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1 luglio 2022

La rapidità nello stile narrativo:

Per illustrarvi questa caratteristica narrativa, molto ricorrente nella letteratura americana del secolo scorso, parto dalla leggenda di Carlo Magno, riportata da Calvino all'inizio del secondo capitolo delle Lezioni americane.

1) LA LEGGENDA DEL LAGO DI COSTANZA:

L'imperatore Carlo Magno in tarda età s'innamorò di una ragazza tedesca. I baroni della corte erano molto preoccupati vedendo che il

sovrano, tutto preso dalla sua brama amorosa e dimentico della dignità regale, trascurava gli affari dell'Impero. Quando improvvisamente la ragazza morì, i dignitari trassero un respiro di sollievo, ma per poco: perché l'amore di Carlo Magno non morì con lei. L'imperatore, fatto portare il cadavere imbalsamato nella sua stanza, non voleva staccarsene. L'arcivescovo Turpino, spaventato da questa macabra passione, sospettò un incantesimo e volle esaminare il cadavere. Nascosto sotto la lingua della morta egli trovò un anello con una pietra preziosa. Dal momento in cui l'anello fu nelle mani di Turpino, Carlo Magno si affrettò a seppellire il cadavere, e riversò il suo amore sulla persona dell'arcivescovo. Turpino, per sfuggire a quell'imbarazzante situazione, gettò l'anello nel lago di Costanza. Carlo Magno s'innamorò del lago e non volle più allontanarsi dalle sue rive.

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Questa leggenda è riportata, in modo così sintetico, in un quaderno di appunti dello scrittore romantico Barbey d'Aurevilly.

Ecco a voi le osservazioni più interessanti, dal punto di vista stilistico e dei contenuti, da tenere presente:

A) Questo racconto è formato da una catena di eventi che si susseguono velocemente l'un l'altro: l'innamoramento dell'imperatore per una ragazza, la passione necrofila, l'attrazione di tipo omosessuale e la contemplazione del lago.

B) L'elemento che stabilisce i rapporti tra i personaggi e collega gli avvenimenti è l'anello.

C) L'amore stabilisce inoltre una continuità tra le diverse forme di attrazione. Rilevante è infatti, all'interno della leggenda, il lessico appartenente alla sfera dell'amare:s'innamorò, brama amorosa, amore, macabra passione.

D) Assenza di dialoghi.

E) Quel che qui conta è l'essenziale: c'è soltanto una serie di avvenimenti, i dettagli e i particolari vengono trascurati a favore di una forte insistenza sulle ripetizioni. 

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La prima parte della settimana l'ho trascorsa a ritagliarmi del tempo, al di là di alcuni impegni, per poter riordinare armadi e scaffali stra-pieni di libri e... di ricordi. Ho dovuto farlo al di là di quest'afa opprimente già dalle 4 della mattina: ormai i libri, i dizionari, i fascicoli e gli appunti universitari mi cadevano addosso.

Il fascicolo del mio campo di maturità 2009 però non verrà mai cestinato: è stato creato da persone che, quando sono nata, stavano imparando a parlare e che 12 anni fa avevano un intento educativo basato soprattutto sull'importanza del conoscere se stessi e del relazionarsi con gli altri ("non siamo isole ma arcipelaghi" è la frase che mi è rimasta impressa nel corso degli anni; ed era una massima legata al Cerchio della gioia). Il problema è stato, e lo avevo già accennato, il comportamento di molta gente della mia età che non ascoltavano... C'erano dei momenti, soprattutto la sera, in cui mancava del tutto la comunicazione tra animatori e animati all'interno del salone della casa del campo scuola. Mi ricordo benissimo, dai 5 anni in poi i ricordi nella mia mente sono molto lucidi. Prima c'è qualcosina di molto sfuocato. 

Sembra incredibile e assurdo ma nelle parrocchie succede che i sedicenni si occupino di ragazzini appena usciti dalle medie. Almeno io, che ho iniziato a insegnare alle medie a partire da marzo, ho il doppio degli anni dei miei alunni pre-adolescenti. Riesco a gestirli?! Dipende dalle classi: in alcune riuscivo a tenerli fin da subito e a lavorare molto bene, in altre, pur con il mio impegno, neanche mi accorgevo se i ragazzi uscivano dall'aula (e infatti nei prossimi anni, quando piomberanno gli incarichi annuali, dovrò studiare strategie disciplinari più efficaci per le classi che sono le più difficili. Altrimenti non posso insegnare italiano con un clima del genere).

Ma animatori così impegnati come l'equipe del campo dell'agosto 2009 non ne ho più avuti. Vorrei sapessero che qualcosina, nel corso del tempo, è rimasto. Almeno per me.

2) IL CERCHIO DELLA GIOIA:

Quello che noi facciamo è soltanto una goccia nell'oceano,
ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno.
(Madre Teresa di Calcutta).

Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di un convento e bussò energicamente. Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d'uva. 

"Frate portinaio" disse il contadino "sai a chi voglio regalare questo grappolo d'uva che è il più bello della mia vigna?" 
"Forse all'abate o a qualche padre del convento" rispose il frate
"No, a te!", replicò.
"A me?"
Il frate portinaio arrossì per la gioia.
"Lo vuoi dare proprio a me?" 
"Certo, perchè mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai  sempre aiutato, voglio che questo grappolo d'uva ti dia un po' di gioia"! 
La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui.

Il frate portinaio mise il grappolo d'uva bene in vista e lo ammirò per tutta la mattinata. Era veramente un grappolo stupendo. Ad un certo punto gli venne un'idea: "perché non porto questo grappolo all'abate per dare un po' di gioia anche a lui?"
Prese il grappolo e lo portò all'abate. L'abate ne fu sinceramente felice, ma si ricordò che c'era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: "porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco".
Cosi il grappolo d'uva emigrò di nuovo, ma non rimase a lungo nelle cella del frate ammalato. Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate a sudare sui fornelli, e glielo mandò. Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano  per dare un po' di gioia anche a lui, questi lo portò al frate giovane del convento, che lo portò ad un altro frate, che pensò bene di darlo ad un altro, finché, di frate in frate, il grappolo d'uva tornò dal frate portinaio sempre per portargli un po' di gioia.

Cosi fu chiuso il cerchio, un cerchio di gioia.

Anche qui, a proposito di questo racconto, ho cinque riflessioni da proporvi sotto:

A) Il grappolo d'uva stabilisce i rapporti tra i personaggi che se lo passano.


B) I dialoghi sono presenti soltanto nella prima parte della storia.

C) I verbi regalare, portare, dare, mandare accompagnano e/o introducono i personaggi coinvolti nel "cerchio della gioia": il contadino, il frate portinaio,, l'abate, il frate ammalato, il frate cuoco, il frate sacrestano.

D) La gioia, o meglio, il voler dare gioia, stabilisce non soltanto una continuità delle azioni ma è anche lo scopo delle azioni dei personaggi, tutte uguali ma...

E) ... tutte imperniate da quella meravigliosa logica cristiana che invita ad amare il prossimo come se stessi, e quindi a considerare che l'altro da te è il tuo prossimo, con un vissuto alle spalle, con dei sentimenti e dei pensieri che è giusto e doveroso rispettare.

E' da questo racconto che è derivata l'analisi e il test dei caratteri sulla base degli studi di Reneè Le Senne (l'ho ripresa all'università insieme a Freud e Jung). Il mio è flemmatico-riflessivo (per l'appunto, il Pensiero-Introverso di Jung). Per pura curiosità la scorsa settimana ho consultato libri e pagine web che riportano alcune statistiche a proposito del "fascino" dei caratteri e non pensavo che la struttura Pensiero-Introverso, quando non è inquinata dalla depressione o da comportamenti schizoidi, fosse considerata tra le più piacevoli con le quali avere a che fare a livello di relazioni... ma se a volte ho paura io stessa della mia sensibilità (ed è anche per questo motivo che in certi periodi abuso delle facoltà logico-razionali)?! 

Nel corso del tempo ho imparato che diventare adulta non significa eliminare o diminuire i miei limiti e i miei difetti. Crescere e maturare anche con i lati più bui e peggiori significa riconoscerli, accettarli e conviverci senza permettere che mi rovinino la vita o la giornata.

3) CHUANG-TZU E IL GRANCHIO:

Questo è il terzo esempio che allego al post sulla rapidità narrativa. E si tratta di una leggenda cinese che forse avrete già letto da qualche parte:

Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c'era l'abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e di una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. "Ho bisogno di altri cinque anni", disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.


Questo breve testo andrebbe analizzato quasi riga per riga, partendo proprio dall'inizio.

-Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c'era l'abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. = Si parte proprio in medias res. In quale paese o luogo è ambientata la leggenda? Sappiamo che siamo in qualche punto della Cina soltanto leggendo il nome dell'artista. E poi c'è una parola che si ripete a breve distanza: disegno. Questo termine costituisce un polittoto sintattico, cioè, assume una diversa funzione all'interno di due frasi consecutive.
Abilità/nel disegno= complemento di limitazione. Il re gli chiese il disegno= complemento oggetto.

-Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. = Che cosa accade in questi cinque anni? E perché mai la villa con dodici servitori dovrebbe servire al disegnatore?

- Il tempo della storia è di 10 anni che sembrano scorrere in un lampo. Anche qui è naturale chiedersi: a che cosa servono altri cinque anni di tempo, soprattutto se Chuang-Tzu impiega un attimo a disegnare un bel granchio?

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Nel secondo capitolo delle Lezioni americane Calvino cita inoltre alcune riflessioni di altri autori sulla rapidità nello stile di scrittura.
Nel suo Zibaldone Leopardi considerava geniale la rapidità, dal momento che presenta all'anima una folla d'idee simultanee che fanno ondeggiar l'anima in una tale abbondanza di pensieri o d'immagini e sensazioni spirituali ch'ella non ha tempo di restare in ozio.

Galileo Galilei sosteneva che il discorrere è come il correre: la rapidità e l'agilità del ragionamento sono qualità decisive del pensar bene.

Concludo infine con la complementarietà tra VULCANO e MERCURIO, due divinità presenti sin dall'epica di Esiodo.

Vulcano zoppica, si serve del martello. La sua figura suggerisce fatica e pesantezza. Mercurio invece sa volare, ha le ali, è svelto, suggerisce leggerezza e agilità.

Calvino evoca questi due dei per comunicare ai lettori e agli aspiranti scrittori che è necessario lasciare che sentimenti e pensieri si sedimentino con il passare del tempo. Solo dopo questa fase, l'autore potrà conferire un messaggio di immediatezza a ciò che scrive: la mobilità e la sveltezza di Mercurio sono le condizioni necessarie perché le fatiche interminabili di Vulcano diventino portatrici di significato.



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