Eh sì, impiegherò due post per esporvi tutte le mie considerazioni e tutte le mie riflessioni su questo libro! Dirò qualcosa di ogni capitolo di quest'opera, proprio come ho fatto anche per La giornata di uno scrutatore di Calvino e La felicità familiare di Tolstoj. In questo post verranno trattati i primi dieci capitoli, nell'altro invece, i rimanenti nove.
Sarà un post piuttosto particolare: oltre ad esporvi alcuni miei pensieri vi porrò alcune domande abbastanza provocatorie e attuali.
LUOGO E TEMPO DI AMBIENTAZIONE:
Londra, anno di Ford 632, quindi, siamo come minimo nel 2500 d.C., epoca futura nella quale forse non esisterà nemmeno più il genere umano sulla Terra.
In questo romanzo, Dio, Gesù Cristo e il Cristianesimo sembrano essere stati completamente cancellati.
I personaggi di quest'opera trattano Ford come se fosse Dio ("Per Ford!", ad esempio).
E, cosa tragi-comica: al classico (ma già ai nostri giorni ormai obsoleto) "Sua Signoria" si sostituisce il pittoresco "Sua Forderia"... Ma che mondo di deficienti!
Per la civiltà di questo romanzo, il 1908 è considerato l'anno 1, cioè, il primo anno di produzione del modello automobilistico "T" di Ford. E' da qui che i governatori mondiali di questo romanzo vogliono far iniziare la storia dell'umanità.
CAP. 1:
Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l'entrata principale le parole: "Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale" e in uno stemma il motto dello Stato Mondiale: "Comunità, Identità, Stabilità".
Già qui ho pensato ad una serie di cose:
1) Verso la fine di un'estate di diversi anni fa (quanto mi manca il centro Italia!) ero stata in ferie a Misano (dopo Riccione, ad un passo dalle Marche) per circa 5 giorni. Io e mia zia eravamo ospiti all' Hotel Poker, gestito da una famiglia semplice e genuina, come ne si trovano diverse da Rimini in giù, con una bambina che stava per iniziare le scuole elementari. Quel che mi faceva impressione però era che l'hotelsi trovava in mezzo a palazzoni e condomini alti 12 o 13 piani, vicini alla costa. Un funghetto in mezzo a dei faggi secolari, praticamente. Non riesco ad immaginarmi un edificio di ben 34 piani, anche se credo che negli Stati Uniti, modelli architettonici così "babelici" esistano eccome! Penso poi anche alla mia Verona e in particolare ai quartieri periferici di Borgo Milano e di Santa Lucia: non sono bei posti, non sono assolutamente i quartieri ideali presso i quali abitare e sono luoghi pericolosi, fatti di rotonde, di traffico, di smog e di condomini ed edifici alti anche 10 piani.
2) Sono poi termini negativi "comunità", "identità" e "stabilità"? A che cosa vi fanno pensare? Una vera comunità, per me, è legata alla cooperazione sociale tra persone, l'identità invece è strettamente connessa con il saper pensare con la propria testa senza farsi influenzare troppo dalle circostanze sociali, stabilità invece è sempre stata una parola che mi ha trasmesso un senso sicurezza.
3)Poco dopo si dice che, sebbene sia estate, le luce che entra dalle finestre è fredda. Questo mi fa pensare all'incipit di 1984 di Orwell: Era una luminosa e fredda giornata di aprile. La distopia di Orwell inizia con una giornata gelida di aprile, caratterizzata da forti raffiche di vento. Ma può essere freddo il mese di aprile?! In Inghilterra magari sì, in Italia è abbastanza difficile, anche qui dalle mie parti al nord quasi estremo (da Verona all'Austria ci sono appena tre ore di strada). Semmai c'è fresco e umido.
Perché questa luce che entra dalle finestre deve essere fredda? Perché la freddezza è riferita ad un mondo asettico, altamente industrializzato e altamente produttivo.
Tutto questo primo capitolo, attraverso l'abbondanza di termini scientifici e biologici, si focalizza sulla riproduzione umana in serie esclusivamente extra-uterina. E' questo che si fa in un centro di incubazione e di condizionamento: gli embrioni vengono fatti sviluppare nelle fabbriche attraverso i metodi della fecondazione artificiale (ogni ovulo è controllato nella sua replicazione).
Questo però segna la fine dei legami familiari. Già adesso, nel XXI° secolo, ci sono dei metodi di fecondazione artificiale, per dare dei figli a coppie sterili oppure a coppie di omosessuali. Non mi esprimo oltre, perché è un argomento eticamente molto molto delicato.
Verso la fine di questo capitolo si dice che ci sono 5 caste, cioè, 5 classi sociali, istituite, per il volere dei leaders mondiali, mediante dei ritardi pianificati nelle fasi degli sviluppi delle cellule (gli embrioni dei futuri Delta e dei futuri Epsilon vengono privati di ossigeno per un po'):
Più bassa è la casta e meno ossigeno si dà. (...) Il primo organo a risentirne è il cervello. Poi lo scheletro. (...) Nel tipo Epsilon non c'è nessun bisogno di umana intelligenza.
Dicevo che le caste sono cinque: Alfa e Beta sono le due più alte. Gli Alfa e i Beta possono avere degli incarichi amministrativi.
Al di sotto di loro, i Gamma, i Delta e gli Epsilon.
CAP. 2:
All'inizio del capitolo, viene descritto un esperimento di condizionamento sui bambini di otto mesi della casta Delta: vengono portati in una stanza piena di libri e di fiori. I piccoli, attratti dai colori dei libri e dei fiori, si avvicinano gattonando ma, nel momento in cui li sfiorano e li toccano, una bambinaia, su ordine del direttore del centro di incubazione, abbassa una leva che fa generare una scossa elettrica che crea nei poveri piccoli traumi e paura. Perché lo si fa? Perché i ceti bassi non devono amare né la cultura né i fiori. E' pericoloso che un Delta sia attratto dalla cultura, arma che potrebbe aiutarlo a pensare autonomamente e ad uscire dalla sua dura condizione di operaio. Oltre a ciò, un Delta non può permettersi di amare nemmeno i fiori, simbolo della natura e della campagna. I Delta devono essere delle api produttive, non degli ammaliati di fronte alle meraviglie naturali.
Dice il Direttore ad un certo punto del capitolo: L'educazione morale non dovrebbe mai, in nessuna circostanza, essere razionale.
...Ma se è proprio la ragione che, a mio avviso, fa distinguere il giusto e onesto dal non corretto!!
CAP. 3:
Fuori, in giardino, era l'ora di ricreazione. Nudi nel caldo sole di giugno, sei o settecento fra bambini e bambine correvano con stridule grida sull'erba, o giocavano alla palla o sedevano silenziosamente a due e a tre fra i cespugli fioriti. Le rose erano sbocciate, due usignoli eseguivano i loro soliloqui tra le fronde, e un cuculo cantava un po' stonato fra i tigli. L'aria era sonnolenta del brusio delle api e degli elicotteri.
E' un quadretto sui giardini nel mese di giugno: le rose sono al massimo della loro fioritura e vari uccelli cantano tra le fronde verdi. Quindi un pochino di bellezza c'è in un mondo dominato da efficienza, industrie e produzione in serie.
...Però in questo capitolo c'è qualcosa di scabroso che non dev'essere trascurato: dei bambini in età da terza elementare stanno giocando a giochi erotici. E tutto questo è visto come un qualcosa di assolutamente normale e naturale anzi... i bambini che si rifiutano di farli vengono portati da una specie di psichiatra.
Arrivati a questo punto della lettura, il Direttore del Centro di Incubazione sembra l'unico a conoscere la storia del passato:
Rivelò la stupefacente verità. Per un lungo periodo prima dell'epoca del Nostro Ford, e anche per qualche generazione posteriore, i giochi erotici tra fanciulli erano stati considerati anormali; non soltanto anormali ma perfino immorali ed erano stati di conseguenza rigorosamente repressi.
I bambini che praticano dell'erotismo... è veramente incredibile!
Ad ogni modo, questa parte del libro mi ha fatto pensare al CB (Carmen Buranus) 88, letto e studiato lo scorso anno. Ne riporto soltanto alcune strofe (dalla 4° alla 7°):
Virginis egregie
ignibus calesco
et eius cotidie
in amore cresco.
Sol est in meridie,
nec ego tepesco.
Gratus super omnia
ludus est puelle
et eius precordia
omni carent felle
sunt, que prestat, basia
duciora melle.
Ludo cum Cecilia
nihil timeatis!
Sum quasi custodia
fragilis etatis
ne marcescant lilia
sue castitatis.
Flos est; florem tangere
non est re secura
uvam sino crescere
donec sit matura
spes me facit vivere
letum re ventura.
Cerco di spiegarvi il senso di tutto ciò senza tradurvela: il puro e onesto giovane autore del carme ama ardentemente Cecilia, e, anche se prova per lei desiderio di unione, non lo attua: si definisce "il custode della sua giovane età", dal momento che lei è paragonata ad un fiore e quindi non è giusto spezzare la purezza di un fiore che sta sbocciando. I gigli, di colore bianco, sono degli exempla castitatis. Però, nell'ottica di questo anonimo autore, è giusto e lecito sperare di potersi donare all'amata in un avvenire comune. In questo carme, sebbene ci sia il concetto dell'amore come ludus, una delle parole chiavi di tutta la poesia, è molto marcata anche l'idea di un amore tenero e affettuoso, di un amore che protegge l'altro e che vuole crescere con l'altro in attesa di potersi totalmente donare. Il ludus corrisponde dunque unicamente a gesti teneri e pieni di calore. Il ritornello di questo componimento in effetti recita:
Amoris solamine
virgino cum virgine
aro non in semine
pecco sine crimine.
Concludo le mie riflessioni sul terzo capitolo con una citazione e con un altro parallelismo extra-testuale:
1) Ora- questo è il progresso- i vecchi lavorano, i vecchi hanno rapporti sessuali, i vecchi non hanno un momento, un attimo da sottrarre al piacere, non un momento per sedere e pensare."
Ma può essere questa una sana vecchiaia?
Pensare, nella società di questo romanzo, è un qualcosa di insensato, di improduttivo. (Non è un po' così anche nel tempo in cui viviamo?)
Dice sempre il Direttore del Centro:
I vecchi, nei brutti tempi antichi, usavano rinunciare, darsi alla religione, passare il loro tempo a leggere, a meditare... meditare!!
2) Nessuno, almeno in questi primi tre capitoli del Mondo Nuovo, sembra sapere che cosa significa ragionare, commuoversi, emozionarsi, innamorarsi davvero. Nessuno sembra apprezzare la cultura, che viene bollata come un'esclusiva perdita di tempo. In Fahrenheit 451 si bruciano i libri che rivelano i pori sulla faccia della vita.
La letteratura non è soltanto astrazione e/o estraniamento dalla realtà. La letteratura si riferisce a sentimenti e a situazioni che possono essere eterne nella storia dell'umanità. Sapete, più volte mi è stato chiesto: "A che cosa serve far capire e far studiare ai ragazzi qualcosa come le figure retoriche?"
Serve. Proprio come le equazioni, le figure metriche e retoriche non hanno utilità nella vita di ogni giorno, ma servono a far ragionare. Eccovi un esempio (è un mio piccolo testo):
- Già da ragazzina, mi capitava a volte di sognare la mia vita adulta così: una cattedra in materie letterarie, una casetta non troppo grande con un giardino rigogliosissimo e colorato in primavera, e io e mio marito all'ombra di un faggio o di un melo o di un tiglio, abbracciati a leggere Pascoli o Ungaretti. Si potesse vivere così ogni giorno la vita coniugale!
Ho scritto: e io e mio marito all'ombra di un faggio o di un tiglio, abbracciati a leggere Pascoli o Ungaretti.
Come si fa, concretamente e logicamente, a leggere Giovanni Pascoli o Giuseppe Ungaretti, che sono stati due persone fisiche, oltre che due grandi poeti? Con i loro nomi si allude qui, infatti, alle loro raccolte di poesia (ad esempio i Canti di Castelvecchio o Il porto sepolto). Questo appena spiegato è un buon esempio di metonimia.
Si potesse vivere così ogni giorno la vita coniugale! Questo invece è un polittoto: "vivere" prima è un verbo e, appena 4 parole dopo, diviene un sostantivo "vita". Qui ho ripetuto, nella stessa frase, una parola, e ne ho cambiato la sua funzione morfo-sintattica.
CAP. 4:
...E, dopo le prime tristi 50 pagine, ecco che troviamo qualcuno che crede ancora nelle parole. E' Helmholtz, insegnante di Tecnica Emotiva Superiore presso un istituto di Ingegneria. Helmholtz dice, a proposito delle parole: leggi e ti trapassano.
Le parole possono essere paragonate ai raggi X; se si usano a dovere, attraversano ogni cosa. (...) Questa è una delle cose che tento di insegnare ai miei studenti, a scrivere in maniera da colpire a fondo.
CAP. 5:
La protagonista di questo capitolo è Lenina Crowne, una ragazza Beta che lavora presso il Centro di Incubazione e che ha avuto ed ha storie passeggere con diversi uomini, senza essere davvero mai stata innamorata. (E non è così anche ora, per qualcuna?)
Sentite, la festa della donna è stata ieri. Fa un gran piacere, almeno, parlo per me, ricevere poesie, frasi commoventi e mazzi di mimose. Mi fa sentire valorizzata. Io sono la prima a dire che una ragazza e una donna devono perseguire innanzitutto l'obiettivo di divenire ciò che sono, di sviluppare le loro doti, intellettive, sociali, relazionali oltre che di curare l'aspetto fisico. Coltivare le proprie doti relazionali significa anche non "saltare" da un uomo ad un altro... Così ci si rovina!
Sono la prima a dire che gli uomini onesti, veramente rispettosi e veramente miti sono pochi, sono rarità. Eh sì, sono rarità: al di là di quelli cattivi che opprimono e uccidono, ce ne sono molti altri che strangolerei volentieri, con la loro impressionante freddezza, con i loro pregiudizi, con la loro ignoranza e arroganza e con la loro presunzione.
Ad ogni modo, Lenina dice Bernard, il suo amante del momento: Tutti sono felici adesso.
Questo romanzo di Huxley presenta un mondo senza fame, senza guerre e senza malattie. Però c'è comunque qualcosa di veramente molto grave: il destino degli uomini, già dal momento del concepimento artificiale, è già segnato. Prima che esistano viene decisa la loro casta di appartenenza e il loro ruolo sociale e professionale.
Ma si può definire questo un mondo felice? Che cos'è la felicità?
La definisco qui etimologicamente (questa etimologia potete trovarla nel romanzo di D'Avenia intitolato Cose che nessuno sa).
FELICITA': dal greco antico φύω, ovvero, "genero". Da questo verbo greco deriva il latino felix (=fertile).
Un mondo che in cui gli esseri umani non si riproducono più attraverso atti d'amore ma attraverso tecniche artificiali può essere un mondo felice? Bastano i beni materiali a rendere felici gli uomini e le donne?
Helmholtz non è né felice né integrato in una società di questo genere. Nemmeno Bernard, che rivendica il proprio diritto all'individualità, al poter stare da solo.
La felicità può consistere soltanto in una produzione materiale, in serie e meccanica?!
CAP. 6:
Nella prima parte di questo capitolo ci si sofferma un po' sulla figura di Bernard, psicologo Alfa-plus. E' un giovane uomo che odia i luoghi affollati e che tende a isolarsi, a stare in silenzio, a contemplare paesaggi naturali suggestivi, come un tramonto in riva al mare. Bernard vuole essere se stesso, non una cellula del corpo sociale.
CAP. 7:
Bernard e Lenina vanno in vacanza in Nuovo Messico per un weekend. Particolare importante: in questo romanzo ci sono i taxi-copteri: taxi dotati di eliche che volano nel cielo e che permettono agli umani di raggiungere mete lontane e oltre-oceano in tempi relativamente brevi.
Qui, in una zona del Nuovo Messico, i due giovani scoprono una popolazione che non vive come loro: non c'è tecnologia, non c'è riproduzione artificiale, non c'è condizionamento, non ci sono palazzoni né pubblicità. Nulla di tutto ciò. Anzi: dominano i riti magici, i riti di iniziazione all'età adulta, la sporcizia, la frugalità.
Lenina rimane colpita e schifata alla vista di un vecchio indiano che scende le scale:
Un indiano quasi nudo scendeva lentamente la scala dal terrazzo del primo piano d'una casa vicina, gradino per gradino, con la cautela tremebonda dell'estrema vecchiezza. La sua faccia era segnata da rughe profonde. e nera come una maschera silicea. La bocca sdentata era infossata. Agli angoli delle labbra e a ciascun lato del mento pochi lunghi peli quasi bianchi luccicavano sulla pelle scura. I lunghi capelli non intrecciati gli ricadevano in ciocche grigie attorno al viso. Il suo corpo era curvo, tutt'ossa, quasi scarnito.
Dopo la lettura di questo passo ho pensato che al giorno d'oggi non si accetta la vecchiaia. Non la si accetta né nel mondo cosiddetto "civilizzato" di questo libro, né oggi (vedi l'esempio di Gemma Galgani).
CAP.8:
Entra in scena un altro personaggio decisamente importante in questo romanzo: il giovane John. Se Bernard non è integrato nella società in cui vive e si definisce, di fronte a John, un po' diverso dalla maggioranza, John a sua volta, ragazzo di animo appassionato e intelligente, non si sente integrato in quel mondo senza tecnologie. Perché?! Perché è un bianco, dal momento che è figlio naturale di Linda, un'ex Beta minus che da giovane, dopo una relazione con il Direttore del Centro di Incubazione, era fuggita da Londra e si era rifugiata nel Nuovo Messico.
Insomma, Bernard e John sono "due diversi" in due società che sono l'una l'opposto dell'altra: una è pulita, produttiva, efficiente e anaffettiva, l'altra è sporca, passionale, fatta di violenza, di divinità, di riti, di tradizioni.
C'è una frase di John che mi colpisce: Se uno è diverso, è fatale che sia solo.
Che ne pensate? E' valido oggi?!
CAP. 9:
John si innamora a prima vista di Lenina. La osserva dormire e sussurra dei versi di Shakespeare. John conosce molto bene le tragedie di questo autore: ha iniziato a leggerlo da bambino.
E qui vediamo un diversissimo atteggiamento nei confronti della cultura rispetto a quello del Direttore del Centro. Il Direttore liquida il passato come un qualcosa di triste, di retrogrado. John sa gustare invece la letteratura. Mentre, nella società londinese delineata nei capitoli precedenti, i pochissimi libri esistenti non sono né nelle librerie né in mano ai membri Alfa e/o Beta.
I governatori mondiali, o meglio, i dittatori mondiali, tengono Shakespeare, la Bibbia, i Vangeli e altre opere letterarie nei cassetti delle loro scrivanie. E' pericoloso diffonderli!
CAP. 10:
John e Linda vorrebbero ritornare nel mondo industriale. E Bernard esaudisce questa loro richiesta.
Ad ogni modo, in questo capitolo, il Direttore del Centro di Incubazione, tanto a favore della fecondazione extra-uterina, viene licenziato. Perché, in questo capitolo, viene reso pubblico il fatto che abbia fatto un figlio "alla maniera naturale".
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