#sosteniamolegiovaniautrici !
Sto per presentarvi il piccolo ma intenso libro di un'autrice incrociata per caso nei corridoi del Padiglione 2, la mattina di sabato 20 maggio.
A) CHI E' DIANDRA?
Diandra Elettra è nata a Bari nel 1992.
Co-fondatrice della produzione cinematografica "Demodami Studios LTD", si occupa attualmente dell'ideazione di lungometraggi indipendenti.
Per quel che concerne la carriera da attrice, ha partecipato finora a due film: Succede, diretto da Francesca Mazzoleni, e Il vegetale, diretto da Gennaro Nunziante con la stretta collaborazione di Fabio Rovazzi e di Luca Zingaretti.
Vorrei vedere prima o poi Succede, visto che è un film relativo all'adolescenza. Però anche Il vegetale, sebbene dai piccoli riassunti che ho letto abbia già capito che questo secondo film non mi piacerà molto, visto che sarà abbastanza pieno di tutti quei pregiudizi e stereotipi che soprattutto una parte di sinistra ha nei confronti della gente della mia età: quella parte di PD che, svilendo la dignità umana, fa tanto la moderna e la progressista ma una certa dose di supponenza e una certa aria di sufficienza e di enorme pregiudizio nei confronti del mondo giovanile ce l'ha eccome!
Diandra è autrice di due romanzi: Tequila suicide e Artemis' Cabaret.
B) TRAMA E CONTENUTI:
Studia Lettere e lavora part-time all'interno dell'Università come tutor. E' sveglio, intraprendente e intelligente. Ma, d'altronde, le sue vicende di vita lo hanno reso così: Marco infatti non ha mai conosciuto il padre e la madre è ricoverata da anni in una struttura a causa di uno squilibrio mentale causato dalla perdita di una figlia nata morta.
Ecco a voi le prime frasi di questo breve romanzo:
Quando inizia davvero una storia? Non lo sappiamo mai di preciso. Forse quando appare il personaggio che stravolgerà il nostro quotidiano, o forse quando iniziamo a percepire che nella nostra vita manca qualcosa che dobbiamo assolutamente recuperare. Inizio a pensare che la mia sia iniziata con la solitudine.
Sono d'accordo, questa più o meno è stata la mia esperienza di autrice: il bisogno di scrivere Le avventure di una liceale invisibile è scaturito dalla necessità di rielaborare un'adolescenza da emarginata, di canalizzare la malinconia. E' un libro psicologico che scava nell'interiorità della protagonista. La voglia di scrivere L'umanità è nelle nostre mani è nata dal desiderio di creare invece, con la mia scrittura, un libro di attualità, che riflettesse non soltanto i drammi del nostro tempo e i problemi che l'umanità dovrà affrontare in questo tempo storico ma anche e soprattutto il mondo quotidiano e reale dei giovani che credono nel loro futuro.
In questo libro si parla molto di relazioni:
A volte provavo a stringere qualche legame superficiale, magari fingendomi più simpatico di quanto fossi realmente, ma dopo un po' mi rendevo conto che le persone con cui stavo in realtà facevano compagnia a una versione di me troppo lontana dall'originale. E questo mi deprimeva ancora di più. Così, piano piano, ricominciavo a chiudermi in un guscio, che dopo un po' iniziava a sembrarmi troppo stretto. Come una preda che si rifugia in una tana per stare al sicuro, ma poi inizia a sentirsi soffocare, ad avere nostalgia del sole.
A quanti giovani in età da scuole superiori o in età universitaria succede? Chi ci conosce veramente?
L'immagine che abbiamo di noi stessi abbastanza spesso non corrisponde a quella che si fanno gli altri di noi. E forse in parte dipende dal fatto che, un po' tutti, tendiamo ad assumere determinati comportamenti per compiacere gli altri cercando di indovinare i loro gusti relazionali. Oppure, ci comportiamo diversamente da come siamo per paura di giudizi e di incomprensioni che comunque fanno parte della vita.
Alla fine, solo lo smartphone era sempre con me. Così, come facciamo tutti da una decina d'anni a questa parte, provai a trovare una soluzione su Internet. (...)
Apparterrai per sempre a una versione stereotipata di te stesso, una scorza superficiale è tutto ciò che sapranno percepire di te.
Per gran parte delle persone si apparterrà sempre ad un'etichetta. Per poche persone, poche al punto tale che le dita di una mano sono abbondanti per poterle contare, saremo ben voluti per quello che siamo.
Come fa Marco ad uscire da questa solitudine?
Un giorno viene a contatto con un forum online intitolato Artemis' Cabaret, luogo virtuale nel quale alcuni giovani si mettono in gioco scrivendo dei racconti. I giovani iscritti al forum sono Mirtha, Levi, Ettore e Lorna, oltre a Marco che è l'ultimo arrivato.
C) STORIA DI MIRTHA:
Questa è una storia che Mirtha estrapola da un sogno che la inquieta molto.
Dal momento che alla scrittrice, per quei pochi minuti che l'ho conosciuta, non piacciono molto gli spoiler relativi ai suoi libri, la rispetterò e cercherò di riassumere a grandi linee alcuni dei prossimi contenuti prima di terminare il post.
Il sogno, angosciante e drammatico, che Mirtha mette per iscritto, ha come tematiche fondamentali il rispetto per le donne e il riconoscimento della loro dignità sul piano umano e professionale. Siamo a metà 2023 eppure c'è un estremo bisogno di continuare a parlarne: le donne non sono assolutamente oggetti e nemmeno corpi da mercificare!
La questione femminile dovrebbe essere un punto cardine nei dibattiti pubblici del XXI° secolo dei paesi occidentali, in particolar modo, dovrebbe essere un argomento di cruciale rilevanza nelle discussioni e nei ritrovi tra gruppi di persone di età simile alla mia.
In particolare, i giovani vicini alla mia età dovrebbero avere una piena consapevolezza non solo del gender gap ma anche di tutte le circostanze che, attualmente, lo favoriscono.
A mio avviso, il gender gap persisterà per questi motivi:
-se la cultura sociale continuerà a non combattere contro una certa idea di donna oggetto connessa a commenti sprezzanti e sessisti gratuiti che generalizzano il modo di essere femminile e di dimostrare la propria femminilità. Una parte del mondo femminile è marcia, falsa, pettegola e piuttosto cattiva. Ma non tutte ci comportiamo così.
-se la cultura sociale continuerà a permettere che il concetto di possesso della donna tolga la vita alla donna stessa oppure renda legittimo metterle le mani addosso e attribuirle la colpa di ciò con frasi come "lo avrai di sicuro illuso". Anch'io me lo sono sentita dire e, chi ha commentato così un mio breve flirt finito male, è un uomo insensibile, odioso, stupido, cattivo a cui piace sparlare degli altri e delle famiglie altrui (questo significa essere ingiustamente giudicanti e senza rispetto). Aggiungo inoltre che spesso, anche se non è una regola matematica, l'uomo che arriva a maltrattare psicologicamente e fisicamente la donna, a vessarla e a massacrarla, proviene da un'infanzia in cui la madre è stata una figura anaffettiva, totalmente priva di empatia e dunque non sufficientemente "matura" emotivamente per accettarlo. Se siete convinti che io stia sempre dalla parte degli uomini siete vittime allora di un irragionevole e sciocco pregiudizio! Con questa affermazione sulle madri anaffettive non voglio giustificare nulla. Però abbastanza spesso un uomo violento, minaccioso e maledettamente ossessivo-compulsivo è stato un bambino o terribilmente maltrattato oppure molto trascurato, con un'infanzia segnata da gravissime mancanze relazionali.
-se certi programmi televisivi come la brillante pantomima intitolata "Temptation Island", reality molto educativo all'insegna del rispetto reciproco e della reciproca fiducia ben posta tra fidanzati, propongono o donne sottomesse a compagni iper-gelosi che le "cornificano" oppure fanno parlare molto di donne che tradiscono in modo conclamato i loro compagni, senza l'ombra di un minimo pentimento.
E' questa la vera parità di genere, assumere tutti i lati peggiori che fino a pochi anni fa sono appartenuti ai maschi o meglio, a una parte di loro?
Ironia a parte: il 2024 inizierà con "Temptation Island Winter" e la cosa non mi piace per niente: in Italia ogni tre giorni viene uccisa una donna, questo docu-reality viene proposto da almeno otto anni e non credo proprio che questa trasmissione potrà contribuire all'emancipazione femminile finché, in ogni edizione, verranno proposte al pubblico delle coppie, o comunque, almeno una coppia su sette, in cui il modello femminile è pericolosamente remissivo dal momento che la donna perdona e sopporta per anni gelosie e tradimenti.
-se si renderà lecito l'utero in affitto: si passerà dall'economia di mercato ad un iper capitalismo disumano e asettico incapace di scorgere il valore del corpo della donna e il tesoro della vita dentro di lei.
-se persino gli ambienti accademici sono caratterizzati da stereotipi che non soltanto favoriscono la carriera di ricercatore e di docente universitario soprattutto per gli uomini ma che ritengono naturale il fatto che le facoltà umanistiche siano fatte per le ragazze mentre le facoltà scientifico-informatiche-economiche soprattutto per i ragazzi.
-se negli ambienti lavorativi continueremo a ritenere, se non ad esserne convinti al 100%, che esistano professioni per uomini e professioni per donne, senza tener conto delle aspirazioni di ogni lavoratore, indipendentemente dal sesso a cui appartiene. Affermare che un uomo è per natura più portato per ruoli dirigenziali e per compiti che implicano frequenti viaggi all'estero equivale ad un'opinione sessista molto diffusa nel Risorgimento: "Gli uomini soltanto devono votare perché per natura sono più portati per l'obiettività e per la ragione".
-se rideremo di uomini e ragazzi che non hanno paura di mostrare le loro emozioni e i loro sentimenti, anche negativi. Quindi: se scambieremo l'autenticità maschile per fragilità.
-se i social, i media e le pubblicità proporranno di continuo immagini di donne (e anche di uomini) bellissimi, perfetti e... sempre seminudi.
Aggiungo delle ultime considerazioni a fronte di queste riflessioni sul gender gap che spero possano far riflettere soprattutto i lettori più giovani: mesi fa, in pieno inverno, ho partecipato ad un pranzo fuori Verona con Matthias che voleva farmi conoscere un gruppo di amici padovani.
Tra loro c'era una ragazza, un po' più adulta di me e anche del mio fidanzato, che, ad un certo punto praticamente mi ha chiesto il permesso di poter fare due chiacchiere con Matthias e poi, finito il loro colloquio, a poca distanza dal mio posto a tavola, si è rivolta a me con un'occhiata di stupore e un tono di voce incredulo, commentando: "Strano... Se il mio ragazzo si mettesse a parlare con un'altra io al tuo posto mi arrabbierei di brutto!". E tranquillamente le ho detto: "Ma no, è una relazione basata sulla fiducia, la nostra."
Perché sarei dovuta rimanerci male? Con Matthias non si vedevano da un anno e lei, sotto Natale, per motivi personali, aveva davvero bisogno di essere ascoltata e supportata da qualcuno. Questo l'ho capito, quindi, chi sono io per negarle una spalla sulla quale appoggiarsi per qualche minuto? Non voglio che il mio ragazzo stia in una gabbia dorata, sia io che lui abbiamo la maturità interiore e il diritto di coltivare delle conoscenze e delle amicizie al di fuori della coppia.
A Matthias vogliono bene tutti, tutti lo stimano, è più facile relazionarsi con lui che non con me visto che la sua prima risorsa e qualità è l'altruismo e la mia invece è il pensiero che si ramifica in connessioni che accomunano la vita reale con le conoscenze.
Lui vive con il cuore, è un carattere anche più sensibile di me, io con il cervello. Questo non significa che io sia deleteria, significa che, nei post sul blog, sembriamo due persone molto simili, nella realtà abbiamo due personalità un po' diverse che, con un contatto costante, si arricchiscono vicendevolmente.
Purtroppo questo episodio che vi ho raccontato dimostra che il concetto di possessività della persona amata ultimamente dilaga anche tra le donne che effettivamente, risultano sempre più gelose negli ultimi anni, al punto tale da impedire al loro ragazzo o al loro compagno di vedere gli amici. Conosco, nella vita reale, qualche ragazza che ha proprio voluto isolare il suo amato (o il suo baccalà?!) dai contatti sociali che potevano far bene ad entrambi. Non mi fanno per niente pena i ragazzi e gli uomini che si lasciano soggiogare così! Le donne sottomesse e maltrattate sì, perché non appena alzano la testa viene loro brutalmente tolto il diritto di vivere e di amare, ma gli uomini proprio no.
Comunque torniamo alla storia di Artemis' Cabaret:
Mirtha in questo sogno, si trova nei panni di una cameriera che fatica ad arrivare a fine mese, che è stata da poco lasciata dal suo ragazzo dopo essere rimasta incinta. Al lavoro viene trattata malissimo, viene continuamente osteggiata e perseguitata dal responsabile del ristorante.
Forse è stato il mio sguardo da cane bastonato a dare il via libera al mio responsabile. Aveva fiutato la mia paura, aveva visto che avevo smesso di lamentarmi quando sentivo commenti sessisti che mi riguardavano, e che l'unica cosa che facevo era sospirare e far finta di niente. Aveva capito che non c'era nessuno a difendermi e che mai ci sarebbe stato.
D) STORIA DI LEVI:
Questo è un capitolo scritto divinamente, almeno, a mio parere!
Levi, nel suo sogno, è nei panni di un internato nel campo di concentramento.
Su che cosa ci fa riflettere il sogno di Levi? Sul fatto che le guerre e le dittature tolgono non soltanto la libertà ma anche la dignità umana.
Vi risparmio le storie di Lorna e di Ettore, anche se, per me, la storia di Ettore emoziona anche di più di questa di Levi, è un pugno nello stomaco.
Ricordo benissimo che una delle ultime frasi del libro è: Ognuno porta dentro di sé il fardello degli altri.
Per cui: bando all'egoismo!
Questo è uno dei messaggi fondamentali di questa storia.
Il libro di Diandra è ordinabile nei punti vendita Mondadori e Feltrinelli oltre che sui canali Amazon e Ibs.
Vi assicuro che ne vale la pena: questo è uno scritto molto breve ma molto intenso che tocca diversi argomenti di attualità e che potete tranquillamente leggere nell'arco di una sera.
Per quel che concerne il sostegno a questa artista "io sto già dando": ho acquistato tre copie di Artemis' Cabaret, due delle quali sono diventate regali di compleanno. E ora recensisco pubblicamente questo suo racconto, ma prossimamente cercherò anche di leggere Tequila Suicide.
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