Neve!
Finalmente... dopo anni che non la vedevo più qui dalle mie parti...
E pensare che soltanto ieri pomeriggio, quando in aula ho esposto il mio approfondimento sul confronto Pasolini/Zanzotto, avevo letto i versi del componimento "Ad una morta" che diceva anche: "tra i filari intristiti/verrei con te tra la neve". E' una lirica che l'adolescente Andrea dedica alla sorella Angela morta di tifo nel '37.
Comunque, ho visto anche qualche bel film in questi ultimi tre mesi; non ne ho mai fatto menzione qui prima d'ora per il semplice fatto che ero troppo presa dal fascino del programma del corso di letterature comparate.
Non penso sia frequente che un docente universitario decida di illustrare, nel corso di un mezzo semestre, principalmente i movimenti e le avanguardie anti-tradizionaliste del secolo scorso. Personalmente penso sia stato un grande arricchimento, al di là dell'antipatia che ho avuto verso il Nouveau Roman e verso il "Tristano" di Balestrini.
Tutto il resto del programma però mi è piaciuto.
LA MELODIE:
"La melodie" è un film che racchiude due tematiche verso le quali sono molto sensibile: la musica e la pedagogia.
1) IL MESTIERE DELL'INSEGNANTE E L'IMPORTANZA FONDAMENTALE DELL'ESSERE DEI VERI EDUCATORI:
Il protagonista della storia è Simon, un violinista di mezz'età decisamente talentuoso che, per diversi anni, è riuscito a vivere della propria arte.
Ma, in un periodo in cui si ritrova privo di impegni come musicista da concerti, accetta l'offerta di lavoro di Farid, preside di una scuola media:
tenere un corso extra-curricolare di violino per gli allievi iscritti e (teoricamente) interessati.
Tenete presente che si tratta di una scuola media situata in una delle periferie parigine, ovvero, collocata in un ambiente di disagio socio-economico, di degrado morale e culturale.
Simon si ritrova dunque a iniziare un'esperienza che inizialmente è difficile e avvilente, ma poi si rivela un vero e proprio arricchimento.
I componenti del corso di violino, per buona parte del film, risultano molto polemici e molto disuniti gli uni verso gli altri.
L'impatto con alunni ancora bambini ma prepotenti e deconcentrati è per lui scioccante.
In effetti, ricordo a questo proposito una frase di Simon a Farid, ancora nelle scene iniziali del film. Si tratta naturalmente di una frase riferita ai "novelli violinisti":
"A volte quei bambini mi fanno paura. Non sono capaci di concentrarsi per più di trenta secondi."
... Non è che la gente delle superiori sia tanto diversa, da questo punto di vista.
Io li ho sperimentati per qualche anno in parrocchia e vi assicuro che non è un'impresa per nulla facile attirare l'attenzione dei ragazzini tra i 14 e i 16.
Eppure sono riuscita ad ottenere la stima di diversi di loro, con il tempo. Mi piaceva stare con i ragazzi in fase di crescita, sia d'estate, durante il Grest, sia in tutte le altre stagioni, una sera la settimana.
Io sono convinta che chiunque occupi, nella società o in una comunità, un posto in campo formativo-educativo, indipendentemente dal fatto che sia un animatore, un capo scout, un catechista, un educatore comunale, un insegnante, un istruttore sportivo, è chiamato a dare una propria impronta, una propria testimonianza di vita.
Io so di averlo fatto. Ho raccontato ai ragazzi qualcosa a proposito della mia solitudine, della mia passata emarginazione. Ho insistito parecchio sull'importanza di costruirsi un'identità propria, unica, irripetibile, ma non per lo scopo di sentirsi superiori agli altri, quanto piuttosto per capire bene le proprie qualità e le proprie risorse.
Cari miei, sapete una cosa? Se una figura adulta o comunque un bel po' più grandicella degli adolescenti parla in modo sincero del proprio vissuto e delle proprie esperienze, prima o poi riesce a far breccia dentro di loro, riesce a smuoverli dalla loro pigrizia, riesce ad allontanarli, almeno in quei momenti, dall'iper-cinetismo e da un'euforia che talvolta nascondono ansia, dolore e inquietudine.
Quando ho proposto di trattare il tema dell'identità vs gregge, attraverso attività e alcuni brani biblici/letterari, avevo tutti gli altri animatori del mio "team" contro: "Sono piccoli", "Non capiscono", "Non sono in grado di riflettere" , "Non sono maturi per un progetto educativo del genere."
... e avanti con questa fastidiosa sottovalutazione del potenziale dei nostri giovanissimi!
E invece io, risoluta, l'ho fatto ed è riuscito.
Cioè... anche qui... Perché contesti il mio progetto (a tuo parere troppo "elevato" e ambizioso) senza proporre altre alternative da sviluppare??
Si è fatto il mio programma perché a nessuno veniva in mente nient'altro. Io non ero arrogante, non imponevo mai nulla a nessuno. Usavo sempre il condizionale.
Ero entusiasta e mi assumevo le mie responsabilità, da giovane adulta matura.
Ad ogni modo, a molti quattordicenni è piaciuto fare un programma sull'identità e sulla negatività del "gregge" che conforma. Perché hanno capito che l'autostima è importante per realizzare i propri sogni, che l'anti-conformismo e l'unicità aiutano a capire ciò che veramente si vuole nella vita e che l'amicizia vale soltanto se è solidarietà e sincerità.
...E me ne sono andata da lì...
Mi viene ancora da piangere al pensiero, ma me ne sono andata per il fatto che non ero sostenuta da nessuno né nelle mie proposte né nella mia idea di intendere il servizio di animatrice in parrocchia. E, ad un certo punto, una persona si esaspera quando non viene sostenuta.
Io non meritavo né alcun "grazie", né alcun ascolto.
Ero forse un elemento troppo scomodo, che metteva in evidenza ciò che non andava nel gruppo animatori, ma non per un senso di superiorità, quanto piuttosto perché desideravo ardentemente che lo spirito di servizio, in generale, cambiasse completamente.
Aggiungiamo inoltre che, secondo il curato, io sono uscita soltanto per un motivo: la fine della "storia" con A. (metto l'iniziale per rispetto). Non è vero.
Ma il curato ha le sue idee, i suoi chiodi fissi, e, almeno dal suo punto di vista, la ragione sta sempre e soltanto dalla sua parte.
Ad un certo punto, A. non si è comportato bene con me, ma, d'altra parte, io ho fatto anche abbastanza presto a farmela passare.
Per un periodo siamo stati attratti l'uno dall'altra nel senso che abbiamo avuto una meravigliosa intesa, soprattutto a livello di discorsi. Poi l'ho conosciuto meglio e ho capito delle cose e finalmente ho anche dato maggior peso a delle altre cose che prima, nel momento di innamoramento, non volevo tanto vedere.
E anche se non posso qui specificare il termine "cose", se mi trovassi di fronte alcuni degli amici o degli ex compagni di classe di questo ragazzo, direi loro che questo rapporto mi è servito, mi ha fatta comunque crescere e maturare... Mi ha fatta diventare un pochino più donna e ancora più umana. Nessun essere umano che incontriamo passa mai invano nella nostra esistenza. Voi dovreste sapere meglio di me che, quella a cui faccio riferimento, è una persona che ha sicuramente i suoi lati positivi, ma è anche molto molto fragile e ha un gran bisogno di essere ascoltata e guidata da figure molto più adulte di noi.
(perdonatemi la troppa schiettezza, ragazzi... questa mia caratteristica non del tutto positiva emerge soprattutto in giornate come questa, in cui non sto molto bene e sono un pochino malinconica).
Io ero dove stavo prima di tutto per gli adolescenti, non per "accaparrarmi" per forza qualcuno della componente maschile tra gli animatori. Io ho sempre avuto il massimo rispetto per i ragazzi, non li ho mai toccati! Mi sono confrontata con loro e basta.
Ecco che da una frase di un film è scaturito il mio mondo e le mie vicende recenti!
Ad ogni modo, per tornare al contenuto di "La melodie", dicevo che nelle prime settimane Simon fatica a tenere l'ordine durante le sue lezioni, nonostante sia massimamente competente nel suo ambito e nonostante si sforzi di fare lezione in modo interattivo, ponendo ai ragazzini delle domande come: "Che qualità deve avere, per voi, un buon musicista?".
Arnold |
Malgrado ciò, un appiglio di motivazione a continuare questo incarico annuale c'è, ed è Arnold, un dodicenne di origini africane particolarmente portato e appassionato nell'imparare a suonare il violino.
Si tratta di un ragazzino in genere introverso e molto riservato. Riesce a confidarsi, pian piano, soltanto con il suo insegnante Simon, che più volte valorizza le sue capacità musicali.
Nel corso dei mesi, Arnold risulta non soltanto il migliore del gruppo ma anche un esempio e una risorsa per tutti gli altri...
Questo film illustra anche le difficili situazioni familiari di alcuni degli allievi di Simon.
Arnold, ad esempio, soffre molto per l'assenza del padre.
La scena in cui il ragazzino chiede in lacrime alla madre: "Dov'è papà? Perché ci ha lasciati soli?" è una delle più toccanti.
Ecco, a questo proposito penso anche: i ragazzi, i nostri ragazzi, sono degli allievi... ma sono prima di tutto delle persone che, pur avendo finora avuto vita molto breve, possono aver passato anche dei drammi o delle disgrazie molto grandi. Possono avere alle loro spalle o un vissuto devastante o un presente incredibilmente difficile.
Bisogna ascoltarli, bisogna essere per loro, per quanto possibile, dei punti di riferimento affidabili.
Il primo caso, tra l'altro proprio in età da scuole medie, a confidarsi con me l'estate scorsa, in un momento di svago della giornata del Grest, è stato, ad essere del tutto sincera, un ragazzino che in casa vedeva violenze domestiche. Vedete voi.
Il responsabile di un Grest non è seduto su un trono regale e non deve comandare e pretendere soltanto che tutti quanti gli obbediscano senza obiezioni. E' una figura che organizza le giornate, che si affianca agli animatori, ai ragazzi e alle madri di famiglia presenti per distribuire merende e fare pulizie.
Magari vi risulterò idealista e ingenua ma... vi prego, smettiamola di dire sempre e soltanto che i nostri ragazzini (soprattutto in riferimento alla fascia di età 11-13), sono difficili e problematici.
E ve lo sta dicendo una che nei suoi gruppi in parrocchia li ha sempre avuti i suoi elementi critici da "regolare".
Dopo la magistrale è abbastanza probabile per me andare per qualche anno alle medie come insegnante di Lettere. Molti docenti con la mia stessa laurea, prima di finire nei licei, hanno iniziato con una "gavetta" alle medie.
Forse sono folle, ma credo nei nostri ragazzi.
Anche se in certi momenti alcuni comportamenti dei ragazzi mi hanno un po' avvilita (sono umana anch'io), io credo nelle loro diverse individualità, nel loro dolore, nelle loro preoccupazioni, nella loro ansia di avere risposte, nei loro sogni.
E so che abbastanza spesso, certe risate sguaiate o certi musi lunghi sono soltanto delle facciate che nascondono un'interiorità ferita oppure timorosa di emergere per ciò che è davvero.
E per questo dico, a tutti gli adolescenti che mi stanno leggendo, storpiando un pochino una frase di Max Pezzali: "Com'è bello il mondo insieme a voi!"
2) L'UTILITA' DELL'INSEGNAMENTO MUSICALE:
Per una volta tanto, non vi dirò come termina questo film. Vi dico soltanto che il finale è molto positivo e vi auguro di poterlo vedere al più presto nei cinema vicini alle vostre case.
A me è piaciuto molto.
In questa seconda parte del post vorrei segnalare a tutti voi l'importanza dell'imparare qualcosa in ambito musicale.
Alle scuole medie ci sarebbero due ore di "educazione musicale". Secondo me, sarebbe bellissimo che in quel periodo della loro vita i ragazzini imparassero, per linee generali, la storia della musica.
Ovviamente non come l'ho fatta e la sto facendo io all'Università.
Ma almeno, sarebbe utile e meraviglioso che un tredicenne sapesse che cos'è un canto gregoriano, la differenza tra monodia e polifonia, che cos'è un madrigale, chi erano Bach, Mozart e Beethoven, che cos'è un'opera in musica. Almeno questo! E ci sono tre anni e due ore alla settimana per poterlo fare, considerando che, in orario extra-curricolare, molti ragazzini imparano a suonare uno strumento.
Io ho iniziato a studiare seriamente storia della musica a 21 anni, al terzo anno di triennale.
Prima non sapevo quasi nulla; alle medie, la professoressa che avrebbe dovuto farmi storia della musica, nelle sue ore parlava più che altro dei suoi figli, di sua suocera, dei suoi cani... e avanti (che guaio che è a volte, la "libertà d'insegnamento"!).
Non dovrebbe esistere che un ragazzino intorno ai 13 anni dica che Celine Dion fa musica classica!! Perché questa è la risposta che un allievo dà a Simon quando chiede: "Conoscete la musica classica?".
La musica classica non è affatto scomparsa, dal momento che convive, in questo mondo, con le tendenze pop, country e rap.
Vengono ancora programmati dei concerti in cui gli esecutori interpretano brani di Bach, di Handel o di Vivaldi.
Curioso è anche il fatto che, in alcuni casi, le melodie di un'opera drammatica in musica si ritrovano nei film o anche nei cartoni animati.
In "Up", il mio film d'animazione preferito, si sente di sottofondo "Habanera" (Carmen, Bizet) nel momento in cui il vecchio vedovo Carl scende le scale con la sedia mobile.Guardate se non ho ragione!
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