Tuttavia, una premessa prima di iniziare la recensione vorrei farla: non è un film per bambine. Queste ultime infatti credo abbiano colto molto poco, per non dire nulla, i diversi messaggi che la regista ha voluto trasmettere.
PRIMA SCENA DEL FILM:
Nei primi minuti del film vediamo un paesaggio desertico in cui bimbe in età pre-scolare giocano con i loro bambolotti tra le mani. Ad un tratto dal cielo piomba una nuova bambola dall'aspetto di una giovane donna in costume bionda e sorridente: si tratta proprio della Barbie, messa sul mercato alla fine degli anni Cinquanta.
Questi primi momenti sono accompagnati dalla stessa colonna sonora dei primi venti minuti di Odissea nello spazio, uno stranissimo film di Stanley Kubrick.
Dopo questa introduzione si entra nel vivo della storia.
Ho avuto due bambolotti da piccola, di cui uno con i tratti meso-americani. Tuttavia, non trovando fotografie per questi due, vi posto questa con la mia bambola di pezza. La fotografia è del marzo 2002. Ero in seconda elementare.
BARBIELAND: A CHE COSA RIMANDA?
Barbieland è un regno all'insegna dei rosa e dei fuxia. Intendo dire che auto, arredi interni delle case, bordi di piscine ed altri oggetti di qualsiasi genere sono di questi colori.
Figura principale, nonché protagonista, è Barbie Stereotipo, sempre elegante e sorridente.
Barbieland è una società matriarcale: in effetti, tutte le Barbie hanno ottenuto posizioni rinomate nel mondo del lavoro. Sono giudici, avvocate, medici, giornaliste, scrittrici. Oltre a ciò, tengono tutte molto alla loro indipendenza e libertà.
Nell'antichità, anche nei remoti albori dell'umanità, esistevano le società matriarcali. Vi faccio volentieri alcuni esempi tratti dai miei studi visto che siamo in tema:
-Nel Paleolitico le donne erano oggetti di culto a causa della loro capacità di generare e di partorire.
-Nella civiltà cretese (2800-1400 a.C. circa) le donne partecipavano senza alcun problema alla vita sociale e religiosa delle comunità (potevano anche diventare sacerdotesse), oltre che a giochi e spettacoli. Oltre a questo, i Minoici veneravano la Dea Madre della fertilità.
E ai nostri giorni ci sono ancora queste civiltà?
O perlomeno, società nelle quali è palese la parità tra uomo e donna?
Sì, e ve ne cito due che non sono molto conosciute:
-Presso i Lahu, popolo residente in Thailandia settentrionale, in Vietnam settentrionale, in Birmania e nella Cina sud-occidentale, vige la parità tra uomo e donna che sono tenuti a collaborare, senza alcuna discriminazione sessuale, per l'educazione dei figli, nei ruoli pubblici e anche negli ambienti lavorativi.
-Gli Juchitàn, in Messico meridionale, prevedono la superiorità femminile per quel che riguarda le attività produttive: gli uomini sono agricoltori, braccianti e artigiani che consegnano prodotti e salari alle donne, solitamente nel ruolo di dirigenti.
I Ken, ovvero, le loro controparti, sembrano vivere in funzione delle loro Barbie e trascorrono gran parte del tempo in spiaggia, tentando di farsi ammirare per le loro prodezze da surfisti idiotini. I Ken risultano, in questa prima parte di film, figure marginali.
La sera la Barbie si divertono con feste piuttosto psichedeliche. Cornice di questi momenti spensierati è l'ultima hit, azzeccatissima per il contesto, di Dua Lipa, Dance the Night.
Insomma, Barbieland è un mondo, oltre che matriarcale, edulcorato, stucchevole, festoso, gioioso, caratterizzato dalla totale assenza di ogni dolore e preoccupazione. Ma si può vivere sempre così? Questo contesto mi ricorda molto lo stile di vita che una parte di studenti universitari tende a vivere: dormire fino a tardi e divertirsi di continuo, in modo non sempre sano, banalizzando l'impegno nello studio e non considerando minimamente le fatiche, le incertezze dei primi anni e i sacrifici che comporterà il mondo del lavoro una volta terminata l'università.
Un po' irresponsabili e immaturi, oltre che troppo goderecci, sono anche i trentenni che Pavese, nel suo breve romanzo La spiaggia, delinea dei giovani adulti che si divertono fino a notte fonda e fino allo stato d'ebbrezza, senza un minimo pensiero per il loro futuro professionale e affettivo.
Quando Barbie improvvisamente, durante una di queste feste notturne, pensa alla morte, si ritrova la mattina dopo con i piedi piatti e con la cellulite sulle cosce. Per questo motivo deve raggiungere il mondo reale: deve trovare la bambina che gioca con lei.
E' proprio Barbie Stramba, l'emarginata di BarbieLand, che consiglia alla nostra protagonista di recarsi nel mondo reale. Vorrebbe andarci da sola ma... Ken si intrufola nella sua decapottabile rigorosamente rosa.
BARBIE E KEN NEL MONDO REALE:
In tutto il film è evidente la stupidità e l'idiozia maschile, sia dei Ken sia degli umani che fanno parte della Mattel, multinazionale dei giocattoli. Una Barbie risulta qui molto più intelligente di qualsiasi maschio. Questo modo di considerare gli uomini come se fossero tutti senza cervello è tipico delle radical chic di estrema sinistra, convintissime che il mondo debba essere popolato, sorretto e diretto esclusivamente dalle donne dal momento che gli uomini sono tutti quanti per forza stupidi e decerebrati.
Ad ogni modo, nel mondo reale Barbie subisce cat-calling, qualche molestia e discorsi volgarmente allusivi (tutto drammaticamente attuale nella nostra società) e viene duramente criticata da una ragazzina che la accusa di incoraggiare un modello di bellezza femminile irraggiungibile. E' così anche secondo voi?
Barbie riesce a trovare Gloria, l'ex bambina che giocava con lei e che, ora adulta e madre, collabora malinconicamente con la Mattel disegnando per questa azienda i modelli di Barbie.
Vi riporto la frase di Gloria a proposito del modo in cui lei stessa vive la condizione femminile:
E' letteralmente impossibile essere una donna. Dobbiamo essere straordinarie, ma in qualche modo sbagliamo sempre qualcosa. Sono così stanca di vedere me stessa e ogni singola altra donna fare i salti mortali tutti i giorni per riuscire a piacere agli altri.
Quanto le donne delle società occidentali sono condizionate da modelli di bellezza o più semplicemente dai giudizi altrui, oltre che da maggiori difficoltà di fare carriera nel mondo del lavoro?
Al contempo, nel mondo reale, Ken viene a contatto con il maschilismo e approfitterà di ciò perché, una volta rientrato a BarbieLand, importerà il modello di società patriarcale e BarbieLand diviene in poco tempo Kendom.
Piccola parentesi linguistica che potrebbe essere interessante. Devo farla anche perché per il mondo accademico, con la mia tesi, posso essere considerata una linguista:
Le parole latine ed inglesi che contengono -dom fanno tutte riferimento alla sfera semantica del "regno", della "casa", del "potere".
Nel proto-indoeuropeo la radice *dom prtava il significato di "casa" e inizialmente ha dato origine al sanscrito damas, al greco δόμος e al latino domus, ovvero, casa signorile, ben diverso dalla parola villa, ae (casa di campagna) e diverso anche da aedes, -ium (casa nel senso di piccola dimora). Da *dom deriva l'inglese home, tuttavia, a questa radice è legato anche il termine kingdom, regno, perché soprattutto a partire dalla romanità è stata presente la connotazione signorile, patrizia che rimandava all'idea di potere politico e sociale.
Kendom e Kingdom sono due termini foneticamente molto simili. E notate bene che prima non c'era BarbieDom 😉😂. Quindi, anche questa parola vuole essere un modo sia per ricordare che le posizioni governative e legislative sono state occupate, nei secoli scorsi e per molti secoli, soprattutto da uomini, sia per criticare le società impostate su modelli patriarcali o governate il più delle volte da uomini spacconi, quali diventano i Ken una volta che prendono il controllo sull'ex Barbieland.
Nel film non mancano affatto comunque degli stereotipi maschili, un aspetto che potrebbe risultare abbastanza irritante. Gli stereotipi maschili ci sono soprattutto quando Barbie e Ken hanno a che fare con il mondo reale dove i ruoli di comando sono categoricamente destinati agli uomini. Oltre a ciò, c'è lo stereotipo del "maschio muscoloso e maniaco della palestra".
Come finisce il film?
La regista Greta Gerwig, pur con i suoi radicalismi, trae una conclusione che condivido, una conclusione più o meno così: il patriarcato è ingiusto e oppressivo (ed è vero). Le donne non possono vivere da casalinghe, mogli relegate in casa o da "fidanzate senza impegno e a lungo termine". Non devono accontentarsi di questa condizione.
D'altro canto però Ken deve iniziare a pensarsi come una figura svincolata da Barbie, deve imparare a vedersi come "semplicemente Ken".
RUTH HANDLER:
Un piccolo paragrafo vorrei farlo anche su di lei.
Nata nel 1916 in Colorado, morta nel 2002 di cancro al colon.
Inventrice della Barbie e co-fondatrice della multinazionale Mattel, nel 1956, a causa di un viaggio in Europa, è stata ispirata da Lilli, una bambola tedesca con l'aspetto di una giovane donna adulta.
Nel 1959 la Mattel ha messo sul mercato la prima Barbie. Ken è da decenni la versione maschile, potremmo definirlo "il Bambolo" con l'aspetto da giovanotto😂.
Barbie, a fine film, incontra questa figura. Poco dopo il confronto con Ruth, Barbie Stereotipo diventa una donna vera e, con il nome di Barbara Handler, decide di vivere per sempre nel mondo reale, luogo in cui può provare delle vere emozioni.
Nell'ultima scena l'ormai ex Barbie va dalla ginecologa. Bellissimo messaggio: è un invito rivolto alle donne a prendersi cura di se stesse.
Ho da poco iniziato anch'io a fare pubblicità di questa iniziativa progettata e proposta dalla nostra assessora alla cultura. L'evento è stato pensato non solo per i miei compaesani ma per chiunque, al di fuori di Sommacampagna e al di fuori della nostra provincia, voglia trascorrere un sabato particolare all'insegna di letture e incontri culturali proposti per stands.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.