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1 gennaio 2022

"The terminal": vale di più lo scrupoloso rispetto delle leggi o il rispetto per le persone?

Mi piace sempre rivedere questo film durante il periodo natalizio, visto che la vicenda rappresentata fa riflettere su alcune questioni che rinviano ai rapporti umani in un'epoca di globalizzazione.


TRAMA E AMBIENTAZIONE:

Moltissimi eventi del film si svolgono all'interno dell'aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York. Più che un aeroporto sembra un centro commerciale pieno di negozi, di ristoranti, di larghi corridoi e di scale mobili.

Ad ogni modo, il protagonista è Viktor Navorski che, giunto presso l'aeroporto dalla Krakozhia, stato immaginario dell'Europa Orientale in cui si è appena verificato un colpo di stato ed è appena iniziata una guerra civile, viene trattenuto dal direttore della sicurezza aeroportuale Frank Dixon.

All'interno degli uffici gli viene ritirato il passaporto e gli vengono negati sia il visto di ingresso per gli Stati Uniti sia il ritorno in Krakozhia, stato non più riconosciuto dal governo americano. 

Per questo Viktor si trova costretto a sostare per diversi mesi presso l'aeroporto Kennedy e l'uscita 67 diventa fin da subito una sorta di casa, soprattutto nelle ore dedicate al riposo notturno. 

Inizialmente Viktor conosce poco l'inglese e si ritrova completamente solo in un luogo che per qualsiasi altro viaggiatore è un posto di passaggio da una destinazione ad un'altra.

Lo avevo scritto in qualche post di un paio di anni fa ma riprendo volentieri questo argomento di geografia umana e di antropologia contemporanea: l'aeroporto, come una qualsiasi stazione e come un qualsiasi centro commerciale o supermercato, è un non- luogo.

Come ha affermato l'antropologo Marc Augé, le stazioni e gli aeroporti sono luoghi soltanto per chi vi lavora, mentre invece per i passeggeri i le stazioni e gli aeroporti sono dei non luoghi, cioè spazi di transizione dal momento che al loro interno non vengono costruiti rapporti sociali né vengono espresse forme culturali. Più o meno la stessa cosa vale per centri commerciali e supermercati: questi infatti sono dei non luoghi per chi fa spesa e shopping, mentre invece sono luoghi a tutti gli effetti per commessi, cassieri e addetti alle pulizie.

Una delle guardie che lavorano per Frank Dixon dice a Viktor ancora all'inizio del film: "C'è soltanto una cosa che si può fare al John Fitzgerald Kennedy: shopping!"

Ma questa è una frase che ha poco a che fare con la "situazione sospesa a tempo indeterminato" del protagonista.

Per Viktor l'aeroporto diviene effettivamente un luogo in cui vivere, imparare meglio l'inglese attraverso l'acquisto e la lettura di alcuni libri, relazionarsi con alcuni lavoratori e con una passeggera.

ALCUNI PERSONAGGI DELL'AEROPORTO:

Vorrei ora illustrarvi brevemente alcune figure che si incrociano con la situazione incredibile e assurda di Viktor.

Il primo è proprio Frank Dixon, una sorta di antagonista: dicevo sopra che è il capo della sicurezza aeroportuale. Si tratta di un uomo molto rigido e molto ligio alle regole. Per lui Viktor è soltanto un problema: vorrebbe che scappasse dall'aeroporto e invece questo non accade mai. 

Una volta gli offre, invano, l'opportunità di varcare le porte di uscita dall'aeroporto, ma non certo per generosità: "Per cinque minuti, da mezzogiorno, l'America sarà aperta", dice Frank a Viktor una mattina per poi sorridere e rivolgersi ad una delle guardie al suo servizio in questo modo: "Me ne sbarazzo, così dopo che sarà uscito dal nostro aeroporto diventerà un problema per qualcun altro."

Significativa è la scena in cui un viaggiatore russo viene trattenuto dagli uomini di Dixon per aver trasportato dei farmaci senza ricetta che doveva portare al padre ammalato in Canada. Qui l'interprete tra il signore russo e Dixon è Viktor che, con molta comprensione ed empatia, traduce in modo sbagliato ciò che l'uomo, disperato, gli urla, cioè, riferisce al direttore dell'aeroporto che le medicine sono per una capra. Negli Stati Uniti il regolamento dice che, per i viaggi, non è necessaria la ricetta per medicinali destinati agli animali.

Ad ogni modo, come coordinatore della sicurezza aeroportuale, Frank ostacola più di una volta la vita del protagonista all'interno dell'aeroporto: dal trasporto dei carrelli porta-bagagli Viktor ricavava delle monete per pranzo e cena ma Dixon, con l'assumere un addetto ai carrelli, vuole fare in modo che il krakozhiano" non sia più incentivato a ricavare monete: "Niente monetine, niente cibo. Niente cibo, quindi fuga dall'aeroporto".

Ma anche qui Frank si sbaglia, visto che Enrique Cruz, giovane addetto al servizio mensa per i lavoratori dell'aeroporto, ogni giorno inizia a offrire cibo gratuito a Viktor. Enrique Cruz avrà più o meno la mia età, è un ragazzo ingenuo e...timido. "Io ti assicuro i pasti ogni giorno ma tu devi ottenere informazioni su Dolores". Dolores è l'agente che timbra i documenti dei viaggiatori presso uno sportello. Ogni mattina Viktor si fa timbrare i documenti e i moduli (=e puntualmente, ogni mattina gli viene negato l'ingresso per New York city) per ottenere informazioni su di lei, sulle sue attività nel tempo libero, sul suo vissuto.

Poi c'è Gupta, l'addetto alle pulizie, un anziano dal carattere molto diretto e un po' brusco di origini indiane che nel '79 è fuggito dall'India dopo aver assassinato un poliziotto che lo ricattava.

E infine, ecco Amelia, una hostess di 39 anni amante di Max, uomo sposato e sempre in giro per il mondo come lei. 

Inizialmente la hostess crede che Viktor, indubbiamente attratto da lei, sia un viaggiatore abituale. Non nasce una storia d'amore tra i due, perché presto, subito dopo una cena insieme in un locale del piano superiore dell'aeroporto, si rendono conto delle loro grandi differenze.

Amelia sa che, pur essendo vicina all'età matura, non ha costruito relazioni stabili né in ambito lavorativo né in ambito affettivo: il rapporto con Max sarà sempre un vicolo cieco, dal momento che si tratta di un uomo incapace di essere responsabile e incapace di compiere delle scelte importanti e definitive.

Se Amelia scegliesse Viktor andrebbe sicuramente incontro a un futuro meno precario e sperimenterebbe un amore romantico e rispettoso, ma non ha la forza di percorrere un cammino di cambiamento nel suo modo di vedere le relazioni. E per di più è consapevole di essere in difetto: Stai alla larga da me, Viktor.

IL MOTIVO DEL VIAGGIO A NEW YORK DI VIKTOR:

Fa sorridere ma così è questo film: il motivo per il quale Viktor si reca a New York è soltanto quello di poter ottenere un autografo di un musicista jazz. Il padre di Viktor infatti era un appassionato di musica jazz, per questo quando era in vita collezionava gli autografi di cantanti e suonatori di questo stile. Ma gli mancava l'autografo di Benny Golson, piccolo obiettivo che Viktor riesce a conseguire una volta uscito dall'aeroporto.

Dopo nove mesi, quando la guerra civile in Krakhozia termina, Dixon vorrebbe assolutamente che Viktor ritornasse in Krakhozia e lo ricatta, sapendo bene che in quei mesi di permanenza l'apolide ha stretto legami di amicizia soprattutto con Enrique e Gupta, rappresentanti, in questo film, delle fasce sociali medio-basse degli Stati Uniti: "Se tu provi a mettere piede a New York City io licenzierò tutti i tuoi amici".

Ad ogni modo, Viktor non cede al ricatto e, sotto sotto, nella penultima scena del film, Frank Dixon sorride sotto i baffi nel vedere questa determinazione.

C'è soltanto una domanda che pongo a voi lettori, indipendentemente da fatto che conosciate o meno il film: secondo voi in The Terminal sono visibili le contraddizioni americane? 

Non voglio dirlo io, ma pensateci. Il film è del 2004: da una parte illustra un'America global e commerciale, dall'altra degli immigrati di New York  solidali con Viktor e la sua condizione, dall'altra ancora una mancanza di sensibilità, una mancata voglia di aiuto concreto nei confronti del protagonista... E' davvero così molteplice e contraddittoria l'America del Nord?!

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Ecco come è realmente finito il mio 2021= l'altro ieri ho rifiutato un incarico di insegnamento offertomi da una scuola superiore perché ho ragionato pensando prima di tutto al bene dei bambini.

Al di là del fatto che per le classi quarte le lezioni della settimana 10- 14 gennaio sono quasi del tutto pronte. 

Per la seconda ho trovato la filastrocca sul gatto Baffetto a proposito del ripasso sulle doppie ma devo organizzarmi meglio nei prossimi giorni, visto che sono rimasta indietro con una regola dell'ortografia che non sono riuscita a spiegare il 22 dicembre.

*Il film che voglio presentare prima del 10 gennaio è I'm your man. Proprio quel film che presenta la convivenza tra automi e umani e anzi... la possibilità di relazioni affettive con degli automi in un futuro possibile. Sembra una sciocchezza ma... il film confuta questa questione per rispondere, alla fine, attraverso la protagonista Alma, in modo profondo e disincantato.


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