Proprio ieri cadeva il settantesimo anniversario della morte di Cesare Pavese.
Ad essere sincera, io preferisco il Pavese poeta piuttosto che il Pavese narratore. Magari una recensione su La luna e i falò non è il miglior modo per ricordarlo, anche perché è un romanzo che non mi ha entusiasmata, ma per altre opere e per alcuni componimenti poetici ci sarà tempo prossimamente.
Ad ogni modo, è questa la sua opera più celebre.
1. IL PROTAGONISTA DEL ROMANZO:
Premetto che di molti personaggi di questo libro si sa soltanto il soprannome (come d'altronde in Ragazzi di vita di Pasolini). Il protagonista, soprannominato Anguilla sin da ragazzino, dopo molti anni trascorsi negli Stati Uniti, ritorna, ormai quarantenne, nelle campagne piemontesi nei dintorni di Santo Stefano Belbo. E' da poco terminata la guerra e, sia nel paesaggio collinare che nella memoria della gente, è molto vivo (appunto perché recentissimo e drammatico!) il ricordo della guerra civile fra partigiani e fascisti.
Ogni lettore può ben notare che Anguilla presenta un'indole inquieta: non sta bene in nessun posto. Non si trova mai veramente a suo agio, da nessuna parte, perché non conosce le sue vere origini:
Capivo che da ragazzo, anche quando facevo correre la capra, quando d'inverno rompevo con rabbia le fascine mettendoci il piede sopra, o giocavo, chiudendo gli occhi per provare se riaprendoli la collina era scomparsa, anche allora mi preparavo al mio destino, a vivere senza una casa, a sperare che di là delle colline ci fosse un paese più bello e più ricco.
Anguilla sapeva di essere stato adottato da Padrino e Virgilia, due coniugi che per tutta la vita avevano lavorato la terra. Dopo la morte di Virgilia e dopo una grandinata, Padrino si era però trovato costretto a vendere il casolare e la stalla che erano di sua proprietà.
Dopo questi eventi, Anguilla aveva trovato lavoro alla fattoria della Mora, il cui proprietario era Sor Matteo, padre di tre figlie: Silvia, Irene e Santa. Silvia e Irene, già ragazze piuttosto grandi nell'anno in cui Anguilla era giunto presso di loro come servitore, erano figlie della prima moglie di Matteo, Santa (detta abbastanza spesso "Santina") invece era la bambina della loro matrigna.
Già che ci sono vi dico che brutta fine hanno fatto, tutte e tre: Irene era andata in moglie ad un uomo violento, Silvia, che per diversi mesi "si era divertita" con più di un uomo, una volta rimasta incinta, aveva deciso di abortire ed era morta dissanguata dopo quell'aborto volontario, Santa invece... Santa, che era poco "santa", aveva compiuto e di poco sorpassato i vent'anni durante la guerra. Una volta scoperto che era una spia fascista, i partigiani l'avevano prima uccisa e poi avevano bruciato il suo cadavere.
2. TITOLO DEL ROMANZO:
La luna, nella cultura contadina, era un elemento che, con le sue quattro fasi, scandiva i ritmi delle opere umane e dei raccolti. Questo non soltanto nel Novecento, ma da sempre. Qualche reminiscenza di ciò c'è anche in Esiodo, nelle Opere e i giorni (circa VI° secolo a.C.).
Al sostantivo "falò" invece si riferiscono sia tutti quei falò che, all'interno della narrazione, vengono accesi di sera durante le feste di paese a Canelli, sia a due episodi di violenza, ricordati nel paragrafo successivo.
(*Ma Canelli dove si trova esattamente? In provincia di Cuneo o di Asti? A prestar fede a questo romanzo, pare non sia molto distante da Santo Stefano Belbo).
3. I "FALO' DELLA DISTRUZIONE" ALL'INTERNO DEL LIBRO:
A.VALINO CHE BRUCIA LA CASA E SI SUICIDA:
Oddio... è uno degli episodi più brutti del romanzo! Valino, contadino imbestialito dalla fame e dalla miseria, prima uccide a cinghiate la figlia Rosina, poi appicca il fuoco alla casa e alla stalla e infine si suicida impiccandosi.
Avesse fatto il contrario... prima il suicidio e poi l'omicidio... Lasciamo perdere, va'...
(...) era uscito con la lampada in mano, senza vetro. Era corso tutt'intorno alla casa. Aveva dato fuoco anche al fienile, alla paglia, aveva sbattuto la lampada contro la finestra. La stanza dove s'erano picchiati era già piena di fuoco (...) adesso tutto il casotto bruciava.
B. LE CENERI DEL CADAVERE DI SANTA:
Anguilla, una volta ritornato in Piemonte, si fa raccontare da Nuto, altro contadino ed ex-partigiano, del periodo della guerra e degli avvenimenti accaduti durante la sua lontananza. E' nelle ultime due pagine del romanzo che si racconta la fine della bellissima Santina. Si diceva che fosse molto più affascinante delle sue sorellastre e molto più della madre. A questo punto devo precisare che c'è un bello stacco d'età fra le prime due figlie di Sor Matteo e la terza.
Anguilla stesso, che aveva visto bene Santa quando era bambina, ad un tratto la ricorda più o meno così (lo cito indirettamente): al matrimonio di Irene, Santina aveva soltanto sei anni, ma sembrava lei la sposa.
Ma Santina non si è mai sposata: uno, perché non ne ha avuto il tempo, due, perché effettivamente era una "poco di buono", piena di amanti delle Brigate Nere.
Una donna come lei non si poteva coprirla di terra e lasciarla così. Faceva ancora gola a troppi. Ci pensò Baracca. Fece tagliare tanto sarmento nella vigna e la coprimmo finché bastò. Poi ci versammo la benzina e demmo fuoco. A mezzogiorno era tutta cenere. L'altr'anno c'era ancora il segno, con il letto di un falò.
E questo è Nuto che racconta ad Anguilla.
4. LO STILE "IMPERFETTO":
Ecco il motivo per cui non mi è piaciuto molto La luna e i falò.
- Cambiamento inopportuno di tempi verbali in certi passaggi, come qui:
Mentre aspettavoraccomandò qualcosa ai garzoni sotto la tettoia; poi si volta e mi fa: "Sono stufo"- "Andiamocene fuori dai piedi".
Per me questo periodo sarebbe tutto da ricostruire: sono da sistemare i tempi verbali e anche le espressioni lessicali.
Che ha fatto; lo slalom fra i tempi verbali?! Vedete bene che si inizia con il passato imperfetto della proposizione temporale, seguito subito da un passato remoto e succeduto poco più avanti da due presenti (!!). Clamoroso! Non posso non accorgermene, dopo un sacco di anni di studi linguistico-letterari.
Altra osservazione: sia l'aggettivo stufo che quell'inappropriato andiamocene fuori dai piedi sono troppo tipici del parlato. E' pur vero che si tratta della realtà contadina ma anche al lessico dimesso c'è un limite.
Cioè, dai... un laureato in Lettere, come lo era anche Pavese, non può permettersi di scrivere così, mai! Da una parte è anche vero che la laurea in materie letterarie non rende stilisticamente perfetto nessuno, perché, come affermano i linguisti, nessun individuo è in grado di possedere tutta la lingua. Però bisogna stare attenti visto che in ogni lingua ci sono delle parole, ci sono delle regole, e visto che le opere letterarie riflettono le caratteristiche delle lingue nelle quali vengono create.
-Nelle sequenze più fitte di dialoghi fra Nuto e Anguilla ho rilevato che c'è sempre disse e mai qualche altro verbum dicendi dell'italiano che può essere altrettanto adeguato se inserito tra un discorso diretto e un altro, come replicò/esclamò/rispose/sentenziò/affermò/dichiarò/concluse/asserì.
-Narrazione tutt'altro che lineare: fra i ricordi del passato si mescolano i momenti dell'adolescenza di Anguilla (quando lavorava presso Sor Matteo) con quelli del lungo periodo di permanenza negli Stati Uniti. Tutte queste memorie non sono in ordine di tempo. Mi spiego meglio: se nel capitolo 21 si parla della storia d'amore, andata male, con Rosanne, insegnante della California, nei capitoli 22 e 23 si rievocano Irene, Silvia e le feste a Canelli, feste che sicuramente precedono la partenza oltreoceano di Anguilla.
...cominciate a dire ai vostri figli/futuri figli che con me si lavorerà sodo se nei prossimi anni sarò io la loro insegnante di Lettere. E chi lavora migliora (pian pianino).
Però allo stesso tempo rassicurateli: io caratterialmente sono la moglie di Babbo Natale. Sono così e lo stesso, la maggior parte delle volte, so farmi ascoltare e rispettare dai ragazzini.
5. ALTRI ASPETTI DELLA NARRAZIONE:
Questo è un paragrafo conclusivo che aggiunge qualcosa a ciò che ho rilevato finora.
All'interno di questo romanzo i ricordi del passato che riaffiorano nella mente del protagonista si intrecciano con alcune descrizioni del paesaggio collinare, come questa:
(...) quella sera, voltando le spalle a Gaminella avevo di fronte la collina del Salto, oltre Belbo, con le creste, coi grandi prati che sparivano sulle cime. E più in basso anche questa era tutta vigne spoglie, tagliate da rive, e le macchie degli alberi, i sentieri, le cascine sparse erano come li avevo veduti giorno per giorno, anno per anno, seduto sul trave dietro il casotto o sulla spalletta del ponte.
Chi mi conosce sa che mio zio Attilio ha fatto un incidente cadendo dalla bicicletta e quindi sa che questa per me e per la mia famiglia non è stata una settimana facile, anzi... E' stata la settimana delle preoccupazioni, dei pianti e del terrore, non della paura, ma del TERRORE DI POTER PERDERE UNA PERSONA CHE IN REALTA' PER ME E' PIU' DI UNO ZIO. E' anche un secondo padre, uno dei migliori amici che io abbia mai avuto finora. Mio zio è per me una buona spalla alla quale potermi affidare.
Non vi permettete di dirci che "non si è fatto niente" o "non gli è successo niente". Eh certo, è stato trasportato in ospedale con l'elicottero, ha entrambe le braccia fasciate, ha avuto un piccolo trauma cranico ma chi se ne frega d'altra parte... ma come vi permettete... Non avete rispetto né tatto, neanche per noi famiglia! Per voi è stato ed è soltanto un semplice prete, MA RICORDATEVI CHE DON ATTILIO E' ANCHE UN FIGLIO, UN FRATELLO, UNO ZIO.
Non bisogna mai minimizzare un incidente.
BIOGRAFIA DELL'AUTORE:
Vercors è lo pseudonimo di Jean Bruller, nato a Parigi nel 1902.
Bruller, dopo aver conseguito il diploma di ingegnere elettrico senza particolare entusiasmo, aveva deciso di assecondare la sua passione di disegnatore e di illustratore di libri per bambini.
Il silenzio del mare è il suo primo romanzetto in prosa, scritto nel 1941 e dapprima stampato in francese in 350 copie. Una di queste 350 era andata a Charles De Gaulle che, entusiasta dell'opera, aveva proposto alle case editrici del Regno Unito di diffonderla a Londra e dintorni in traduzione inglese. De Gaulle riteneva infatti che i contenuti di questo libro potessero motivare maggiormente soldati e ufficiali inglesi in un periodo di guerre, bombardamenti e difficoltà.
Nel '45, Il silenzio del mare è stato tradotto anche in tedesco, in italiano dalla Ginzburg e in spagnolo.
Vercors aveva fondato l'Edition de Minuit, casa editrice che, negli anni del secondo conflitto mondiale, si era occupata di diffondere clandestinamente dei libri e dei racconti sull'esperienza della Resistenza dei partigiani francesi al nazismo opprimente.
COORDINATE STORICHE:
Prima di enunciare la trama è opportuno richiamare alla mente la situazione della Francia all'inizio degli anni '40.
Sapete che il 1 settembre del '39 gli eserciti hitleriani avevano iniziato quella che voleva essere una conquista dell'Europa invadendo la Polonia. Alcuni mesi dopo, i tedeschi avevano invaso la Francia. E' proprio nel maggio-giugno del 1940 che si colloca la "campagna di Francia", durante la quale i nazisti avevano avuto l'occasione di occupare anche Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Parigi era stata invasa il 10 giugno e si era arresa quindici giorni dopo.
Sconfitta nel giro di pochi giorni e in quel momento priva di energie e di risorse militari efficaci per poter contrastare i tedeschi, la Francia era stata suddivisa in due parti: a sud del paese c'era il governo collaborazionista di Vichy e a nord invece erano state costruite una serie di fortificazioni per impedire gli sbarchi degli Alleati. La Francia è rimasta divisa e occupata per 4 anni, fino all'estate del '44 con lo sbarco di Normandia.
CONTENUTI:
Siamo in Francia durante l'occupazione tedesca. Due francesi (la voce narrante e sua nipote) si trovano improvvisamente costretti ad ospitare in casa loro Werner Von Ebrennac, ufficiale nazista.
Zio e nipote non rivolgono mai la parola all'ufficiale che nella loro lingua, ogni sera e per circa sei mesi, si trova a pronunciare davanti al caminetto dei soliloqui culturali su Bach, su Mozart, sulla bellezza della Francia e sulla bravura di poeti, romanzieri e filosofi francesi. Prima della guerra, Von Ebrennac era un musicista. Devo dire che è uno strano hitleriano, dal momento che sogna che un giorno Francia e Germania possano fondersi:
-(...) Pure non mi rammarico di questa guerra. No. Credo ne nasceranno grandi cose...
Si raddrizzò, trasse le mani dalle tasche e le tenne a mezzo levate:
-Perdonatemi: forse vi ho offeso. Ma quel che dicevo lo penso con sincerità di cuore: lo penso per amore verso la Francia. Ne nasceranno grandi cose per la Germania e per la Francia. Penso, dopo mio padre, che sull'Europa risplenderà il sole.
(pp.16-17 dell'Edizione Einaudi)
Questa sua idea verrà in seguito a cozzare con la dura realtà. D'altra parte, le intenzioni di Hitler erano le conquiste e le sottomissioni politiche, non il sincretismo (=fusione) culturale e sociale!
Molti dei suoi discorsi politici hanno però un duplice senso, dal momento che l'ufficiale è innamorato della nipote del narratore:
- (...) E davvero, io so bene che i miei amici e il nostro Führer hanno le idee più grandi e più nobili. Ma so anche che strapperebbero le zampe ai moscerini, una dopo l'altra. E' quel che accade ai tedeschi quando sono molto soli: riaffiora sempre. E chi più "solo" degli uomini di uno stesso Partito, quando siano al potere? Per fortuna adesso non sono più soli, la Francia li guarirà. E vi dirò: lo sanno. Sanno che la Francia insegnerà loro ad essere degli uomini veramente grandi e puri.
Si diresse verso la porta. Disse con voce repressa, come a se stesso:
-Ma per questo occorre l'amore.
Tenne un momento la porta aperta; girando il volto di sopra la spalla, guardava la nuca di mia nipote china sul lavoro, la nuca fragile e pallida, da cui i capelli salivano in volute di mogano scuro.
Soggiunse, con un tono di risoluzione calma:
-Un amore corrisposto.
(pp.30-31 dell'Edizione Einaudi)
Quando dice: Ma so anche che strapperebbero le zampe ai moscerini, una dopo l'altra, Von Ebrennacsi riferisce di nuovo a un'episodio di vita prima dell'inizio della guerra, quando aveva conosciuto una ragazza della sua cittadina d'origine che tutti i concittadini ritenevano bella e dolce. Per un po' di tempo, Werner e lei si erano frequentati ma, nel giorno in cui voleva chiederle di sposarlo, durante una sosta in un boschetto, la ragazza ad un tratto si era accorta di un piccolo insetto che camminava sulla sua pelle. Oltremodo irritata, aveva iniziato a inveire contro l'insetto e a ucciderlo strappandogli le zampe. Questo era bastato per un "disinnamoramento" da parte di Werner.
TITOLO DEL ROMANZETTO:
Il valore del titolo è metaforico. Se il sostantivo "silenzio" è riferito al rifiuto di collaborare con il nemico, il "mare" penso che alluda alla tenacia, all'orgoglio e alla forza interiore di una parte dei francesi, in apparenza calmi e passivi di fronte all'invasione tedesca.
RIFERIMENTO ALLA FAVOLA "LA BELLA E LA BESTIA":
A me è piaciuta molto questa storia. La si potrebbe proporre come lettura ai ragazzi delle scuole secondarie perché, come Il bambino con il pigiama a righe, insegnerebbe a dei giovanissimi lettori non soltanto a non demonizzare oppressori e nemici reali della storia, ma anche a far comprendere che in una guerra non ci sono veramente dei vincitori e dei vinti... Cioè, dal punto di vista militare sì ma dal punto di vista umano... vincitori o vinti che siano, quei popoli che hanno partecipato alla guerra sono sofferenti a causa di perdite di vite umane, di beni preziosi, di ideali traditi, di esistenze sconvolte il giorno e la notte da attacchi e bombardamenti...
Guerra significa precarietà assoluta. Guerra significa non sapere mai se fra mezz'ora casa tua sarà ancora in piedi e se tu sarai ancora vivo il giorno dopo.
- (...) Non so se il titolo sia lo stesso nell'uno e nell'altro paese. Da noi si chiama Das Tier und die Schöne, La Bella e la Bestia. Povera Bella! La Bestia la tiene in suo potere, impotente e prigioniera, le impone ad ogni ora del giorno la sua implacabile e greve presenza... La Bella è superba, dignitosa... si è fatta dura... Ma la Bestia è meglio di quel che non sembri. Oh, certo non è molto dirozzata! E' sgraziata, brutale, appare ben zotica accanto alla Bella così fine... Ma ha cuore, sì, ha un'anima che aspira ad elevarsi. Se la Bella volesse!... La Bella ci mette molto tempo a volere. Tuttavia, a poco a poco, scopre nel fondo degli occhi dell'odiato carceriere una luce, un barlume in cui si può leggere la preghiera e l'amore. Ella sente meno la zampa pesante, sente meno le catene della prigione... Cessa di odiare, quella costanza la commuove, ella tende la mano... Di colpo la Bestia si trasforma, il sortilegio che la costringeva in quel barbaro pelame è svanito: essa è ora un cavaliere assai bello e assai puro, delicato e coltivato, che ogni bacio della Bella adorna di pregi sempre più smaglianti... La loro unione origina una felicità sublime. I loro figli, che sommano e fondono in sé i doni dei genitori, sono i più belli che abbia portato la terra... Non vi piaceva questa fiaba? A me piaceva sempre tanto. La rileggevo di continuo. Mi faceva piangere. Amavo soprattutto la Bestia, perché capivo la sua sofferenza...
Ammetto che c'è del contenuto edificante, ma non è mai stata questa la mia fiaba preferita. Già da bambina ero una lettrice. Ai tempi delle elementari, quando mia zia tornava da alcuni viaggi mi portava spesso qualche raccolta di fiabe perché sapeva che mi affascinavano e che le leggevo e le rileggevo immedesimandomi nelle protagoniste e nei personaggi femminili. Chiudevo gli occhi e mi pareva di vedere ambienti, palazzi, castelli, boschi, taverne, sale da ballo.
La fiaba (o forse è più corretto chiamarla "favola") che mi coinvolgeva di più dal punto di vista emotivo era Il brutto anatroccolo di Andersen, perché già intorno ai 7-8 anni la interpretavo come se fosse una storia "tarata su di me". Mi dicevo: "se avrò una vita difficile fatta di disprezzo, emarginazione e solitudine, verrà prima o poi anche un giorno in cui qualcuno mi vedrà come un bel cigno da amare e da rispettare e non come un brutto anatroccolo".
Da bambina mi faceva paura l'idea di non essere compresa dagli altri. Però è anche vero che è impossibile piacere a tutti.
Incomprensioni con amiche e compagne ne ho avute parecchie. Quelle relazioni di amicizia precarie e non durature le ho sperimentate e a quanto pare non sono l'unica della mia età. Però del tutto sola non lo sono mai stata. E vi dirò di più: ce l'ho fatta, a trovare una compagnia di persone che mi rispettano e che mi capiscono. Penso sia il gruppo giusto. Ce l'ho fatta, in tempo di pandemia, quando meno me lo aspettavo, proprio quando ormai ero quasi convinta che non ci fosse nessuno "veramente a posto con la testa" tra la gente della mia età.
*Un'ultima cosa prima di chiudere il post: i tedeschi... i tedeschi non sono stati soltanto dei nazisti. Dal punto di vista filosofico e musicale hanno dato all'Europa e al mondo grandi contributi. E' anche un popolo di sentimentali. Non per nulla hanno avuto Goethe in letteratura. Mi ricordo bene dei Dolori del giovane Werther... Da adolescente ci avevo riflettuto molto, ora, a distanza di alcuni anni, quando ripenso a certi brani tratti da quel romanzo, quasi quasi rido... Cioè, è più o meno come l'Ortis di Foscolo. In ogni caso il mio insegnante di italiano del triennio aveva ragione: sia Jacopo che Werther sono più innamorati del sentimento che non delle rispettive donne. Del sentimento di passionalità tormentata e angosciante più che di amore vero, aggiungo io. Amano l'idea idilliaca e sovrumana che si sono fatti rispettivamente di Charlotte e di Teresa. Sia chiaro: non sono diventata fredda e insensibile, sono diventata adulta.
Non credo nelle idealizzazioni paradisiache delle persone amate, non credo in un romanticismo troppo esasperato; forse non ci ho mai creduto, nemmeno quando scrivevo poesie immaginando un ragazzo perfetto e ideale. Un amore forte può anche essere pacato e se è pacato è probabilmente segno non di freddezza ma del fatto che con una persona ci si trova in perfetta armonia e serenità.
Credo nella sintonia, nel sostegno reciproco, negli attimi in cui ci si osserva e ci sorride serenamente a volte senza bisogno di parole.
E poi... vogliamo parlare dei tragici finali dell'Ortis e di Werther? Se qualcuno/qualcuna non ti ricambia... non ti suicidi. Magari ci piangi sopra per un pochino, poi respiri profondamente, stringi i pugni, la tua vita continua e... capiterà qualcun altro/altra!
Un tempo per la meraviglia alzavamo al cielo lo sguardo sentendoci parte del firmamento, ora invece lo abbassiamo preoccupati di far parte del mare di fango.
(cit. tratta dal film)
0. PREMESSA:
Interstellar è un film fantascientifico del 2014 ambientato negli Stati Uniti del nostro secolo. I suoi contenuti richiamano alle attuali problematiche ambientali, climatiche ed ecologiche.
1. CONTESTO, PERSONAGGI E RICHIAMI ALL'ATTUALITA':
Siamo nel pieno del XXI° secolo.
Il nostro pianeta sta diventando inabitabile: solo poche colture sopravvivono a delle particolari tempeste di sabbia che incrementano della siccità e rendono pressoché irrespirabili gli ambienti all'aria aperta.
I personaggi di questo film escono di casa coprendosi abbastanza spesso naso e bocca con sciarpe o mascherine, come abbiamo fatto e come facciamo noi da marzo, cioè, da quando si è avvertita la gravità di questa pandemia. Nei luoghi chiusi e in contesti affollati penso che l'obbligo di mascherina rimarrà ancora per un bel pezzo. Questo virus ama infettare in particolar modo le folle. Luglio è stato, in senso planetario e non italiano, il mese peggiore per numeri di contagi e per numeri di morti, primi in classifica gli Stati Uniti che, oltre a contare 5 milioni di casi totali e oltre 150.000 morti, hanno attualmente il primato nell'ambito delle fake news sul Covid-19. (Ma che bel posticino che sono gli Stati Uniti, con il virus che fa strage, con la polizia violenta che strozza gli uomini di colore come se fossero galline, con le rivolte sociali e un presidente razzista e neo-nazista che fa propaganda elettorale anche con le svastiche!).
Ad ogni modo, in questo filmgli uomini, con le loro continue conquiste tecniche e scientifiche, hanno danneggiato l'ambiente: perciò si ipotizza l'estinzione del genere umano entro due generazioni.
Effettivamente, nella nostra realtà, l'inquinamento e il pesante e massiccio sfruttamento delle risorse naturali sono questioni che non si possono affatto ignorare: il livello dei mari si sta alzando, i ghiacciai dell'Artico e delle montagne più alte si stanno sciogliendo, il clima è diventato anomalo, impazzito: basti ricordare ad esempio il 2014, "l'anno senza estate", il 2015, in cui proprio durante la stagione estiva è persistita per più di un mese un'ondata di calore africano che ha accentuato la siccità e questo 2020 di temperature inconstanti (basta un forte temporale per passare da 35°C a 20°C, come lo sbalzo della scorsa settimana! E adesso è ritornato ancora il gran caldo). Se continueremo a "violentare" e a contaminare la Natura, prima del 2100 si rischia l'estinzione di alcune specie animali, lo scioglimento dei ghiacciai delle più alte montagne europee e la scomparsa di alcune città in riva al mare a causa di alluvioni e mareggiate violente.
La città più inquinata del mondo si trova in Cina: è Linfen. Gli abitanti non riescono nemmeno a vedere che tempo fa a causa di una spessa nebbia di smog che circonda palazzi ed edifici:
Il protagonista di questo film è Joseph Cooper, vedovo ed ex pilota della NASA che vive in una casetta di campagna con i suoi due figli: Tom e Murphy (=abbreviata spesso in Murph). Sia Tom che Murphy dimostrano una spiccata propensione per l'ambito matematico.
2. LA LEGGE DI MURPHY:
C'è una scena in cui Murphy, che nella prima parte di questo lungo film ha soltanto 10 anni, chiede al padre: "Perché tu e la mamma mi avete chiamata come una cosa brutta?"
"Non è una cosa brutta, è la legge di Murphy che dice che se qualcosa può accadere accadrà", si sente rispondere.
Più che "la legge di Murphy" sono "le leggi di Murphy", visto che si tratta di una serie di paradossi pseudo-scientifici di carattere ironico inventati dall'ingegnere americano Edward Murphy.
3. L'EVENTO CHE DIVIENE L'INIZIO DI UN'AVVENTURA:
Un giorno, durante una grande tempesta di sabbia, sul pavimento della camera di Murphy si formano delle strisce di sabbia ben definite. Cooper intuisce possa trattarsi di un codice binario e, nel decifrarlo, ottiene delle coordinate geografiche. Con la figlia allora si reca nel luogo indicato dalle coordinate e arriva presso una dimora circondata da una recinzione: si tratta di una base segreta della NASA guidata dal professor John Brand e dalla figlia Amelia, eccellente biologa.
Brand rivela a Cooper un piano elaborato dalla NASA per poter salvare l'umanità: prima di tutto lo informa dell'esistenza di un cunicolo spazio-temporale (più tecnicamente: wormhole) situato in prossimità di Saturno, forse creato da una civiltà superiore che avrebbe intenzione di aiutare gli scienziati e gli ingegneri aerospaziali della Terra.
Il wormhole, se attraversato, condurrebbe a un'altra galassia formata da tre pianeti che potrebbero essere abitabili per l'uomo. Questi tre pianeti orbitano intorno a Gargantùa, un gigante buco nero.
John Brand, o meglio, tutti i componenti di quella sede della NASA, vorrebbero che fosse proprio Joseph Cooper a pilotare una missione esplorativa che sarebbe l'unica speranza di salvezza per l'umanità. L'ex ingegnere accetta e parte.
Murphy, particolarmente affezionata a lui, vive la partenza del padre come un tradimento. In effetti non riesce a salutarlo e ad abbracciarlo quando parte.
4. L'ESPLORAZIONE DEL PRIMO PIANETA:
L'equipaggio, formato da Cooper, da Amelia, dagli ingegneri Romilly e Doyle e dai robots CASE e TARS, parte e raggiunge il wormhole.
L'astronave attraversa il buco nero e l'equipaggio atterra dunque sul primo dei tre pianeti, dove lo scorrere del tempo è profondamente diverso rispetto a quello della Terra: un' ora trascorsa su quel pianeta corrisponde a sette anni terrestri.
Questo primo pianeta però è assolutamente inospitale perché è interamente ricoperto da un oceano che, poco dopo l'atterraggio di Cooper, di Doyle e di Amelia, provoca uno tsunami a causa del quale Doyle perde la vita. L'astronave, piena d'acqua, è in grado di riprendere il viaggio soltanto dopo alcune ore.
E, mentre l'equipaggio è in attesa di ripartire, sulla Terra trascorrono 23 anni.
5. MURPHY DA ADULTA:
Murphy intanto è cresciuta: ha 33 anni e ha concluso un lungo percorso di studi in fisica che comprendevano anche un dottorato di ricerca. Lavora alla NASA e cerca di aiutare il professor Brand a risolvere delle equazioni ricavate dalla teoria del tutto. La risoluzione di queste equazioni permetterebbe di sviluppare delle navi spaziali in modo tale da poter portare in salvo gli abitanti della Terra.
Però Brand è anziano e malato, prossimo alla fine. In punto di morte, il professore confida a Murphy che in realtà aveva già risolto le equazioni prima della partenza di Cooper e che i risultati ottenuti lo avevano portato alla conclusione dell'impossibilità di costruire delle navi spaziali. Mai nel corso dei suoi studi Brand era riuscito a conciliare la Relatività con la Meccanica quantistica.
Immaginate qui lo sconforto, il dolore e la rabbia di Murphy che arriva a pensare al fatto che il padre, essendo stato a conoscenza dei risultati ottenuti da Brand, abbia volontariamente abbandonato lei e il fratello.
"Ha voluto lasciarci morire", sussurra fra le lacrime.
6. PROSEGUE INTANTO L'ESPLORAZIONE DEGLI ASTRONAUTI:
In realtà nessun membro dell'equipaggio sull'astronave sa che il professor Brand ha eseguito le equazioni diversi anni prima.
Viene intanto raggiunto il secondo pianeta. Anche questo si rivela del tutto inospitale dal momento che è ricoperto di ghiacciai. Proprio in quell'ambiente l'equipaggio salva Mann, un altro ingegnere aerospaziale della NASA, dall'ibernazione.
Poco tempo prima che Cooper raggiungesse la base segreta della NASA, Mann era partito per esplorare i pianeti intorno a Gargantùa e aveva falsificato dei dati a proposito di questo secondo pianeta, facendo credere agli scienziati sull'astronave che fosse abitabile, mentre in realtà il suo scopo principale era quello di potersi salvare dal gelo e dall'ipotermia.
Intanto giunge sull'astronave un video-messaggio di Murphy che informa sia della morte del dottor Brand sia dell'impossibilità di salvare il genere umano. Questo è anche il momento in cui l'equipaggio si accorge che il carburante dell'astronave non basta per ritornare sulla Terra ed è forse appena sufficiente per raggiungere il terzo pianeta.
7. LA "FIONDA GRAVITAZIONALE", L'IPER-CUBO E LA SOLUZIONE DELLA "TEORIA DEL TUTTO":
Proprio nel momento in cui la vicenda sembra essere in un punto di non ritorno, a Cooper viene un'idea: ricorrere ad una manovra chiamata "fionda gravitazionale" attorno al buco nero per raggiungere il terzo pianeta. L'astronauta, insieme al robot TARS all'insaputa di Amelia, si stacca dall'astronave e affronta la rischiosa manovra con un veicolo di atterraggio.
Il veicolo si lascia quindi inghiottire dal buco nero e Cooper, anziché approdare sulla superficie dell'ultimo pianeta da esplorare, entra inaspettatamente in un ipercubo (cubo quadridimensionale).
L'ipercubo è un luogo creato dagli esseri superiori di cui scrivevo all'inizio per aiutare i Cooper (padre e figlia scienziati), un luogo che consiste nella camera di Murphy moltiplicata per ognuno dei momenti già vissuti da Murphy.
E così Cooper, attraverso i movimenti di una lancetta dei secondi di un vecchio orologio da polso che aveva lasciato alla figlia prima di partire, riesce a trasmettere in codice Morse a Murphyi dati quantistici presenti nel buco nero.
Terminata la trasmissione dei dati l'ipercubo collassa e Cooper viaggia a ritroso in un tunnel spaziale. Non muore, visto che riappare vicino a Saturno.
L'astronauta viene recuperato nel cosmo per puro caso e viene condotto in un'immensa stazione spaziale terrestre che si trova nell'orbita di Saturno.
A questo punto, secondo il tempo terrestre, la partenza di Cooper è stata 76 anni fa.
In Cooper non si notano segni di invecchiamento, anche se, sempre secondo il tempo terrestre, avrebbe ora più di 120 anni.
8. TUTTE LE DIFFICOLTA' VENGONO SUPERATE:
Alla fine di ben 148 minuti di proiezione, ogni spettatore comprende che la risoluzione delle equazioni da parte di Murphy ha permesso la costruzione di astronavi e di stazioni spaziali e ha rivelato che il terzo pianeta di Gargantùa è abitabile.
I calcoli del professor Brand erano inesatti perché mancavano di informazioni essenziali sui dati quantistici del buco nero di Gargantùa.
Ah... non voglio dimenticare che Murphy, nel periodo in cui il padre è in viaggio per l'Universo ed esplora il secondo pianeta inabitabile, è spesso in compagnia, oltre che del professor Brand (per il quale lavora), anche di un collega, fisico dottorato come lei. E' quello che diverrà il suo futuro marito, anche se per diverso tempo il loro è soltanto un rapporto fra colleghi-amici. Però è un bellissimo, stupendo rapporto, perché alla base del loro amore ci sono il rispetto, la stima reciproca e l'ascolto. D'altra parte, se in un rapporto manca l'intesa psicologica, manca tutto. I due studiosi si danno il primo bacio il giorno in cui Murphy esce esultante dal suo laboratorio per comunicare a tutta la NASA i risultati dei suoi calcoli.
Se vedrete il film, nell'ultima scena, Murphy, molto anziana anche lei, sta morendo in un letto d'ospedale, circondata da figli e nipoti. In quel momento, padre e figlia si rivedono e si riconciliano. Non è morta sola, anzi... è stata premiata, lodata e amata dall'umanità intera per la sua mente geniale.
E gli altri membri che erano sull'astronave con Cooper?
Poco prima che Cooper attuasse la manovra della fionda gravitazionale, Romilly e Mann sono morti a causa di incidenti sull'astronave: Romilly, già anziano, non sopravvive in seguito ad una piccola esplosione all'interno dell'astronave provocata da Mann che voleva impedire ogni intenzione degli altri astronauti di ritornare sulla Terra e che intendeva anche uccidere Cooper.
Mann, dopo aver rubato una navetta, non riesce da solo ad eseguire una manovra di aggancio e causa dunque un'esplosione nella quale rimane ucciso.
Amelia, insieme a Cooper e al robot TARS, sopravvive: dal momento che non è stata coinvolta nella manovra di "fionda gravitazionale", è rimasta da sola con il robot CASE sull'astronave ed è riuscita a raggiungere il terzo pianeta, quello abitabile.
E' la prima umana ad essere arrivata in quella nuova casa per l'umanità.
9. LE TECNICHE DI REGIA DEL FILM:
Nolan è decisamente un ottimo regista. Questo film è in buona parte ambientato su un'astronave e in buona parte basato su un montaggio alternato: molte scene si svolgono nello spazio e sull'astronave mentre altre mostrano l'angoscia di una Murphy sicuramente affetta da bronchite cronica (tossisce spesso a causa dell'aria malsana che respira da 33 anni) che desidera salvare l'umanità.
Efficace è anche l'inserimento di una melodia drammatica, che predomina nei momenti più difficili della pellicola, suonata con l'organo.
10. COME SARA' LA NOSTRA CIVILTA' FRA DUECENTO ANNI?
Vi capita mai di pensarci? A me di tanto in tanto sì.
Premesso che è difficile per chiunque prevedere o immaginare un futuro remoto e lontano, comunque posso dire che secondo me nel 2220 gli uomini avranno già fondato una civiltà interplanetaria, con stazioni spaziali collegate fra loro e astronavi ancora più avanzate rispetto a quelle di adesso. Ci saranno astronavi che probabilmente permetteranno di raggiungere pianeti e satelliti in tempi brevi (cioè nel giro di alcune ore o comunque di poche giornate).
In quella che ora gli storici chiamano "età moderna" c'è stata la colonizzazione dell'America, dell'India, di parte dell'Africa e la scoperta dell'Australia aborigena.
Fra duecento anni, almeno per come la penso io, sarà già iniziata la colonizzazione di altri pianeti.
E la Terra?! Chissà se riusciremo/riusciranno a salvarla da catastrofi ecologiche, climatiche e ambientali... e chissà se dal punto di vista delle diplomazie e delle politiche estere le tensioni si accentueranno oppure andranno scomparendo. Chissà se riusciremo mai ad eliminare le forti disuguaglianze economiche e di genere. Mi augurerei di sì.
Se sarà ancora un pianeta abbastanza vivibile, avremo a mio avviso sicuramente automobili, autobus e treni a guida autonoma. (Le prime auto che non necessitano di una presenza umana al volante sono già state costruite a metà degli anni '90 da alcuni ingegneri di Parma e sono tuttora in fase di sperimentazione).
Come un pochino pronostica Automata, altro film fantascientifico che però si proietta nel 2044 con i suoi contenuti, gli uomini del futuro magari convivranno con i robots. Preciso che anche in Automata il nostro pianeta è presentato come una terra arida, fatta di deserti e di metropoli con palazzoni molto alti e piene di manifesti pubblicitari digitali (che compaiono su alti maxi-schermi). Spererei che nel 2044 non sia esattamente questa la nostra situazione. Nel 2044 compirò 49 anni; per quel che riguarda il 2220 posso star sicura soltanto di questo: che sarò morta e sepolta.
Però qualcosa di terrificante, in un futuro non troppo vicino, sarà possibile.
E' da poco stato appurato che il Covid-19 ha un'origine animale. Questo è uno degli aspetti che ha in comune con l'aviaria scoperta nel '97.
Gli scienziati della Corea del Nord, per ordine di quel pazzo criminale di Kim Jhong Un, stanno studiando e analizzando approfonditamente i genomi di alcuni virus che nel mondo occidentale sono pressoché scomparsi (difterite, malaria, tubercolosi) ma che in passato sono stati temibili e pericolosi.
Perché li stanno analizzando?! Per capire se esiste la possibilità di ricrearli in laboratorio e di modificarli "in peggio", di poterli rendere ancora più pericolosi e mortali per un'eventuale diffusione verso i popoli nemici. Come si faccia a diffondere un virus modificato in laboratorio, io non ne ho la minima idea.
Però sarebbe terrificante se diventasse realtà: le diffusioni dei virus artificiali, letali e contagiosi, in futuro, potrebbero divenire una purtroppo nuova modalità di combattere le guerre, in alternativa a bombe ed armi.
... Io non so se in questo periodo di pandemia sia opportuno ricordare tutti i problemi eco-ambientali attuali e non so se sia giusto proiettarsi mentalmente il futuro dell'umanità fra 200 anni... Però dobbiamo avere testa. Testa, cuore e rispetto.
L'aumento della temperatura della Terra e l'aumento del livello dei mari non compromettono soltanto le vite di molte specie animali ma anche le nostre.
11. HAWKING, EINSTEIN E I BUCHI NERI:
La teoria del tutto è tuttora soltanto un'ipotesi, ma direi io, un'ipotesi ambiziosa, visto che aspira a conciliare, proprio come succede in questo film, la relatività generale con la meccanica quantistica. Per riuscire in questo intento però bisognerebbe trovare delle formule, o meglio, una formula che descriva il comportamento delle forze fondamentali della natura.
Questa teoria inoltre presuppone l'idea che nell'Universo esistano dei buchi neri, corpi celesti dotati di un campo gravitazionale così intenso da non essere in grado di emettere luce.
Anche Einstein supponeva l'esistenza dei buchi neri.
Einstein è celebre per aver elaborato quella formula divenuta famosissima: E= mc2. (energia=massa* velocità della luce al quadrato).
Einstein partiva dal presupposto che la velocità della luce nel vuoto è la stessa per qualsiasi osservatore, che sia fermo o in movimento.
Comunque, per chiarire meglio la formula che ha cambiato la fisica del secolo scorso:
E rappresenta l'energia di un oggetto fisico.
m è la massa del corpo (kg) in stato di quiete.
c = i 300.000 Km al secondo della velocità della luce.
La massa dunque è in grado di trasformarsi in un'enorme quantità di energia.
Quindi se massa ed energia sono equivalenti... e se la massa di un corpo può contenere un'elevata quantità di energia... deduco che possa essere vero anche questo: m= E/c2. (Ditemi che non ho appena scritto una boiata!)
L'equazione della relatività ha permesso di sviluppare le telecomunicazioni satellitari, l'utilizzo del nucleare e quel tipo di radiografie in grado di scansionare il corpo umano o parti del corpo umano.
12. UNA SCENA DEL FILM:
La trama e lo sviluppo narrativo di questo lungo film sono complessi, me ne rendo conto. Spero di averlo spiegato in modo abbastanza chiaro.
Vorrei concludere la recensione con un'altra scena tratta dal film. E' il momento dei colloqui tra Cooper e gli insegnanti dei suoi figli. La metto per farvi comprendere meglio o ancora meglio la drammatica situazione della società del XXI° secolo che il film mostra.
Ecco... il negare qualcosa che in realtà è stato molto importante e spettacolare per la storia dell'umanità, come lo sbarco sulla Luna, fa parte di un atteggiamento definito dai sociologi post-verità (post-truth): in questo caso vengono negate conquiste scientifiche e progressi tecnici, o comunque si altera la verità a proposito di essi, come se ci si vergognasse.
La post-verità non è storia, è alterazione della realtà e degli eventi del passato a favore di false credenze che vengono diffuse in ambienti pubblici e attraverso mezzi di comunicazione.
Tom, da adulto, diviene un agricoltore. Un agricoltore infelice, arrabbiato, che fatica nei campi sorvolati da ormai quotidiane "nebbie sabbiose" e che considera presuntuosa la volontà della sorella Murphy di salvare l'umanità.
E' sostanzialmente uno scambio di lettere fra Michele, un giovane di 23 anni, sua madre Adriana, sua sorella Angelica (appena più grande), l'altra sorella Viola e Mara, una coetanea piuttosto sbandata. Sono soprattutto queste quattro figure femminili a scrivere al ragazzo e ad intrattenere scambi epistolari anche tra di loro.
Ma... è del tutto epistolare quest'opera?!
E' difficile incasellare molti romanzi italiani del secolo scorso in un genere ben preciso.
Il nome della rosa di Eco è sia un giallo, sia un romanzo storico, sia un romanzo di formazione.
Se questo è un uomo di Levi è sia storia che autobiografia.
Ad ogni modo, la mia domanda scaturisce soprattutto da un'osservazione: nel leggere ho notato che, soprattutto nei primi capitoli, alternate alle lettere, ci sono anche delle sequenze narrative che indicano le azioni quotidiane dei personaggi e che a volte contengono inoltre dialoghi o pensieri. Non si tratta di sequenze troppo estese ma comunque ci sono.
Questo aspetto stilistico-formale non c'è né nell'Ortis di Foscolo né nei Dolori del giovane Werther di Goethe.
B) MICHELE, "IL PROTAGONISTA ASSENTE":
Non è difficile accorgersi che Michele raramente è un mittente, quasi sempre è un destinatario.
Dalle lettere di Adriana, Angelica, Viola e Mara traspaiono stati d'animo, situazioni economiche e scelte quotidiane che permettono ai lettori di farsi un'idea sulla loro indole.
Di Michele invece è molto difficile capire la psicologia visto che le sue sono risposte brevi che sovente comunicano trasferimenti o cambiamenti repentini di lavoro.
Il lettore non riesce dunque ad ottenere un quadro psicologico chiaro di questo ragazzo, anche perché le lettere che gli vengono indirizzate contengono i giudizi, le illazioni e le supposizioni che Adriana, Mara, Viola e Angelica fanno su di lui.
Praticamente, scrivono ad un familiare che non conoscono e giudicano un familiare che praticamente non conoscono (leggere per credermi).
C) LE TEMATICHE PIU' RILEVANTI:
Io direi: la solitudine e l'incomunicabilità.
Michele e la sua famiglia di origine sono fisicamente lontani. Michele, per la maggior parte del libro, si trova in Regno Unito e si fa la sua strana vita: fa degli umilissimi mestieri, come il lavapiatti, si sposa con una trentenne già divorziata e dottorata in fisica nucleare, si separa dopo otto giorni di matrimonio e si trasferisce a Bruges, dove viene assassinato in circostanze avvolte nel mistero.
Madre e sorelle non possono conoscere a fondo le intenzioni di Michele.
D) ARCO DI TEMPO IN CUI SI SVOLGE LO SCAMBIO EPISTOLARE:
Da dicembre 1970 a settembre 1971. Praticamente, gli stessi anni in cui la Ginzburg lo ha scritto, visto che questo romanzo è uscito nel 1973.
E) I PERSONAGGI FEMMINILI:
MARA: Dalle lettere che lei indirizza a Michele e ad Angelica (più spesso a Michele però) possiamo ricostruire la sua storia: per un periodo ha frequentato (frequentato... non voglio scadere nel volgare) molti ragazzi e uomini tra cui Michele...
Qual'è stata la ricompensa di queste grandi fatiche?! L'arrivo di un figlio che è e rimarrà per sempre senza padre. Il sospetto di Mara è che sia figlio di Michele ma... non potrà mai esserne sicura! A parte che lei in realtà non ha mai amato davvero Michele, ma lo ha considerato un "amico con cui divertirsi"... Mamma mia, che grande dignità!
Mara è senza lavoro, senza soldi, senza casa. O meglio, continua a cambiare casa. Per un breve periodo convive con l'editore Fabio Colarosa, da lei soprannominato "il Pellicano" a causa della forma del naso.
Il primo notevole talento di questa ragazza è quello di vendersi facilmente pur non amando nessuno per davvero.
Il secondo è quello di trovare nomignoli irriverenti per le persone molto più adulte di lei (in effetti, "il Pellicano" è brutto e vecchio di 50 anni, ma è interessante per tutti i soldi che ha!).
Io questi due talenti non li ho e non la invidio.
Sono una poveraccia alla quale ancora, a 24 anni e mezzo, capita di arrossire di fronte ad un ragazzo, una poveraccia i cui principali interessi sono la letteratura, la linguistica, la natura, l'arte, la musica e la fantascienza (quest'ultimo interesse tendo un po' a tenerlo per me, anche più degli altri, per paura boia dei giudizi altrui).
Un poveraccia che, se mai si impegnerà con qualcuno, si impegnerà in una storia seria, una storia che sia l'anticamera del matrimonio e dell'arrivo dei figli.
ANGELICA: Ha un anno in più di Michele.
E' sposata da alcuni anni con Oreste, un uomo che non ama più, e ha una bambina piccola.
Quando penso ad Angelica mi viene sempre alla mente una frase di Michela Marzano: chi non ama più credeva di amare, ma non ha mai veramente amato.
VIOLA: Da quel che ho capito, dev'essere la primogenita. Anche lei è sposata. Non è proprio una mente sublime, e intuiamo, in alcuni passaggi delle sue lettere, che quando Michele era in Italia, con il fratello non ha mai avuto un buon rapporto.
La sua principale preoccupazione è quella di rimanere incinta.
"Ho 10 giorni di ritardo, aspetto un figlio" dice, poche ore prima che le mestruazioni compaiano.
"Ho avuto un aborto".
"Per me si trattava solo di un ritardo", le dice Angelica, più concreta.
ADRIANA, la madre di famiglia: E' una donna molto sola, con delle ferite profonde dovute al divorzio con il marito da poco defunto.
Grazie a lei comunque, riaffiora il passato doloroso di Michele:
Tuo padre ha stabilito che tu dovevi stare con lui. Tu con lui e le bambine con me. Ha comperato la casa di via San Sebastianello e si è installato lì con te. Aveva quella vecchia cuoca che si è fermata solo qualche mese. Non mi ricordo il nome. Forse lo ricordi tu. Per molto tempo io non potevo mettere piede in quella casa perché lui non voleva vedermi. Ti telefonavo e tu piangevi al telefono.
Questo per me è un ricordo tremendo.
(...)
I primi tempi, quando la cuoca ti diceva che era ora di ritornare a casa urlavi e ti buttavi in terra, dopo invece prendevi il tuo monopattino e te ne andavi con una faccia dura e calma, e io ti vedo ancora camminare dritto e spedito col tuo cappottino. Avevo accumulato un tale odio contro tuo padre che pensavo di entrare a via San Sebastianello con una pistola e sparargli.
Ma... Non si poteva fare in un modo più civile?
Non avrebbero dovuto e potuto suddividersi in modo ragionevole i tempi da trascorrere con i propri figli?!
Il bambino con il papà e le figlie con la mamma... proprio né all'uno né all'altra è venuto in mente qualcosa di più equo?!
Un mio pensiero inutile, ovvio, scontato, ma comunque sensato: anche un maschio ha bisogno di una madre, non di una "pitocchetta" giudicona e frustrata che, pur soffrendo, lo lascia al padre per molti anni e dopo molti anni, attraverso delle lettere, riversa odio e disprezzo verso l'ex marito.
Anche un maschio ha bisogno di un padre, ma di un padre che prima di tutto sia uomo, non di un carogna che lo allontana dal resto della famiglia. Anche questo è un modo di "fare violenza" ad un bambino: privarlo di un altro genitore e delle sorelle.
Ho definito "giudicona" Adriana per un motivo: come Viola, pensa cose sciocche a proposito della sessualità di Michele.
Prima lo definiscono "ambidestro" (ambivalente, bisex insomma) e poi, Adriana, in una lettera, dice sostanzialmente questo (che riporto a parole mie): sono contenta che la donna che sposi abbia 30 anni. Troverai in lei anche una figura materna che non hai mai potuto avere, perché tuo padre ti ha allontanato da me quando avevi sei anni e io non ho mai potuto educarti.
Ultimo aspetto prima di passare al paragrafo successivo: oltre alle parenti di Michele ci sono altri personaggi, ma di minore importanza.
Eccovi alcuni esempi: Fabio Colarosa, editore, Osvaldo, divorziato da Ada, Filippo, che per anni intrattiene con Adriana una relazione, Ray, ragazzo inglese conosciuto da Michele, Ermanno Giustiniani, amico di Michele....
F) LO STILE: LESSICO E SINTASSI
Lo stile, come d'altra parte anche in Lessico famigliare, è molto lontano dalla letterarietà e molto vicino all'oralità (rispecchia il parlato):
- Dislocazioni: Qualche sforzo lei l'ha fatto, per diventare pigra (Mara). =lei l'ha (lei lo ha, dislocazione a sx).
- Ripetizioni (con probabile anadiplosi):
I soldi non li avevo chiesti alla mamma, li avevo chiesti a Osvaldo.(Angelica)
-Il "mica" tipico del nord Italia: Non sono mica innamorata di lui.(Questa è Mara che si riferisce a Michele).
-Sintassi semplice, con frasi spesso brevi:
Caro Michele,
ieri è stato aperto il testamento di tuo padre.
Questo testamento lo aveva Lillino.
Tuo padre l'ha scritto appena ha cominciato a non stare bene.
Io non ne sapevo niente.
(Adriana in una lettera).
G) UN ASPETTO IN COMUNE CON AFTER DARK DI MURAKAMI:
Ve lo ricordate, almeno un pochino, il mio post su After dark?
After dark esce più di 40 anni dopo Caro Michele e fa un successo internazionale.
Lo stile e i personaggi dei due romanzi sono profondamente differenti; tuttavia, mi sembra che in entrambi i libri traspaia una domanda, la stessa domanda, rivolta in modo quasi provocatorio al lettore per farlo riflettere: in un mondo di incomunicabilità c'è ancora spazio per la solidarietà?
In After dark ogni personaggio porta con sé un trascorso difficile, drammatico. Mari, la protagonista, dotata come me della grande capacità di ascoltare, è colei alla quale molti dei personaggi del romanzo affidano ricordi, esperienze e vissuti.
In Caro Michele sembra quasi che ogni personaggio scriva per se stesso, dal momento che i legami affettivi e parentali sono o distrutti, o molto labili o addirittura inesistenti.
Ad ogni modo, anche in Caro Michele traspaiono attimi ed episodi di gentilezza, nonostantel'atmosfera di incomunicabilità: quante volte Mara, a inizio romanzo, pronuncia la parola gentilezza...
Nel corso del libro diverse persone la aiutano prestandole degli oggetti per neonati, offrendole un posto di lavoro oppure ospitandola in casa propria.