Ho deciso di suddividere qui la biografia di Dante e in due macro-periodi: il primo va dal 1265 al 1302 e il secondo dal 1303 al 1321. Fra il primo e il secondo periodo troverete una piccola parentesi dedicata ad un poemetto intitolato Il Fiore, la cui attribuzione a Dante è tuttora discussa.
"Se gli studenti non sanno chi è Dante Alighieri,
i loro insegnanti glielo spieghino subito!"
così diceva Natalia Ginzburg in un'intervista risalente a metà degli anni settanta, quando Lessico famigliare era diventato un best-seller ed era stato proposto come lettura per le scuole medie. In Lessico in effetti, è menzionata l'opera di Dante De Vulgari Eloquentia fra le letture del fratello Mario.
DANTE, DAL 1265 AL 1302:
Nel 1285 avviene il matrimonio fra Dante e Gemma Donati, dal quale nascono sicuramente tre figli: Iacopo e Pietro, che commenteranno in seguito la Commedia, e Antonia, che si farà monaca assumendo il nome di suor Beatrice. Forse è suo figlio anche un certo Giovanni, anzi, forse è il suo primogenito. Il nome di Giovanni è attestato in un atto lucchese del 1308, nel quale si dice che il ragazzo, che in quell'anno aveva compiuto 15 anni, era stato costretto all'esilio con Dante.
Quattro anni più tardi Dante rientra fra i partecipanti Guelfi della Battaglia di Campaldino contro gli aretini che sono gli alleati dei Ghibellini di Firenze. In questa Battaglia, la lega guelfa sconfigge i Ghibellini.
Fra la produzione poetica giovanile di Dante è sicuramente da ricordare la Vita Nuova, composta fra il 1292 e il 1293. E' la storia d'amore idealizzata fra Beatrice, ragazza realmente esistita e da identificare in Bice di Folco Portinari. Bice èeffettivamente morta nel 1290. La Vita Nuova è un prosimetro di 42 capitoli totali, ovvero, è un'opera in cui le composizioni poetiche (31 in totale: 25 sonetti, 5 canzoni e 1 ballata) vengono collegate da una narrazione in prosa in cui si traccia una simbolica storia d'amore fra l'autore e Beatrice. Non dimentichiamo inoltre che i dati biografici reali vengono trasfigurati perché la realtà viene continuamente trasferita sul piano della visione: Beatrice è una figura che allude alla realtà eterna.
Dopo la morte di Beatrice e quindi, a partire dalla prima metà degli anni '90 del Duecento, Dante sceglie di dedicarsi allo studio della filosofia: tra le sue letture vorrei ricordare il De amicitia di Cicerone e il De consolatione philosophiae di Boezio. In questi anni a Firenze iniziano a diffondersi le teorie filosofiche di San Tommaso d'Aquino e, sempre in questo periodo, è attestato il rapporto fra Dante e Brunetto Latini, maestro di retorica che padroneggiava bene il francese e il latino.
Però è molto importante ricordare anche che, a metà dell'ultimo decennio del Duecento, Dante inizia la sua carriera politica: nel 1295 si iscrive all'arte dei medici e degli speziali per poter accedere in una fase successiva al priorato. Nel 1296 Dante compare tra i Savi della città di Firenze. L'anno successivo è membro del Consiglio dei Cento.
In quell'epoca però, il clima a Firenze non è dei migliori, dal momento l'equilibrio socio-politico della città è minacciato da divisioni interne nel partito dei Guelfi: i guelfi bianchi sono capeggiati dai Cerchi, una famiglia di ricchi mercanti, mentre i guelfi neri sono guidati dai Donati, dei nobili non ricchi. Gli scontri verbali fra queste due fazioni sfociano in violenze fisiche nel maggio del 1300 quando Dante viene inviato a San Gimignano per invitare questo comune a partecipare alla riunione dei Guelfi di Toscana. Questo gli preclude, per quell'anno, l'elezione al Priorato.
L'anno successivo, ovvero, nell'autunno 1301, Dante è fra gli ambasciatori fiorentini inviati a Roma dal papa Bonifacio VIII (che aveva affidato a Carlo di Valois il compito di pacificare la Toscana, favorendo così i Neri). Nel novembre 1301 i Neri, con l'aiuto di Carlo di Valois, si impadroniscono della signoria di Firenze e mettono a sacco le case dei Bianchi, tra cui probabilmente anche quella di Dante.
Il 27 febbraio 1302 Dante viene condannato, molto ingiustamente, all'esilio, all'esclusione dalle cariche pubbliche e al pagamento di una multa di 500 fiorini. Non essendosi presentato a pagare entro i tre giorni prescritti, il 10 marzo è stato condannato a morte sul rogo. In quel momento, anche se il sommo poeta sa bene di questa condanna, si trova per fortuna fuori Firenze... Nei primi mesi del 1302 è infatti già in esilio. E da qui in poi, la biografia di Dante si riempie di punti oscuri.
IL FIORE:
Amante contempla Fiore nel giardino e qui viene colto e trafitto dalle frecce di Amore. Anche se la Ragione lo sconsiglia, Amante tenta di cogliere Fiore ma, in questo intento, è ostacolato da Castità e Vergogna. Con l'aiuto di Bellaccoglienza, Amante riesce a baciare Fiore, ma a quel punto, Malabocca, Castità e Vergogna imprigionano Fiore in un castello da loro sorvegliato. Amante si rivolge allora a Ricchezza, ma in realtà, i suoi più veri aiutanti sono Amore e i baroni Cortesia e Ardimento. Dopo che il castello viene dato alle fiamme, Amante può conquistare Fiore.
Non è chiaro nemmeno il periodo esatto in cui quest'opera è stata scritta. Per Contini e per Petrocchi Dante potrebbe averlo scritto nel 1287 in seguito ad un soggiorno provenzale.
Il critico Gianfranco Contini ritiene non soltanto di aver trovato, all'interno del Fiore, alcuni elementi lessicali tipici del giovane Dante, ma anche di aver riscontrato effettivamente, nei sonetti 82 e 202, il nome di Ser Durante, che era il vero nome di battesimo di Dante. Aggiungiamo inoltre che da giovane Dante, affascinato dai modelli della lirica provenzale, soprattutto da Arnault Daniel, aveva tentato di adottarli nella propria poesia.
DANTE, DAL 1303 AL 1321:
Secondo quanto riportato da Biondo Flavio (XV° secolo), Dante trova riparo a Forlì nel 1303. Intanto muore Bonifacio VIII e viene eletto Benedetto XI° che aveva incaricato il cardinale Niccolò degli Albertini di riportare la pace a Firenze. Inutilmente, perché tra il 1303 e il 1305 si inaspriscono le sanzioni per gli esuli e per le loro famiglie: si estende la condanna al confino anche ai figli che avessero compiuto il quindicesimo anno di età.
Si dice anche che nel primo decennio del Trecento Dante abbia soggiornato in terra veneta: la permanenza a Verona fino al 1304 è testimoniata anche dal figlio Pietro. C'era comunque poco "feeling" fra Dante e Alboino della Scala.
Fra i soggiorni veneti più probabili vorrei ricordare quello a Padova, dove si narra che il poeta abbia visto Giotto affrescare la Cappella degli Scrovegni, e Treviso, ospite di un nobile che si chiamava Gherardo da Camino.
E' certo che, tra il 1304 e il 1307, Dante abbia lavorato a due opere erudite: il De Vulgari Eloquentia, incompiuto, e Il Convivio, opera in quattro libri.
Nel De Vulgari Eloquentia si tratta l'origine del linguaggio: Adamo parlava l'ebraico poi, con l'evento della Torre di Babele (Genesi, 11), Dio aveva confuso le lingue degli uomini. Fino ad arrivare al periodo dell'Impero Romano, epoca in cui prevaleva il latino. Dante arriva alla nascita delle lingue romanze e si augura che il "volgare" (lingua del popolo) diventi presto lingua letteraria. In realtà, grazie a lui il fiorentino è divenuto lingua letteraria! Manzoni scrive i Promessi sposi nel fiorentino ottocentesco, non in milanese. Sostanzialmente, Manzoni va a Firenze per imparare bene una lingua non sua.
Nel Convivio è interessante l'immagine del banchetto in cui le vivande sono le canzoni poetiche e il pane il commento che le accompagna. Vivande (poesie) e pane (commenti) sono offerti in volgare affinché tutti possano cibarsene.
Fra il 1306 e il 1307 Dante inizia a comporre la Commedia.
Nel 1310, Arrigo VII di Lussemburgo scende in Italia con un piccolo esercito per ribadire l'autorità imperiale su guelfi e ghibellini. Dante sostiene l'impresa di Arrigo VII, ma i Guelfi di Brescia, di Genova e dell'Italia centrale oppongono una dura resistenza ad Arrigo che muore prematuramente nel 1313.
Secondo Asor Rosa, è in questo periodo che risale il trattato politico De Monarchia, nella quale traspare la necessità politica di un governo imperiale che possa porre fine alle discordie comunali e civili. Dante crede nella storicità di Enea. E' presente inoltre l'idea della "divina" elezione del popolo romano a impero universale. Per Dante, il potere politico è indissolubilmente legato alla religione.
Nell'aprile 1314 inizia a circolare la cantica dell'Inferno.
Nel 1315 Dante rifiuta l'amnistia che Firenze propone ai propri esiliati a patto che questi ultimi riconoscano le proprie colpe. E così viene di nuovo condannato a morte nel mese di ottobre. Fra il 1315 e il 1320 Dante si trova a Verona, governata da Cangrande della Scala. Nel 1316 è possibile che Dante concluda il Purgatorio.
Nel gennaio 1320, Dante tiene una conferenza presso il tempietto di Sant'Elena, vicino al duomo di Verona. E' l'occasione per scrivere il De situ et forma aque et terre, trattatello in cui si dice che gli elementi della natura sono disposti in sfere concentriche: la Terra è la più interna ed emerge dall'acqua nella parte dell'emisfero boreale. Perché dovrebbe emergere dall'acqua? Per influsso stellare.
Dante ha scritto il De situ et forma aque et terre per impedire false accuse.
Dopo questa disquisizione, Dante lascia Verona e si trasferisce a Bologna presso Guido da Polenta. Il motivo non è noto, ma è certo che con Cangrande abbia comunque conservato buoni rapporti. A Bologna conosce il latinista Giovanni del Virgilio (cultore per l'appunto di Virgilio) che lo invita a scrivere un poema epico latino in modo tale da poter ottenere la gloria poetica. Dante rifiuta il consiglio, dal momento che vorrebbe essere premiato per la Commedia, della quale sta ultimando anche la terza cantica, il Paradiso.
Prima di concludere vorrei dire che, al periodo dell'esilio, risalgono 13 epistole dantesche.
Dante Alighieri muore, colto da febbri, nel settembre 1321, a Ravenna. Alcuni poeti, fra cui Giovanni del Virgilio, hanno composto degli epitaffi di elogio per la sua tomba. La cantica del Paradiso è stata pubblicata postuma dai figli Jacopo e Pietro.
Fin da subito, letterati, ecclesiastici, notai e mercanti l'hanno riconosciuta come un'opera di grande ricchezza culturale. Anche il popolo era attratto dalla Commedia, perché vi riconosceva figure storiche recenti, figure politiche, religiose, di santi.
LA COMMEDIA E' SICURAMENTE UN'OPERA INIMITABILE, PERCHE' IMPENSABILE AL DI FUORI DALLA TENSIONE MISTICA CHE L'HA GENERATA.
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