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29 dicembre 2019

"Aquile randagie": la lotta degli scout contro la violenza


Post dedicato innanzitutto 
ai miei lettori scout.
Ma anche 
a tutti coloro che, 
come me, 
da vere persone libere
si impegnano, giorno per giorno,
a portare, negli ambienti di studio, 
di lavoro, di volontariato, 
un messaggio di fratellanza e di generosità.

COME GIÀ VI ANTICIPAVO PRIMA DI NATALE, QUESTO FILM HA ANCHE UN CERTO VALORE STORICO.
E' USCITO NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE IL 30 SETTEMBRE 2019.
ANCORA NON E' ACQUISTABILE, VISTO CHE E' PRATICAMENTE UN'OPERA "NEONATA".

E' UN FILM MOLTO SIGNIFICATIVO, VE LO CONSIGLIO VIVAMENTE AL CINEMA.

1. AQUILE RANDAGIE, CONTESTUALIZZAZIONE STORICA:

E' il 1928. Un decreto del duce Benito Mussolini ordina di chiudere tutte le associazioni cattoliche, dal momento che tutte quante si contraddistinguevano da quelle fasciste.
Manca soltanto un anno ai Patti Lateranensi ('29).
Mi spiego ancora più chiaramente: in quel decreto fascista, scritto in un italiano roboante e fatto di termini obsoleti anche per chi viveva in quegli anni, si volevano sciogliere associazioni importanti per la formazione cristiana degli adolescenti e dei giovani, come l'Azione Cattolica, la FUCI e l'AGESCI.

Il film inizia proprio nel momento in cui un gruppo di scout milanesi, dopo un'iniziale reazione di nervosismo, di insofferenza e di grande malinconia nei confronti del decreto di Mussolini, decide fermamente di continuare a riunirsi di nascosto.
I più grandi del gruppo, Giulio e Andrea, due ventenni molto amici tra loro, sono le figure migliori.
Bellissimo risulta l'episodio della passeggiata in Val Codera: anche gli spettatori del film possono godere pienamente di boschi verdi, ruscelletti, monti imponenti e piccole stelle lontane in cielo.

A me almeno era davvero sembrato di passeggiare con loro.
Davanti al fuoco che brilla di fronte alle loro tende, i ragazzi decidono di chiamarsi "Aquile randagie".
"Aquile randagie... ma non è impegnativo? Mi sento come se non potessimo più tornare indietro.", confida Giulio ad un Andrea che ha appena maturato la scelta di entrare in seminario.


...Però, nessun segno di opposizione sfuggiva al fascismo...

2. LA FIGURA DI GIULIO:

Giulio è un vero e proprio leader. Con entusiasmo, convinzione e passione educativa, è determinato a mantenere in vita lo scoutismo, almeno a Milano.
Crede con tutto se stesso nei valori dell'AGESCI: "Noi non accettiamo che ci venga impedito di vivere secondo la nostra legge, che è legge di libertà, di lealtà e di fraternità".
E' disposto a dare la vita per i principi ai quali ha aderito!
Gli scout che mi seguono sapranno sicuramente che il fondatore della loro associazione è un signore inglese chiamato Robert Baden-Powell... Ebbene, Giulio un giorno riesce ad incontrarlo. 
In seguito, condividerà la gioia che gli ha portato questo incontro con i suoi compagni. Giulio è sempre più ottimista: "Baden Powell sa che i fascisti ci impediscono di svolgere le nostre attività. Lui ci sostiene. Presto, anche tutti gli altri scout italiani ed europei si ribelleranno al duce e a Hitler."
A questo punto ho pensato: "Sei veramente una gran persona, con un ammirevole coraggio e con anche un ammirevole senso di giustizia, ma prima o poi le prenderai dai fascisti."
E in effetti, 5 minuti dopo, c'è il pestaggio brutale. E' la scena peggiore, che però mi aspettavo.
In questo momento del film, sembra quasi che il regista voglia farci partecipare alle percezioni di Giulio al quale, sanguinante e a terra, si offusca pian piano la vista per 
un' incombente perdita di sensi, mentre i porci gerarchi fascisti si allontanano.
Proprio in questo istante, i contorni della stradina di Milano si fanno sempre meno nitidi, fino a quel decimo di secondo in cui lo schermo appare nero. Segue l'immagine di Andrea e dei genitori di Giulio che si trovano nel corridoio di un ospedale.
In seguito a questo terribile episodio, Giulio perderà per sempre l'uso di un orecchio.


Ma credete che la sua opera di opposizione finisca qui??!
Niente affatto!

"In questo clima di terrore dobbiamo agire ancora. Dobbiamo fare qualcosa, qualcosa  per cui vale la pena di rischiare più di un orecchio", dice Giulio ad un Andrea più prudente, che inizialmente lo invita a preservarsi da ulteriori violenze e che nel frattempo è divenuto sacerdote.
Nel '43, in piena guerra civile, sempre a Milano, Giulio, con Andrea e altri due ragazzi, porta avanti un progetto ancora più rischioso: supportare i partigiani nella Resistenza e aiutare gli ebrei a fuggire e ad entrare in territorio svizzero. 
Vi ricordo che la Svizzera era stato neutrale. 
Riescono a salvare 2200 persone in circa due anni.

3. LA FIGURA DI ANDREA:

E' l'altro personaggio particolarmente positivo e, come d'altronde anche Giulio, molto presente nel corso del film.
Andrea è un giovane dotato di profonda spiritualità. 
E' il braccio destro di Giulio, suo migliore amico.
E' bellissimo il loro rapporto di amicizia che dura nel tempo nonostante la guerra, le violenze, la fame e l'oppressione fascista.
Andrea e Giulio sono personalità simili, con la differenza che Andrea è un po' più cauto, più riflessivo e, agli occhi dei fascisti, "meno provocatore" rispetto a Giulio.
Andrea rappresenta, all'interno del gruppo, l'elemento dolce e paziente con i piccoli (="i lupetti") e simboleggia inoltre anche l'uomo che si interroga di fronte al conflitto fra legge e morale.
Egli infatti, in un incontro con Paolo VI, in quegli anni "semplicemente" monsignor Montini e quindi non ancora papa, chiede: "Ma per quale motivo la Chiesa non reagisce con più fermezza di fronte alle angherie fasciste? Il fascismo non è governo, è repressione".
Si sente rispondere: "Io comprendo le sofferenze della gente, comprendo anche la lotta di voi scout per far valere il vostro messaggio di onestà, giustizia e pace. Non tormentarti con troppe domande. Altri sacerdoti e altri fratelli cattolici si stanno opponendo in questi ultimi anni alla cattiveria. Il male non avrà l'ultima parola. Confida in Dio."

Anche Andrea è indubbiamente un grande. 
A guerra appena terminata, lo vediamo salvaguardare tutti coloro che, durante la guerra, erano stati dei fascisti e dei nazisti convinti.
Non c'è alcun sentimento d'odio o di astio in lui.
Quasi mai nelle scuole (nemmeno nelle scuole superiori), si accenna al fatto che, una volta terminate le operazioni belliche, a partire dall'estate '45, una parte dei partigiani italiani si era vendicata crudelmente contro i soldati e i generali nazi-fascisti, attuando altre e ulteriori uccisioni.
Andrea, attraverso alcuni sentieri immersi nel verde delle Alpi lombarde, conduce i nazifascisti in Svizzera, affinché possano essere giudicati da un tribunale per le loro azioni.
Com'era giusto che fosse.

4.CREDERE NELLA VITA IN UN PANORAMA DI MORTE: 

A quell'epoca, spero lo teniate tutti presente, c'era l'inferno sulla terra: bombardamenti, partigiani fucilati i cui cadaveri rimanevano sui cigli delle strade per diversi giorni, violenze fisiche, psicologiche, sessuali ai civili, deportazioni di massa di ebrei, zingari e omosessuali, carceri affollate di oppositori politici e presunti oppositori alla dittatura... e... ventenni in guerra, al freddo, in Russia, che morivano per cosa, per cosa??
A 20 anni ben altri dovrebbero essere i pensieri di un ragazzo!
Il mio pro-zio materno Marcello è partito nel '42. E' stato inviato in Russia. Non è più tornato, risulta disperso. La nostra famiglia non ha mai saputo nulla.
Mi zia Carmela purtroppo non sta bene, ultimamente. E' in ospedale. In certi momenti, anche con noi parenti che andiamo a farle visita, ripercorre quella che è stata la faticosa storia della sua vita, e ci confida di non aver mai superato questa vicenda di suo fratello, con cui aveva un ottimo legame. Erano molto vicini d'età.

Non ricordo più esattamente come finisca questo film, d'altra parte, l'ho visto a ottobre.

Però concludo con un'affermazione: sia Giulio che Andrea sono "creature pasquali", almeno a mio avviso.
Se la Pasqua è vita, è pace, è la Risurrezione di Gesù dopo la morte e quindi, se davvero la Pasqua è una festività che ci richiama alla speranza e alla vittoria del bene sul male, questi due giovani sono come la Pasqua: Giulio perché difende il suo diritto alla vita e applica, in un clima di morte e di persecuzione, un'autentica e sincera solidarietà verso il prossimo. Andrea invece, è simile alla Pasqua perché è una personalità mite, che continua ad essere mite anche nel perpetrarsi dell'abominio nazi-fascista e anche per il fatto che, il suo profondo senso di giustizia e di umanità lo induce a non giudicare e a non fare violenza ai nazi-fascisti. Li porta alla frontiera svizzera, perché "starà ai tribunali, agli avvocati e ai giudici decidere della vostra sorte. Spero paghiate per il male che avete fatto."

I contenuti di questo film "li fanno" questi due ragazzi, con la loro immensa forza d'animo, con la loro voglia di vivere e con la loro completa adesione alla vita e alla coerenza di uno stile di vita.



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