Inizia quello che io considero il periodo più bello dell'anno (aprile-prima metà di maggio): le giornate si allungano, la campagna è nel pieno della fioritura e il clima è mite.
Per me il venerdì santo è una giornata psicologicamente pesante: mi piovono addosso non soltanto le sofferenze ingiuste di un Dio che si è fatto uomo e che ha donato se stesso ma anche i drammi e le angherie contemporanee che un'umanità sofferente si ritrova a vivere; e mi riferisco non soltanto a chi è affetto da una malattia o da perdite familiari gravi ma anche alla popolazione ucraina, ai Siriani, agli Iraniani.
Ritengo invece la Pasqua e la conseguente Pasquetta due giornate in cui, decisamente più del Natale, si trascorre tempo soprattutto con le persone che ci fanno stare bene, che ci sostengono nei nostri progetti di vita e ci permettono di valorizzare qualità, doti, opportunità e occasioni per continuare ad essere motivati, vivi e affamati di vita, nonostante l'esistenza umana non sia mai un cielo senza nuvole. Questa positività il Natale non la dà a mio avviso: ormai, complice il consumismo, è divenuta una festa piuttosto ipocrita di inizio inverno.
Non dobbiamo dimenticare che oggi è sabato santo.
E che quindi domani, almeno per chi crede, è il giorno più importante dell'anno.
Colgo l'occasione per ricopiare un'omelia, molto suggestiva, che risale ai primi secoli dopo Cristo, quando le comunità cristiane erano sorte da poco e si allargavano.
LA DISCESA AGLI INFERI DEL SIGNORE:
Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace, perché Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano.
Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli Inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita.
Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio Suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriosa della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: "Sia con tutti il mio Signore!". E Cristo rispondendo disse ad Adamo: "E con il tuo spirito."
Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il Regni dei Cieli".
Dal sepolcro la vita è deflagrata.
La morte ha perduto il duro agone.
Comincia un’era nuova: l’uomo riconciliato nella nuova
alleanza sancita dal tuo sangue
ha dinanzi a sé la via.
Difficile tenersi in quel cammino.
La porta del tuo regno è stretta.
Ora sì, o Redentore, che abbiamo bisogno del tuo aiuto,
ora sì che invochiamo il tuo soccorso,
tu, guida e presidio, non ce lo negare.
L’offesa del mondo è stata immane.
Infinitamente più grande è stato il tuo amore.
Noi con amore ti chiediamo amore.
Amen.
Mario Luzi, poeta toscano del secolo scorso (1914-2005), dopo aver assistito di persona alla Via Crucis del venerdì santo del 1999, ha scritto questa poesia simile ad una preghiera personale.
Si tratta di una poesia composta da un'unica strofa, formata da 14 versi sciolti.
Ve la spiego qui sotto:
Nel giorno di Pasqua la vita divampa calore e gioia ed è come una fiamma che brucia. La Risurrezione di Gesù ha inaugurato una nuova epoca: il male, le fatiche, il dolore, la morte, per quanto dolorosi e angoscianti, non hanno l'ultima parola: l'amore e la speranza hanno sconfitto la morte in una battaglia: Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa, si recita nella veglia del sabato santo, poco prima del preconio pasquale.
Facendosi uomo e vivendo con gli uomini Gesù ha diffuso un messaggio di pace, uno stile di vita basato sull'amore, sull'empatia, sulla solidarietà. Gesù è il portatore del vero bene. Tuttavia, come vi scrivevo qualche mese fa, è difficile scegliere il bene.
Luzi cita il Vangelo di Luca (13, 24), che dice precisamente: sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
E' un discorso che fa sembrare radicale il nostro Gesù. Non è una risposta diretta alla domanda che gli viene posta, si tratta di un ammonimento forte e piuttosto severo: alla fine della nostra vita non verremo giudicati per quante preghiere abbiamo detto e per la nostra religiosità di facciata (cioè, per il nostro fariseismo), quanto piuttosto per la nostra capacità di essere umili, di riconoscere i nostri limiti, di mettere in pratica altruismo, carità, capacità di ascolto.
Poi il poeta apostrofa Gesù Cristo come "guida e presidio". Guida i nostri sentieri come una torcia o una lanterna può illuminarci il cammino notturno. E' rifugio sicuro per ogni uomo (presidio), proprio come è sicura una casa in mattoni durante un forte temporale.
Infine, in Luzi c'è ammirazione per la capacità di sopportazione di Gesù delle ingiurie, degli insulti, delle violenze subite nel giorno del venerdì santo. Ha risposto con il sacrificio di sé all'immane offesa di un mondo gretto e già duemila anni fa corrotto dalla brama di potere e di prepotenza.
La poesia si conclude con una preghiera: Noi con amore ti chiediamo amore.
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