Visualizzazioni totali

28 luglio 2019

"I due compagni", G. Comisso:

Altra opera che ho studiato quest'anno e della quale non ho scritto nulla nei mesi scorsi!
Aspettavo soltanto il clima giusto: la freschezza dell'aria ciclonica proveniente della Normandia che almeno per qualche giorno ha interrotto le ondate di calore africano.

A) BIOGRAFIA DI GIOVANNI COMISSO:


Comisso era trevigiano. 

Nato nel 1895 da una famiglia borghese, aveva frequentato con delle difficoltà il liceo classico (ha ripetuto uno dei cinque anni) e, nel 1915, si era arruolato volontario per partecipare alla grande guerra. Tra l'altro, era stato anche uno dei legionari di Fiume dal momento che sosteneva D'Annunzio.
Dopo la fine della prima guerra mondiale, il suo percorso di studi e di scelte di vita era diventato simile a quello di Buzzati: dopo la laurea in Legge, si era dedicato al giornalismo e aveva iniziato a viaggiare.
Negli anni '50, era riuscito ad acquistare una casa di campagna a Zerobranco (Treviso) e aveva dunque iniziato a condurre una vita agricola.
Tra le sue opere, oltre a degli articoli di giornale, ci sono "Gente di mare", libro relativo alla vita dei pescatori di Chioggia, "Giorni di guerra", opera autobiografica sulla sua esperienza di soldato in Friuli, "La mia casa di campagna", scritta a fine anni '50 e "I due compagni", libro che, nel decantare il paesaggio delle colline trevigiane, propone al lettore la narrazione di due vite parallele.
I protagonisti sono due giovani amici e pittori: Marco Sberga e Giulio Drigo.

B) MARCO SBERGA:

Marco è figlio di un nobile che aveva sedotto e in seguito abbandonato una contadina.
Una volta cresciuto, Marco si innamora perdutamente di Elvira. Poi arriva la guerra e si trova costretto a partire per il fronte. Sul Carso tenta un'azione eroica, ma viene fatto prigioniero nei campi austro-tedeschi. Ridotto ad uno scheletro ambulante, alla fine della guerra ritorna a Treviso e scopre che la moglie è fuggita con un ufficiale.
Il mondo gli crolla addosso!
Marco allora va a vivere con la madre, che gestisce un bordello. Ma questo è niente.
Marco inizia a dare segni di follìa e inoltre sembra perdere il senso e le motivazioni del fare arte. Per un po' non dipinge più, poi approda a soluzioni molto vicine all'astrattismo.
A più di 20 anni si ritrova già confinato all'interno delle mura di un manicomio, solo e senza affetti.
Cioè, l'unico legame che gli rimane è l'amico Giulio, che di tanto in tanto gli fa visita.

Esistenza tristissima a partire dal concepimento, direi!

C) GIULIO DRIGO:

Giulio Drigo è il figlio di un mercante. Anch'egli, nel '15 parte per la guerra lasciando la fidanzata Luisa e partecipa alla presa di Gorizia. Rimasto gravemente ferito, ritorna in anticipo dal fronte di guerra. Poi contrae le nozze e, con la moglie, si ritira in una casa di campagna. 
Ma, quando la famiglia si allarga, si trasferisce in città.
Questa di Giulio apparirebbe un'esistenza tranquilla e liscia, ma, nel corso del tempo, il rapporto con la moglie si incrina, dal momento che quest'ultima non comprende la scelta di Giulio di dedicarsi esclusivamente alla pittura e non al commercio.
D'altra parte, poco razionale è l'ostinazione di Giulio a voler proseguire con la pittura dopo che tre dei suoi quadri esposti ad una mostra a Venezia non hanno né attirato l'attenzione degli spettatori né procurato guadagni economici.

D) COMMENTO CRITICO DI MONTALE:

Montale sostiene che Comisso sia "un narratore di momenti" che rifiuta sia il sentimentalismo dei crepuscolari che la retorica dannunziana.
Il poeta ligure non vede in quest'opera una vera e propria struttura narrativa, quanto piuttosto una "composizione da via crucis che alterna le avventure di un personaggio a quelle dell'altro".
La riflessione critica di Montale approda poi a una domanda: "Cosa avrà voluto comunicare Comisso con questo libro?". 
Per Marco Sberga, guerra e amore sono state delle realtà distruttrici. Giulio Drigo invece risulta non totalmente sconfitto, ma tuttavia disilluso a proposito delle prospettive di vita coniugale. 
Quindi? Ognuno è artefice del proprio destino? Montale crede piuttosto che questo romanzo sia un atto di fiducia verso la vita, malgrado la follìa, la guerra e la morte. E l'arte risulterebbe dunque in quest'ottica un mezzo per eccitare la vita.

E) COMMENTO CRITICO DI PASOLINI:

Il commento critico di Pasolini presenta degli spunti molto interessanti.
Lo avevo scritto lo scorso anno quando ho illustrato la figura di Genesio, ma è sempre opportuno ricordarlo: Pasolini era un regista, oltre che uno scrittore. Dunque, la prima osservazione che gli viene spontanea è: "Comisso utilizza, nella narrazione, la tecnica del montaggio alternato. Così racconta due vite parallele e due diversi destini."
Agli occhi di Pasolini, Sberga appare come un "artista maledetto", probabilmente più dotato di Drigo ma assai più sfortunato, visto che cresce senza una figura paterna, viene tradito dalla moglie e poi viene anche rinchiuso in manicomio.
Giulio è un pittore che si imborghesisce con lo scorrere del tempo. Ma è un artista che ricerca il vero e che mai approderebbe all'astrattismo.
Pasolini si chiede poi che cosa queste due figure abbiano rappresentato per l'autore stesso.
Marco Sberga ricorda molto il pittore Gino Rossi, realmente esistito e realmente deceduto in un manicomio.
Giulio Drigo potrebbe rappresentare Comisso stesso e i suoi contrasti con il padre, che avrebbe voluto per lui una carriera da avvocato più che da giornalista e scrittore.
Ma forse, entrambi rappresentano il dissidio interiore e letterario che Comisso ha attraversato: "Inseguire o meno il vero?" Marco Sberga rifiuta il vero, Giulio Drigo lo insegue. Comisso opta per il vero.

E) LA CONCEZIONE DELLA PITTURA NEL ROMANZO:

All'interno dell'opera, le due posizioni artistiche diverse dei due personaggi non vengono molto approfondite, ma poco più che accennate. Per l'autore, quel che importa sono le loro vicende di vita.
Ad ogni modo, ci tengo a riportare un dialogo tra Marco e Giulio che si svolge all'inizio del libro, mentre i due stanno passeggiando lungo il Sile nei dintorni di Treviso.

"Camminavano lungo al fiume, entrambi con le mani nelle tasche del pastrano e nel parlare il loro passo si faceva sempre più forte come se volessero allontanarsi presto dalla città.
«La forma, la forma: questo bisogna raggiungere», diceva Marco Sberga e, tolta una mano di tasca tratteggiava nell'aria il paesaggio del fiume limitato dalle rive con alti pioppi e da un ponte di pietra lontano.
«La forma? sì, ma non basta», controbatteva Giulio Drigo. «Mi creda che non basta. Cosa ne farebbe lei di un piatto ben cotto, ma insipido? Bisogna tendere al classicismo: cioè a soddisfare in modo totale.»
Giulio Drigo aveva un modo di parlare lento e misurato e avrebbe continuato ancora se Marco Sberga non lo avesse bruscamente interrotto: «Forse noi abbiamo le stesse idee, ma non riusciamo a spiegarci. Io intendo dire che se un pittore riuscirà ad esprimersi con una forma personale, che sia proprio sua, nuova e solida, allora tutto potrà essere trattato da lui e indubbiamente toccherà la perfezione.» "

Da notare che, sebbene siano due amici, si danno del "lei".

Il Sile e i bastioni di Treviso

F) "IL VENETO FELICE", ITINERARI E RACCONTI DI GIOVANNI COMISSO:

"Il Veneto felice" è una raccolta di articoli scritti da Comisso. Non ha nulla a che fare con "I due compagni", ma vi metto qui sotto alcune descrizioni di paesaggi veneti, visto anche che è quasi agosto ed è adesso il periodo clou delle ferie estive.
Metto alcuni estratti delle sue descrizioni liriche del paesaggio anche perché io ho parenti sparsi un po' per tutto il Veneto: dei cugini di mia mamma si sono trasferiti quarant'anni fa a Teolo (Padova, Colli Euganei) e altri invece a Mestre (Venezia).
La sorella, la madre e i nipoti di mio zio Paolo di Ronco all'Adige sono di Chioggia (Venezia).

1) COLLINE DELLA PROVINCIA DI TREVISO: 
"Il paesaggio della mia infanzia è quello del Piave nel tratto della stretta di Quero al Montello. (...)
Il Piave esce dalla stretta con uno scenario retrostante di montagne digradanti per luci diverse verso il tramonto, alternate da valli che si distaccano ai fasci di raggi penetranti. Poi si allarga nei filoni d'acqua e nelle ghiaie tra le alte rive dove le colline verdeggiano in fila con boschi di castagni a tramontana e pingui vigneti a mezzogiorno; un castello diroccato è sulla cima del primo colle dalla parte di Onigo, dall'altra, villaggi sparsi; l'orizzonte verso la pianura è chiuso dalla curva dolce del Montello. Le acque scorrono, le nubi si addensano e si dissolvono ai venti, l'ultimo sole rade il verde dei pendii sui monti che rilucono come smeraldi, mentre quelli dentro alla stretta già avvolti nell'ombra diventano profondi come sguardi pensierosi."

Colline nei pressi di Tarzo, Treviso

2) PAESAGGIO LAGUNARE DI CHIOGGIA:
"E' questa una città piena di vita per il suo innesto di tutta l'ansia marina e su queste acque raggiunsi felicità somme che si conclusero in una mia liberazione artistica narrativa, la prima che sorse in me. Si stende la città sulla sottile penisola collegata attraverso l'ampia laguna all'abitato di Sottomarina da un lungo ponte. Le case si specchiano sulle acque placate, nel cielo si compongono le nubi secondo i venti alterni e contrastanti, le barche vengono lente dai canali che si infiltrano nella terra coltivata a orti e sono cariche di pomodori, di melanzane, di carote, di patate e di zucche. Lenti remano i barcaioli, i ragazzi si tuffano a nuotare dall'alto del ponte per immergersi come delfini."

Tramonto a Chioggia

3)I COLLI EUGANEI:
"Una altro paesaggio che mi è caro è quello dei colli Euganei là dove Petrarca visse i suoi ultimi anni in attesa della morte che lo colse seduto come un sonno. La sua piccola casa tra roseti e oleandri è fredda e muta come una tomba ma salito ad una stanza del piano di sopra come si dischiude la finestra appare quel paesaggio che gli doveva ogni giorno far lagrimare gli occhi per l'intensa luce e per il sovraterreno splendore. I colli dolci si distendono lavorati e cosparsi di case e dietro s'alzano le cuspidi dei vulcani spenti dal tempo quando gli uomini non popolavano ancora questa terra.
Colli Euganei nei pressi di Teolo


4) ALTOPIANO DI ASIAGO:
"Si cammina tra questi monti che cingono l'altopiano, coperti di boschi radicati tra rocce corrose, scavate, frantumate. Questa terra è tutta una conca ondulata dove l'uomo ha tracciato strade e costruito paesi, non vi sono fiumi, eppure nei primordi essa doveva contenere un grande lago trattenuto da monti marginali. (...)  Si cammina su di un prato aperto nel bosco, disseminato da cardi paurosi, accuminati ad ogni foglia, gelosi della loro vita. Tra le rocce e il bosco vi è il silenzio del giorno in cui la terra è emersa, nessun canto di uccello, solo minute api ronzano unite e ricreano l'eco lontana dell'ultima cascata precipitante dall'altra parte dei monti. Gradinate di rocce, anfiteatri di rocce popolati di abeti e di faggi e l'ombra delle fronde a impedire ogni fiore."
             
Altopiano di Asiago
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

AVVERTENZE E INFORMAZIONI!

- Nel periodo compreso tra 5 agosto e 4 settembre sarà difficile riuscire a scrive un post con frequenza settimanale... Sarò spesso fuori casa o addirittura fuori provincia.

- I miei libri stanno andando veramente bene! Ho venduto centinaia di copie.
Pensate che quei 10 euro a copia sono tutti miei! Finché un libro non è nelle librerie e non ha codice isbn non si parla di percentuali con la casa editrice.
Il punto è che "Le avventure di una liceale invisibile" è piaciuto persino a gente che frequenta le medie! Ragazzini di 12-13 anni mi dicono che sono rimasti molto colpiti dalla forza che ho avuto nel raccontare quello che ho vissuto.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.