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14 gennaio 2022

Il tardo Ungaretti:

"DIALOGO":

Si tratta di una piccola raccolta scritta da due autori dal momento che nove poesie sono di Giuseppe Ungaretti e otto sono invece dell'amante Bruna Bianco, poetessa di origini italiane che, alla fine degli anni '60, viveva in Brasile. 

Nella seconda metà degli anni '60 il poeta, che faceva spola tra Italia e Brasile, ha intrattenuto una relazione sentimentale ed epistolare con questa giovane. Importante precisare che c'era una notevole differenza di età tra loro due dal momento che Ungaretti era nato nel 1888.

Vi presento stasera una delle mie letture di novembre, quando la temperatura era decisamente meno rigida e io cercavo, spesso sotto un albero quasi spoglio, di "navigare e nuotare in fiumi di inchiostro", "oltre la tristezza", "oltre il mio presente".

In questo post mi concentrerò soltanto su tre poesie della raccolta appartenenti a Ungaretti.

E' pur sempre un approfondimento utile e interessante per tutti, compresi noi laureati magistrali in Lettere, abituati a inquadrare questo poeta come "il poeta della grande Guerra" oppure "il poeta del mi illumino d'immenso".

12 SETTEMBRE 1966:

Sei comparsa al portone
in un vestito rosso
per dirmi che sei fuoco
che consuma e riaccende.

Una spina mi ha punto
delle tue rose rosse
perché succhiasse al dito,
come già tuo, il mio sangue.

Percorremmo la strada
che lacera il rigoglio
della selvaggia altura,
ma già da molto tempo
sapevo che soffrendo con temeraria fede,

l'età per vincere non conta.

Era di lunedì,
per stringerci le mani
e parlare felici
non si trovò rifugio
che in un giardino triste
della città convulsa.

Fossi in una scuola secondaria questa la spiegherei quasi verso per verso. 

In questo componimento si parla di un appuntamento. Bruna compare davanti alla porta dell'appartamento di Ungaretti con un vestito rosso. Io i vestiti rossi li metto soltanto a Natale. 

Bruna compare. Sembra un'improvvisa apparizione. 

E' "comparsa", che è diverso da "venuta" o "arrivata". Il comparire rivela la sorpresa del poeta nel vederla.

per dirmi che sei fuoco/che consuma e riaccende.= Il fuoco assume molti valori nel corso della storia della letteratura italiana: è simbolo di distruzione nel romanzo di Pavese La luna e i falò, riconduce alla passione nel Canzoniere di Petrarca, è simbolo di calore e di condivisione nella povertà e in un periodo di carestia nello splendido e famoso romanzo di Manzoni.

Bruna è in grado di portare una ventata di gioventù e di vitalità nell'animo del poeta e dunque, nell'animo di un uomo che indubbiamente ha avuto una vita dura: ha sperimentato sulla propria pelle la precoce perdita del padre (aveva due anni), le due guerre, la morte di un figlio di 9 anni per peritonite, la perdita della moglie. Mi ha commossa, tempo fa, l'ascolto di un'intervista in bianco e nero a un Giuseppe Ungaretti ormai anziano. Nel corso della registrazione Ungaretti diceva al suo interlocutore: la mia vita è stata dura, ma con l'aiuto di Dio sorrido ancora.

Una spina mi ha punto/delle tue rose rosse= Bruna è qui paragonata ad una pianta di rose rosse, simbolo, da sempre, di un vero innamoramento. Le rose però sono delicate, belle e... dotate di spine. 


perché succhiasse al dito,/come già tuo, il mio sangue.= Tu mi appartieni.

rigoglio= riferito alle chiome degli alberi in collina. La strada appare come un elemento costruito dall'uomo che "rovina" il paesaggio, che guasta la visione della natura.

selvaggia altura= Siamo sicuri che questa espressione rappresenti soltanto un elemento fisico?! Che possa alludere a quel che sarebbe la quotidianità del poeta se non ci fosse Bruna? Senza questa relazione la vita del poeta sarebbe fatta di solitudine.

ma già da molto tempo/sapevo che soffrendo con temeraria fede= più o meno come scrivevo poco fa: il soffrire rimanda ad una vita caratterizzata da numerosi momenti di dolore, la fede temeraria è invece riconducibile alla tenacia.

l'età per vincere non conta. Che significato ha qui secondo voi il verbo "vincere"?

"Vincere" in questo caso rimanda semplicemente alla felicità. Si può sempre esserlo. Indipendentemente dall'età. E' un qualcosa che ci spinge a cercare dentro noi stessi dei motivi per cui gioire o essere contenti. E ciò che conta sono i rapporti umani più sinceri, più costruttivi.

Era di lunedì= Il poeta menziona il giorno esatto dell'appuntamento. E la città convulsa è proprio la grande metropoli di San Paolo! 

giardino triste= Si tratta di un luogo che, pur non essendo un "locus amoenus" come quello dei Carmina Burana o come quelli dei madrigali di Tasso, favorisce l'armonia tra Giuseppe e Bruna.

Il giardino è triste forse per due motivi o per uno di questi due: o il tempo è un po' nuvoloso e grigio e dunque il sole non illumina piante, fili d'erba e aiuole oppure si tratta di un giardino pubblico poco curato, cosa assolutamente possibile nel Brasile del secolo scorso (e forse anche ora).

AREE LESSICALI:

Il lessico è molto semplice, privo di arcaismi e di forestierismi.

TEMPO= molto tempo, età, lunedì.

PASSIONE= rosso, fuoco, rose rosse, spina, sangue.

LESSICO DELL'AMBIENTE INTERNO= portone.

LESSICO AMBIENTE NATURALE= selvaggia altura, giardino, rigoglio.

LESSICO AMBIENTE URBANO= città, strada.

TEMPI VERBALI:

Nelle prime due strofe si trovano un congiuntivo e forme verbali al presente e al passato prossimo. Come mai? Perché il sentimento del poeta è indubbiamente valido nel momento in cui scrive.

Nelle ultime due strofe e nel verso isolato che le separa ci sono invece passato remoto, imperfetto, un infinito e un gerundio, dal momento che l'autore ricorda cosa è avvenuto in un giorno specifico, cioè, proprio in quel lunedì.

STELLA:

Stella, mia unica stella,
Nella povertà della notte, sola,
Per me, solo rifulgi,
Nella mia solitudine rifulgi;
Ma, per me, stella
Che mai non finirai d'illuminare,

Un tempo ti è concesso troppo breve,
Mi elargisci una luce
Che la disperazione in me
Non fa che acuire.

La stella è proprio Bruna: mia unica stella significa "unica relazione bella profonda e significativa di questo periodo".

povertà della notte= allusione ai momenti di malinconica solitudine di Ungaretti. 

sola,/Per me, solo rifulgi= Polittoto: la morfologia dell'aggettivo "sola" muta, nel giro di poco tempo, dal femminile al maschile.

Per me, solo rifulgi,/nella mia solitudine rifulgi;= epifora: stessa parola alla fine di due versi consecutivi! E c'è anche una figura etimologica: solo/solitudine: l'aggettivo che diviene, a breve distanza, un sostantivo con la medesima radice semantica). 

"Solo io vedo quanto sei splendida e solo io mi nutro della tua luce."

I tempi verbali prevalenti in questo caso sono presente e futuro.

Sintassi semplice, solo due relative, sottolineate, rispettivamente al verso sei e al verso nove.

Ma, per me, stella/Che mai non finirai d'illuminare,/Un tempo ti è concesso troppo breve= Sei e sarai importante ma, a causa della mia avanzata età, mi accompagnerai per un tempo breve.

Mi elargisci una luce= largior in latino significa "donare". Bruna è un dono per l'autore.

DONO:

Ora dormi, cuore inquieto,
Ora dormi, su, dormi.

Dormi, inverno,
Ti ha invaso, ti minaccia,
Grida: «T'ucciderò
E non avrai più sonno».

La mia bocca al tuo cuore, stai dicendo,
Offre la pace,
Su, dormi, dormi in pace,
Ascolta, su, l’innamorata tua,
Per vincere la morte, cuore inquieto.

Che lessico ripetitivo! Un'anafora già ai primi due versi e l'imperativo "dormi" ripetuto per ben tre volte in una breve strofa!

Ci sono due verbi all'imperativo qui: dormi e ascolta. Per il resto si tratta di voci verbali o al futuro, o al presente o all'infinito. 

"Stare + gerundio", come nel caso di stai dicendo, è costruzione perifrastica.

Gli ultimi due versi, ad ogni modo, si riferiscono proprio all'amore in grado di lenire la paura della morte.

Ad ogni modo, si possono distinguere alcune parole che fanno parte della sfera semantica della quiete (dormi, sonno, pace) e altre che rimandano alla violenza (minaccia, ti ucciderò) o all'angoscia (inquieto, invaso, grida, morte) o, in modo velato, alla vecchiaia (inverno).

Da sempre, sin dalla nascita della lirica nell'antica Grecia, l'autunno è segno di decadenza della vita mentre l'inverno è l'età avanzata.


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