E' un episodio biblico spiazzante, non semplice.
Se in questi giorni ho ripreso un pochino in mano la Bibbia è stato grazie al confronto con una persona che sta diventando davvero preziosa per me.
Spesso, l'episodio del sacrificio di Isacco viene letto durante la celebrazione della Veglia pasquale, ma sono pochissimi i sacerdoti che lo spiegano durante la sera del sabato Santo e alla fine di ben 7 letture!
A) ARTE:
A proposito di Isacco che sta per essere sacrificato, mi sono subito venute in mente queste due opere scultoree.
A1. GHIBERTI, IL SACRIFICIO DI ISACCO:
A3. CONFRONTO FRA GHIBERTI E BRUNELLESCHI:
Per quale motivo sono state realizzate entrambe nello stesso anno?!
Nel 1401, l'Arte dei Mercanti (corporazione di arti e mestieri a Firenze) aveva deciso di bandire un concorso per la realizzazione della Porta Nord del Battistero di San Giovanni di Firenze.
Il concorso proponeva agli artisti che vi partecipavano di scolpire una formella di bronzo raffigurante il Sacrificio di Isacco.
Io preferisco la formella di Brunelleschi, per una serie di motivi: intanto perché il sacrificio è al centro della composizione e poi per questo contatto fra umano e divino. Crea in effetti un pochino di pathos la mano dell'angelo che ferma (appena in tempo!) il braccio di Abramo. Secondo me quest'opera di Brunelleschi sarebbe piaciuta molto ai romantici, proprio per il dinamismo e la drammaticità evidenti.
Il concorso però lo ha vinto Lorenzo Ghiberti. Tenete presente che siamo a inizio Rinascimento e che nelle arti maggiori erano molto più apprezzate caratteristiche come l'equilibrio compositivo e la raffinatezza, che rimandavano alla scultura dell'epoca della Grecia classica. (Rinascimento= recupero e rivalutazione non soltanto dei classici letterari greco-latini ma anche dei criteri compositivi artistici).
B) IL RACCONTO DEL SACRIFICIO DI ISACCO NELLA BIBBIA:
(...) Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico, che tu ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in sacrificio su un monte che io ti dirò» Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!».L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo: «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere». L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce». Poi Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
(Genesi 22, 1-19)
B1) SPIEGAZIONE DELL'EPISODIO:
Quello che sto per scrivere qui lo trovate anche su una pagina del sito-blog del Monastero di Bose. Io qui riassumo lo stesso commento, ma con parole mie e aggiungendo qualche considerazione mia.
Dio mise alla prova Abramo. Perché lo fa? Tuttora a questa domanda gli esegèti della Bibbia hanno dato diverse risposte nel corso dei secoli. Ad esempio, nel De civitate Dei (=La città di Dio), Sant'Agostino riflette su questa frase della Genesi affermando che Dio decide di chiedere un sacrificio così grande ad Abramo per accrescere la sua fama in futuro.
Eccomi! Questa risposta mi ricorda moltissimo l'episodio, narrato credo in tre su quattro Vangeli (credo solo nei vangeli sinottici), dell'Annunciazione dell'angelo a Maria. Eccomi, sono la serva del Signore. Avvenga di me ciò che hai detto. Maria, proprio come Abramo qui, dimostra una piena disponibilità a realizzare la volontà di Dio.
Dio chiede ad Abramo di sacrificare suo figli Isacco. Anche qui, una dato che mi ha particolarmente colpita, è che Isacco, secondo gli esegèti, in quel momento ha 37 anni. 37 anni e l'angelo lo considera (vedete poco dopo) ancora un ragazzo?!
Certo, nessun trentasettenne è vecchio... però... neanche così giovane! Fino a pochissimo tempo fa ero convinta che Isacco, al momento del sacrificio, avesse al massimo 20 anni. Che fosse poco più che adolescente insomma.
Isacco (=il cui nome significa "Dio sorride"), è il figlio donato da Dio ad Abramo e a Sara. Per Sara sarebbe stato impossibile concepirlo, visto che era troppo anziana (come Elisabetta, cugina di Maria, aveva più di 70 anni al momento di questo straordinario dono di Dio).
Abramo non muove obiezioni né proteste di fronte al comando di Dio. Va sul monte Mòria, luogo in cui poi verrà edificato il Tempio di Gerusalemme.
Padre e figlio si mettono allora in viaggio, si apprestano ad incontrare Dio tutti e due insieme.
Vale poi la pena rileggere quel un breve dialogo fra padre e figlio:
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!».
Dio provvederà. Abramo appare pienamente disposto a rendere a Dio suo figlio. Ma la sua è una risposta enigmatica. Dio provvederà. Che cosa significa esattamente?
E' un discorso che evidenzia la piena fiducia in Dio di Abramo oppure allude al fatto che Abramo comprende più profondamente rispetto al figlio ciò che dovrà accadere fra poco?
(...) legò suo figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!».L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Il messaggero blocca il braccio di Abramo, perché vede dentro al suo cuore. E' questa l'immagine di un Dio intelligente (=intus+legere- leggere dentro l'animo di qualcuno). Abramo è stato obbediente fino alla fine (cfr. San Paolo apostolo Fil. 2, 6-11: apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce).
Al posto del figlio, Abramo offre un ariete.
Ed è così che Abramo ritrova il figlio in un nuovo modo. Cioè, Isacco non è soltanto suo figlio ma figlio di Dio. Il suo essere figlio può essere considerato soltanto in relazione a Dio.
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