A) IL GENERE LETTERARIO:
Questo è un romanzo epistolare.
E' sostanzialmente uno scambio di lettere fra Michele, un giovane di 23 anni, sua madre Adriana, sua sorella Angelica (appena più grande), l'altra sorella Viola e Mara, una coetanea piuttosto sbandata. Sono soprattutto queste quattro figure femminili a scrivere al ragazzo e ad intrattenere scambi epistolari anche tra di loro.
Ma... è del tutto epistolare quest'opera?!
E' difficile incasellare molti romanzi italiani del secolo scorso in un genere ben preciso.
Il nome della rosa di Eco è sia un giallo, sia un romanzo storico, sia un romanzo di formazione.
Se questo è un uomo di Levi è sia storia che autobiografia.
Ad ogni modo, la mia domanda scaturisce soprattutto da un'osservazione: nel leggere ho notato che, soprattutto nei primi capitoli, alternate alle lettere, ci sono anche delle sequenze narrative che indicano le azioni quotidiane dei personaggi e che a volte contengono inoltre dialoghi o pensieri. Non si tratta di sequenze troppo estese ma comunque ci sono.
Questo aspetto stilistico-formale non c'è né nell'Ortis di Foscolo né nei Dolori del giovane Werther di Goethe.
B) MICHELE, "IL PROTAGONISTA ASSENTE":
Non è difficile accorgersi che Michele raramente è un mittente, quasi sempre è un destinatario.
Dalle lettere di Adriana, Angelica, Viola e Mara traspaiono stati d'animo, situazioni economiche e scelte quotidiane che permettono ai lettori di farsi un'idea sulla loro indole.
Di Michele invece è molto difficile capire la psicologia visto che le sue sono risposte brevi che sovente comunicano trasferimenti o cambiamenti repentini di lavoro.
Il lettore non riesce dunque ad ottenere un quadro psicologico chiaro di questo ragazzo, anche perché le lettere che gli vengono indirizzate contengono i giudizi, le illazioni e le supposizioni che Adriana, Mara, Viola e Angelica fanno su di lui.
Praticamente, scrivono ad un familiare che non conoscono e giudicano un familiare che praticamente non conoscono (leggere per credermi).
C) LE TEMATICHE PIU' RILEVANTI:
Io direi: la solitudine e l'incomunicabilità.
Michele e la sua famiglia di origine sono fisicamente lontani. Michele, per la maggior parte del libro, si trova in Regno Unito e si fa la sua strana vita: fa degli umilissimi mestieri, come il lavapiatti, si sposa con una trentenne già divorziata e dottorata in fisica nucleare, si separa dopo otto giorni di matrimonio e si trasferisce a Bruges, dove viene assassinato in circostanze avvolte nel mistero.
Madre e sorelle non possono conoscere a fondo le intenzioni di Michele.
D) ARCO DI TEMPO IN CUI SI SVOLGE LO SCAMBIO EPISTOLARE:
Da dicembre 1970 a settembre 1971. Praticamente, gli stessi anni in cui la Ginzburg lo ha scritto, visto che questo romanzo è uscito nel 1973.
E) I PERSONAGGI FEMMINILI:
MARA: Dalle lettere che lei indirizza a Michele e ad Angelica (più spesso a Michele però) possiamo ricostruire la sua storia: per un periodo ha frequentato (frequentato... non voglio scadere nel volgare) molti ragazzi e uomini tra cui Michele...
Qual'è stata la ricompensa di queste grandi fatiche?! L'arrivo di un figlio che è e rimarrà per sempre senza padre. Il sospetto di Mara è che sia figlio di Michele ma... non potrà mai esserne sicura! A parte che lei in realtà non ha mai amato davvero Michele, ma lo ha considerato un "amico con cui divertirsi"... Mamma mia, che grande dignità!
Mara è senza lavoro, senza soldi, senza casa. O meglio, continua a cambiare casa. Per un breve periodo convive con l'editore Fabio Colarosa, da lei soprannominato "il Pellicano" a causa della forma del naso.
Il primo notevole talento di questa ragazza è quello di vendersi facilmente pur non amando nessuno per davvero.
Il secondo è quello di trovare nomignoli irriverenti per le persone molto più adulte di lei (in effetti, "il Pellicano" è brutto e vecchio di 50 anni, ma è interessante per tutti i soldi che ha!).
Io questi due talenti non li ho e non la invidio.
Sono una poveraccia alla quale ancora, a 24 anni e mezzo, capita di arrossire di fronte ad un ragazzo, una poveraccia i cui principali interessi sono la letteratura, la linguistica, la natura, l'arte, la musica e la fantascienza (quest'ultimo interesse tendo un po' a tenerlo per me, anche più degli altri, per paura boia dei giudizi altrui).
Un poveraccia che, se mai si impegnerà con qualcuno, si impegnerà in una storia seria, una storia che sia l'anticamera del matrimonio e dell'arrivo dei figli.
ANGELICA: Ha un anno in più di Michele.
E' sposata da alcuni anni con Oreste, un uomo che non ama più, e ha una bambina piccola.
Quando penso ad Angelica mi viene sempre alla mente una frase di Michela Marzano: chi non ama più credeva di amare, ma non ha mai veramente amato.
VIOLA: Da quel che ho capito, dev'essere la primogenita. Anche lei è sposata. Non è proprio una mente sublime, e intuiamo, in alcuni passaggi delle sue lettere, che quando Michele era in Italia, con il fratello non ha mai avuto un buon rapporto.
La sua principale preoccupazione è quella di rimanere incinta.
"Ho 10 giorni di ritardo, aspetto un figlio" dice, poche ore prima che le mestruazioni compaiano.
"Ho avuto un aborto".
"Per me si trattava solo di un ritardo", le dice Angelica, più concreta.
ADRIANA, la madre di famiglia: E' una donna molto sola, con delle ferite profonde dovute al divorzio con il marito da poco defunto.
Grazie a lei comunque, riaffiora il passato doloroso di Michele:
Tuo padre ha stabilito che tu dovevi stare con lui. Tu con lui e le bambine con me. Ha comperato la casa di via San Sebastianello e si è installato lì con te. Aveva quella vecchia cuoca che si è fermata solo qualche mese. Non mi ricordo il nome. Forse lo ricordi tu. Per molto tempo io non potevo mettere piede in quella casa perché lui non voleva vedermi. Ti telefonavo e tu piangevi al telefono.
Questo per me è un ricordo tremendo.
(...)
I primi tempi, quando la cuoca ti diceva che era ora di ritornare a casa urlavi e ti buttavi in terra, dopo invece prendevi il tuo monopattino e te ne andavi con una faccia dura e calma, e io ti vedo ancora camminare dritto e spedito col tuo cappottino. Avevo accumulato un tale odio contro tuo padre che pensavo di entrare a via San Sebastianello con una pistola e sparargli.
Ma... Non si poteva fare in un modo più civile?
Non avrebbero dovuto e potuto suddividersi in modo ragionevole i tempi da trascorrere con i propri figli?!
Il bambino con il papà e le figlie con la mamma... proprio né all'uno né all'altra è venuto in mente qualcosa di più equo?!
Un mio pensiero inutile, ovvio, scontato, ma comunque sensato: anche un maschio ha bisogno di una madre, non di una "pitocchetta" giudicona e frustrata che, pur soffrendo, lo lascia al padre per molti anni e dopo molti anni, attraverso delle lettere, riversa odio e disprezzo verso l'ex marito.
Anche un maschio ha bisogno di un padre, ma di un padre che prima di tutto sia uomo, non di un carogna che lo allontana dal resto della famiglia. Anche questo è un modo di "fare violenza" ad un bambino: privarlo di un altro genitore e delle sorelle.
Ho definito "giudicona" Adriana per un motivo: come Viola, pensa cose sciocche a proposito della sessualità di Michele.
Prima lo definiscono "ambidestro" (ambivalente, bisex insomma) e poi, Adriana, in una lettera, dice sostanzialmente questo (che riporto a parole mie): sono contenta che la donna che sposi abbia 30 anni. Troverai in lei anche una figura materna che non hai mai potuto avere, perché tuo padre ti ha allontanato da me quando avevi sei anni e io non ho mai potuto educarti.
Ultimo aspetto prima di passare al paragrafo successivo: oltre alle parenti di Michele ci sono altri personaggi, ma di minore importanza.
Eccovi alcuni esempi: Fabio Colarosa, editore, Osvaldo, divorziato da Ada, Filippo, che per anni intrattiene con Adriana una relazione, Ray, ragazzo inglese conosciuto da Michele, Ermanno Giustiniani, amico di Michele....
F) LO STILE: LESSICO E SINTASSI
Lo stile, come d'altra parte anche in Lessico famigliare, è molto lontano dalla letterarietà e molto vicino all'oralità (rispecchia il parlato):
- Dislocazioni: Qualche sforzo lei l'ha fatto, per diventare pigra (Mara). =lei l'ha (lei lo ha, dislocazione a sx).
- Ripetizioni (con probabile anadiplosi):
I soldi non li avevo chiesti alla mamma, li avevo chiesti a Osvaldo. (Angelica)
-Il "mica" tipico del nord Italia: Non sono mica innamorata di lui. (Questa è Mara che si riferisce a Michele).
-Sintassi semplice, con frasi spesso brevi:
Caro Michele,
ieri è stato aperto il testamento di tuo padre.
Questo testamento lo aveva Lillino.
Tuo padre l'ha scritto appena ha cominciato a non stare bene.
Io non ne sapevo niente.
(Adriana in una lettera).
G) UN ASPETTO IN COMUNE CON AFTER DARK DI MURAKAMI:
Ve lo ricordate, almeno un pochino, il mio post su After dark?
After dark esce più di 40 anni dopo Caro Michele e fa un successo internazionale.
Lo stile e i personaggi dei due romanzi sono profondamente differenti; tuttavia, mi sembra che in entrambi i libri traspaia una domanda, la stessa domanda, rivolta in modo quasi provocatorio al lettore per farlo riflettere: in un mondo di incomunicabilità c'è ancora spazio per la solidarietà?
In After dark ogni personaggio porta con sé un trascorso difficile, drammatico. Mari, la protagonista, dotata come me della grande capacità di ascoltare, è colei alla quale molti dei personaggi del romanzo affidano ricordi, esperienze e vissuti.
In Caro Michele sembra quasi che ogni personaggio scriva per se stesso, dal momento che i legami affettivi e parentali sono o distrutti, o molto labili o addirittura inesistenti.
Ad ogni modo, anche in Caro Michele traspaiono attimi ed episodi di gentilezza, nonostante l'atmosfera di incomunicabilità: quante volte Mara, a inizio romanzo, pronuncia la parola gentilezza...
Nel corso del libro diverse persone la aiutano prestandole degli oggetti per neonati, offrendole un posto di lavoro oppure ospitandola in casa propria.
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