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10 settembre 2023

"Orizzonti in verticale", Sandra Manzella:

Sandra Manzella è stata la mia insegnante di inglese alle medie. 

Che piacere e che sorpresa inaspettata trovare questo suo libro, ancora a inizio estate, nella cassetta della post!

La professoressa Manzella vive a Mantova e si occupa da anni di dialogo inter-religioso all'interno della sua diocesi. Ha intrapreso alcuni viaggi in Medio Oriente per approfondire temi storico-sociali.

Vorrei ora soffermarmi sulla copertina di questa raccolta di racconti:


In copertina c'è un dipinto di Giuseppe Manzella, padre dell'autrice al quale è dedicato il libro suddiviso in due parti: nella prima, denominata Terre nel sole, ci sono racconti ambientati o in Africa o in Medio Oriente, mentre nella seconda parte intitolata Diagonali si trovano soprattutto storie edificanti della nostra contemporaneità ma anche una storia che è un mix tra noir e horror.

2) BREVE RIFLESSIONE SUL TITOLO:

La raccolta di racconti porta un titolo apparentemente contraddittorio. 
Eppure, credo di interpretarlo piuttosto bene se penso che, con la parola "orizzonti", la mia ex prof. si riferisca a mondi, culture e tradizioni diverse dall'Italia oltre che agli orizzonti di vita di persone che hanno vissuto esperienze un po' particolari e insolite agli occhi di molti dei lettori, come ad esempio lavorare in Africa come meccanico alla fine degli anni Sessanta oppure far parte di un gruppo di trekker che, percorrendo i selvaggi panorami ugandesi, incontrano i muzungu e i mamba.

Questi "orizzonti" di cui si narra, finalizzati ad aprire la mente dei fruitori, vengono proposti e delineati in formato A5 verticale.

Potere trovare Orizzonti in Verticale sicuramente a questo link: 


Il libro è reperibile anche nei punti vendita Feltrinelli:


3) CINQUE RACCONTI DI "TERRE NEL SOLE":
 
Ho deciso di presentarvi i cinque racconti della prima parte che mi sono piaciuti di più.

-Matrimoni e rivoluzioni:

Questo racconto è ambientato al Cairo la sera del 25 gennaio 2011.
Centrale, in questa vicenda, è un matrimonio grandioso che sta per essere celebrato tra Nadine, una ragazza francese e Amr, un giovane egiziano, entrambi di famiglie cristiane cattoliche ed entrambi cresciuti in due famiglie alto-borghesi.
Tuttavia, l'autrice si proietta nei pensieri dell'orgogliosa Chantelle, la madre della sposa.

Per Nadine non avevano badato a spese, con il rito nella splendida basilica cattolica di Notre Dame nel quartiere di Heliopolis, vicino al palazzo presidenziale, non in una chiesetta qualunque. Il responsabile del conservatorio aveva accettato di dirigere trenta cantori in una messa a otto voci, quasi un concerto. Il matrimonio di sua figlia sarebbe passato alla storia.

Chantelle ha finito di prepararsi e di agghindarsi per "l'evento del secolo" e attende soltanto di uscire dalla stanza del lussuoso albergo di cui è ospite.
Tuttavia c'è qualcosa di strano nell'atmosfera, qualcosa che scoccia questa signora, infastidita per tutti questi motivi: le limousine non arrivano, il celebrante risulta telefonicamente irraggiungibile, in reception non c'è nessuno, le saracinesche dei negozi delle vie vicine sono chiuse.

In questa storia emerge il rapporto problematico tra ricchi e poveri, tematica sociale e letteraria di ogni tempo: i benestanti considerano i poveri con fastidio e o con sufficienza oppure, nel corso della loro vita, preferiscono ignorarli e non preoccuparsi per loro.

A due anni di distanza, Chantelle ancora rabbrividiva al ricordo di tre terribili, lunghissimi mesi, quando Nadine sosteneva di amare quell'Alaa, spiantato e musulmano, per giunta. La sua preziosa Nadine in un condominio fatiscente a Shoubra, con suocera vedova e sette cognati, in quattro stanze! (...)
Chantelle l'aveva fatta ragionare. Vuoi tu, Nadine, rinunciare alle borse di Michael Kors, alle vacanze in Costa Azzurra, ai tubini di Dolce e Gabbana per indossare un'abaya informe, destinata ad ingrassare e a fare figli? Di fronte a certe cose, non c'è amore che tenga.

Questo passaggio fa riflettere: che cosa vale di più nella vita, la ricchezza o la felicità? A Chantelle sta davvero a cuore la felicità di Nadine? Il matrimonio in chiesa con il rito cattolico è una priorità per Nadine?

Alla fine del racconto, Chantelle apprende che al Cairo è iniziata una rivoluzione!

La Rivoluzione egiziana, iniziata la sera del 25 gennaio 2011 in piazza Tahrir, al centro del Cairo, ha visto il coinvolgimento di circa 25.000 manifestanti contro il governo di Mubarak e contro le forze dell'ordine. Molti giovani hanno aderito a queste proteste dal momento che desideravano un rinnovamento politico per il loro paese.
A Suez le proteste sono risultate più violente visto che i manifestanti hanno dato fuoco al palazzo del governo.
Nel febbraio 2011 Mubarak ha annunciato le sue dimissioni ma questo evento non ha comportato la nascita di una democrazia solida e popolare: nel 2013 il militare Abdel Fattah Al-Sisi, con un golpe, ha rovesciato il governo di Mohammed Morsi per instaurare una dittatura ancora più oppressiva di quella di Mubarak.

Per Ulisse:

Meraviglioso racconto in cui l'autrice si mette nei panni di Penelope e in un contesto epico immaginario, post-Odissea: dopo il ritorno ad Itaca Ulisse è ripartito ancora.

E' il tuo destino, l'ho imparato negli anni. Itaca, seppure desiderata, non è più parte del tuo futuro. Il tempo del necessario riposo è terminato. Hai sentito di nuovo il richiamo del mare.

Ma dove è andato l'amato sposo di Penelope? Che cosa desidera davvero in cuor suo?

Penelope lo vede salpare una mattina all'alba e non tenta di fermarlo. 
In questo testo la professoressa Manzella crea una figura femminile piena di spirito di gratuità, profondamente rispettosa dei desideri e delle inquietudini dell'altro.

Al momento di salpare, il vociare dei rematori è divenuto sempre più remoto, trasformato in un'eco, fuso al rumore della risacca. Ti ho seguito con gli occhi bruciati dal primo sole, finché la tua nave è scomparsa oltre il promontorio, veleggiando verso est. Tu, in piedi, a poppa, mi hai guardata fino al giro di rocce. Di te è rimasta solo l'assenza.

Mondi:

Gerusalemme, primavera 1976.
Francesca Guirlandi si trova presso l'Archivio Storico di Yad Vashem. Proprio qui scopre le sue vere origini:

Yztach Cohen e Chana Frankland. Avigayil Cohen, figlia, nata a Berlino, 12 dicembre 1936. Il suo vero nome emergeva, non più perso in una lunga lista di altri nomi diligentemente scritti in quel modo esile, senza nessun presagio di quello che sarebbe accaduto in seguito. Appoggiò le mani sul tavolo, inspirò profondamente e chiuse gli occhi, ma non servì.  Le lettere si muovevano nella sua mente, cambiavano posizione, si riunivano come danzatori al suono di un violino. Riaprì gli occhi. Le lettere erano ancora fissate sulla pagina, ma la musica era vera: proveniva da fuori ed entrava nel mondo ovattato dell'Archivio attraverso la finestra aperta. Una melodia dolce e mesta diffusa nell'aria.

Di fronte all'evidente prova delle sue origini ebraiche, la protagonista di questo racconto è attonita, sconcertata, sbalordita, disorientata.

Con quale nome doveva pensare a sé, ora? Francesca, decise. In fin dei conti era il suo nome da quarant'anni. Uscì dall'Archivio: i viali dell'Ente Nazionale per la Memoria della Shoah erano affollati da visitatori arrivati per capire la tragedia delle tragedie, lo sterminio di sei milioni di persone massacrate soltanto per essere quello che erano, ebrei. Francesca barcollò e si appoggiò a un muro. Toccò la tasca della giacca in cui aveva riposto la busta: come poteva un pezzo di carta essere così pensante da sbilanciarle l'incedere?

Francesca torna in hotel dove casualmente conosce i Frankland, una famiglia il cui figlio sta per festeggiare il Bar Mitzvah (Bat Mitzvah per le ragazze), celebrazione secondo la quale, per le tradizioni ebraiche, un bambino ha raggiunto l'età nella quale è ritenuto capace di distinguere il bene dal male e responsabile per se stesso di fronte alla legge ebraica. Per i maschi la cerimonia del Bar Mitzvah consiste in canti, lettura di un brano della Torah e interpretazione da parte del ragazzo (un'interpretazione che si deve aver studiato prima). 
Per le femmine invece, il Bat Mitzvah consiste in una sorta di interrogazione che il Rabbino rivolge alla ragazzina sui doveri sociali delle donne ebree.
In lingua ebraica il termine "Bar Mitzvah" è tradotto letteralmente come "figlio del precetto": בר מצווה

Dopo un incidente volontario ai danni del vestito di Francesca, accade che Peter Frankland inviti anche lei alla cerimonia del giorno seguente.

Dalla terrazza:

Le dinamiche di questo racconto ricordano il film Lemon Tree, in italiano, Il giardino dei limoni:
 

Ibrahim è palestinese, Avraham è ebreo. Sono due mariti e due padri di famiglia che si trovano ad essere vicini di casa, o meglio, dirimpettai.

Bellissimo, al termine del racconto, risulta il gesto del giovane Khaled, il figlio maggiore di Ibrahim, che aiuta Avraham a scaricare delle casse d'acqua da un pick-up:

Ibrahim stava per commentare, piacevolmente sorpreso, ma non disse una parola. Sorrise, si sedette e riprese a fumare. Dalla terrazze si vedono cose che non si sarebbe pensato di vedere.

Ibrahim viene presentato come un uomo sinceramente religioso ma non come un musulmano fondamentalista o integralista. Apprezzo molto: trovo intelligente l'idea dell'autrice di presentare, in uno dei racconti, delle figura di fedeli musulmani positivi.

C'erano perfino gruppi di musulmani che credevano di conquistarsi il paradiso e schiere di urì, una volta morti per la gloria dell'Islam.

Questa frase fa riferimento alla leggenda delle Hurì che, per il Corano, sono ragazze con occhi bellissimi.
Tuttavia, le leggende care agli integralisti islamici aggiungono delle "celestiali" caratteristiche per queste ragazze: hanno la pelle diafana, hanno perennemente 33 anni, vivono in Paradiso in splendidi padiglioni e non sono soggette a ciclo mestruale e dunque risultano prive della capacità di generare.
Ritengo utile e doveroso specificare che nel Corano non viene mai rivelato il numero esatto di Hurì che spetta a chi è destinato al Paradiso.

Codex:

E' uno dei racconti più lunghi, l'ultimo della prima sezione.
Vengono narrati gli studi biblico-filologici di Theodor Von Tischendorf.
Si tratta di un racconto basato su ricerche realmente fatte e su studi realmente effettuati.

In Codex infatti si racconta la più grande scoperta nel Monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai, luogo in cui Tischendorf è approdato per la prima volta nel 1844. 
 
Si entra nel vivo delle emozioni di questo geniale studioso:

(...) Tischendorf si lasciò cadere sulla sedia. Restò a lungo alla scrivania, contemplando il codice senza toccarlo, fino a quando le lacrime gli annebbiarono la vista. Non poteva permetterlo. La scoperta doveva essere resa pubblica, il codice studiato e pubblicato. I suoi colleghi di paleografia biblica, i credenti, tutto il mondo...  tutti, insomma, dovevano conoscere l'esistenza del "Codex Sinaiticus".

Secondo il racconto che la scrittrice ci propone, lo studioso ha trovato le pergamene vergate di greco onciale in un cesto destinato ad alimentare un fuoco!
Nel 1862 Theodor Von Tischendorf ha pubblicato il Codex in onore del millesimo anniversario della monarchia russa.

All'interno di questo racconto vengono delineate tutte le fasi dello studio delle pergamene, fino ad arrivare al 2009, con l'edizione digitale del "Codex Sinaiticus".

Ho scelto di non illustrare alcun racconto della seconda parte, ma vi assicuro che, nella lettura di quest'ultima, potrete trovare numerosi esempi di solidarietà umana nel dolore e anche nella precarietà e nell'isolamento indotto dalla pandemia durante i lock-down tra il 2020 e il 2021.

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