14) MACCHINE, INTELLIGENZA ARTIFICIALE E ROBOTICA
The complex forms è un film in bianco e nero con effetti speciali girato in una villa bresciana da Fabio d'Orta nel 2023.
Girato con un budget di soli 20.000 euro, quest'opera cinematografica è classificata come "film horror-fantascientifico": dura poco più di un'ora ed è evidente la cura delle scenografie e degli effetti visivi.
1) CONTENUTO DEL FILM:
All'inizio, un uomo sta sottoscrivendo all'interno della stanza della villa un contratto con un direttore della durata di dodici giorni.
Il film non chiarisce subito per quali motivi alcune persone si trovano nella struttura come ospiti.
A poco a poco però emerge, da dialoghi scarni ed essenziali, che alcuni di loro stanno attraversando momenti difficili, di perdita, di dolore, di disorientamento psicologico e di difficoltà economiche: per questo hanno firmato un modulo in cui accettano di lasciarsi possedere da alcune macchine che dovranno catturare i loro corpi in cambio di soldi.
Si tratta di macchine enormi che incombono nella villa per inghiottire qualcuno degli ospiti dopo il rombo di un tuono.
I personaggi presenti nella villa risultano alienati, isolati.
Nessuno di loro dovrà scambiare con gli altri che soggiornano nella villa informazioni sul proprio passato anche se, in qualche caso, questo accade.
Un giorno nella villa è come un anno nella vita reale.
2) LA MIA INTERPRETAZIONE:
Ritengo che questo film costituisca una metafora di rielaborazione del dolore traumatico.
I personaggi, tutti rigorosamente maschili, sembrano incappare in questa villa e sembrano aderire in uno stile di vita simile a quello monastico dato che parlano pochissimo, anche nei momenti dedicati ai lavori di pulizia delle stanze.
Oltretutto, non possono scambiarsi i nomi anche se due di loro lo fanno, i pranzi risultano silenziosamente pesanti e tutti uguali con il solito piatto di minestrone di fagioli.
Gli ospiti della villa incappano in una quotidianità ripetitiva, senza solide relazioni e priva di senso. Di tanto in tanto giocano a carte, ma senza un vero coinvolgimento nelle strategie del gioco.
La narrazione filmica rivela qualcosina a proposito di alcuni personaggi: ad esempio, De Ben dice di essere stato un cuoco fino a tre mesi prima, ha perso il lavoro ma il film non esplicita le ragioni per cui questo è accaduto.
Un altro uomo invece si trova nella villa dopo aver perso la moglie e il figlio l'anno precedente.
Sembra che tutti gli ospiti incappino nel contratto propinato dal dirigente della villa a seguito di eventi spiacevoli e traumatici e inoltre, la permanenza di ciascuno di questi uomini nella maestosa struttura può essere metafora di un'esistenza grigia di cui si è smarrito lo scopo oltre che l'entusiasmo.
Un momento del film che mi ha colpita è anche il seguente: quando il Gigante, uno dei presenti, afferma che c'è un sentiero dietro la villa, suggerisce a due suoi compagni di stanza una via di fuga e li asseconda nell'intento.
Perché il sentiero, boscoso, stretto e molto ombreggiato, si trova dietro e non davanti alla struttura?
Il tentativo di fuga dei tre uomini non conduce alla liberazione dalla noia: infatti il sentiero finisce con un fiume le cui correnti levigano i sassi.
Il fiume può rappresentare quelle vie d'evasione dall'infelicità non efficaci, come ad esempio l'alcol o attività e passatempi non gratificanti?
Infatti, i tre ospiti della villa, privi di mezzi per attraversare il fiume, si trovano costretti a tornare indietro.
I mostri automatizzati alti quattro metri che incombono nella villa dopo i tuoni per divorare le persone rappresentano quel momento della vita grazie a cui un essere umano si ritrova a dover far fronte al dolore, senza più ignorarlo con un'anestesia mentale ed esistenziale.
L'incontro con quelle macchine per me non comporta la morte di alcun personaggio né alcuna possessione.
Semplicemente, quei mostri-macchina tanto inquietanti trasportano gli uomini che hanno divorato in un'altra villa, luogo in cui prendono coscienza di dover ridiventare protagonisti della propria esistenza, prendendo consapevolezza del fatto che il tempo è prezioso.
3) "THE COMPLEX FORMS" POTREBBE FORSE RIFERIRSI ANCHE AL RAPPORTO TRA UOMO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE?
Ho pensato a questo parallelismo recentemente, mesi dopo la visione del film.
I lavori e, in generale, tutte le azioni che gli ospiti della villa compiono prima di venire catturati dalle macchine potrebbero rappresentare il nostro presente, ovvero, il tempo in cui i cambiamenti dovuti alla rivoluzione informatica sono presenti in modo prepotente nella vita di ognuno di noi.
La vita di tutti coloro che soggiornano nella struttura prima dell'incontro con enormi macchine automatizzate risulta monotona, banale, ripetitiva, alienante e fatta di relazioni vuote nelle quali manca la capacità di comunicazione.
La comparsa di quelle enormi macchine non telecomandate, molto più grandi e molto più alte di qualsiasi uomo, potrebbe indicare i timori, le diffidenze e le domande di molte persone oggi riguardo l'intelligenza artificiale, quali:
-Se oggi l'AI sa svolgere i calcoli complessi meglio dei matematici, domani ruberà alcuni posti di lavoro a chi ha una formazione tecnica?
-Come i prossimi sviluppi dell'AI nella vita quotidiana influiranno nelle nostre relazioni?
-Risulteremo dipendenti dall'AI molto più che dai social network?
-Tra alcuni anni l'AI ci aiuterà nei nostri compiti lavorativi oppure eliminerà anche tutte le mansioni dei lavoratori non qualificati?
-L'AI influirà sul modo di concepire e di intendere politica e democrazia?
Il potenziamento dei programmi di AI riguarda un futuro prossimo, per tutti noi.
La villa che compare nella scena finale è un luogo tranquillo ed edificante: gli uomini che erano stati divorati dagli automi-mostro sono seduti attorno ai tavolini di un ampio bar e, da quel che ricordo, oltre ad essere sereni, per qualche secondo si sentono alcuni di loro confrontarsi a proposito di argomenti di arte, di letteratura, di storia.
E, ovviamente, dicono con sollievo: "Non c'è nessuna possessione".
Nella speranza del regista quindi, l'intelligenza artificiale potrà forse dar vita ad un nuovo umanesimo, integrato con l'ingegneria ambientale, con la robotica, con infrastrutture più efficienti (soprattutto in Italia) e con una digitalizzazione più inclusiva e più diffusa tra le varie fasce di reddito e di età di una popolazione?
Ma magari!
4) IL GIGANTE:
Questa figura a mio avviso è la più indecifrabile. Si tratta di un uomo molto alto, di cui gli spettatori del film non conosceranno mai il passato.
Ha sempre la stessa espressione neutra e sul volto e, come rivelavo prima, l'unica frase che pronuncia è: "C'è un sentiero dietro la villa".
Sembra l'unico a non provare emozioni, al contrario di tutti gli altri che provano angoscia e disperazione al pensiero di venire mangiati dalle macchine.
5) INTERPRETAZIONI DI MATTHIAS:
Il film, anche se per me non è stato emotivamente coinvolgente, è tecnicamente buono pur essendo recitato da attori non professionisti, gli alpini della zona.
I mostri meccanici sono stati aggiunti in un momento successivo alla recitazione, tramite effetti speciali al computer.
- Inizialmente ho pensato che il tema centrale fosse la vendita del proprio corpo: all'inizio gli ospiti della villa accettano il contratto senza pensare troppo alle conseguenze che questo comporta e quindi senza preoccuparsi troppo del momento in cui, prima o poi, si troveranno di fronte a macchine mostruose.
- Può esserci un'interpretazione legata allo sfruttamento delle persone: il regista insiste molto nel riprendere i momenti in cui gli uomini nella villa lavorano. Si tratta soprattutto di mansioni come pulire i pavimenti, spolverare mobili e lucidare i vetri di specchi e finestre. Niente di entusiasmante, niente di gratificante o, comunque, niente che valorizzi le specifiche abilità e potenzialità delle persone. Questo sarebbe un motivo per cui i mostri metallici automatizzati potrebbero rappresentare i momenti di esasperazione e gli sfoghi emotivi delle persone che svolgono lavori faticosi, alienanti e usuranti che permettono di coltivare soltanto relazioni superficiali.
- Un ruolo importante nel film lo hanno anche tematiche come il saper dare valore alla vita e l'attesa della morte. La prospettiva, che prima o poi si concretizza per ciascun ospite della villa, di venire inghiottiti da questi enormi automi, può essere un invito a vivere pienamente i giorni che ci vengono dati scavalcando la monotonia e l'apatia.
L'attesa è una tematica molto presente anche nel Deserto dei Tartari di Buzzati: la fortezza, isolata e affacciata su una vasta pianura teatro di molte leggende, esercita fascino su Giovanni Drogo che, per molti anni, attende l'occasione di poter combattere in quel luogo, buttando via le opportunità che gli permetterebbero di ottenere incarichi migliori nell'esercito e quindi perdendo l'occasione di vivere veramente.
Durante la narrazione, non succede praticamente nulla di interessante nella vita di Drogo, a parte il continuo scorrere del tempo scandito da giorni tutti uguali che piano piano avvicina il personaggio principale alla malattia e alla morte.
6) IL TEMPO DELLA VILLA E IL TEMPO NELLA VITA REALE:
Il momento in cui gli ospiti vengono divorati nella villa corrisponde alla loro morte nella vita reale e questo lo si comprende nell'ultima scena del film: l'attimo in cui un anziano viene divorato da una macchina mentre gioca a carte in camera con altri tre uomini corrisponde al momento in cui nella vita reale ha avuto un incidente letale.
Il momento in cui Lou, uno degli ospiti della villa, viene preso e inghiottito da una creatura metallica corrisponde al momento in cui, in vita, è morto in un campo.