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16 aprile 2020

Aspetti della società europea nel periodo compreso tra i secoli XI° e XIII° (un viaggio attraverso fonti storiche e letterarie)

Vi va di fare con me un salto nel basso Medioevo?
Non solo per approfondimento culturale ma anche per "dimenticare", per alcuni minuti, quei 500 morti e quegli 1189 nuovi positivi che sono stati comunicati ieri sera...

0. IL MEDIOEVO- PERIODIZZAZIONE  E CHIARIMENTI:

Giusto un piccolo ripasso di nozioni scolastiche e alcuni chiarimenti storici.


Il Medioevo inizia nel 476 d.C (data della caduta dell'Impero romano d'Occidente) e termina nel 1492 (anno della scoperta del continente americano). Date puramente convenzionali, perché un'epoca, soprattutto se molto lunga, non inizia e non termina mai in un giorno preciso e in un anno preciso, ma ci sono sempre delle premesse piuttosto significative da considerare.
In generale, il Medioevo è l'epoca della massima considerazione del Cristianesimo, delle dispute teologiche dei padri della Chiesa, delle invasioni barbariche, di transiti e di permanenze precarie di diverse popolazioni nel territorio italiano, della nascita delle Università, della nascita delle lingue romanze e delle loro rispettive letterature... il medioevo è molto altro ancora.
Ci sono state altre minacce da parte dei popoli non romani che vivevano ai confini  dell'Impero romano d'Occidente già prima che Odoacre destituisse Romolo Augustolo. Quel che voglio dire è questo: i barbari non iniziano ad esistere nel 476!
Per quasi tutto il IV° secolo dopo Cristo i Romani sono stati duramente provati durante le battaglie contro i barbari: basti pensare al fatto che, nel 378, con la battaglia di Adrianopoli, i Visigoti vincono sui Romani.
Il 313 d.C è un'altra data molto importante della tarda antichità, è la data dell'Editto di Costantino che concedeva la libertà di culto a chiunque. (E poi nel 325 con il Concilio di Nicea I, si condanna l'arianesimo).  
L'Alto Medioevo poi (anche qui, per periodizzazione convenzionale, dal 476 all'anno 1000 circa) è stato un periodo di guerre, di battaglie, di invasioni. Ma è sbagliato considerarlo soltanto come "un'epoca buia". Certamente, le condizioni di vita erano durissime per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale... Però questo è  anche il periodo della semplice raffinatezza dell'arte longobarda, dei mosaici bizantini, dei codici miniati, di Carlo Magno che, pur essendo analfabeta, teneva molto, durante il suo governo, a circondarsi di intellettuali. 
Dobbiamo ai chierici e agli ecclesiastici (e dunque, a uomini di chiesa), la conservazione nei monasteri e nelle biblioteche delle opere della latinità classica in quel periodo. 
Come inoltre già accennavo prima, ci sono delle premesse anche per la fine del Medioevo e l'inizio della cosiddetta "Età moderna": la caduta dell'Impero romano d'Oriente nel 1453, la riscoperta dei classici latini da parte anche di umanisti (Coluccio Salutati, Pico della Mirandola), gli spostamenti da Oriente ad Occidente di intellettuali che conoscevano il greco antico, l'ampliamento degli orizzonti geografici  grazie alla nascita del ceto borghese e grazie allo sviluppo del commercio (oltre l'Europa, in Asia e in Africa).

Non è della peste nera del 1348 (materia del "Decameron"!) che vorrei parlare in questo post, ma di interessanti (almeno a mio avviso) aspetti economici, culturali e sociali che caratterizzano quel periodo compreso tra l'XI° e il XIII° secolo, che, è sempre piacevole tenerlo a mente, è anche il periodo di fioritura delle chiesette romaniche in ambienti di collina e di campagna.

A. I CAVALIERI:

1A. EREC E ENIDE, CHRETIEN DE TROYES:

Miniatura dal tema cavalleresco
Prendo un testo dalla letteratura francese medievale. Chretien de Troyes in quell'epoca era uno dei più autorevoli scrittori del poema di avventure cavalleresche e amorose.
Chretien è stato l'autore anche di poemi come "Lancillotto" e "Perceval". Ma qui vorrei proporvi un passo tratto da "Erec e Enide".


Dovreste riuscire a leggere le fotografie, nonostante qualche mia sottolineatura a matita.
Nel Medioevo, la nobiltà europea era appassionata di guerra e di combattimenti e, i surrogati della guerra erano sostanzialmente la caccia e il torneo. Il torneo, in particolare il duello a cavallo, era un momento in cui il valore militare dei singoli cavalieri (rispettivamente, la "virtus latina e l'ἀρετή greca) aveva maggiormente occasione di emergere.
Nel racconto dei duelli a cavallo, molto presenti anche nella tradizione letteraria nord-italiana dell'epoca rinascimentale, compaiono piuttosto frequentemente le seguenti caratteristiche: la pausa durante un combattimento lungo, la vista della donna amata che infonde forza nel combattente, la descrizione precisa e dettagliata delle "mosse" di entrambi i combattenti o meglio (perdonatemi, sono una ragazza!), le loro tecniche di scherma, anche se oltre alla spada disponevano della lancia.

2A. L' ORGANIZZAZIONE DELLA CAVALLERIA:

Tra XI° e XII° secolo si era rafforzato il prestigio della cavalleria.
Pensate innanzitutto alle cerimonie di "vestizione" che segnavano l'ingresso di un giovane nel mondo cavalleresco: si trattava decisamente di cerimonie costose, sontuose, che comportavano costi decisamente ingenti.
E' giusto però a mio avviso partire dal lessico latino: in epoca romana si distinguevano gli "equites" (i cavalieri) dai "pedites" (i fanti).
Prima dell'XI° secolo, i "milites" erano semplicemente i soldati. Il termine designava sia i cavalieri che i fanti.
Alla fine dell'XI° secolo, nel latino medievale i "milites" erano passati ad indicare soltanto i combattenti a cavallo: a partire dall'epoca di Riccardo Cuor di Leone, i veri combattenti erano soltanto i cavalieri, i quali adottavano una tecnica di combattimento che probabilmente proveniva dalla Normandia: era la tecnica di attacco a lancia tesa e in posizione orizzontale fissa. Una delle due mani del cavaliere serviva soltanto a dirigere la punta della lancia contro l'avversario da abbattere, l'altra invece a reggere davanti a sé lo scudo al momento dell'attacco.
Per essere cavaliere non bastava l'abilità di condurre e dominare un cavallo seduti su una sella. Era opportuno e necessario allenarsi per diverse ore nei tornei.
Una piccola curiosità sulle spade per cavalieri di quell'epoca: le spade misuravano circa 1 metro, pesavano al massimo 2 kg e richiedevano almeno un centinaio d'ore di lavoro da parte di un fabbro-orefice. Era decisamente un'arma da taglio che, come anche riportano alcuni poemi epico-cavallereschi, poteva troncare con un solo colpo il tronco di un uomo.

B. I MERCANTI E I VIAGGI:

1B. PETRARCA E LE NAVI DI VENEZIA:

Veduta di Venezia, miniatura tratta dal "Libro del Gran Khan" di Marco Polo

Riporto qui una parte della lettera di Francesco Petrarca al nunzio apostolico Francesco Bruni, datata 1363. Qui Petrarca esprime  sia l'apprezzamento per l'operosità degli uomini che una lieve contrarietà per la loro avidità di guadagni che li porta ad agitarsi e a muoversi di continuo. 


Nel periodo del Basso Medioevo, Venezia era già una città caratterizzata da una febbrile attività mercantile. Famosi sono i viaggi di Marco Polo (1254-1324) in Oriente: il "Milione" in effetti raccoglie tutte le conoscenze sull'Oriente dell'epoca (XIII° secolo).

2B. RUOLO SOCIALE E POLITICO DEI MERCANTI:

Mentre nell'Alto Medioevo i mercanti erano elementi secondari in una società prevalentemente agricola, a partire più o meno dal XIII° secolo, la sua figura aveva acquisito sempre più importanza: in effetti, a partire dal Trecento, in molte città europee il ceto mercantile formava lo strato dirigenziale delle città. Non era affatto raro che i mercanti controllassero la giustizia e le legislazioni locali. Da loro dipendevano masse di operai salariati e anche i piccoli artigiani.
Come spiegavano la loro fortuna economica i mercanti medievali? Con la benevolenza di Dio, semplicemente. Tutto a quell'epoca ruotava intorno al volere e al ben volere di Dio e non poteva trovare altra spiegazione se non in Dio.
La loro intraprendenza era un dono di Dio. Da qui è poi derivata la concezione del borghese come un "self-made man", molto visibile ed emergente nell'Inghilterra del Seicento con le opere di Stevenson e di Swift.

3. I CONTADINI E LE LEGGENDE POPOLARI DEI FABLIAUX:

3A. IL MULINO:


Poco dopo l'anno Mille, il mulino era divenuto una macchina fondamentale per i lavori in campagna. Gli alimenti principali della popolazione medievale erano il pane e i legumi (raramente la carne).
Il mulino ad acqua poteva essere edificato in qualsiasi luogo in cui scorresse un corso d'acqua. Tra XII° e XIII° secolo aveva avuto un'applicazione crescente in molte zone d'Europa. In questi secoli si era diffuso anche il mulino a vento, strumento del tutto ignoto alle popolazioni dell'antichità.

3B. IL PAESE DI CUCCAGNA:

Pieter Bruegel, "Il paese di Cuccagna", Pinacoteca di Monaco

Il Paese di Cuccagna, secondo l'immaginazione dei poveri, era un luogo in cui tutti i desideri venivano soddisfatti senza fatica. 
La leggenda del Paese di Cuccagna è presente nei Fabliaux, racconti comici e fantastici composti da giullari francesi vissuti in quest'epoca.
Ve ne incollo una parte:

Una volta andai a Roma dal papa 
per chiedere penitenza,
 e lui mi invitò in pellegrinaggio in un paese 
ove ho visto molte cose meravigliose: 
sentite ora come vive la gente 
che abita in quella regione. 
Io penso che Dio e tutti i suoi santi 
l’abbiano benedetta e consacrata 
più d’ogni altra contrada. 
Il paese è quello di Cuccagna, 
dove più si dorme più si guadagna; 
chi dorme sino a mezzogiorno, 
guadagna cinque soldi e mezzo. 
Di spigole, di salmoni e di aringhe 
sono fatti i muri di tutte le case; 
le capriate sono di storioni, 
i tetti di prosciutti 
e i correnti di salsicce.
Il paese ha molte attrattive, 
perché di pezzi di carne arrosto e di maiale 
sono circondati tutti i campi di grano; 
per le strade si rosolano grasse oche e si girano da sole 
su se stesse e da vicino 
sono seguite da candida agliata,
e vi dico che in ogni dove
per i sentieri e per le vie 
si possono trovare tavole imbandite, 
con sopra candide tovaglie: 
tutti quelli che ne hanno voglia possono 
mangiare e bere liberamente; 
senza divieto e senza opposizione 
prende ognuno ciò che desidera (...)

Un mese conta sei settimane 
e quattro Pasque ci sono in un anno, 
e quatto feste di san Giovanni, 
e quatto vendemmie, 
ogni giorno è festa o domenica, 
quattro Ognissanti, quattro Natali, 
e quattro Candelore per anno, 
e quattro Carnevali, 
la Quaresima cade ogni vent’anni
ed è così piacevole digiunare, 
che tutti lo fanno di buon grado.

(...) 

Non pensate che dica per scherzo,
ma là non c'era persona di alto o basso lignaggio.


3C. "L'INFERIORITA'" DELLA CONDIZIONE CONTADINA

Nel Medioevo, a dispetto della dottrina cristiana che insisteva sull'uguaglianza di tutti gli esseri umani rispetto a Dio, era comunque diffusa negli ambienti nobiliari ed ecclesiastici la convinzione che i contadini fossero individui inferiori.
In questo fabliaux, che sostanzialmente è una "satira del villano" visto che la figura del contadino viene messa in ridicolo, le spezie sono un elemento che marca in modo netto la differenza tra ambiente cittadino e ambiente rurale:

Ci fu un tempo a Montpellier
un contadino che era solito
raccogliere e ammassare letame
con due asini, e concimar terra.
Un giorno carica i suoi asini
e ora, senza perdere tempo,
entra nel borgo con le sue bestie
(...)
Appena sente l'odore di spezie, chi gli desse cento,
marchi d'argento
non lo farebbe avanzare di un passo,
anzi, cade a terra di botto,
proprio come se fosse morto.
Grande fu lo smarrimento lì
della gente: "Dio, pietà!", esclama, "Guardate qui
quest'uomo che è morto!".
Ma non ne sa dire la ragione.
Gli asini intanto se ne stettero immobili
e volentieri in mezzo alla strada,
perché l'asino è fatto così:
non si muove se non è spinto.
Un brav'uomo, che s'era trovato
di passaggio per quella strada
si avvicina e domanda alla gente
che vede raccolta intorno a lui:
"Signori", dice, "se qualcuno volesse
far guarire questo buonuomo,
mi dia un compenso e lo faccio io".
Ecco che un abitante del borgo
dice: "Guardatelo subito adesso;
vi darò venti soldi dei miei denari".
Allora prende la forca che l'altro
portava per pungolare gli asini,
raccoglie una palata di letame
e gliela porta fin sotto il naso.
Sentendo l'olezzo di letame
e svanendo l'odore delle spezie, 
il villano apre gli occhi, balza in piedi
e si proclama del tutto guarito.

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"LA FINE DEL MONDO", BUZZATI:

Solito raccontino della settimana. Cartella 5, prego! ;-)
Ho riordinato anche gli altri quattro racconti in cartelle sul Drive. Ricordatevi che lì ci saranno sempre, saranno sempre accessibili per voi e, a proposito di  questi racconti dei quali inserisco i link a fine post... potete leggerli anche in un momento o in una giornata diversa da quella in cui leggete/avete letto i contenuti del post.

https://drive.google.com/drive/u/0/my-drive

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