. La commissione infatti può essere inquinata da una serie di pregiudizi, in entrambe la sue componenti. I tuoi prof possono essere arrivati a questa tappa finale con l’immagine che si sono fatti di te e magari hanno guardato alla tua prova con occhi vecchi, senza valorizzare gli sforzi e coglierne magari l’originalità. Quelli venuti da fuori, da parte loro, possono avere avuto i loro motivi per fare i duri: i pregiudizi sulla scuola che hai frequentato, l’incompatibilità con i colleghi che ti hanno accompagnato, la loro interpretazione del ruolo di commissario secondo uno schema un po’ troppo rigido. E tu ti sei trovato in mezzo. E magari è accaduto davvero che entrambi non ti abbiano dato quella soddisfazione che cercavi anche da loro. Adesso però non ti scoraggiare. Quella manciata di punti in meno, che oggi brucia, fra qualche anno diventerà un aneddoto da raccontare. Ma non è solo questo, conviene cercare anche il guadagno nascosto nell’esperienza che stai vivendo. Hai toccato con mano che non fai tutto tu da solo. Un esame, come moltissime altre cose nella vita, forse persino tutte, è fatto con un altro. Noi ci mettiamo la nostra parte, ma l’altro deve metterci la sua. E l’altro può anche mettercela male, deludere, non essere all’altezza. Che ciò non ti sia di scandalo. L’altro, che diventa così importante nei nostri risultati, allora va propiziato, va messo in condizione di poterci capire e apprezzare. Non si tratta affatto di una attività manipolatoria, un gioco da furbetti che la sanno più lunga, quanto di imparare a saperci fare, a tenere l’altro dentro il nostro orizzonte. Perché si dia desiderio occorre infatti un altro, così come perché vi sia successo. E le volte che non sarà all’altezza, dopo aver valutato come lo abbiamo trattato in primis noi, ci toccherà ripartire con un rinnovato slancio per cercare qualcuno migliore.
Ecco, sta qui la soluzione. Ripartire. Guardare a ciò che verrà, ancora tutto da costruire. Non permettere che la delusione di oggi copra con un velo di scetticismo le scelte di domani. Adesso c’è da pensare al lavoro o all’università. C’è da pensare al futuro. Pensalo, allora. Dentro la consapevolezza che lo costruirai assieme agli altri che incontrerai, quelli che ti sceglierai tu stesso come compagni e quelli che ti verranno imposti dalle circostanze. Non poter fare a meno di loro non è una condanna, è una risorsa piuttosto. Falla fruttare.
Ma hai ragione, prima c’è da pensare alle vacanze. Si dice che l’estate della maturità sia indimenticabile, forse ancor più dell’esame stesso. Libero dai compiti, per una volta, goditi il tempo, senza sprecarlo. Rafforza i rapporti significativi, stringine altri interessanti, coltiva i tuoi interessi e le tue passioni. Magari leggi (persino) un libro. Sarà ancora più bello ripartire dopo l’estate. Senza strappi. Perché d’estate o d’inverno noi siamo sempre noi."
(L. Ballerini)
Io condivido appieno l'opinione del giornalista. Mi piace soprattutto la seconda parte della lettera, dove esorta il suo ipotetico destinatario a progettare il futuro e quindi a prepararsi per ciò che lo attende nei prossimi anni, ad affrontare con entusiasmo nuove esperienze formative, a valorizzare la presenza delle altre persone nella vita quotidiana.
Apprezzo anche l'affermazione:" Noi ci mettiamo la nostra parte, ma l'altro deve metterci la sua".
I rapporti con gli altri sono difficili, soggetti spesso ad equivoci e incomprensioni.
Noi siamo protagonisti della nostra vita. Tuttavia, in ogni singola esperienza della nostra esistenza, dobbiamo impegnarci sia per raggiungere apprezzabili obiettivi sia per dare agli altri la migliore immagine di noi stessi. La buona riuscita di una prova o il conseguimento di una meta dipendono anche dai comportamenti che le altre persone assumono nei nostri confronti.
Io però, a queste teorie aggiungerei anche dell'altro: il voto di uscita è importante, ma relativamente. Non lo dico per sminuire il lavoro dei docenti o per disprezzare la figura del Presidente della Commissione o perché sono insoddisfatta del mio voto.
Sono passata con 81, quindi non posso proprio lamentarmi. Ho preso quello che meritavo e sono contenta così.
Affermo l'importanza relativa dell'esito finale essenzialmente per i seguenti motivi:
A) Qui parlo per esperienza personale: ultimamente mi capita spesso di incontrare i cugini di mia mamma, gli amici di famiglia e conoscenti. Ho notato questo: non appena io dico loro che sono una neo maturata, la stragrande maggioranza di queste persone mi fa domande di questo genere: "Che facoltà hai scelto?" "Dove andrai all'Università?" "Sei stata soddisfatta della tua esperienza al liceo?" e poi proseguono: "Ma sei proprio un'appassionata di lettere!!" "Buon inizio università!" "L'importante è che tu intraprenda un percorso di studi conforme ai tuoi interessi, poi per il posto di lavoro non preoccuparti; magari tra alcuni anni la situazione migliorerà!". Sono in pochi a chiedermi con quanto sono uscita. Da ciò ne consegue che l'importante è innanzitutto riuscire a diplomarsi. Un punteggio molto alto, per quanto elogiabile, costituisce esclusivamente una soddisfazione personale.
B) Infatti il mio ragionamento è questo: il voto finale scaturisce soprattutto dai risultati dei tre scritti e dell'esame orale. Ma quello che un neo diplomato dovrebbe considerare attentamente è soprattutto quanto questi cinque anni di scuola superiore lo hanno aiutato a crescere mentalmente e culturalmente. Mi riferisco non soltanto all'adesione di uno studente ad alcune attività organizzate dalla scuola in orario extra-curricolare che gli hanno permesso di valorizzare i propri talenti ma anche alle uscite didattiche, al rendimento scolastico attraverso il quale ha potuto comprendere le proprie attitudini...
Inoltre, bisogna attribuire importanza alle lezioni svolte in classe, alle figure significative e intelligenti di alcuni insegnanti che hanno saputo guidare la crescita spirituale di uno studente coniugando, durante le spiegazioni, la cultura scolastica con la vita reale e con l'etica. E poi ci sono stati anche i compagni di classe che non sono stati scelti dallo studente poco prima di iniziare il quinquennio: è utile valutare e ricordare non soltanto le avventure vissute con i più simpatici e con i più vivaci tra loro, le chiacchierate avvenute con quelli particolarmente dotati di una grande capacità di ascolto e di una notevole apertura mentale, ma anche i litigi con persone profondamente diverse da noi che non condividevano le nostre opinioni o che ci riservavano una vera e propria avversione e invidia.
Tutte le esperienze che questo quinquennio ha riservato ad un giovane dovrebbero rimanere impresse nella memoria, anche le più negative. Tutte le esperienze del liceo dovrebbero costituire dei preziosi insegnamenti di vita e di convivenza con gli altri.
Io in quest'ultimo periodo ripenso, ora con gioia, ora con rabbia, ora con indignazione, ora con soddisfazione a molti episodi che ho vissuto in questi anni intensi. E devo ammettere di aver imparato molto anche dagli avvenimenti negativi.
Ora sta per iniziare "l'estate della mia vita", ovvero, la giovinezza dopo l'adolescenza, seguita poi dall'età adulta. E non intendo sprecare nemmeno un istante di questa vita, vorrei godere di ogni attimo (questo mi ha insegnato Orazio!!)
Ma ora è proprio meglio che pensi a godermi l'estate. Ed è quello che già sto facendo, perché le mie giornate sono piene, piene di attività e di piacevoli passatempi...
Apprezzo anche l'affermazione:" Noi ci mettiamo la nostra parte, ma l'altro deve metterci la sua".
I rapporti con gli altri sono difficili, soggetti spesso ad equivoci e incomprensioni.
Noi siamo protagonisti della nostra vita. Tuttavia, in ogni singola esperienza della nostra esistenza, dobbiamo impegnarci sia per raggiungere apprezzabili obiettivi sia per dare agli altri la migliore immagine di noi stessi. La buona riuscita di una prova o il conseguimento di una meta dipendono anche dai comportamenti che le altre persone assumono nei nostri confronti.
Io però, a queste teorie aggiungerei anche dell'altro: il voto di uscita è importante, ma relativamente. Non lo dico per sminuire il lavoro dei docenti o per disprezzare la figura del Presidente della Commissione o perché sono insoddisfatta del mio voto.
Sono passata con 81, quindi non posso proprio lamentarmi. Ho preso quello che meritavo e sono contenta così.
Affermo l'importanza relativa dell'esito finale essenzialmente per i seguenti motivi:
A) Qui parlo per esperienza personale: ultimamente mi capita spesso di incontrare i cugini di mia mamma, gli amici di famiglia e conoscenti. Ho notato questo: non appena io dico loro che sono una neo maturata, la stragrande maggioranza di queste persone mi fa domande di questo genere: "Che facoltà hai scelto?" "Dove andrai all'Università?" "Sei stata soddisfatta della tua esperienza al liceo?" e poi proseguono: "Ma sei proprio un'appassionata di lettere!!" "Buon inizio università!" "L'importante è che tu intraprenda un percorso di studi conforme ai tuoi interessi, poi per il posto di lavoro non preoccuparti; magari tra alcuni anni la situazione migliorerà!". Sono in pochi a chiedermi con quanto sono uscita. Da ciò ne consegue che l'importante è innanzitutto riuscire a diplomarsi. Un punteggio molto alto, per quanto elogiabile, costituisce esclusivamente una soddisfazione personale.
B) Infatti il mio ragionamento è questo: il voto finale scaturisce soprattutto dai risultati dei tre scritti e dell'esame orale. Ma quello che un neo diplomato dovrebbe considerare attentamente è soprattutto quanto questi cinque anni di scuola superiore lo hanno aiutato a crescere mentalmente e culturalmente. Mi riferisco non soltanto all'adesione di uno studente ad alcune attività organizzate dalla scuola in orario extra-curricolare che gli hanno permesso di valorizzare i propri talenti ma anche alle uscite didattiche, al rendimento scolastico attraverso il quale ha potuto comprendere le proprie attitudini...
Inoltre, bisogna attribuire importanza alle lezioni svolte in classe, alle figure significative e intelligenti di alcuni insegnanti che hanno saputo guidare la crescita spirituale di uno studente coniugando, durante le spiegazioni, la cultura scolastica con la vita reale e con l'etica. E poi ci sono stati anche i compagni di classe che non sono stati scelti dallo studente poco prima di iniziare il quinquennio: è utile valutare e ricordare non soltanto le avventure vissute con i più simpatici e con i più vivaci tra loro, le chiacchierate avvenute con quelli particolarmente dotati di una grande capacità di ascolto e di una notevole apertura mentale, ma anche i litigi con persone profondamente diverse da noi che non condividevano le nostre opinioni o che ci riservavano una vera e propria avversione e invidia.
Tutte le esperienze che questo quinquennio ha riservato ad un giovane dovrebbero rimanere impresse nella memoria, anche le più negative. Tutte le esperienze del liceo dovrebbero costituire dei preziosi insegnamenti di vita e di convivenza con gli altri.
Io in quest'ultimo periodo ripenso, ora con gioia, ora con rabbia, ora con indignazione, ora con soddisfazione a molti episodi che ho vissuto in questi anni intensi. E devo ammettere di aver imparato molto anche dagli avvenimenti negativi.
Ora sta per iniziare "l'estate della mia vita", ovvero, la giovinezza dopo l'adolescenza, seguita poi dall'età adulta. E non intendo sprecare nemmeno un istante di questa vita, vorrei godere di ogni attimo (questo mi ha insegnato Orazio!!)
Ma ora è proprio meglio che pensi a godermi l'estate. Ed è quello che già sto facendo, perché le mie giornate sono piene, piene di attività e di piacevoli passatempi...
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