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7 novembre 2023

"Le farfalle non muoiono in cielo", B. Schiavulli:

"... sono stata uccisa mille volte. Ogni volta che ho assistito al funerale di qualcuno che conoscevo. Ogni volta che ho visto mio padre piangere. Ogni volta che ho visto lo sguardo pieno di paura negli occhi di mio fratello. Ogni volta che una casa è stata demolita. Ogni volta che ho visto un bambino con un buco nella testa. Ogni volta che i soldati mi hanno spintonato con la canna del fucile per spingermi indietro e non farmi attraversare il posto di blocco. Che male posso aver mai fatto io fino ad ora?"

Queste sono le parole di Arin, adolescente palestinese, uno dei personaggi principali di questo breve reportage di Barbara Schiavulli, giornalista corrispondente di guerra.

 1) BARBARA SCHIAVULLI:

Nel corso della sua carriera giornalistica si è occupata molto di questioni del Medio Oriente e tra queste la guerra in Afghanistan, il conflitto in Iraq, la questione ebraico-palestinese. Nei suoi articoli e nei suoi reportage tende a conciliare i fatti di cronaca con la denuncia dei crimini contro l'umanità.

Ha collaborato con "L'Espresso", con "Avvenire" e talvolta con "La Repubblica".

Ha partecipato ad alcuni programmi televisivi delle Rai, di La7 e di Sky Tg 24.

Naturalmente non le è mancato il successo dal punto di vista radiofonico, visto che è stata spesso invitata da Radio 24, da Radio Svizzera Italiana e da Radio Rai.

Tra le sue pubblicazioni vorrei ricordare:

- Le farfalle non muoiono in cielo (2005)

- Guerra e guerra (2010)

- La guerra dentro (2013)

Quando muoio, lo dico a Dio. Storie di straordinario estremismo (2017)

2) PERSONAGGI E CONTENUTI DEL REPORTAGE:

2.1) ARIN:

Alla fine di questo piccolo libro l'autrice ha voluto inserire, in corsivo, due pagine di spiegazione destinate ai lettori:

Questo libro è dedicato ad Arin Ahmed rinchiusa in un carcere israeliano. Ho preso in prestito il suo nome per raccontare una storia simile alla sua. (...) E' dedicato anche a quelle centinaia di soldati israeliani detenuti per essersi rifiutati di svolgere il servizio militare nei territori ri-Occupati.

Ho preso in prestito il nome di Arin, una quasi kamikaze reale, e la sua scelta. Il resto è tutto inventato, ma potrebbe essere vero. Ho immaginato di entrare nella sua testa e di farne vedere il lato umano, anche se molte persone preferiscono credere che questi ragazzi pronti ad uccidersi e a uccidere siano dei mostri. I cattivi saranno chi li recluta, chi li addestra, chi li manda. Da una parte e dall'altra, perché la ragione, in questa terra, di sicuro è profuga da qualche altra parte.

Arin è una palestinese di religione musulmana che vuole farsi esplodere: l'esercito israeliano le impedisce di frequentare le scuole, ha torturato suo fratello e, imponendo un duro coprifuoco nei territori abitati dai palestinesi, interrotto per poche ore ogni dieci giorni, ha impedito alla nonna di Arin di farsi curare da una grave malattia.

Per questi motivi Arin, piena di rabbia e di desideri di vendetta, si unisce ad un gruppo di estremisti musulmani. Ma una mattina alcuni militari dell'esercito israeliano la arrestano subito dopo averle individuato degli esplosivi in un giubbotto. Per questo Arin viene condannata al carcere duro e, una volta uscita da lì, ecco che cosa racconta ad uno psicanalista israeliano:

Rimasi in isolamento per vent'anni. Il mio unico contatto con il mondo era la guardia che mi portava da mangiare. Non ricevetti neanche una lettera dalla mia famiglia e tanto meno dai "fratelli" (i giovani islamici che l'avevano indottrinata per farle fare la kamikaze). Ero una terrorista per la tua gente, ero una traditrice per la mia. Potevo solo pensare, leggere e dipingere.

In carcere l'ex terrorista delle Farfalle non muoiono in cielo scopre il talento della pittura. E, successivamente, cambia nome:

Oggi mi chiamo Aisha, come l'ultima delle mogli del profeta Muhammad. Ma non è il mio vero nome. Ho dovuto cambiarlo perché ho trascorso gli ultimi trent'anni in carcere. E ora non voglio che il mio passato mi ricada addosso.

2.2) RACHELE:

Rachele è figlia di un militare israeliano originario della Germania che, alla fine della seconda guerra mondiale, è riuscito a tornare nella Terra Promessa dove si è sposato. Il fratello di Rachele è morto durante uno degli innumerevoli scontri tra israeliani e palestinesi:

Un eroe, le avevano detto. Una delle tante vite sprecate, pensava lei.

Rachele ama un palestinese di religione musulmana:

... nei fatti, che lei frequentasse "l'altro" sembrava quanto di più sacrilego potesse fare. (...) Rachele e Bashar si amavano e sembrava che fosse l'offesa peggiore che potessero fare a chi stava loro intorno. 

2.3) KEREN:

Keren è su una sedia a rotelle. Il marito è morto pochi anni prima e, per lei, era veramente un ottimo compagno di vita. La loro unica figlia Elizabeth è morta a quattro anni durante un'esplosione: Mayed, un ragazzo palestinese coetaneo di Arin, trent'anni prima si era fatto esplodere appena uscito da un autobus poco distante da Keren e sua figlia. Con il risultato che la povera bambina è morta e la madre è rimasta su una sedia rotella.

Impressionante quel che la Schiavulli ha scritto, immedesimandosi in Keren:

Dio l'aveva punita o le aveva dato una prova troppo grande per lei. Doveva essersi sbagliato o averla valutata male, perché lei non era forte come tutti credevano. Non lo era affatto. Sapeva che era sopravvissuta solo perché era arrabbiata, non perché era forte. (...) Il perdono? Valeva per le cose piccole: un bambino che dice una bugia, uno che ti urta per sbaglio. Ma ci sono cose che non si possono perdonare. Semplicemente non è umano.


1 commento:

  1. Ho preferito anticipare la recensione di questo reportage di due giorni rispetto alla data programmata dal momento che oggi scade il primo mesiversario dell'attacco missilistico di Hamas contro Israele. È esploso un conflitto tra due popoli, già latente, che dovrebbe farci accantonare stupidi, irrazionali parteggiamenti. I palestinesi non hanno tutti i torti, gli israeliani non hanno tutte le ragioni. Studiate e lo saprete!
    Con tutta probabilità, o il 26 o il 28 dicembre uscirà un post dedicato alla spiegazione della Chiesa di Santo Stefano protomartire a Verona. Adoro quella chiesa di impianto architettonico prevalentemente medievale e al suo interno, nella cripta c'è un affresco dedicato alla Strage degli Innocenti mentre nella cappella Varaldi un dipinto di Ottino dedicato a questo evento drammatico biblico. Nel conflitto Israelo-palestinese vengono negate centinaia di vite Innocenti che hanno la sola tragica colpa di essere nate dove non dovevano.

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