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18 febbraio 2025

"SCRAPPER": IL DOLORE DELLA PERDITA E IL "VUOTO AFFETTIVO"


Si tratta di un film inglese della regista Charlotte Regan uscito nel 2023 e presentato al Sundance Film Festival, evento nel quale ha ricevuto il Premio della giuria.

Titolo del film e temi:

"Scrapper" in inglese significa "venditore di rottami" ma anche "combattente".

Georgie e il suo amico Ali un po' stupido rubano delle biciclette e rivendono alcuni pezzi per guadagnare soldi: in questo modo la protagonista riesce a pagare l'affitto dell'appartamento.


Comunque i furti di biciclette non sono il focus della storia raccontata. 

In realtà le due principali tematiche sono il superamento della morte prematura di un genitore e la riconciliazione con una figura paterna che, per dodici anni, è stata completamente assente: il padre di Georgie ricompare all'improvviso nella vita di una figlia che all'inizio non lo accetta. Per questo può essere considerata una "combattente".

Personaggi e contenuti: 

La protagonista è Georgie, una ragazzina orfana che, da quando è morta di cancro la madre Vichy, vive da sola nell'appartamento di un quartiere alle periferie di Londra. Cerca di gestire da sola la propria vita, rivedendo, in piena notte, dei video sulla mamma e depennando dai post-it le fasi dell'elaborazione del lutto materno.

Questo aspetto del film richiama la teoria della psichiatra svizzera Elizabeth Kubler-Ross che ha individuato cinque fasi, attraversate come tappe necessarie per riprendersi dalla perdita di una persona amata:
  • il rifiuto dell'evento che comporta la negazione e quindi la non-accettazione della realtà.
  • la rabbia, attraverso la quale la persona inizia ad accettare il lutto manifestando o rabbia e aggressività oppure tristezza o anche cinismo.
  • il patteggiamento, momento in cui la persona che ha vissuto una perdita inizia ad affrontare la propria vita iniziando a convivere con il dolore.
  • la depressione, durante la quale si sente un vuoto emotivo e possono cambiare le abitudini alimentari come anche i ritmi sonno-veglia. In questa fase è importante trovare il sostegno di amici e familiari.
  • l'accettazione, ultimo stadio dove una persona riconosce che la perdita è irreversibile e sperimenta sentimenti contrastanti (malinconia e serenità) dovuti al ricordo.
All'inizio del film Georgie si considera arrivata alla fase di patteggiamento.
 
La Kubler-Ross non è stata l'unica ad aver elaborato una teoria dell'elaborazione del lutto.
Infatti Freud considera che il superamento del lutto sia costituito da tre fasi: 
  • la fase di diniego: chi ha subito il lutto rifiuta inizialmente la realtà della perdita.
  • la fase di accettazione: viene ammessa la perdita e si provano dolore e profonda malinconia, soprattutto quando si ricorda il passato.
  • la fase di distacco, ovvero, la fase in cui è possibile investire sulle opportunità che ci presenta la vita. 
Quando una persona non riesce ad elaborare la perdita diventa soggetta a depressione. Per Freud, l'unico modo per superare un lutto è viverlo come un processo che, per raggiungere la guarigione, richiede sicuramente l'accettazione del dolore, l'elaborazione dei ricordi e magari anche molto tempo.

Secondo Jung invece, l'elaborazione del lutto dura per tutta la vita, perché la vita e la morte sono molto legate tra loro e il tempo scorre, per tutti, comportando cambiamenti e perdite. Meglio dunque imparare ad accettare che ogni vita, prima o poi, termina, anche la propria.

Jason, il padre della scrapper, compare inaspettatamente, scavalcando la staccionata del giardino. Ha lasciato la fidanzata con la figlia neonata anni prima. Inizialmente è un uomo incapace di dialogare con la figlia. Ha ritrovato la ragazzina dopo aver ricevuto un vocale sul telefono da parte di Vichy. 
Nel corso del film Jason e Georgie scoprono piano piano di avere dei lati di carattere simili: vivacità, fantasia, spirito di avventura.

Padre e figlia imparano a conoscersi anche attraverso il ricordo di Vichy: Jason racconta alla figlia qualche episodio che risale al periodo in cui lui e la ragazza erano adolescenti, Georgie invece richiama alla mente qualche aspetto del periodo di vita insieme alla madre.

Qualche punto di contatto con il film Il ragazzo e la bicicletta:

In questo film, prodotto in Francia, il protagonista Cyril ha la stessa età di Georgie, è orfano di madre e il padre, immaturo e anaffettivo, non lo ama per nulla, anzi, lo "parcheggia" in un centro di accoglienza per l'infanzia in cui lavorano gli assistenti sociali. L'unico strumento che rimane a Cyril  è una bicicletta, con la quale può non soltanto divertirsi ma anche evadere più volte dal centro di accoglienza. Durante una delle sue fughe, incontra la parrucchiera Samantha, una donna in crisi con il fidanzato ma molto sensibile e comprensiva. Inizialmente Cyril viene affidato alla parrucchiera per tutti i fine settimana ma per Samantha non è affatto facile educare il ragazzino che entra a far parte del club di Wes, il bullo del quartiere. Cyril non è come Georgie, manifesta un comportamento più aggressivo ed è molto arrabbiato con il mondo. Tuttavia, cerca ostinatamente una figura adulta che gli voglia davvero bene.
Georgie secondo me è una pre-adolescente dotata di grinta e di determinazione, ma non può essere serena, è triste e addolorata. Oltretutto, non cerca un adulto di riferimento, dal momento che ritiene di saper gestire da sola la quotidianità. 
In realtà secondo me, e per buona parte del film, Georgie è decisamente arrabbiata, soprattutto con un padre che tempo prima ha abbandonato lei e la madre.

I servizi sociali nel film:

Fanno una pessima figura. 
Georgie riesce facilmente ad ingannarli dicendo loro che, nell'appartamento in cui abita, c'è anche uno zio chiamato Winston Churchill. 
Il modo degli assistenti sociali di verificare la verità consiste nel telefonare ogni tanto a Georgie che, registrando la voce del commesso di un negozio vicino a casa, rende credibile la presenza dello zio facendo partire le registrazioni ad ogni telefonata.
Gli assistenti sociali all'interno di questo film sembrano depressi e stanchi di vivere.
No, sono degli idioti. A stento ricordano le situazioni difficili e drammatiche dei minori di cui dovrebbero seriamente occuparsi.

La regista voleva anche denunciare l'inefficacia dei servizi sociali in alcune zone del Regno Unito, magari esagerando un pochino? Forse sì, pensando al fatto che la storia viene introdotta dalla frase di un proverbio africano: "Ci vuole un intero villaggio per crescere un bambino", subito smentita dalla grafia di Georgie: "Cresco da sola, grazie".
La famiglia non basta per assicurare una buona crescita dei bambini ma è necessaria una rete sociale che sappia occuparsi delle situazioni di fragilità e con cui la famiglia stia a contatto.

Tecniche narrative del film:

Di tanto in tanto, all'interno del film, compaiono alcuni personaggi che commentano sia le vicende della storia sia i comportamenti di Georgie e di Jason. 
Si tratta soprattutto di un insegnante della scuola di Georgie, degli assistenti sociali, di un gruppo di bambine viziate e vestite o di viola o di rosa che sentenziano sulla situazione di una loro coetanea. 



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