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16 settembre 2024

"L'umanità è nelle nostre mani": libro "ad episodi"

 Questo post è semplicemente un'auto-analisi dei personaggi più importanti e di alcuni passaggi del mio secondo libro.

Non ho deluso le aspettative dei miei primi lettori. 

Ho appena organizzato iniziative tutte finalizzate a promuovere L'umanità è nelle nostre mani. Tra queste sono incluse il presente post e due video-presentazioni che verranno diffuse tramite canali Telegram e Whatsapp.

*Presenterò L'Umanità è nelle nostre mani per la prima volta venerdì 20 settembre alle ore 20.30 presso i locali parrocchiali del Beato Andrea a Peschiera del Garda. Sarà un evento riservato ai componenti e ai simpatizzanti del gruppo culturale "Spazio Aperto".

Vi riporto la sinossi scritta con il mio gruppo editoriale che, nella primavera e in parte nell'estate di questo per me ottimo 2024, mi ha supportata nell'impaginazione e nella creazione della copertina:

Marta ha 24 anni e studia Lingue e Letterature Europee, conosce perfettamente il francese, è riflessiva, generosa e altruista. Elia, neolaureato in Ingegneria, è un ragazzo mite, introverso e tranquillo. Una sera, partecipando entrambi allo stesso evento, Marta ed Elia hanno modo di conoscersi e di confrontarsi per la prima volta.

Lumanità è nelle nostre mani, romanzo ad episodi che segue levoluzione del rapporto tra i due protagonisti, vuole sottolineare limportanza, nella vita quotidiana di ognuno, delle relazioni, dellascolto reciproco, della solidarietà, del saper convivere con vissuti dolorosi.

In effetti questo mio secondo romanzo lo si potrebbe definire "un libro ad episodi" in cui ho messo molta carne al fuoco dal momento che sono presenti diverse tematiche: l'inquinamento, la dipendenza da droghe e dal gioco d'azzardo, in che modo i social influiscono sulla quotidianità dei giovani, l'abbandono degli animali, i cambiamenti climatici, il valore della solidarietà nella sofferenza, la questione femminile, amicizie che nascono oppure che si trasformano in invidie e gelosie, i progetti per un futuro che appare immenso e incerto, l'emotività maschile.

L'umanità è nelle nostre mani è anche uno scritto contro lo stereotipo, presente da molti secoli e ancora abbastanza radicato, secondo il quale ragazzi e uomini non dovrebbero cedere alle emozioni e non dovrebbero nemmeno mostrarsi timidi o insicuri.

Ho scritto e presentato una tesi triennale a favore del diritto degli uomini di emozionarsi. Era una tesi su Sigismondo D'India, drammaturgo palermitano (poeta e compositore del XVII° secolo) del quale sono stati conservati alcuni lamenti. Il lamento era un genere letterario che si concentrava sulla sofferenza interiore, a seguito di drammi sentimentali, del personaggio che idealmente si rivolgeva a chi gli aveva provocato il malessere. Solo che prima di D'India i personaggi soggetti a sofferenze amorose erano tutti femminili. La novità di questo poeta e drammaturgo è stata indubbiamente quella di rendere soggetti di lamenti dei protagonisti maschili. Però questo autore non deve aver riscosso molto successo nell'epoca in cui è vissuto, anzi, tuttora viene considerato una figura molto marginale nel panorama letterario italiano, da approfondire soltanto se si ha voglia. Eppure a mio avviso si dovrebbe aggiungerlo alle antologie, anche per una funzione di contrasto con figure sue contemporanee come Gianbattista Marino e Alessandro Tassoni (lo stile letterario di D'India è più semplice e più comprensibile).

Ad ogni modo ho l'impressione che, in generale, gli attuali trentenni, cioè, uomini molto vicini alla mia età, si stiano differenziando da padri e nonni: presenti e piuttosto affettuosi con i figli neonati o piccoli, un po' più partecipi ai lavori domestici, un po' più inclini a parlare di se stessi, a convivere, in qualche caso, con il proprio breve ma difficile passato, ad ammettere sentimenti negativi di dolore. 

Oltre a ciò, capiscono molto meglio dei loro genitori che le loro coetanee hanno sia il diritto di vivere un sereno equilibrio tra lavoro, famiglia e interessi, sia il dovere e la possibilità di usufruire di un'entrata economica costante non soltanto per ragioni di buon senso ma anche per propria soddisfazione professionale. Tuttavia, per raggiungere la parità tra uomo e donna bisogna, in generale, lavorare ancora molto...

Matthias non mi manterrebbe mai e avrebbe ragione da vendere! D'altra parte io non vorrò affatto essere mantenuta. Non voglio fare la donna-parassita e non vorrò mai farmi umiliare. Dipendere economicamente da un uomo per me è sottomissione.

Riporto un passo in cui Elia, il protagonista maschile, esterna le emozioni che prova:

Poi vorrei esporre un'ulteriore considerazione visto che questo mio secondo libro è ispirato anche a storie di vita reali, ma non riscritte fedelmente, di giovani poco più grandi di me, conosciuti e incontrati in questi ultimi due anni: forse, una persona fra i 27 e i 35 che nell'infanzia ha sperimentato o conflitti familiari persistenti o la separazione dei genitori con conseguenti secondi matrimoni o un lutto tremendo o un abbandono oppure un'adolescenza particolarmente complicata ha acquisito gli strumenti umani utili per poter fondare non soltanto una famiglia in cui le pari opportunità siano all'ordine del giorno ma anche per vivere rapporti affettivi basati prima di tutto sul rispetto e sulla crescita reciproca. Attraversare il dolore può essere lacerante da giovanissimi ma utile per l'età adulta. Ecco un altro messaggio del mio secondo libro, evidente soprattutto nel capitolo 16, quando Monica, la fidanzata del migliore amico di Elia, racconta la sua dolorosissima adolescenza.

Ad ogni modo, riporto la citazione sul retro di copertina al fine di una riflessione:

"Il futuro dell'umanità è nelle nostre mani", vorrebbe dire ad Elia.
Nelle mani di tutti quei giovani che affrontano la quotidianità della vita con animo buono e semplice.

Non sono esattamente un asso in ottimismo ma, da alcuni giorni a questa parte, penso che arriverà un futuro leggermente migliore di questo, magari tra 20 anni. 

Mi piace pensare che intorno al 2045 ci saranno le basi per iniziare un momento storico nel quale episodi di razzismo, sessismo, misoginia e omofobia esisteranno ancora ma diventeranno molto più marginali e saranno condannati da una fetta ampia di persone, nel quale tutti avremo accettato l'importanza della transizione ecologica, nel quale forse (e mi auguro!) la robotica e l'alta tecnologia sarà complementare al lavoro e al contributo dell'intelligenza umana. 

Ci saranno sicuramente altri problemi e altri drammi come ad esempio le massicce migrazioni climatiche per fenomeni di estrema siccità oppure le enormi disuguaglianze sociali in paesi come l'India e l'Iran che vedranno crescere il PIL nazionale e l'industrializzazione ma non il rispetto dei diritti umani.

Malgrado ciò potrebbe essere un mondo un po' migliore, in cui anche i popoli dell'Africa sub-sahariana potranno godere di un clima più accogliente in Europa quindi saranno più integrati e meno sfruttati e in cui chi scriverà libri razzisti e omofobi non diventerà un osannato autore di un bestseller ma sarà passibile di denuncia e di gogna pubblica...

Qualsiasi cittadino italiano è libero di essere contrario a tutti i diritti civili degli LGBTQ oppure di ritenere che ci siano altri problemi più gravi e più concreti da risolvere (e su quest'ultima mezza frase sono d'accordo), qualsiasi italiano è libero di pensare che il premierato e "l'italianità" siano più prioritari rispetto alla questione migranti, qualsiasi mio connazionale può affermare che i disastri temporaleschi e il caldone estivo siano sempre esistiti... ma un conto è esprimere queste idee accettando e rispettando quelle degli altri, un altro è disprezzare determinate categorie di persone.

Quando la mia generazione raggiungerà la maturità degli anni, il concetto di "identità nazionale", il razzismo e la xenofobia inizieranno verosimilmente a perdere terreno. 

D'altra parte credo che gli africani siano il futuro: già da alcuni anni a questa parte ci portano nascite, giovinezza, forza lavoro, ricchezza linguistica, tradizioni (anche culinarie) interessanti. Prima lo accettiamo e meglio è, rifletteteci per un po'. 

E comunque i figli dei sub-sahariani hanno anche abbastanza fantasia!


Sono volontaria in un Emporio della solidarietà da poco più di quattro anni e, in questo lungo periodo, mi sono occupata di mansioni di accoglienza delle famiglie che vengono da noi per la spesa di generi alimentari. In accordo con la responsabile dei turni in questi prossimi mesi cambierò temporaneamente mansione, sarò soprattutto in accompagnamento spesa visto che ho seguito anch'io il corso di formazione HACCP. 

In uno dei miei turni in accoglienza ho aiutato un bambino nigeriano a realizzare questa piazzetta con i lego (ma io lo adoro, capisce qualsiasi cosa gli dica in inglese o in italiano). Sembra un assetto da fiera agricola, ma per me è venuto bene, tenete presente che non ha neanche 4 anni... Non è la prima volta che i genitori mi lasciano i figli piccoli mentre fanno la spesa. 

Però, tornando al futuro dell'umanità, per realizzare un mondo meno peggiore di quello attuale, bisognerebbe innanzitutto che molti convertissero il pensiero: "Ognuno ha il diritto di fare come crede" in "Ognuno dovrà essere abbastanza responsabile e libero da poter compiere le proprie scelte nel rispetto degli altri".

C'è un capitolo, all'interno di questo mio secondo libro, ambientato in un Emporio della solidarietà:

Il mondo post-pandemico è squallido, è caratterizzato da guerre, odio, competizioni internazionali, egoismo, indifferenza ignoranza... questa è un'umanità che da una parte è divisa e ferita dal male, dal molto male che fa notizia ma che è anche accarezzata dal poco bene che c'è ma che è di natura umile, solidale. 

Il mondo del 2024 sembra un dipinto a sfondo grigio-nero puntellato da alcune lucine bianche. 

I giovani spesso non vengono rispettati per i loro sacrifici nello studio e nel lavoro, gli anziani sono frequentemente truffati da approfittatori vergognosi, nel mondo occidentale ci si serve della tecnologia in modo deleterio, narcisistico, anche per diffondere odio verso persone ed etnie, i migranti sono considerati un nulla, una seccatura, non una grande risorsa (e questa è la verità, il fatto che siano una risorsa! Lo Ius Scholae come d'altronde lo Ius Sanguinis sarebbero atti di civiltà, non idee comuniste).

Ultimamente condivido ciò che Harry Martinson, scrittore svedese dalla vita complicata (orfano a sei anni, marinaio carbonaio autodidatta) pensa a proposito di futuro dell'umanità. Martinson scriveva così negli anni Sessanta:

La tecnologia è talmente potente e immensa che dovremmo poter esporre un panorama di soddisfazione universale e dignità naturale. Ma dove stiamo andando? (...) Questo tempo crollerà. Dopo bisognerà provare a ripulire e a ricostruire i ponti. Di nuovo, l'uomo si alzerà con un desiderio umano e un'anima umana, al di là delle crisi appiattite del governo delle masse. Perché l'uomo è e resta il primo e l'ultimo.

Insomma, in parole povere: quando avremo toccato il fondo per quel che riguarda l'etica, l'egoismo, il materialismo, ci stancheremo della nostra stessa aridità e del nostro vuoto interiore. Allora sentiremo il bisogno di edificare legami veri, autentici, limpidi. 

Siamo molto vicini al fondo di cui sto parlando: i finanziamenti per le guerre ci sono sempre, mentre non ci sono soldi da investire né per potenziare la sanità e per creare più posti di lavoro per medici e infermieri, né per risolvere i molti problemi del sistema di istruzione.

A) STRUTTURA DEL LIBRO:

Il libro è suddiviso in 17 capitoli + epilogo finale.

Ogni capitolo è un episodio di vita quotidiana dal quale si possono trarre riflessioni o insegnamenti.

Ogni capitolo porta il titolo di un colore che o ha un significato particolare per un personaggio oppure risulta piuttosto ricorrente all'interno del testo.

Oltre a ciò, tutti i capitoli vengono introdotti da una citazione che preannuncia quello che sarà il messaggio fondamentale trasmesso dal contenuto.


Questa è la citazione preferita di Matthias. Sono parole della scrittrice e attivista politica americana Helen Keller, vissuta a cavallo tra Ottocento e Novecento, divenuta sordo-cieca intorno ai due anni. La sua vita può costituire un esempio di forza interiore e di determinazione per i più giovani.


Nulla vi vieta, se interessati naturalmente, di reperire e approfondire biografie e attività dei diversi autori citati all'inizio dei capitoli.

B) IL DEDICATARIO 💖:

La primissima copia stampata è andata in regalo proprio a Matthias, in occasione del nostro secondo anniversario di fidanzamento, subito dopo una cena in un ristorante di montagna.

Ecco com'era la veduta dalla terrazza del locale:

Nella primavera 2022 ci siamo conosciuti durante un corso sul rapporto tra cristianesimo e politica che si è tenuto nella sede della Pastorale Giovanile, vicina alla città di Verona. La frase citata nella stessa pagina del colophon era dipinta anche su una delle pareti dell'atrio della sede.

La figura di Elia è un po' simile a Matthias mentre Marta si avvicina a me, considerano le inclinazioni, le capacità, i pensieri e le arrabbiature.

C) PRESENTAZIONE DEI DUE PERSONAGGI PRINCIPALI:

Ci sono due protagonisti: uno maschile e l'altra femminile. 

Si tratta di Elia e di Marta

Marta, studentessa universitaria di Lingue e Letterature Europee, è perfettamente bilingue, è altruista, sensibile, riflessiva. Elia, neolaureato in Ingegneria Ambientale, è mite, ha un grande senso di integrità e di responsabilità. 

Riusciranno, nel corso della narrazione, a incontrarsi e a costruire un rapporto meraviglioso?


D) ALCUNE TEMATICHE:

- L'inquinamento:

-Giovani e social:

-Il rispetto che è dovuto alle donne:


A partire dal 30 settembre alcune copie del libro saranno reperibili presso:

-la cartolibreria "Mameli" (Via G. Mameli, 43, B.go Trento, VR), 
-le edicole di Giorgio Castioni (Via Gidino, 1, Sommacampagna, VR) e di Sergio Castioni (Via Cao del Prà, 30, Lugagnano, VR)

10 settembre 2024

"Il vecchio e il mare", H. Hemingway

Il vecchio e il mare, più che un romanzo, sembra un racconto lungo caratterizzato da uno stile narrativo semplice. Pubblicato nel 1952, lo stesso Hemingway lo riteneva il miglior libro che avesse mai scritto.

1) L'AVVENTURA DEL PROTAGONISTA:

Il personaggio principale è il vecchio Santiago, pescatore cubano rimasto vedovo e molto povero.

Il racconto inizia nel momento in cui Santiago è in compagnia con Manolìn, un ragazzo che per quaranta giorni lo ha accompagnato durante l'attività di pesca. Poi però, i genitori del giovane, ritenendo Santiago un pescatore troppo sfortunato, hanno impedito al figlio di continuare ad affiancarlo.

Dopo ottantacinque giorni di pesca infruttuosa, un giorno il protagonista di questo racconto si spinge in mare aperto e cattura, con molta fatica e impegno, un enorme pesce-spada lungo cinque metri. La lotta contro questo pesce dura due giorni e tre notti.

Tuttavia, durante il tragitto compiuto per rientrare al porto, il pesce spada viene divorato dagli squali. Santiago dunque ritorna a casa sfinito e sconfortato. Non gli resta che la vicinanza e la compassione di Manolin che, piangendo, gli promette di ritornare a pescare con lui.

2) I PERSONAGGI FONDAMENTALI:

-Santiago:

Ecco come l'autore lo presenta all'inizio dell'opera:

Il vecchio era magro e scarno e aveva rughe profonde alla nuca. Sulle guance aveva le chiazze del cancro della pelle, provocato dai riflessi del sole sul mare tropicale. Le chiazze scendevano lungo i due lati del viso e le mani avevano cicatrici profonde che gli erano venute trattenendo con le lenze i pesci pesanti. Ma nessuna di queste cicatrici era fresca. Erano tutte antiche come erosioni di un deserto senza pesci. Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti.

Da questa descrizione i lettori intuiscono che la vita di Santiago è stata faticosa ma anche che questa figura è dotata di forza interiore e tenacia.

E' abbastanza probabile che Hemingway, per costruire questo personaggio, si sia ispirato al marinaio cubano Gregorio Fuentes.

-Manolin:

Appare un ragazzo sincero e genuino che rappresenta per Santiago valori come la solidarietà umana e la speranza. Effettivamente ha abbandonato Santiago contro la sua volontà. Ad ogni modo, il ragazzo vuole per davvero bene al vecchio e lo si evince da un consiglio che gli dà una sera, prima che Santiago si corichi sulla branda:

"Stai coperto, vecchio. Ricordati che siamo in settembre".

-Il pesce-spada:

Come Santiago, lotta per la sopravvivenza. 

Il pesce-spada contiene vari significati. Innanzitutto rappresenta la vita vissuta come sfida attraverso la tematica della lotta tra uomo e pesce, in netta antitesi rispetto al Moby Dick di Melville, dove il capitano Achab manifesta vere e proprie ossessioni di rivalsa sulla balena.

Tuttavia, il pesce-spada è un elemento che permette ad Hemingway di introdurre la tematica del rispetto per la natura. Santiago infatti, pur dovendo uccidere un animale e pur dovendo pescare, e dunque, privare i pesci della vita per poter sopravvivere, in alcuni passaggi dialoga con il pesce-spada e, oltre a ciò, prova compassione per gli stili di vita di alcune creature animali e sa inoltre riconoscere la meraviglia del mare:

I pesci volanti gli piacevano molto ed erano i suoi migliori amici sull'oceano. Pensò con dolore agli uccelli, specialmente alle piccole, delicate sterne nere che volavano sempre in cerca di qualcosa senza quasi mai trovar nulla e pensò: "La vita degli uccelli è più dura della nostra, tranne che per gli uccelli da preda, pesanti e forti. Perché sono stati creati uccelli delicati e fini come queste rondini di mare se l'oceano può essere tanto crudele? Ha molta dolcezza e molta bellezza. Ma può diventare tanto crudele e avviene così d'improvviso e questi uccelli che volano, tuffandosi per la caccia, con quelle vocette tristi, sono troppo delicati per il mare."

Pensava sempre al mare come a "la mar", come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. (...) Alcuni fra i pescatori più giovani, di quelli che usavano gavitelli come galleggianti per le lenze e avevano le barche a motore, comprate quando il fegato di pescecane rendeva molto, ne parlavano come di "el mar" al maschile. Ne parlavano come di un rivale o di un luogo o perfino di un nemico. Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che concedeva e rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvagie era perché non poteva evitarle. La luna lo fa reagire come una donna, pensò.

(...)

"Anche il pesce è mio amico"- disse (Santiago) ad alta voce-"Non ho mai visto né sentito parlare di un pesce simile. Ma devo ucciderlo".

(...) Poi gli dispiacque che il grosso pesce non avesse nulla da mangiare e il dispiacere non indebolì mai la decisione di ucciderlo.A quanta gente farà da cibo, pensò. Ma sono degni di mangiarlo? No, no di certo. Non c'è nessuno degno di mangiarlo, con questo suo nobile contegno e questa sua grande dignità.

3) IL MARE ALL'INTERNO DELL'OPERA:

Per Santiago il mare è un luogo di sventure, di imprevisti, di un mestiere impegnativo e rischioso che include il fallimento. 

Tuttavia, la grande distesa oceanica è il luogo in cui la potenza della natura si scontra con la fragile ma dignitosa umanità del protagonista.

Ancora una volta, coerentemente con i contenuti della presente opera di Hemingway, vorrei richiamare l'attenzione su ciò che afferma Bjorn Larsson nel saggio già citato due settimane fa:

In mare l'incertezza, la precarietà, l'effimero diventano certezze incrollabili con cui bisogna imparare a vivere. (...) L'incertezza in mare, perché esiste anche questa, è un'incertezza professionale legata alla difficoltà di stabilire la propria posizione o agli imprevisti del tempo.



5 settembre 2024

Canaletto e i dipinti di Venezia, città sul mare:

Ho approfondito da sola il modo di fare arte di Canaletto. 

In questo post ho inserito alcuni suggestivi dipinti relativi a Venezia e al paesaggio marino e lagunare.

A) SINTESI DELLA BIOGRAFIA DI CANALETTO:

Canaletto è lo pseudonimo di Giovanni Antonio Canal, nato a Venezia nel 1697 e vissuto per gran parte della vita nella Repubblica di Venezia.

Giovanni Antonio è stato avviato alla pittura dal padre: da giovanissimo infatti dipingeva scenografie teatrali che erano un connubio tra natura e architettura e nelle quali era evidente la precisione nella resa della luce oltre che della prospettiva.

Nel 1718 Canaletto ha compiuto un viaggio a Roma per realizzare le scene di due drammi teatrali di Scarlatti, drammaturgo e compositore attivo a cavallo tra Seicento e Settecento. Proprio nell'attuale capitale italiana ha conosciuto alcuni vedutisti romani.

Circa 20 anni dopo John Smith, aristocratico britannico che nel 1740 stava svolgendo il Grand Tour in Italia, lo aveva messo in contatto con i committenti inglesi. 

Nel 1746 l'artista si è trasferito a Londra per qualche anno dove ha continuato a realizzare le vedute di Venezia, alternate alle raffigurazioni della capitale del Regno Unito e della campagna inglese.

Una parte delle opere di Canaletto sono state acquistate addirittura da re Giorgio III°.

Di Canaletto sono conservate anche alcune produzioni grafiche sia in forma di disegno che in forma di incisione.

B) VEDUTISMO:

Con questo termine ci si riferisce ad un genere di pitture che si basano sulla raffigurazione di vedute nelle quali le prospettive di paesaggi o di città aderiscono in modo scientifico attraverso l'utilizzo della camera ottica, uno strumento che ha preceduto la camera oscura.

C) DIPINTI DI UNA CITTA' SUL MARE:

-"Canal Grande dal ponte di Rialto verso Ca' Foscari" (1735):


In quest'opera vengono rese in modo preciso le gondole e le barche lungo il canale. Sia a destra che a sinistra, nelle banchine stanno avvenendo alcune attività commerciali di botteghe locali che espongono le loro merci. In particolare, a sinistra si estende la Pescheria di San Bartolomeo, un capannino di legno dove venivano venduti i biglietti per le lotterie e i palazzi Bembo e Grignani.
I marinai del diciottesimo secolo avevano preso l'abitudine di giocare alla lotteria, introdotta a Venezia nel 1715 con gestione statale.
Lo scorcio di Ca' Foscari si trova in corrispondenza dell'ansa del canale.
Il cielo è sereno, è un azzurro chiaro e limpido.

-"Canal Grande dalla Chiesa di Santa Maria di Nazareth" (1738):


Questo scorcio rappresenta la zona della Chiesa seicentesca di Santa Maria di Nazareth a destra.
Sulla riva sinistra la chiesa di San Simeone Piccolo è appena stata completata e infatti accanto alla scalinata d'accesso si trovano alcuni blocchi di marmo. In una veduta realizzata per Smith pochi anni prima la scalinata risultava ancora incompiuta. Questa chiesa è stata consacrata nella primavera del 1738.

-"Veduta del Bacino di San Marco" (1742):


Per me è il miglior dipinto di Canaletto, visto che raffigura un'ampia panoramica del bacino di San Marco.
Sulla sinistra sono visibili i granai di Terranova, sulla destra invece la Giudecca.
Il cielo appare luminoso e attraversato da nuvole bianche che si riflettono sulle acque un po' turchesi, solcate da molte imbarcazioni.
Con un'osservazione più attenta sono inoltre riconoscibili altri edifici come il campanile di San Marco, il Palazzo Ducale e la facciata di San Giorgio Maggiore.
In quest'opera è notevole la precisione prima di tutto nella realizzazione dei particolari architettonici e poi anche nella barca in primo piano, i cui elementi costitutivi sono stati riprodotti con grande accuratezza.

-"Il Canal Grande da palazzo Balbi"(1728):

Le rive del Canal Grande sono qui delimitate da due schiere di palazzi: le strutture architettoniche a sinistra sono illuminate di un bianco molto luminoso che rende bene la luce solare. Nell'acqua del mare, solcata dalle gondole, il bianco delle nubi vaporose sembra specchiarsi.

Anche in questo caso la realizzazione delle prospettive è molto precisa e, ciò che affascina di questa tela, è il contrasto tra la zona luminosa e la zona ombreggiata a destra.

-"Il Ponte di Rialto" (1744)

E' una delle molte tele di Canaletto che raffigura il Ponte di Rialto. 

A sinistra, cioè all'approdo, sono attraccate gondole e barche e dalla pescheria di San Bartolomeo inizia la struttura muraria, progettata da Antonio di Ponte, che collega il sestiere di San Marco con quello di San Polo.

Sulla sponda sinistra il palazzo dei Dieci Savi è nell'ombra. In questa struttura risiedevano i magistrati preposti alle tasse.

In questo caso infatti la luce solare illumina soltanto gli edifici a destra accentuando il turchese delle acque solcate dai remi dei gondolieri. 

Il cielo è di un azzurro bellissimo, decisamente vivido.

-"Paesaggio Lagunare" (1744):

Questo dipinto è stato commissionato da Smith.

Le acque marine appaiono molto scure e, osservando il dipinto, si ha l'idea di uno scorcio paesaggistico immerso in un'atmosfera di calma e di immobilità, con totale assenza di vento.

Il cielo è attraversato da nubi scure. Soltanto la facciata della casa in primo piano, accanto alla quale c'è una barca ancorata al molo, è illuminata dalla luce solare che si sta facendo tenue.