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27 novembre 2020

La simbiosi di olmo e vite pampinea:

L'altro ieri per me e per il mio attuale lavoro (la specializzanda in Filologia italiana) è stata una giornata davvero "femminile": ho chiesto la tesi. 

Mi seguirà una relatrice, non un relatore. L'argomento del mio lavoro molto probabilmente sarà l'analisi della lingua e dello stile di tre romanzi che ho già letto di Natalia Ginzburg, una delle poche donne scrittrici della letteratura italiana. Sono già entrata in fase di consultazione delle fonti e mi sono accorta che le poche biografie che esistono di questa autrice sono state scritte da donne e, inoltre, anche diversi articoli sulle tematiche delle sue opere sono stati scritti da studiose, da professoresse. Dedicano poche frasi o comunque poche pagine allo stile, ma è da quel poco che dovrò partire. 

Da qualche giorno a questa parte, oltre alle donne vittime di violenza, penso spesso anche ai bambini, ai figli e alle figlie degli uomini violenti. Penso al loro devastante dolore: convivono con una figura che dovrebbe tutelarli, amarli ma che non trasmette loro nessuna sicurezza, semplicemente per il fatto che ignora che è l'amore che muove il mondo.

C'è un preconcetto, fra alcuni adulti, che a me non è mai piaciuto. E' questo: chi ha subito violenze e abusi dalla figura paterna diventa per forza identico al padre, una volta cresciuto. 

Prima di iniziare a trattare l'argomento letterario a cui ho pensato, volevo semplicemente che sapeste che la vita non è un manuale di grammatica, con coniugazioni, classificazioni di sostantivi e di aggettivi, norme ben precise e non semplici per l'analisi logica e le costruzioni dei periodi. 

La vita non è rigida come la grammatica né è fatta di "conseguenze" logiche o di leggi fonetiche prestabilite come la glottologia, secondo la quale, ad esempio, dall'I.E *gn derivano per forza "gigno" (latino), il γίγνομαι (ghìgnomai) greco e l'italiano "generare".

Non dobbiamo mai dimenticare che i figli vittime di violenze domestiche, oltre alla paura quotidiana e al dolore, si trovano piuttosto spesso a dover affrontare i pregiudizi del mondo esterno.

Io non ho e non voglio averne, di questi pregiudizi. Perché il corso dell'esistenza è imprevedibile per tutti, e quindi, anche per i bambini/ragazzini vittime dei loro padri ci possono essere delle bellissime possibilità di vita. Anche loro hanno il diritto di incontrare, al di fuori della sfera familiare, persone buone, significative, che sappiano amarli per davvero. Loro, forse più degli altri, hanno bisogno di occasioni per poter mettere in luce i loro talenti. Senza contare che magari il loro carattere, al di là delle umiliazioni e dei maltrattamenti, può naturalmente essere predisposto alla mitezza e al bene.

I figli e le figlie che sono o comunque sono stati vittime di violenze da parte della figura paterna fanno parte di un grande mosaico sociale, culturale, linguistico, economico che è il nostro pianeta, dunque anche loro hanno il diritto di essere e divenire sempre più dei tasselli che brillano!

Questa settimana volevo presentarvi alcuni brani in cui l'immagine della congiunzione fra vite pampinea (cioè, l'edera) e olmo rimanda quasi sempre all'amore coniugale.


A) LETTERATURA LATINA

La prima attestazione di questa immagine risale addirittura a Catullo.

A1) CATULLO, CARME  62, VV. 49-56

Ut vidua in nudo vitis quae nascitur arvo, 

numquam se extollit, numquam mitem educat uvam,  

sed tenerum prono deflectens pondere corpus 

iam iam contingit summum radice flagellum;

hanc nulli agricolae, nulli coluere iuvenci: 

at si forte eadem est ulmo coniuncta marito, 

multi illam agricolae, multi coluere iuvenci:

sic virgo dum intacta manet, dum inculta senescit;

cum par conubium maturo tempore adepta est,

cara viro magis et minus est invisa parenti.


Come la vite vedova che nasce in un campo vuoto

mai si solleva, mai spunta la dolce uva

ma piegando il tenero corpo con il peso inclinato

quasi quasi tocca la cima del ramoscello con la radice 

e nessun contadino, nessun giovenco la coltiva:

ma se per caso lei stessa è unita al marito olmo

molti agricoltori, molti giovenchi la lavorano:

così (=o forse è meglio rendere con  "allo stesso modo") 

una ragazza, mentre rimane intatta (=illibata), mentre invecchia trascurata,

quando ha ottenuto un matrimonio a tempo debito

è più cara al marito e meno odiosa al genitore. 

Mi soffermo soprattutto sul lessico:

La vite vedova (= vidua... vitis) è "la vite senza uva, per cui, l'edera, senza appoggio, sola in un campo nudo, per cui "privo di altre piante, vuoto, coltivabile".

Arvo deriva da arvum, "campo coltivabile, suolo". I suoi sinonimi sono ager, "campo, podere" e seges, "terreno, campo" ma anche "raccolto, frutto". 

Nel I° libro delle Epistole di Orazio, uno dei temi più ricorrenti è la contrapposizione fra campagna e città e dunque fra i diversi stili di vita che comportano questi due ambienti opposti. In alcune epistole compare il diminutivo agellus ("campicello") e in altre invece ci si accorge che la parola seges rinvia sempre alla semina e al raccolto. 

Il flagellum è il ramoscello.

Coluere deriva da colo, colere  e dunque "coltivare, lavorare".

Per giovenco si intendeva un giovane bovino che era attorno al primo anno di vita.

La virgo, prima dell'avvento del Cristianesimo, era "la ragazza in età da marito", "la giovane che non ha mai avuto rapporti con un uomo" o anche, ma questo più che altro in certi contesti di letteratura arcaica, "la Vestale", una sacerdotessa romana che aveva fatto promessa di castità.

Interessante infine risulta dare un'occhiata alle sfumature di significato di conubium, che significa certamente "matrimonio" ma anche "innesto di piante".


A2) ORAZIO, EPODI 2, 9-10:

Ergo aut adulta vitium propagine

altas maritat populos.


Così sposa gli alti pioppi con il germoglio

ormai cresciuto delle viti.


Adulta è sia aggettivo che participio perfetto di adolesco, "crescere". 

Propagine  da propago  è "germoglio". Aut di solito ha valore di o, oppure, ma qui è più opportuno tradurlo con "ormai". I populos sono proprio i pioppi, complemento oggetto plurale di maritat.

Ho riportato soltanto i due versi che sono inerenti al tema di questo post, ma, a proposito dei contenuti, dico soltanto che in questo componimento, l'usuraio Alfio elogia la bellezza di campi e campagna.


B) LETTERATURA ITALIANA:

B1) ARIOSTO, ORLANDO FURIOSO, X, OTTAVA NONA:

Questo è uno dei casi in cui, in un'opera di letteratura epico-cavalleresca, è recuperata l'immagine catulliana.

IX
  Non vi vieto per questo (ch’avrei torto)
che vi lasciate amar; che senza amante
sareste come inculta vite in orto,
che non ha palo ove s’appoggi o piante.
Sol la prima lanugine vi esorto
tutta a fuggir, volubile e inconstante,
e córre i frutti non acerbi e duri,
ma che non sien però troppo maturi.

Partiamo dal secondo verso di questa strofa: senza amante/sareste come inculta vite in orto: "senza un uomo che vi ama sareste come una vite che cresce sola e selvatica in un giardino", che non ha un'altra pianta o un sostegno di altro genere a cui appoggiarsi. E qui, vi ricordo ancora che per vite si intende l'edera, per secoli chiamata "vite pampinea". 

Aggiungo una considerazione, visto che siamo negli anni venti del XXI° secolo: anche senza compagno una donna è donna. Non c'è bisogno di un uomo. Magari le donne nel XXII° secolo penseranno: "quanto erano stupide diverse ragazze e diverse donne di un secolo fa! Stupide per credere di aver per forza bisogno di un uomo per essere felici, cretine per fidarsi ciecamente di uomini st**n*i e non seri mandando loro delle foto di un certo tipo. Mettere le mani addosso è violenza, non ci vogliono né diplomi né lauree per poterlo capire. Però, a mio avviso, è violenza e grave mancanza di rispetto anche il non voler legarsi seriamente a una donna, il volerla trattare solo come un passatempo, come un'avventura di qualche mesetto.

Lanugine (più comunemente, "peluria") è anche un termine botanico, dal momento che si riferisce alla sottile e leggere peluria che può comparire in alcune specie di piante e di fiori. 

Còrre era l'antico "cogliere".  

Non è affatto strano pensare, anche in questo contesto, ai frutti come metafora delle occasioni di amare mentre si è ancora giovani.  Il frutto, sia nella letteratura italiana che nelle letterature più antiche, rinvia molto spesso alla fecondità che deriva dall'amore.

B2) TASSO, AMINTA, I, 251-253:

Veder puoi con quanto affetto

e con quanti iterati abbracciamenti

la vite si avviticchia a 'l suo marito.

Iterati qui sta per "ripetuti". E anche qui, la vite pampinea e l'olmo (il marito) sembrano due coniugi che si abbracciano.

B3) TASSO, GERUSALEMME LIBERATA, CANTO III , OTTAVA 75:

LXXV.


     L’un l’altro esorta, che le piante atterri,
E faccia al bosco inusitati oltraggj.
Caggion recise da’ taglienti ferri
596Le sacre palme, e i frassini selvaggj:
I funebri cipressi, e i pini, e i cerri,
L’elci frondose, e gli alti abeti, e i faggj:
Gli olmi mariti, a cui talor s’appoggia
600La vite, e con piè torto al ciel sen poggia

Il canto terzo del poema rappresenta il momento in cui l'esercito cristiano, appena giunto nei pressi di Gerusalemme, si ritrova a combattere contro i saraceni, mentre la principessa Erminia, dall'alto della torre, osserva la battaglia ed indica al re Aladino i nomi e le caratteristiche di diversi cavalieri cristiani.

Questo canto termina con l'immagine della foresta di Saron, dove si trovano alcuni artigiani inviati da Goffredo di Buglione per raccogliere legna (inusitati oltraggi= è la prima volta che in quella foresta vengono tagliati gli alberi).

Per cerri si possono intendere le "querce". e per elci frondose i "lecci". 

vv.7-8= Gli olmi imponenti vengono definiti mariti per la vite pampinea che vi si appoggia.


B4) TASSO, GERUSALEMME LIBERATA, CANTO XX, OTTAVE 94-100:

XCIV.       

         Gildippe ed Odoardo, i casi vostri

Duri ed acerbi e i fatti onesti e degni
(Se tanto lice ai miei Toscani inchiostri)
748
Consacrerò fra’ pellegrini ingegni:
Sicchè ogni età, quasi ben nati mostri
Di virtute e d’amor, v’additi e segni:
E, col suo pianto, alcun servo d’Amore
752
La morte vostra e le mie rime onore.

XCV.


La magnanima Donna il destrier volse
Dove le genti distruggea quel crudo,
E di due gran fendenti appieno il colse:
756
Ferigli il fianco, e gli partì lo scudo.
Grida il crudel, ch’all’abito raccolse
Chi costei fosse: ecco la putta, e ’l drudo.
Meglio per te s’avessi il fuso e l’ago,
760
Che in tua difesa aver la spada e ’l Vago.

XCVI.


 Quì tacque; e di furor più che mai pieno,
Drizzò percossa temeraria e fera
Ch’osò, rompendo ogn’arme, entrar nel seno
764
Che de’ colpi d’Amor degno sol’era.
Ella repente abbandonando il freno,
Sembiante fa d’uom che languisca e pera.
E ben sel vede il misero Odoardo,
768
Mal fortunato difensor, non tardo.

XCVII.


Che far dee nel gran caso? ira e pietade
A varie parti in un tempo l’affretta.
Questa, all’appoggio del suo ben che cade:
772
Quella, a pigliar del percussor vendetta.
Amore indifferente il persuade
Che non sia l’ira o la pietà negletta.
Con la sinistra man corre al sostegno,
776
L’altra ministra ei fa del suo disdegno.

XCVIII.



Ma voler e poter che si divida,
Bastar non può contra il Pagan sì forte:
Tal che nè sostien lei, nè l’omicida
780
Della dolce alma sua conduce a morte.
Anzi avvien che ’l Soldano a lui recida
Il braccio, appoggio alla fedel consorte;
Onde cader lasciolla: ed egli presse
784
Le membra a lei con le sue membra stesse.

XCIX.


 Come olmo a cui la pampinosa pianta
Cupida s’avviticchi, e si marite;
Se ferro il tronca, o turbine lo schianta,
788
Trae seco a terra la compagna vite:
Ed egli stesso il verde, onde s’ammanta,
Le sfronda, e pesta l’uve sue gradite:
Par che sen dolga, e più che ’l proprio fato,
792
Di lei gl’incresca che gli muore a lato.

C.


 Così cade egli; e sol di lei gli duole,
Che ’l Cielo eterna sua compagna fece.
Vorrian formar, nè pon formar parole:
796
Forman sospiri di parole in vece.
L’un mira l’altro: e l’un, pur come suole,
Si stringe all’altro, mentre ancor ciò lece:
E si cela in un punto ad ambi il díe:
800
E congiunte sen van l’anime píe.


Siamo praticamente alla fine del poema. Gildippe e Odoardo, due coniugi cristiani (anime pìe), combattono alle porte di Gerusalemme contro i saraceni ed entrambi ci rimettono la vita. Qui però c'è una sostanziale differenza rispetto ai casi precedenti: il paragone con l'olmo e la vite è riferito all'atto del cadere a terra a causa di ferite mortali.

Breve riassunto dei contenuti delle strofe:

Strofa 94:  "casi tristi" sta per "vicende tragiche". Il poeta qui si prefigge di affidare alla poesia questi due coniugi, capaci di imprese onorevoli.

Strofa 95: La magnanima donna è Gildippe e quel crudo è Solimano il Magnifico. Solimano che si dimostra, potremmo dire, "sessista", visto che dice a Gildippe: avresti fatto meglio a dedicarti alla tessitura  e alla filatura (fuso e ago) anziché alla guerra.

Strofa 96: Un solo colpo è bastato per far cadere Gildippe, ancora prima che Odoardo intervenga.

Strofa 97: L'ira, il desiderio di vendetta e la pietà per la moglie appena defunta suscitano diverse intenzioni nella mente di Odoardo, per cui, per un istante, è incerto sul ciò che deve fare: sostenere Gildippe mentre sta cadendo oppure vendicarsi cercando di uccidere Solimano?

Strofa 98: Odoardo fa entrambe le cose: sorregge Gildippe e attaccare Solimano. E questo gli costa la vita.

Strofa 99: Parafrasi: "Come un olmo al quale la vite bramosamente, avidamente si avvinghi e si unisca, se un'arma lo taglia o lo schianta a terra un fulmine, trascina con sé anche la vite, sua compagna, le foglie della vite di cui si avvolge come un mantello, si ammanta, le sfronda e le schiaccia le gradevoli uve, e sembra che se ne dispiaccia e ancora più del proprio destino sembra che si addolori per colei che gli sta morendo vicina".

Strofa 100: I due coniugi caduti a terra, esangui e morenti, vorrebbero parlarsi ma non possono. Sospirano. Si guardano e, finché possono e per quei pochi istanti che sono ancora in vita, si abbracciano. La luce del sole intanto si oscura ad entrambi (muoiono).

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A proposito di ragazze in gamba... Qui mi rivolgo soprattutto alle lettrici: ho un'amica, che fa sempre parte del gruppo di amici in cui sono entrata quest'estate, che ha un blog su Altervista in cui pubblica fotografie di lavori, tutti suoi, ad uncinetto. Secondo me è bravissima, ha talento in questo! 

E' raro adesso come adesso conoscere una ragazza giovane alla quale di solito piace investire il suo tempo libero con questa forma di creatività. Vi allego l'indirizzo esatto del suo blog qui sotto: 

https://lecreazionidibenny.altervista.org/

Certamente, questo è un periodo storico difficile, per chiunque. Ci sentiamo limitati nelle relazioni, negli spostamenti, nelle attività sportive, nei viaggi. Io è da un anno esatto che non metto piede in un teatro, da 10 mesi che non vado più al cinema.

Sono stanca di questa situazione anche se non lo do molto a vedere per rasserenare chi ho intorno. Però in questa seconda ondata, a differenza della prima, almeno non sono da sola e non sono più la ragazza emarginata. Almeno so di avere un gruppo di coetanei o comunque quasi-coetanei che a me ci tiene. Torneremo anche noi, come gruppo, a condividere una pizza la domenica sera, a organizzare delle mezze giornate di ritrovo, a condividere pasti e merende dopo il servizio che facciamo. (Eh sì, ho cambiato parrocchia e ho cambiato decisamente in meglio!).

Quale sarà la prima cosa che farò, una volta finito tutto questo?!

A dirla tutta, ce l'ho anch'io un ragazzo a cui tengo e con cui ho un ottimo rapporto. Non vedo l'ora di poterlo stringere forte ancora.

19 novembre 2020

Le fasi pittoriche di Kandinsky:

Brillano ancora

sulle foglie e sull'erba

le luminose gocce d'oro

di un sole 

abbracciato 

da un leggero manto 

di nebbia.


Comporre liriche aiuta, in un periodo come questo. Il mondo dell'arte, della letteratura e della cultura sta soffrendo in questo periodo tremendo e precario. Però è anche un modo per consolarsi.

Vedrete in questo post anche un Kandinsky che a scuola non avete mai conosciuto.

BIOGRAFIA DI KANDINSKY:

Wassily Kandinsky nasce a Mosca nel 1866. Intorno ai 30 anni scopre la sua vocazione alla pittura (prima si occupava di diritto). 

E' sempre stato attratto dall'Occidente: dal 1896 al 1914 soggiorna a Monaco. 

Credo possiate immaginare il motivo per cui l'artista lascia la Germania proprio in quell'anno... E' l'anno in cui scoppia il primo conflitto mondiale.

Nel corso dell'esistenza Kandinsky sperimenta vari stili pittorici.

PRIMA FASE PITTORICA:

A) IL LAGO KOCHEL, 1902: (Kochelsee)

Inizio a spiegare il dipinto partendo da una precisazione geografica: Kochel era ed è tuttora una cittadina collinare (605 metri s.l.m.) della Germania meridionale.
Predominano assolutamente i colori freddi e dunque le tinte sull'azzurro, sul verde, sul blu e sul celeste. 
Abbastanza rilevante risulta anche la presenza di colori neutri: il nero mischiato al marrone scuro per le montagne, il bianco per le nubi del cielo, per alcune sfumature cromatiche del lago e per la piccola casetta a destra, in mezzo al verde e ai piedi dei monti. 
Al centro del lago e quindi del dipinto vediamo un uomo su una barca. Questa figura umana risulta estremamente sintetizzata. 
E' proprio prestando un pochino di attenzione al barcaiolo che possiamo comprendere come in questa prima fase pittorica Kandinsky appaia vicino all'impressionismo e al suo maggior esponente: anche Monet privilegiava gli elementi del paesaggio rispetto alle figure umane. 
Si nota inoltre, proprio come in molti dipinti di Monet, una tendenza alla bidimensionalità. Altra cosa: personalmente non credo che qui Kandinsky abbia disegnato prima di dare quelle pennellate variopinte, rapide e "virgolettate". Nemmeno Monet disegnava.
Due cose mi vengono in mente di fronte a quest'opera: il lido di Caldonazzo (Trentino), collinare, al di sotto di paesini di altitudine montana come Vigolo Vattaro e Bosentino e ad appena tre kilometri da Calceranica, luogo con cui condivide lo stesso lago. 
C'è un punto panoramico di Caldonazzo abbastanza simile al lago Kochel, c'è un punto in cui, di fronte a te, vedi soprattutto il profilo, un po' meno imponente rispetto a quello delle montagne di questa rappresentazione, di un'alto monte che, per metà pomeriggio, anche in piena estate, copre il sole.
...Qualche anno fa hanno trasmesso "Grand Hotel", una serie noir in costume, ambientata in un Trentino del primissimo Novecento. Una serie televisiva che a me è piaciuta molto, ma diverse persone in Italia non lo hanno apprezzato per la trama troppo complessa e per il romanticismo un po' esasperato di alcune storie d'amore fra i personaggi. Prati, laghi, montagne, prati, laghi limpidi, ponticelli di legno, castelli, boschetti. Era questa la natura che veniva inquadrata negli episodi della serie.

SECONDA FASE PITTORICA:

Appena due anni dopo Kandinsky sta già sperimentando un nuovo stile decisamente differente dal tardo impressionismo. Tra l'altro, forse buona parte di voi non lo sa, ma gli artisti che sperimentavano lo stile di Monet sono esistiti fino ai primi anni del XX° secolo. 

B)LA CHIESA ROSSA, 1904:

L'edificio religioso, collocato sullo sfondo, immerso in un paesaggio verde caratterizzato da alberi, prati, giochi di luce-ombra, si specchia nel lago in primo piano. 

Le figure umane sono totalmente assenti.

Che ne penso io? Che quel verde chiaro è un po' troppo forte, come risultano un po' troppo forti i contrasti luci-ombre e che preferisco il Kandinsky di due anni prima.

A quale stile si avvicina qui Kandinsky? Al proto-espressionismo, o meglio, allo stile del gruppo francese dei Fauves. Ciò è deducibile dai contorni degli elementi del paesaggio, abbastanza pesantemente orlati di nero. E l'orlo nero è frequentissimo nella pittura dei Fauves, come anche il contrasto luci-ombre.


Questo dipinto mi fa venire in mente un brano tratto dalle Città invisibili di Calvino:

Gli antichi costruirono Valdrada sulle rive d’un lago con case e verande tutte una sopra l’altra e vie alte che affacciano sull’acqua i parapetti a balaustra. Così il viaggiatore vede arrivando due città: una diritta sopra il lago e una riflessa capovolta.
Non esiste o avviene cosa nell’una Valdrada che l’altra Valdrada non ripeta, perché la città fu costruita in modo che ogni suo punto fosse riflesso dal suo specchio, e la Valdrada giù nell’acqua contiene non solo tutte le scanalature e gli sbalzi delle facciate che s’elevano sopra il lago ma anche l’interno delle stanze con i soffitti e i pavimenti, la prospettiva dei corridoi, gli specchi degli armadi.

Gli abitanti di Valdrada sanno che tutti i loro atti sono insieme quell’atto e la sua immagine speculare, cui appartiene la speciale dignità delle immagini, e questa loro coscienza vieta di abbandonarsi per un solo istante al caso e all’oblio.
Anche quando gli amanti danno volta ai corpi nudi pelle contro pelle cercando come mettersi per prendere l’uno dall’altro più piacere, anche quando gli assassini spingono il coltello nelle vene nere del collo e più sangue grumoso trabocca più affondano la lama che scivola tra i tendini, non è tanto il loro accoppiarsi o trucidarsi che importa quanto l’accoppiarsi o trucidarsi delle loro immagini limpide e fredde nello specchio.
Lo specchio ora accresce il valore delle cose, ora lo nega. Non tutto quel che sembra valere sopra lo specchio resiste se specchiato. Le due città gemelle non sono uguali, perché nulla di ciò che esiste o avviene a Valdrada è simmetrico: a ogni viso e gesto rispondono dallo specchio un viso o gesto inverso punto per punto.
Le due Valdrade vivono l’una per l’altra, guardandosi negli occhi di continuo, ma non si amano.

C) PAESAGGIO DI MURNAU, 1909:

Murnau, altra località bavarese. 

Sicuramente fra il 1904 e il 1909 Kandinsky deve aver frequentato i Fauves a periodi, anche perché qui fa ancora più sua la violenta alternanza fra zone d'ombra e zone di luce. Prevalgono qui i colori caldi: il rosso dei tetti delle case e il giallo (mescolato a qualche puntina di verde oliva) delle pareti delle case e della collina. 

Ecco, io a 7 anni a scuola avevo fatto un disegno simile, con una collina dalla cima accentuata e le case  un po' in pendenza. 

Credo proprio che qui l'ambientazione sia notturna visto che il cielo è scuro. 

TERZA FASE PITTORICA:

Questa devo introdurla, prima di presentarvi degli esempi che possano essere abbastanza significativi. 

Nel 1910 esce un trattato di Kandinsky, intitolato Lo spirituale nell'arte. 

Qui, l'artista teorizza l'arte fluida, non più legata al riscontro con la realtà ma piuttosto con le forme primordiali della vita, più spesso cellule e protozoi, che richiamano all'ES freudiano e dunque alla libido.

La spiritualità nell'arte, per Kandinsky, è la smaterializzazione delle forme: per questo nei dipinti di questa fase particolare della sua espressione artistica, che il critico Renato Barilli chiama biomorfismo, troviamo forme policentriche e dinamiche.

Improvvisazione n°... è il frequente titolo delle opere realizzate fra il primo e il secondo decennio del XX° secolo. Non dimentichiamo che improvvisazione deriva dalla musica, arte aniconica per eccellenza (arte cioè che non implica una rappresentazione visiva per i fruitori).

D) IMPROVVISAZIONE N° 20, 1911:

Riuscite a intravedere delle forme attinenti al reale? 
Alcuni critici d'arte dicono che Kandinsky abbia voluto raffigurare, con questo insieme di linee nere, i profili di due cavalli, ma io non riesco a vederli.
Sono più della linea di Barilli, che, in questo dipinto, vede un richiamo a dei vegetali sottomarini, come ad esempio delle alghe.
Qui indubbiamente c'è caos. Ci sono linee, macchie, colori diversi che oscillano nel vuoto.


E) MACCHIA NERA I, 1912:

Eccoli, i black holes di Kandinsky. I black holes che a me ricordano forme di ragni o, un po' più lontanamente, anche di granchi.
E' un altro dipinto, su sfondo chiaro, in cui galleggiano macchie nere, rosse, violette, gialle, azzurrine e delle linee nere di diversa forma (dritte, curve), di diverso spessore e di diversa lunghezza.




QUARTA FASE PITTORICA:

Intanto gli anni passano: prima arriva il 1917, anno della Rivoluzione d'ottobre, e poi, appena tre anni dopo, l'occasione di ritornare in Germania, ma non in Baviera, bensì a Weimar, cittadina in cui Kandinsky fa la conoscenza di Walter Grupius.

Quando finirà questo schifo di decine di migliaia di contagi al giorno, di intubati, di centinaia di morti andateci a Weimar. Io ci sono stata, è una città a mio avviso bellissima, non multilinguistica né multiculturale come Monaco di Baviera, ma bella elegante. Weimar è la città di Goethe tra l'altro.

Comunque, a partire dal 1920, Kandinsky avverte il bisogno di razionalizzare di più la sua arte e si avvicina al rigore geometrico.

F) SU FONDO BIANCO, 1920:

Ecco la differenza rispetto a prima: su sfondo chiaro ci sono, oltre alle linee (qui soltanto diritte, mai ondulate o curve), dei cerchi e dei triangoli e... in alcuni punti, dei quadratini neri come una scacchiera.

Ci avviciniamo un pochino a Mirò, principale esponente del surrealismo francese, nato quattro anni dopo: in certe opere di Mirò, come Il carnevale di Arlecchino, convivono sia le forme geometriche sia delle forme e delle figure non attinenti al reale. Per essere precisa: nel Carnevale di Arlecchino, l'unica forma che corrisponde al reale è una finestra sullo sfondo a destra:


G) ALCUNI CERCHI, 1926:

Ultimo dipinto, che però vale la pensa osservare un pochino.


Questo dipinto è molto famoso.
Qui è scomparso lo sfondo chiaro a favore di un colore che io definirei "nero ardesia". I protagonisti sono dei cerchi colorati, spesso molto vicini gli uni agli altri.
Sono cerchi che ricordano i pianeti dell'Universo. 
Il cerchio blu è il più grande e, attorno, ha un contorno chiaro un po' sfumato e indefinito che, secondo l'opinione di alcuni, sembra voler alludere al chiarore lunare.





12 novembre 2020

La signora delle camelie", Alexandre Dumàs figlio:

 Omaggio a Gigi Proietti, 

brillante attore di straordinaria umanità.

Questo è un omaggio fatto con un pochino di ritardo (è morto 10 giorni fa) ma fatto con tutto il cuore. C'è un ri-adattamento della "Traviata" in cui Gigi Proietti recita la parte di Duval, mi pare. Su Youtube ci sono alcuni spezzoni. Mi mancherà non rivedere più quello sguardo sereno e quel sorriso simpatico e accomodante. Il mondo dello spettacolo e del cinema, già molto provato dalle restrizioni causate dalla pandemia, ha perduto una cometa luminosa.










0. PERSONAGGI PRINCIPALI:

Vi presento qui un romanzo della letteratura francese al quale Verdi e Piave si sono ispirati per scrivere testo e partitura della Traviata.

E finalmente sono riuscita a leggere anche La dàme aux camèlias!

Ho rubato dalla piccola biblioteca dell'appartamento di mio zio Vincenzo un'edizione di questo romanzo non recente, stampata nel '98 e con la copertina di pelle. Questa edizione traduce proprio tutto in italiano: i nomi, i luoghi (Campi Elisi anziché Champs Elisèes). C'è una sola parola in francese, che non può e non potrà mai essere tradotta: champagne!

Francia, primi anni del XIX° secolo. 

La protagonista è qui Marguerite Gautier, cortigiana parigina. Gran parte del libro verte sulla romantica e struggente storia d'amore fra lei e il giovane medio-borghese Armand Duval.

Non è un post in cui riporto la trama del libro, ma soltanto quelle citazioni che mi hanno fatto pensare a dei temi sani e attuali.

A. RIMANDO ALLA SESSUALITA' FEMMINILE:

Partirei da un dettaglio preceduto da un altro dettaglio: anche Alexandre Dumas era un medio-borghese. Per la borghesia (e anche per l'aristocrazia) di due secoli fa la sessualità era un argomento tabù. E questo paragrafo che sto per trascrivere lo dimostra:

Margherita assisteva a tutte le prime rappresentazioni e passava tutte le sere allo spettacolo o al ballo. Ogni volta che si dava un'opera nuova, si era certi di vederla, con tre oggetti, che non la lasciavano mai, e che occupavano il parapetto del suo palco in prima fila: l'occhialino, un involto di confetti e un mazzo di camelie. Per venticinque giorni del mese, le camelie erano bianche, e per gli altri cinque rosse. Non si seppe mai il motivo di questo cambiamento di colore, che io accenno senza poterlo spiegare (...)

Posso ridere di tanta ingenuità e ignoranza o falsa ignoranza?! I colori delle camelie, come avrete sicuramente intuito, richiamano al nostro ciclo femminile. Però non tutti i cicli sono così: per me sarebbero 27 giorni di camelie bianche e 3 di rosse.


Sul fatto che "i giorni rossi" siano incredibilmente dolorosi e sul fatto che influiscano in modo molto negativo sul nostro umore... luoghi comuni! 

Nel mio caso non è esattamente così.

Ho riportato questo paragrafo per provare a scalfire dei pregiudizi che esistono ancora oggi.

B.L'AMORE COME UN "PRENDERSI CURA":

Sto per riportare un dialogo che risale ad uno dei loro primi incontri, o meglio... è la prima volta in cui Marguerite e Armand si parlano per davvero. E' la notte in cui Armand scopre che lei è malata, è tisica, malattia molto comune fra i giovani europei  che erano al di sotto dei 30 anni.

-Ascoltatemi, Margherita- dissi allora con una espansione che non potei contenere- Non so quale influenza potrete acquistare sulla mia vita, ma questo so di sicuro, che ora non vi è persona, nemmeno mia sorella, per cui mi interessi come per voi. Ebbene, in nome del cielo, curate la vostra salute e non vivete più nel modo che fate.

-Se mi curassi morirei. Ciò che mi sostiene è la vita febbrile che conduco. Curandomi, morirei a un tratto, mentre vivendo come faccio, mi consumo lentamente. E poi, bene sta che si curino le donne che hanno una famiglia e degli amici; ma noi, dal momento che non possiamo più servire alla vanità e al piacere dei nostri amanti, siamo abbandonate, e le lunghe serate si succedono ai lunghi giorni. Lo so per esperienza, vedete, per due mesi dovetti rimanere a letto e alla terza settimana della mia malattia nessuno più venne a trovarmi.

-E' vero che io non sono nulla per voi- ripigliai- ma se voi lo volete, io vi assisterò come un fratello, non vi lascerò e vi guarirò. (...) Permettetemi, Margherita, di dirvi che siete stata ammalata per due mesi e che in questo tempo sono venuto ogni giorno alla vostra porta per avere vostre notizie.

Permettetemi, Margherita, di dirvi che siete stata ammalata per due mesi e che in questo tempo sono venuto ogni giorno alla vostra porta per avere vostre notizie.

Frase che mi ricorda l'opera di Piave-Verdi, aria di Violetta, fine del primo atto: Lui che modesto e vigile, all'egre soglie ascese e nuova febbre accese, destandomi all'amor.

L'approfondimento sulla Traviata era il programma del corso introduttivo di Storia della musica, esame triennale del gennaio 2017 (ho sempre sfruttato di più la sessione invernale che non le altre). E ricordo ancora delle parti a memoria di un'opera che fa commuovere e che, a mio parere, ha molti rimandi letterari alla lirica italiana.
Armand (Alfredo Germont nell'opera di Piave-Verdi) le voleva già molto bene prima di iniziare una storia.


se voi lo volete, io vi assisterò come un fratello, non vi lascerò e vi guarirò. 
E questo è l'amore come un "prendersi cura"
Tematica che, am io avviso, c'è anche all'inizio di una delle hit italiane della primavera 2020:

Tu sei la certezza di avere qualcuno al mio fianco nei giorni più duri
sei quella bellezza dipinta sul quel foglio bianco dei miei lati oscuri. 
(Le domeniche di maggio)

C'è anche l'elemento passionale che compare alcuni capitoli dopo, quando Armand afferma: l'amore mi dominava a tal punto che ogni momento passato lontano da Margherita era per me un anno. 
L'amore di Armand è fatto di gelosia, ma non di una gelosia che spinge alla violenza, piuttosto, di una gelosia che spinge all'orgoglio, alle lacrime e alla disperazione nei momenti in cui con Margherita manca una corretta comunicazione. Non si tratta insomma di una gelosia "malata" e patologica.


Chi ama non possiede né vuole possedere. Chi ama condivide e... sa accogliere con gratuità l'altro, sa prendersi cura delle sue fragilità.

C. AMARE E' ANCHE CAMBIARE:

E poi arriva il momento in cui Marguerite e Armand decidono di andare a convivere, al di fuori di Parigi, in una villa di campagna a Bougival. E' Armand il primo a cambiare il suo stile di vita per lei. 

In che cosa consisteva la quotidianità di Armando prima di Margherita? 

In passeggiate quotidiane al Campi Elisi, a volte in serate trascorse a teatro con qualche amico. Viveva solo in un appartamento di Parigi ed era appena laureato in Legge e il padre gli passava una rendita annua. La relazione con Margherita, che è una cortigiana (l'attuale escort, cioè, una prostituta d'alto bordo), comporta molte spese, dal momento che lei è in effetti una ragazza abituata agli agi. Per questo Armando ricorre al gioco per non fare troppi debiti.

Il gioco non può che essere praticato da giovani che hanno dei grandi bisogni e che mancano di mezzi sufficienti per sostenere il tenore di vita che conducono (...)

Mi lanciai in questa vita rapida, rumorosa, vulcanica, che in altri tempi mi spaventava al solo pensarvi, e che era divenuta per me l'indispensabile completamento del mio amore per Margherita. 

Amare è cambiare stile di vita, non personalità. O meglio: amare davvero (e qui mi riferisco a quelle storie che prima o poi sfociano nella convivenza e nel matrimonio) è sentirsi pronti a condividere una quotidianità nuova, inedita. E' accettare di cambiare in modo significativo le proprie abitudini quotidiane, è smussare alcuni lati della personalità per convivere al meglio con la persona amata. E' voler crescere con l'altro, perché la vita insieme, con il passare del tempo, cambia un po' certi comportamenti e certi lati del carattere.

E ve lo dice una persona come me che a volte "teme" di non saper far fronte a imprevisti e a cambiamenti e altre volte desidera essere padrona della propria vita. Ma questo è impossibile, inizio già a comprenderlo! 

Io ogni giorno corro il rischio di confondere il pensare con l'agire: di solito il progettare mentalmente qualcosa mi dà una sensazione molto piacevole, quasi come se lo avessi già realizzato (gli inglesi direbbero precisamente "fulfillment" per definire questo mio stato d'animo). 

Non so se si possa definire Armand una personalità di tipo Cinque o un carattere con forte ala Cinque, non lo so, non credo. 

Io ho sempre avuto una sorta di corteccia intorno al cuore: mi capita di isolarmi, tendo ad essere timida, non voglio apparire né emergere per paura che gli altri mi feriscano, e d'altronde questo è successo piuttosto spesso. Detesto gli occhi della gente puntati addosso. 

Non sono per niente fredda, non ho il cuore di ghiaccio, è che alla fine mi ritengo in grado di scegliere le persone affidabili e anche simili a me e oltretutto reagisco in modo forte sia alla gioia che al dolore. Quasi tutto mi coinvolge. 

Ad esempio, in questo periodo di pandemia provo una profonda empatia e un grande senso di solidarietà per le famiglie che, con un bambino molto ammalato, si trovano ad affrontare un croce pesante, il più delle volto sotto gli sguardi giudicanti altrui. 

Comunque, per ritornare al romanzo, anche Marguerite accetta di mutare lo stile di vita:

Ero riuscito, senza scosse e senza sforzi, ad isolarla quasi interamente dalle sue antiche abitudini. Il mio medico, con il quale l'avevo fatta incontrare, mi aveva detto che soltanto il riposo e la calma potevano conservarle la salute (...) Margherita si abituava a questa nuova esistenza di cui sentiva i salutari effetti. (...) Cominciava a passare la sera in casa, oppure, se faceva bel tempo, si copriva con uno scialle, si nascondeva il volto con un velo e andavamo a piedi, a passeggiare negli oscuri viali dei Campi Elisi.

I due giovani trascorrono quattro mesi felici, finché non irrompe la figura di Duval senior che, fedelissimo alle convenzioni un po' ipocrite e perbeniste della borghesia di allora,  rompe il loro legame: prima cerca di dissuadere il figlio a interrompere la relazione con Margherita, poi incontra Margherita stessa. Margherita ha venduto tutto il mobilio e i gioielli per far fronte ai suoi creditori e per non gravare troppo sulle finanze di Armando.

A questo aggiungete inoltre che duecento anni fa, un giovane uomo borghese che si faceva mantenere da una cortigiana era qualcosa di scandaloso. In effetti il vecchio Duval voleva che il nome della sua famiglia fosse onorato, dal momento che la sorella di Armand stava per sposarsi:

(...) Ho una figlia, come parmi avervi già detto, giovine, bella, pura. E' innamorata e ha fatto dell'amore  il sogno dorato della sua vita. (...) Mia figlia deve maritarsi. Sposa l'uomo che ama, entra in una famiglia onorata che esige che sia onorata anche la mia.

Ed è così che Margherita si era sacrificata per la famiglia Duval: aveva abbandonato la casa e Armando che, nel giro di poco tempo, era passato dalla disperazione all'inerzia e all'odio per lei (finisce che, nei luoghi pubblici di Parigi che entrambi frequentano a debita distanza, per farle dispetto, si fa vedere con Olimpia, ragazza che in realtà non ama).

D. LA MORTE DI MARGUERITE GAUTIER:

Il decorso della tisi di Marguerite si fa rapido e la costringe a letto due mesi (da dicembre a febbraio). Muore, se non vado errata, la notte che precede il martedì grasso del carnevale.

Nei capitoli XXV° e XXVI°, gli ultimi per la verità, sembra che Dumas trasformi il suo scritto in un tragico romanzo epistolare dal momento che si tratta di lettere che Marguerite scrive ed invia ad un Armand che non le risponde mai. 

Negli ultimi giorni di vita, quando Marguerite è impossibilitata a scrivere, è l'amica Giulia Duprant a informare un Armando lontano dell'agonia e della conseguente morte di una Marguerite da poco venticinquenne. Eccovi alcune frasi della lettera del 20 febbraio:

Tutto è finito. Margherita è entrata in agonia questa notte verso le due. Non mai martire ha sofferto simili torture, a giudicare dalle grida che cacciava la povera ragazza. Due o tre volte si è rizzata sul letto, quasi avesse voluto riafferrare la vita che se ne fuggiva verso Dio. Due o tre volte ha anche pronunciato il vostro nome, poi si è taciuta ed è ricaduta sfinita sul letto. Alcune lacrime le sono scorse dagli occhi, ed è morta.


Una differenza con la Traviata è questa: nel terzo atto del dramma, Alfredo Germont va davvero a trovare, per una volta, una Violetta Valery agonizzante.