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30 gennaio 2021

"A spasso con Bob":

Film stupendo (visto 3 volte nel giro di una settimana da un'amante dei gatti come me) consigliatomi da Simone e basato su una storia vera e tratto dal romanzo scritto da James Bowen e intitolato A street cat named Bob.

Anche questo film dunque è un adattamento culturale ispirato ad un libro.


GLI ADATTAMENTI NELLA NOSTRA EPOCA:

Prima di iniziare ad esporre la trama del film vorrei spiegare che cosa sono gli adattamenti e in che cosa consistono esattamente.

Che cosa sono gli adattamenti? 

Adattare, etimologicamente, significa rendere idoneo. La cultura occidentale è molto ricca di adattamenti, sviluppati soprattutto a partire dal post-moderno (inizio anni '70). 

Tra gli esempi più recenti di adattamenti vorrei ricordare il film di Giacomo Campiotti basato sul romanzo di Alessandro D'Avenia Bianca come il latte, rossa come il sangue. Questo è un ottimo esempio di adattamento culturale secondo me: gli adattamenti sono "arte che deriva da altra arte", quindi, adattare significa interpretare e creare, quindi, non c'è affatto l'obbligo di prestare cieca fedeltà alla storia alla quale ci si rifà. 

Gli adattamenti possono implicare o un cambio di medium (dal romanzo al film), o un cambio di genere (ad esempio, dal racconto al copione teatrale) o addirittura un cambio di lingua (come ad esempio le traduzioni dal greco antico all'italiano contemporaneo di brani dall'Iliade per gli studenti delle scuole medie o per gli studenti di scuole superiori diverse dal liceo classico).

Impossibile dunque pretendere che un film sia esattamente uguale al romanzo di partenza. 

I film, come anche le serie televisive, sono degli audio-visivi, quindi:

A) Non possono rendere bene i pensieri dei personaggi, il "pensato ma non detto".

B) Le immagini di qualsiasi file audiovisivo scorrono continuamente, quindi, registi e sceneggiatori si ritrovano quasi sempre costretti a "tagliare" alcuni episodi presenti invece nei romanzi di partenza.

LINEE ESSENZIALI DELLA TRAMA DEL FILM:

Il film è ambientato nei quartieri periferici di Londra, caratterizzati da miseria, poca pulizia, traffico di droga e arredamenti delle case estremamente semplici. Una Londra che per forza non ho potuto conoscere quando, all'inizio della quarta liceo, sono andata una settimana in stage in Inghilterra.

Il protagonista James è un giovane artista di strada. All'inizio del film non ha una casa, è talmente povero da trovarsi costretto a cercare cibo nei cassonetti e, cosa ancor peggiore, è solo, è trattato male da tutti quelli che incontra ed è praticamente senza famiglia: i suoi genitori si sono separati circa vent'anni prima e suo padre, naturalmente, si è fatto un'altra famiglia. 
Per di più, James è dipendente dall'eroina.

E qui vorrei scrivere due parole sui poveri e sulla gente sola che si trova costretta a vivere per strada. La crisi sanitaria, sociale ed economica di questo periodo ha purtroppo incrementato le condizioni di povertà  non soltanto delle famiglie. E questo primo mese del 2021, con le sue temperature decisamente rigide, ha fatto abbastanza strage di clochard. E' stato un gennaio decisamente crudo e se lo dico io che di solito non soffro il freddo, vuol dire che è vero (stamattina ad esempio alle 8 e 20 c'erano -3°C!!).

A distanza di alcuni mesi sono ancora oltremodo scandalizzata da un discorso della virologa Ilaria Capua: "Il virus porterà la decrescita felice, saremo meno ricchi ma cambieremo il modo di gestire le risorse economiche". Fa male, fa molto male la signora Ilaria Capua a pontificare e a sentenziare dall'altra parte dell'Oceano Atlantico su argomenti e su questioni delle quali lei non è certo competente. Signora Capua, lei è di fatto in una campana di vetro, è ricca, è mantenuta dai suoi amici americani (trumpisti, in Florida sono quasi tutti trumpisti) e quindi non può sapere cosa sta accadendo in Italia. Io svolgo servizio come cassiera in un Emporio caritas: lo sa, signora Capua, che dall'altra parte della cassa vedo e incontro padri e madri di 40, 50 anni che devono garantire un futuro ai figli?! Ovviamente non mi danno soldi per gli alimenti di cui hanno bisogno: gli alimenti in un emporio caritas valgono un certo numero di punti, non di soldi. Ilaria, Capua, si rende conto che la gente ha bisogno di lavoro, di dignità e di libertà?! Non esiste solo il Covid!! 

E basta, basta, basta umiliare e mortificare i cittadini con il "giochetto" dei colori giallo, arancione e rosso che separa famiglie, parenti e amici!!!!! 

IO STO MALE PERCHE' IN QUESTO MODO NON POSSO PIU' COLTIVARE LE RELAZIONI CHE VORREI!!!

Tra l'altro, la Capua non diceva a marzo che il Covid-19 era soltanto un raffreddore? Ma siamo sicuri che sia veramente laureata e dottorata?! E' piuttosto saccente e presuntuosetta questa donna... Non credo sia una grande perdita per noi non averla più in Italia.

Ad ogni modo, tornando al film, c'è, già nella prima parte del film, una persona che prova compassione per la situazione di James: si tratta di Val, una sorta di assistente sociale.

E' molto bella e positiva la figura di Val perché, pur non conoscendo James, gli dà fiducia: non soltanto gli dà un tetto sotto la testa ma gli offre anche l'importante opportunità di seguire per qualche settimana un percorso che lo aiuti ad allontanarsi dall'eroina, ovvero, gli ordina di sostituire quotidianamente una dose di metadone a quella di eroina.

Un sera, non molti giorni dopo essersi stabilito nella sua casa popolare, James trova in cucina un gatto arancione che sta mangiando i suoi fiocchi di mais. Si tratta di un gatto randagio che James chiama "Bob". 

E, a partire da qui, due vite e due solitudini si intrecciano a meraviglia! 

James porta con sé Bob quando va a suonare per i quartieri di Londra; in realtà, il simpatico Bob gli sale sulla spalla, come se volesse vedere strade, palazzi e monumenti dalla stessa prospettiva di James.

Da quando Bob è presente nella sua vita quotidiana, i guadagni del giovane artista migliorano notevolmente, anche perché Bob incuriosisce e attrae i passanti standogli sempre accanto e riposando talvolta sopra la cassa armonica della chitarra.

Piuttosto significativa è la figura di Betty (Elisabeth), veterinaria che porta il peso di un passato doloroso dal momento che aveva un fratello pittore eroinomane. 

I momenti più toccanti del film sono sicuramente quelli in cui questa ragazza ricorda la morte del fratello maggiore come se avesse perduto per sempre una parte di lei: Mi proteggeva sempre. Aveva 28 anni.


JAMES BOWEN:

Vi dicevo all'inizio del post che questo film è un adattamento del libro di James Bowen, pubblicato nel 2012, divenuto best seller molto presto (ha venduto 1 milione di copie soltanto nel Regno Unito). 

James, londinese, nel 2007 era un tossicodipendente che cercava di uscire dalla sua dipendenza dall'eroina. Nell'autunno di quell'anno aveva incontrato un gatto randagio ferito e abbandonato per la strada e lo aveva chiamato Bob.

Pare che James Bowen sia riuscito a disintossicarsi grazie a un percorso di supporto psico-sociale e anche grazie alla compagnia del gatto!

PARISE, RACCONTO "ANIMA", I SILLABARI:

La prima volta che ho visto questo film ho pensato a questo racconto di Parise il cui protagonista è un cane di nome Bobi e la cui trama è estremamente semplice: Bobi è un cane randagio che cerca cibo per strada e anche nelle spazzature. Un uomo gli ha costruito un casotto con gli scatoloni Barilla, ma senza compromettersi più di così nei confronti di Bobi. 

Bobi lo attende per qualche giorno, forse con la speranza di venire adottato, di poter avere un padrone e una casa. Ma l'uomo non ritorna e il cane allora vaga per le strade semi-deserte e battute dal caldo sole di giugno. Trova la compagnia dei suoi simili, cioè, di altri cani.

Vi riporto il finale del racconto, proprio le ultime frasi:

Quello a tre zampe (il cane) tentò di ravvivare la domenica (il sole però stava calando) con due bussolotti, poi con l'inseguimento di un camion-rimorchio ma nessuno lo seguì salvo Bobi che si fermò dopo cento metri, ubriaco di fumo di nafta. Deviò a destra del camion-rimorchio barcollando e in quel momento fu investito da una motocicletta che frenò, sbandò e riprese la corsa. Il colpo gli fece molto male ma Bobi arrivò piano piano fino al casotto e lì, senza più aspettare il padrone che non arrivava mai, morì. Per puro caso, il giorno dopo, passò di lì il padrone, insomma, quello che Bobi era convinto fosse il padrone, e ricordando con grande dolore passeggero Bobi e certe sue distrazioni si domandò (o si disse?) una cosa molto bella e degna di lui: "I cani hanno l'anima".

La docente di Storia dell'italiano letterario la primavera scorsa, in una delle sue lezioni a distanza, aveva davvero ragione a dire che i Sillabari avrebbero dovuto essere rivisti dall'autore dal punto di vista della forma. Aveva riportato, nelle sue slides, altri esempi di racconti ma anche in questo brano Parise scrive come potrebbe scrivere un ragazzino che in italiano scritto ha un livello più che sufficiente ma non certo brillante:

1) Parentesi superflua (il sole però stava calando). Se l'autore ci teneva tanto a specificare che siamo quasi alla fine del giorno, poteva scriverlo poco prima della frase: Quello a tre zampe  tentò di ravvivare la domenica.

2) Correctio (con "insomma"), tipica della lingua orale. Ma io non lo accetterei nei temi e nella lingua scritta: insomma, quello che Bobi era convinto fosse il padrone.

3) con grande dolore passeggero: Che significa? Che la commozione dell'uomo per la morte di Bobi è sincera ma dura soltanto per un istante? Non è il modo adeguato di esprimerlo.

4) e certe sue distrazioni: Quali? Poco chiaro anche questo.

A di là della forma però, in questo breve racconto c'è un messaggio giusto, delicato: gli animali, anche se non sono creature pensanti, anche secondo me, soprattutto cani e gatti, hanno la capacità di comprendere chi vuole loro davvero bene e hanno dei sentimenti. Non solo: addirittura io arrivo a pensare che spesso, soprattutto i gatti, riescano a intuire gli stati d'animo dei padroni.

STORIA DI FUMINO:

Approfitto di questo post per raccontarvi la storia di questo bel gattino nero... Ex gattino, perché ormai ha poco più di un anno. Ma resta sempre il mio piccolo Fumino!


Io e i miei lo abbiamo accolto in casa ai primi giorni di novembre del 2019. Prima di essere adottato da noi, è stato rinchiuso, con i suoi fratellini, altri due gattini arancioni, in una scatola chiusa con lo scotch  vicino ai bidoni della spazzatura, nei pressi di Borgo Roma. Una signora, conoscente di un'altra nostra conoscente e compaesana, li ha trovati ma non poteva tenerli nel suo piccolo appartamento, e così ha diffuso via Whatsapp delle immagini e dei piccoli video dei tre gattini con la speranza di trovar loro delle "famiglie adottive".

Fumino (Fumo) è stato l'ultimo a trovare famiglia. E ha trovato noi! 

Per tutto l'inverno scorso è stato in casa ha diviso il mio studio con me: gli ho procurato un cestino, una coperta, una ciotola, una lettiera sotto ad una finestra e dietro al mio divano. Diverse volte  mi ha vista studiare, mi ha vista ripassare quello che era l'ampio programma di letterature comparate e ha sentito alcune lezioni di critica letteraria, di latino, di italiano letterario. Per questo è un gatto alfabetizzato!

E' cresciuto e si è "trasformato" nel modo di comportarsi: lo scorso anno, per qualche mese era molto agitato e nervoso, graffiava, e mordeva anche le nostre ciabatte e i nostri maglioni. Ma quando ha capito che qui era accudito, non abbandonato e maltrattato, ha iniziato a "cambiare carattere" e anche a diventare un pochino ruffiano.




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