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28 aprile 2023

"POETI D'UCRAINA"- POESIE DI AUTORI UCRAINI

Io e Matthias vi proponiamo qui sotto alcuni autori ucraini operativi, con le loro liriche e le loro attività culturali, dagli anni '60 agli anni '90. 

Noi abbiamo letto integralmente questa raccolta ma a voi proponiamo solo pochi componimenti.

Prima però fate spiegare a Matthias un gravissimo e agghiacciante crimine di guerra che sta accadendo nella "civile" Europa da un anno a questa parte.

IL TRASFERIMENTO FORZATO DEI BAMBINI UCRAINI IN RUSSIA:

Il 17 marzo 2023 è stato emesso un mandato di cattura internazionale per Vladimir Putin, accusato di avere deportato i bambini ucraini in Russia: un'azione criminale di cui ci sono evidenze fin dal marzo 2022.
I bambini in questione sono orfani di guerra oppure figli di genitori arrestati durante l'occupazione.
Altri bambini invece sono stati separati dai genitori nei "campi di filtrazione", dopo l'evacuazione in Russia dai territori occupati.
La Federazione Russa ha ammesso di aver trasferito nel suo territorio circa 1.400 bambini, dichiarandola un'operazione umanitaria! Ma questo numero è sicuramente sottostimato. Inoltre la Russia non fornisce né i nomi dei bambini né tantomeno rivela dove sono stati collocati, rendendo quasi impossibile rintracciarli.
Centinaia di questi bambini sono stati già adottati da famiglie russe.

Secondo le indagini esisterebbero più di 40 campi di rieducazione dove questi bambini sono stati collocati. Spaziano tra la Crimea occupata e numerose aree della Russia, dalla regione di Mosca alla Siberia ad altre ancora.
In questi campi i bambini ucraini vengono sottoposti a una vera rieducazione filo-russa, in cui imparano sia la storia nella "versione russa" sia a maneggiare le armi.
Il trasferimento forzato di bambini è proibito dall'Onu che lo ritiene un atto di genocidio.

1) VASYL' STUS- "CENTO SPECCHI PROIETTATI SU DI ME"

Cento specchi proiettati su di me,
sulla mia solitudine e mutezza.
Veramente – qui? Sei veramente – qui? Forse,
non è qui che sei. Non qui.
Dov’è che sei? Ma dov’è che sei? Ma dove?
Un precipizio? Un tornante? O uno zigzag?
Eccola, la pioggia tanto attesa. A catinelle.
Bagna l’anima, l’anima in lacrime.
Cento tue morti. Cento tue nascite.
È terribile per gli occhi secchi.
Chi sei? Un vivo o un morto? O, forse
sia vivo che morto? E tutto solo?


Nel caso di questa poesia, io a Matthias abbiamo elaborato e confrontato due visioni leggermente diverse. D'altronde Stus non è per nulla facile! Ve le propongo qui sotto, liberissimi di decidere quale delle due vi piace di più.

La mia interpretazione:

Gli specchi corrispondono a quei pensieri che inducono l'autore a rifugiarsi in uno stato di solitudine in modo tale da poter compiere un'autoanalisi. Egli in effetti pone a se stesso alcune domande, o meglio, una pioggia di domande che bagna la sua anima angosciata e smarrita che cerca di identificarsi.
Le cento morti e le cento nascite sono, a mio avviso, i giorni che Vasyl' Stus ha vissuto. Giorni carichi di incontri, di esperienze, di maturazione culturale, di sentimenti e di emozioni. Insomma, un vissuto carico forse anche del peso dei giudizi e delle opinioni che le persone incontrate hanno espresso su di lui.
Istintivamente infatti penso a Pirandello con il suo filosofico Uno, nessuno, centomila.

Il titolo è emblematico a proposito della principale tematica di questo grande autore della nostra letteratura. Vitangelo Moscarda, il protagonista di quest'opera, è uno, ovvero, l'immagine che ha di se stesso, centomila, cioè, le idee che gli altri si sono fatti di lui e nessuno, ciò che decide di essere alla fine del libro.

Quelle cento morti e quelle cento nascite forse stanno anche ad indicare che il tempo della vita ci sfugge, scorre continuamente, e i giorni trascorsi scivolano via, fanno parte del nostro passato. Eppure, ogni giornata è in sé una vita. Forse, si nasce un po' ogni mattina e si muore un po' ogni sera...
Eppure il sintagma "occhi secchi" è terribile, soprattutto considerando che precede le interrogative degli ultimi due versi.
O, forse/sia vivo che morto?= Vivo biologicamente ma psichicamente spento?
Ciò mi ricorda un'espressione presente in Gabbiani di Vincenzo Cardarelli: la vita la sfioro/com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
L'esistenza del poeta, così come quella dei gabbiani che vede volare a ridosso dell'acqua e così come l'esistenza di Vasyl' Stus, appare inafferrabile.

Vi segnalo infine alcune figure retoriche che influiscono sul ritmo poetico:

Verso 3, epifora=Veramente – qui? Sei veramente – qui?
Verso 5, anafora=Dov’è che sei? Ma dov’è che sei? Ma dove?
Verso 9, chiasmo=Cento (A) tue morti (B). Cento (A) tue nascite (B).
Versi 11-12, epifora=Un vivo o un morto? O, forse/sia vivo che morto?

L'interpretazione di Matthias:

Probabilmente i cento specchi indicano il fatto che Vasyl' Stus è disorientato, in conflitto con il mondo esterno: di fronte a cento specchi che lo riflettono non sa più chi è. Il suo io appare contrapposto all'ambiente politico e culturale degli anni in cui è vissuto: nato nel 1938, dopo la seconda guerra mondiale ha espresso apertamente il suo dissenso verso le ideologie dell'Unione sovietica e per questo, nel 1972, è stato condannato a cinque anni in un campo di lavoro per propaganda anti-sovietica.
La poesia di questo autore è "ermetica", non realistica e l'io di Vasyl' Stus è multiforme: ciò secondo me è evidente soprattutto quando si pone queste domande Un precipizio? Un tornante? O uno zigzag?

2. MYKOLA VOROBJOV- "LA FINESTRA SOFFRE DI BRINA"

La finestra soffre di brina.
La pulisco e vedo sempre quella strada.
Pulisco me stesso, risplendo.
Il vetro sbrinato sono io che guarisco.
Il sole sonnolento dell'autunno,
le foglie a sciami lungo i suoi lembi.
Ciascuna ha una foglia verde
per riuscire a raggiungere i bambini.
Sento il bisogno di pulire la finestra.
Ché le nevi zelanti non le plachi.


Commento di Matthias:
(a me questo componimento non diceva nulla)
La brina è qui un velo che copre la vista al poeta e non gli permette di vedere ciò che è oggetto della sua poesia. La pulizia è forse la guarigione dell'anima: Vorobjov deve pulirla prima di raggiungere la purezza, la gioia e la semplicità dei bambini e poter dunque fare poesia.
Il sole sonnolento, che può essere segno di tristezza e di insoddisfazione, emana un calore decisamente più fiacco rispetto a quello estivo, è il sole autunnale, forse un po' appannato da qualche nuvola vicina.

3. HOLOBOROD'KO VASY'L- DIETRO IL PORTONE UNA LUCE VERDE:

Dietro il portone una luce verde
si avviticchia come una vite,
esci-mi dice
e porta fuori le parole d'oro

per l'ospite più quieto
che attende al portone: con gli occhi nudi
e le labbra più pure dell'acqua.

Salve, ospite verde!
Riposati dopo il viaggio,
se non ci sei il mio brolo non cresce,
secca sul ceppo il mio brolo.

Il mio commento:

Ho provato a decodificare questi elementi che ho considerato simbolici dell'atto dello scrivere poesie. Quindi:

-Luce verde= ispirazione poetica
-Parole d'oro= parole poetiche
-Occhi nudi= limpidi, disposti a cibarsi della bellezza del mondo.
-Brolo= la ricchezza interiore di Holoborod'ko. Tuttavia penso sia anche la produzione poetica che cresce e si alimenta con immagini.

A ciò Matthias aggiunge che:

a) L'imperativo "esci" della prima strofa è un invito che la luce verde, ovvero, l'ospite con gli occhi nudi, fa al poeta: "non chiuderti in te stesso ma dona la tua poesia al mondo e alla tua comunità!".

b) La nudità suggerisce la spontaneità, dal momento che non comprende mediazioni e la naturalezza di tutto ciò che non ha copertura.

4) HALYNA KRUK- "DONNA CON IL CAPO DI ARAGOSTA"

Donna col capo di aragosta
e il corpo di medusa
perché dici in questa
lingua incomprensibile
che le rive vanno nel mare
e che così l'acqua è di più,
che i lembi del mondo sono così lontani
da arrivare a toccarsi con le schiene,
che l'uomo e la donna
non saranno mai così vicini
più delle valve di un frutto di mare
in mezzo a cui, solo ogni tanto, cresce una perla.


(E' molto bella ma non so da dove iniziare per commentarla)

Matthias:

Bellissima, in questa poesia, è l'ultima immagine, che allude allo sviluppo di una nuova vita: l'unione tra l'uomo e la donna, l'unione di due creature diverse e complementari crea l'immagine di un'ostrica dove cresce una perla.

5) HRY'CHO CUBAJ- "ALL'ALBA":

Uscimmo dalla notte senza voltarci
sulle punte delle dita
dorme ancora lo stupore e noi
con le mani quasi mute a sfiorare
tutto quello che c'è intorno

sulle punte delle dita
dorme ancora la domanda

davvero quelli come noi
non si volteranno mai

le nostre ombre arrivano da ovunque
anche loro non si volteranno mai
sentiamo che dalla notte
due stelle ci guardano le spalle
tristi e in lacrime

però noi non ci voltiamo

con la musica delle marce
quasi muti camminiamo per la strada

non ci siamo ancora chiesti
perché queste marce
sembran ninnenanne

Matthias:

Si tratta di una poesia che si riferisce alla crescita personale che interessa ognuno: sembra che si racconti, infatti, di una persona che, crescendo, pian piano esce dall'ambiente familiare perché ha raggiunto una posizione lavorativa stabile e perché ha deciso di sposarsi (c'è il "noi" nel testo). Le due stelle tristi e in lacrime potrebbero essere i genitori.
I due novelli sposi poi escono dalla notte in silenzio, senza troppi slanci vitali.

A questa interessante interpretazione io aggiungo tutto ciò che, nella lettura di questo componimento, il termine notte mi ha fatto pensare.

Per "notte" e per "ombre" si allude, almeno credo, alle fasi più recenti, più difficili e più buie, nel secolo scorso, della storia del territorio sovietico del quale, fino al 1991, l'Ucraina faceva parte: la feroce dittatura di Stalin, le gravissime perdite umane ed economiche derivate dal secondo conflitto mondiale, l'epoca Kruscev con il conseguente inasprimento della competizione tra URSS e Stati Uniti fino al rischio di una guerra totale nucleare, i periodi di Breznev e di Andropov. La politica di Breznev, concentrata sul pareggio missilistico con gli Stati Uniti, ha aggravato la svalutazione del rublo a livello internazionale e il debito pubblico russo mentre invece il modus operandi di Andropov, ex direttore del KGB, era incentrato sull'irresponsabilità: nell'ormai lontano settembre 1983 non ha ammesso che un caccia russo ha abbattuto un boeing sud-coreano nel Mar del Giappone.

6) JURIJ ANDRUCHOVYC- "LA STAZIONE":

Cerchiamo di salire sul treno giusto
seguiamo i cartelli ci affrettiamo
nei corridoi angusti tra zaini e valige
non abbiamo tempo di ammirare le volte
da cui pende polveroso e annerito
un lampadario fiorentino
spremiamo come molle monete sudate
formiamo code disordinate
sopra di noi un putto degli anni dieci
che soffia a volte nel suo cornetto d'oro
diamo un'occhiata a una bionda che s'annoia
che mangia una mela attaccata a una colonna
ed eccoci siamo arrivati
al binario e al suo odore di birra e di rose
baciamo diciamo non ti scordar di me ma chi lo sa
è questo il nostro posto
finché non ci stacchiamo dalla terra
per poi partire delicatamente
e tranquilli guardiamo dalle finestre
gli alberi ingialliti nei boschi suburbani

Per Matthias questa è una critica all'Occidente e allo stile di vita dell'epoca post-moderna. In questi versi si leggono infatti dei chiari accenni a: frenesia, contemplazione, folle, relazioni poco solide, urbanizzazione e industrializzazione che hanno cambiato il nostro modo di vedere la natura.

Io invece ho pensato, in un momento successivo, che questa poesia potrebbe essere considerata un'antitesi al Futurismo marinettiano che esaltava il progresso tecnico e d era innamoratissimo della velocità:"Noi canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi".
In perfetta sintonia con il "marinettismo", il poeta futurista Vittorio Osvaldo Tommasini scriveva questo componimento, personificando un treno e una galleria:

osservate quel treno sbuffante
salire i gradini traversini
raggiunger la bocca del tunnel
che se lo succhia come liquirizia (Grande delizia)



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