...Una pagina di Vangelo commentata da una non credente ma praticante...
Ovviamente quella frase introduttiva che ho scritto in alto è una sorta di auto-ironia: non è che sono atea. Sono un essere umano con diversi dubbi e molte domande. Sono semplicemente in cammino.
Specifico che i miei pensieri su Mt. 22, 1-14, non pretendono affatto di sostituire alcun tipo di spiegazione teologica.
Mt. 22, 1-14:
Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze."
Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.
Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: "Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze." Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: "Amico, come hai potuto entrare qui senz' abito nuziale?" Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti." Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti»
I miei spunti di riflessione su questo brano cadono a pennello con il periodo che sto vivendo: il Grest al mio paese è appena terminato e ho da pochissimo ricordato il mio primo anniversario di laurea.
Capirete poco più avanti i motivi per cui quest'episodio evangelico di festa nuziale è così legato al mio vissuto e al mio vivere.
Parto però dal fatto che, la spiegazione che di solito si dà relativamente a questa pagina è che l'abito nuziale rappresenta la conversione.
Una spiegazione che personalmente non ho mai capito e che ritengo addirittura fuorviante.
Una spiegazione che personalmente non ho mai capito e che ritengo addirittura fuorviante.
Perché rappresenta la conversione? Il regno di Dio è solo per convertiti? Convertiti come?
Chi è veramente convertito e puro, oggi come oggi?
Anch'io sarei in un certo senso da convertire. In me c'è bene e male. In me non ci sono solo bontà e generosità. Ci sono anche molta rabbia e qualche velatura di malinconia.
Nessuno è completamente puro e completamente santo al cospetto di Dio. Il Dio in cui cerco di credere è un Dio indegno anche di me, visto che ha accettato di morire in croce per l'umanità tutta.
Inizio a commentarlo dalla fine e da una sorta di riassunto dell'ultima parte, per poterlo spiegare bene a me stessa e a voi.
Durante la festa, il re entra nella grande sala gremita di persone e scorge un uomo senza abito nuziale; quindi, un uomo vestito in modo non elegante. Inizialmente lo interroga sul motivo per cui non indossa l'abito nuziale. Ma, constatando un certo mutismo, lo condanna. Mancata misericordia?? No, niente affatto.
Quell'abito nuziale, a mio avviso, ha dei significati molto più profondi.
C'è un linguaggio verbale, c'è un linguaggio gestuale e c'è anche un linguaggio dell'abbigliamento! E l'abbigliamento esige di essere ben contestualizzato nelle varie circostanze della vita.
E' ovvio che ad una festa di matrimonio ci si vada eleganti. Ma qui non è soltanto questione di eleganza.
1) Presentarsi a delle nozze significa rendersi partecipi alla gioia di chi è protagonista di quella festa.
Significa comunicare, a chi ti invita: "Sono felice per questo tuo lieto giorno. Grazie mille per avermi dato l'occasione di condividerlo con te!".
In quest'ottica dunque, l'abito nuziale sarebbe innanzitutto gioia ed entusiasmo. Venire senza non ha il minimo senso.
E non si dovrebbe MAI andare a feste di compleanno, di nozze o di laurea con una disposizione d'animo non adeguata e soltanto "parché me toca" ("perché mi tocca andare").
Sapete, a volte è proprio durante le feste che organizzatori e protagonisti di esse si rendono veramente conto di chi vuole loro veramente bene. Parlo per esperienza personale.
Ci sono due atteggiamenti negativi da parte dei primi invitati del re: c'è chi è indifferente verso le nozze e chi invece è irritato al punto tale da maltrattare e uccidere i servi del sovrano.
Ma quanto è attuale questa pagina??
Ho voluto, lo scorso anno, festeggiare con un bel po' di giovani la mia laurea, con risultati molto simili: quando ho comunicato che avevo intenzione di preparare una cenetta a casa mia per loro la domenica sera, alcuni mi hanno semplicemente ignorata (cioè, una compaesana animatrice che conoscono da anni si laurea e la cosa non li ha minimamente riguardati), altri sono venuti, sì, ma tipo, molti di loro sono arrivati alle otto e mezza per andarsene via alle dieci, senza manco dirmi: "Ehi, grazie merda per averci preparato da mangiare!". Dopo che con mia mamma avevo lavorato tutto il giorno per preparare roba decisamente buona, ma quasi tutta avanzata. Però, che gran bel rispetto degli altri!
Cosa avrebbero mai potuto pensare il mio relatore e il mio contro-relatore se, ad una settimana esatta dalla mia discussione, mi avessero vista piangere come una fontana davanti alla chiesetta di San Rocco del mio paese, perché il festeggiamento al quale tenevo di più era andato uno schifo?!
La giovane donna che, senza incertezze né tentennamenti, parlava loro di qualcosa di insolito come i "il diritto dei maschi a manifestare il dolore, anche con lacrime", il martedì dopo era divenuta una ragazzina che si sentiva sola di fronte a un mondo che non la capiva e che non la capisce.
Nessuno si è accorto e si accorge che sto male. Cioè, adesso esagero. Gli adolescenti sì, loro si accorgono che soffro e mi capiscono. E ultimamente non sono proprio gli unici.
Ecco che fine ha fatto, caro prof. Borghetti, la neo-dottoressa da 105/110 in Lettere Classiche...
La neo-dottoressa che si è impegnata, che ha letto libri e paragrafi sia in italiano che in inglese per sua propria cultura personale e per poterLe dare tra le mani un lavoro ricco, serio e abbastanza approfondito sui lamenti maschili di Sigismondo D'India.
Ad ogni modo, come dico sempre, meno male che ho una famiglia, perché la serata al ristorante con familiari e parenti è andata decisamente bene! Cena tipicamente da polentoni veronesi, lo ammetto (secondo piatto: pollo e polenta), ma molto partecipata!
Col cavolo che preparerò la cena agli altri quando avrò discusso anche la tesi magistrale!
Dopo la magistrale sparisco per un po', mi faccio un viaggio di 15 giorni in posti che non ho mai visto, un viaggio coerente con i miei studi: Caserta, Napoli, Amalfi, Sorrento, Pompei, Paestum.
Col cavolo che preparerò la cena agli altri quando avrò discusso anche la tesi magistrale!
Dopo la magistrale sparisco per un po', mi faccio un viaggio di 15 giorni in posti che non ho mai visto, un viaggio coerente con i miei studi: Caserta, Napoli, Amalfi, Sorrento, Pompei, Paestum.
Quest'anno, la memoria del primo anniversario di laurea è andata 100 volte meglio, anche perché ho notevolmente ridotto il numero degli invitati (in pochissimi sanno che l'ho "silenziosamente" e umilmente ma degnamente festeggiato!).
Ad ogni modo, riprendendo in mano il brano del Vangelo, dopo le amare delusioni provocate dal comportamento della gente, il re, con una tenacia che un pochino sa anche di testardaggine, decide di far chiamare chiunque. I suoi servi radunano tutti quelli che incontrano.
Ma, all'interno della stanza destinata al banchetto, avviene ugualmente la selezione degli invitati.
Ma, all'interno della stanza destinata al banchetto, avviene ugualmente la selezione degli invitati.
2) "Venire alle nozze con l'abito nuziale", in termini prettamente religiosi, credo significhi partecipare alla liturgia e alle celebrazioni volentieri e motivati. In questo caso dunque, l'abito è sinonimo di sincera e convinta adesione ai principi e allo stile della vita cristiana.
Scrivevo, a soli 13 anni: "Senza voglia e senza entusiasmo, la fede non è fede, non è relazione con Dio e non è apertura verso l'altro, visto che l'altro, anzi, che ognuno di noi porta un riflesso di Dio."
3) "Venire alle nozze con l'abito nuziale" è un'espressione che, da pochi giorni a questa parte, mi ricorda i miei adolescenti e i responsabili del Grest di quest'anno, tutti giovanissimi (i nati nel 2001).
Io quest'anno sono stata invitata al Grest parrocchiale, pensate un po', da un mio adolescente, da un ragazzo di 16 anni che non sa ancora e che non ha ancora capito di avere un mondo dentro di sé e di essere molto più intelligente di quel che crede.
E ci sono venuta anch'io con l'abito nuziale, perché da fare ce n'era!! Ho distribuito merende, a volte ho pulito cortili e locali, ho accompagnato bambini e ragazzi nelle attività e nei giochi. In queste 4 settimane ho visto molta bellezza in persone di 14-15-16 e 17 anni, che impiegavano gran parte delle giornate a preparare attività e a progettare giochi divertenti per i bambini.
Come molti di loro, ho partecipato a questo Grest con l'abito nuziale, perché anch'io, nel mio servizio, ci ho messo entusiasmo.
Poi, cara Zeena, a te devo un grazie particolare per la tua sensibilità. Magari ti starai chiedendo anche adesso se, da brava responsabile, sei riuscita a farmi divertire... Altroché se ci sei riuscita!
Tra l'altro, è grazie alla gente come te se, durante questo Grest, ho stretto i denti e ho continuato a svolgere il mio servizio con entusiasmo, senza alcun tipo di ringraziamento.
...Quell'entusiasmo che, qualche mese fa, mi ha fatta venire con le terze medie alla due giorni a Genova il 4-5 marzo, nonostante 37,7° di febbre. Non si possono pretendere ancora più sforzi da parte mia, come animatrice.
Io lavoro, mi impegno e sono umile. E devo sempre io adattarmi e sforzarmi, e devo sempre io aspettare due mesi per riferire delle cose importanti. Non è giusto!
4) "Venire alle nozze con l'abito nuziale" significa anche dire grazie a chi ci sta vicino. O comunque, dirglielo più spesso. Ho cercato di valorizzare ciò che di buono c'era dentro i miei ragazzi e ciò che di buono facevano. Alcuni bambini e adolescenti si ricordano ancora dei complimenti che facevo loro lo scorso anno, quando mi pareva di scorgere delle capacità e delle risorse che appartenevano al loro modo di essere.
Ringraziare degli adolescenti ricompensa, credetemi! Certi loro sorrisi "svafillanti" significano semplicemente: "Ci sei praticamente sempre, Anna, e in un certo senso proprio per questo rompi le scatole, ma grazie di esserci".
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