Italo Calvino è rimasto per tredici anni a Parigi (1967-1980)e, in quel periodo di vita, ha avuto modo di conoscere a fondo i movimenti culturali francesi di quegli anni: tra questi lo strutturalismo, la Nouvelle Vague e il gruppo dell'Oulipo (Opificio della letteratura potenziale).
A Parigi Calvino abitava in Square de Chatillon, al numero dodici, in una villetta collocata in fondo ad un vicolo cieco.
E' possibile asserire che la capitale francese, dagli anni Sessanta ai primi anni Ottanta, abbia ricoperto il ruolo di capitale culturale europea.
1) PERCHE' PARIGI?
Che cosa ha spinto Italo Calvino a trasferirsi a Parigi negli anni della sua maturità?
(A Calvino) la prospettiva parigina non dispiace: parla bene la lingua che fu di Molière e oltretutto ha da sempre un legame privilegiato con la cultura d'oltralpe. Lo provano la passione per l'illuminismo e per i grandi classici della letteratura francese, da Dumas a Hugo, da Balzac a Verne, da Stendhal a Maupassant.
Una seconda ragione che ha portato Calvino a trasferirsi a Parigi è da ricercare anche in un sentimento di insofferenza per il suo ruolo pubblico, sempre più evidente a partire dagli anni Sessanta dal momento che veniva frequentemente sollecitato a prendere parte e posizione su questioni letterarie. L'autore desiderava una vita più ritirata, senza dover per forza rispondere alle dichiarazioni pubbliche.
2) RELAZIONI DI CALVINO A PARIGI:
In questo paragrafo vi elencherò alcuni degli intellettuali con i quali Calvino ha intessuto buoni rapporti durante quei tredici anni:
-Raymond Queneau, romanziere del Novecento francese= Calvino ha tradotto per Einaudi I fiori blu e ha recensito in maniera entusiastica sulle pagine dell' Unità un altro romanzo di questo autore intitolato Pierrot amico mio. Nonostante una differenza d'età di vent'anni, Queneau, con il suo carattere affabile, era divenuto un buon amico per Calvino, al punto tale che era stato proprio Raymond a farlo entrare nell'OULIPO, un gruppo di sperimentazioni letterarie che univa il rigore scientifico alla letteratura e alla poesia.
-Georges Perec. Anch'egli un "oulipiano", dal momento che ha scritto una novelle intitolata La scomparsa, in cui non ha mai utilizzato parole contenenti la lettera "e". Ed è questo singolare esperimento letterario che Calvino apprezza molto, più che il romanzo Le cose. Perec era molto diverso da Calvino, caratterialmente parlando: lo scrittore italiano ne ammirava infatti l'assertività, l'estroversione, il carisma.
-Alain Robbe-Grillet, fondatore del Nouveau Roman, corrente che non sono mai riuscita ad apprezzare. Eppure, Calvino ne stima "la proposta formale rigorosa ed estrema", prodotto di uno "scrittore veramente innovativo", ostinato "nel rappresentare il mondo delle cose come estraneo, autonomo dal giudizio dell'osservatore, gli avvenimenti umani come un disporsi di cose, di tasselli di mosaico, non integrati in una rete di significati e relazioni con la totalità della storia umana".
-Con Hubert Danish (critico d'arte), Michel Serres (filosofo) e Jean Starobinsky (critico letterario), Calvino discute fino a notte fonda di libri e di film.
Non mancano tuttavia alcuni contatti italiani, come ad esempio gli ottimi rapporti con il giornalista Bernardo Valli, inviato di Repubblica, con il semiologo Paolo Fabbri, con il diplomatico Sergio Romano e con la giornalista Elena Guicciardi.
Inoltre non sono mancati nemmeno i contatti con Renzo Piano, residente a Parigi. Renzo Piano aveva amato i contenuti delle Le città invisibili.
3)CALVINO E L'OULIPO:
Calvino ha partecipato per la prima volta ad una delle loro riunioni nel novembre 1972.
I membri dell'Oulipo si trovavano una volta al mese per iniziare le loro attività in tarda mattinata e concluderle intorno alle 15, poco dopo un lauto pranzo. A volte si trovavano nei ristoranti, altre volte invece facevano affidamento sulle loro case e i loro appartamenti, come ad esempio la casa di Georges Perec o la villetta di periferia del matematico Le Lionnais. Qualche volta si radunavano nell'atelièr di Aline Gagnaire, pittrice surrealista. Si dedicavano sia alla creazione di nuove composizioni, sia allo studio di alcuni romanzi, sia a pubblicazioni individuali o di gruppo. Tra queste vorrei ricordare Il piccolo sillabario illustrato, pubblicato nel 1978, formato da sedici testi narrativi.
È Calvino stesso a spiegare il meccanismo di presentazione dei brani: la chiave (dei testi) viene data in fondo: ognuno di loro equivale a un altro testo di poche sillabe che a sua volta equivale foneticamente alla successione d'una consonante e delle cinque vocali, come nei sillabari.
Attualmente, Il castello dei destini incrociati viene considerato un romanzo profondamente influenzato dai principi compositivi dell'Oulipo visto che, attraverso i tarocchi e attraverso molteplici processi combinatori tra le carte, l'autore riesce a creare le diverse storie dei personaggi riuniti all'interno del castello. Non dimentichiamo che tutte le figure di questo libro hanno perso la parola.
Ai suoi colleghi dell'Oulipo Italo Calvino aveva proposto progetti molto particolari come ad esempio la riscrittura dell'Odissea con un Ulisse però incapace di muoversi, oppure anche le creazioni di racconti pittografici a partire da incisioni, da tarocchi o da fumetti letti in verticale.
4) PARIGI NELLE OPERE DI CALVINO:
Pur avendo amato moltissimo questa città, lo scenario parigino non è affatto frequente nelle opere di Calvino. Compare abbastanza di rado rispetto a quella che è stata la sua enorme produzione letteraria e saggistica.
Vi elenco qui sotto i pochi casi in cui Parigi compare nei suoi racconti o nei suoi romanzi:
a) Nella sua opera giovanile appartenente al filone ironico-fantastico, l'incipit include le parole seguenti: sotto le mura rosse di Parigi era schierato l'esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini.
L'ambientazione è una Parigi medievale, ovviamente.
b) Nel Castello dei destini incrociati e in particolare nella storia di Astolfo sulla luna ricompare di nuovo questa città: Parigi, nella cerchia dei suoi baluardi, stretta da mesi nell'assedio saraceno.
c) In Palomar, nel capitolo L'ordine degli squamati, l'ambientazione è proprio il rettilario dello zoo del Jardin des Plantes, parco parigino che Italo frequentava talvolta con la figlia Giovanna.
d) Nel Barone Rampante il narratore racconta ad un certo punto di essere stato a Parigi e di avere incontrato Voltaire ad un ricevimento. Abbiamo in questo caso quindi una Parigi settecentesca.
e) Sul numero di Repubblica del 24 agosto 1980 Calvino autorizza la pubblicazione di un suo racconto noir con alcuni echi horror intitolato La mano che ti segue.
La narrazione è ambientata sui boulevards vicini alla Bastiglia dove la giovane Yvonne, in auto ferma davanti ad un semaforo rosso, viene inseguita da una minacciosa gang in sella ad alcune moto. Vogliono aggredirla e, nel tentare di farlo, cercano di bloccare l'auto di Yvonne colpendola con pesanti catene d'acciaio. Gran parte del racconto prevede un inseguimento angosciante lungo le vie di Parigi, per lo più deserte e a notte fonda. Alla fine la ragazza riesce a rientrare in casa ma... dal mozzo di una ruota della macchina, pende una catena con una mano attaccata!
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