🌲21) ACCOGLIENZA🌲
A) INIZIO FILM:
Bosnia Erzegovina orientale, 2006.
Kalsan, una donna anziana che vive con la nipote Elena vicino ad un villaggio di montagna, una sera trova un bambino accovacciato davanti alla porta della stalla, esattamente di fronte alla sua semplice casa.
Si tratta di Mirka, un ragazzino di dieci anni che dice di aver varcato il confine di stato per cercare la mamma.
Dall'aspetto si intuisce che Mirka è straniero, molto probabilmente serbo, sebbene nel corso del film non vengano mai nominati esplicitamente né lo stato serbo né quello bosniaco.
Nei primi minuti del film Kalsan offre al ragazzino un pasto caldo e un letto, consigliandogli tuttavia di andarsene la mattina successiva, dal momento che nel paesino di montagna in cui la vicenda è ambientata c'è odio, diffidenza e paura nei confronti degli stranieri, soprattutto dopo il genocidio etnico perpetrato da Mladic nell'estate del 1995.
B) L'IGNORANZA E L'ODIO:
Nella scena successiva a questa siamo in pieno giorno.
Mirka sta correndo nel bosco, inseguito da un gruppo di coetanei che vogliono catturarlo e picchiarlo dato che non lo hanno riconosciuto come un bambino del villaggio.
Dopo essersi nascosto per un po' di tempo tra le solide rocce di un torrente, Mirka torna da Kalsan, mostrandole una coperta ricamata con figure di animali e molto colorata, rinnovando la sua richiesta di aiuto per ritrovare la madre.
La donna anziana, riconosciuta tacitamente quella coperta come una dei suoi molti ricami di anni fa, gli offre un lavoro: badare, ogni giorno, alle capre e alle mucche della sua stalla.
Mirka diviene quindi un pastorello.
All'interno di questo toccante e intenso film, gli spettatori si rendono facilmente conto del fatto che gli abitanti di quel villaggio dal nome imprecisato entro il quale si svolgono le vicende sono molto superstiziosi: le mucche si ammalano? Sono svenuti due clienti in un piccolo supermercato nel giro di un mese? C'è l'eclisse solare, segno di cattivi presagi?
La colpa è del piccolo straniero ospitato da Kalsan e da Elena!
La gente del villaggio infatti detesta Mirka.
Solo Lilly, una bambina dolce e un po' sognante, diventa sua amica.
Anche Strix, un uomo emarginato dalla comunità montana, non ha pregiudizi nei confronti del ragazzino: una mattina gli mostra la sua collezione di gabbie di uccelli nel suo rifugio in mezzo ai boschi.
Secondo le persone del paesino, Strix è una sorta di stregone che trasforma le persone in uccelli con malefici incantesimi.
In realtà, questo personaggio riesce a mettere in gabbia gli uccelli attraverso il canto.
C) IL PERSONAGGIO DI ELENA:
Elena è fidanzata con Helmut, un fabbricante di maschere dal carattere molto irritabile.
Come quasi tutta la componente femminile del suo paese, Elena è stata violentata nel luglio 1995, quando aveva soltanto quattordici anni.
Oltre a ciò, la guerra che ha comportato la dissoluzione della Jugoslavia è stata la causa della morte dei suoi genitori.
Elena appare una ragazza insicura a causa dei traumi subiti, le cui ferite non si rimargineranno mai.
Lo spettatore più attento si accorge che in Elena qualcosa non va: la giovane ha paura di indossare una maschera in occasione di una tradizionale fiera di paese, teme inoltre di toccare degli animali in gabbia e rimane impressionata dal crepitio del fuoco di un falò.
Quando Elena riconosce la coperta di Mirka come opera della nonna, scoppia in pianto e trema: quello è un oggetto che la riporta al terribile giorno in cui ha subito lo stupro da parte di un militare serbo.
Ritengo importante evidenziare l'incisività dei flashback in bianco e blu che fanno intuire, per pochissimi secondi, non soltanto ciò che è accaduto ad Elena ragazzina ma anche l'avvenuta nascita di un bambino, frutto della violenza.
Nel film è presente la Fortezza dei Neonati, ovvero, un monumento reale che costituisce una drammatica testimonianza storico-sociale visto che, dai punti più alti, le famiglie del paese hanno gettato i "figli delle violenze".
Tutti hanno ucciso i bambini, solo Kalsan è stata un'eccezione: in un certo momento del film, di fronte ad un amico, ex partigiano come lei, confida di aver deliberatamente deciso di affidare Mirka ad un orfanotrofio riconoscendolo come non colpevole delle atrocità subite da sua nipote e come una persona che ha diritto alla vita.
Mirka è figlio di Elena.
Helmut ritiene Mirka una disgrazia, proprio come quasi tutte le persone residenti nel paesino.
Una volta scoperto che Elena è la madre del "ragazzino bastardo", il loro rapporto entra in crisi.
Dopo la fine della relazione affettiva, Elena inizia ad accettare suo figlio, ritornando serenamente a gustare le piccole e semplici gioie della vita.
D) MIRKA, IL PROTAGONISTA:
Nel corso del film Mirka non parla moltissimo: di tanto in tanto il regista si focalizza sui pensieri e sulle idee, amare e negative, che il bambino si fa degli adulti presenti nel villaggio.
Lo definirei prima di tutto un bambino determinato, dal momento che ha valicato un confine politico, fuggendo quindi da un orfanotrofio per uno scopo ben preciso.
Il protagonista di questo film appare, in qualche momento, un po' vendicativo nei momenti in cui si arrabbia: un pomeriggio brucia un mucchio di paglia piuttosto alto come reazione al fatto che Kalsan lo abbia portato in un orfanotrofio per farlo adottare in un istituto.
Ad ogni modo, l'istituto risulta essere già stra-pieno di bambini e dunque il direttore rifiuta di prendere anche Mirka.
Inoltre c'è un altro episodio in cui questo ragazzino lancia un sasso rompendo il vetro di un negozio quando due commessi si rifiutano di servire del latte ad Elena soltanto perché custodisce uno straniero tra le mura di casa.
Al di là delle reazioni di Mirka, la tendenza dei preadolescenti di vendicare una cattiva azione subita o da loro stessi o da chi amano è un comportamento strettamente legato allo sviluppo morale e psicologico che caratterizza l'età 10-13: da un lato si desidera l'autonomia e, in qualche momento, si sogna l'età adulta ad occhi aperti, dall'altro ci si identifica o con qualche familiare o con qualche adulto che si stima enormemente per il fatto che si sta uscendo dal ruolo di "bambino protetto" e si sta esplorando un ruolo di "protettore", una modalità di dimostrare lealtà e affetto.
Aggiungo inoltre che, nella fascia 10-13 anni, il concetto di "giustizia" viene interpretato in modo rigido dato che la maturazione emotiva dell'area pre-frontale non è ancora totalmente avvenuta (questo, sottolineo e chiarisco, non ha a che fare con nessun valore di quoziente intellettivo: anche i preadolescenti riconosciuti plusdotati o comunque sopra la media non hanno acquisito del tutto l'auto-regolazione emotiva).
Tuttavia, nell'età delle scuole medie è ben presente la "moralità della cura", teorizzata dalla psicologa americana Carol Gilligan e rispondente al seguente meccanismo comportamentale: "Mi sento responsabile verso coloro con i quali ho un legame emotivo di natura positiva".
Un'altra qualità che ho riconosciuto in questo ragazzino, non meno importante di altre, è la seguente: la maturità.
Lo sottolineo perché ho constatato che, nonostante abbia intuito l'identità di sua madre, aspetta che sia la ragazza stessa a riconoscerlo come figlio prima di iniziare a costruire un rapporto confidenziale con lei.
Edificante, straordinario e commovente (almeno per me che sono profondamente umana) è l'abbraccio finale tra madre e bambino negli ultimi istanti della proiezione.
Elena si rivela straordinaria dato che riesce a trarre vita da un trauma gravissimo e oltremodo umiliante.























