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30 maggio 2025

Stelle "poetiche":

Vi presento tre poesie del Novecento relative al "tema stelle", legate a qualche conoscenza astronomica.

"Unisci le stelle. Conta le vene che ti restano".

(M. Maraldi)


La notte è silenziosa.
Brillano le luci dei paesi vicini, abbracciati
dalle cime dei monti.
Ammiro
il tremolio di una stella
vivace come una piccola fiamma.
La sua luce lontana mi ricorda il tuo sorriso.

(Erbezzo, VR, agosto 2024, poesia dedicata all'amore della mia vita)

"STELLA", G. UNGARETTI:

Stella, mia unica stella,
Nella povertà della notte, sola,
Per me, solo, rifulgi,
Nella mia solitudine rifulgi.
Ma, per me, stella
Che mai non finirai d’illuminare,
Un tempo ti è concesso troppo breve,
Mi elargisci una luce
Che la disperazione in me
Non fa che acuire.


Questa lirica breve è tratta dalla raccolta Vita di un uomo. 
Al verso 1 il poeta apostrofa la stella come se intrattenesse una relazione confidenziale con lei.
Nei primi quattro versi della poesia la stella sembra isolata dalle altre. 
L'espressione "povertà della notte" (v.2) si riferisce con tutta probabilità ad un mondo caratterizzato da odi, divisioni, violenze. Stando a questa interpretazione che ho azzardato, la luce rappresenterebbe l'amore vero ed autentico, la stella invece la persona amata che ha cambiato in meglio la vita del poeta, pur non eliminando il dolore vissuto in passato.

Vorrei segnalarvi due epifore:

-vv.1 e v.5: "stella" è la parola che chiude entrambi i versi
-vv.3-4: "rifulgi" è la voce verbale che conclude i due versi consecutivi e, oltre a ciò, pare che l'autore soltanto, nella sua solitudine angosciante, riesca a vedere quanto questa stella brilli e valga.

Mi soffermo sul significato metaforico del settimo verso: Un tempo ti è concesso troppo breve.
Con questa frase Ungaretti afferma, come in molte altre sue liriche, che l'esistenza è di passaggio per chiunque. 
Eppure, la stella protagonista del componimento, dona una luce che la disperazione del poeta intensifica. 

La conclusione della poesia mette in contrapposizione la bellezza e il contatto con il proprio sentire con uno stato d'animo di dolore che permea tutta la raccolta Vita di un uomo, scritta in una fase buia della storia europea, durante il consolidamento di regimi autoritari, quando Ungaretti avrà vissuto più momenti di avvilimento e di amarezza per il fatto che, le società del periodo 1919-1935, non riuscissero a scorgere e a valorizzare tutto ciò che era bellezza, amore e speranza.

"BIG BANG O ALTRO", E. MONTALE:

Mi pare strano che l’universo
sia nato da un’esplosione,
mi pare strano che si tratti invece
del formicolìo di una stagnazione.

Ancora più incredibile che sia uscito
dalla bacchetta magica
di un dio che abbia caratteri
spaventosamente antropomorfici.

Ma come si può pensare che tale macchinazione
sia posta a carico di chi sarà vincente,
ladro e assassino fin che si vuole ma
sempre innocente?


Montale qui dubita di tutto: del fatto che l'Universo sia sempre stato così, dell'avvenuta esplosione del Big Bang, dell'ipotesi di una creazione divina (comunque Dio non è affatto un mago, come sembra emergere qui).

I primi due versi della poesia si riferiscono al fenomeno del Big Bang, avvenuto, secondo l'astronomia, circa 20 miliardi di anni fa.
A sostegno di questa tesi relativa all'origine dell'Universo ci sono tre prove. La prima consiste nell'esistenza del moto di recessione delle galassie. La seconda prova a sostegno del Big Bang considera il fatto che l'Universo sia formato per il 75% da idrogeno e per il 25% di elio, per cui, se non fosse avvenuta questa enorme esplosione, l'elio presente nell'Universo deriverebbe da reazioni di fusione nucleare all'interno delle stelle. Tuttavia, la quantità di elio è troppo elevata e uniforme ovunque, soprattutto nelle regioni dove non ci sono stelle che lo generano.
La terza prova considera invece la presenza della radiazione cosmica di fondo, scoperta nel 1964 da Wilson e Penzias, due astronomi che lavoravano per il New Yersey, i quali sostenevano l'ipotesi di una radiazione fossile residua del Big Bang, costituita da fotoni prodotti dall'esplosione che, a causa dell'effetto Doppler, sarebbero divenute onde radio.

Nel verso 8, il poeta allude al Dio cristiano che si è fatto uomo.

La terza strofa è significativa e interessante:

Ma come si può pensare che tale macchinazione
sia posta a carico di chi sarà vincente,
ladro e assassino fin che si vuole ma
sempre innocente?

Il cosmo è in rapporto con noi piccoli stupidi umani che aspiriamo al bene ma tendiamo al male, che abbiamo creato società classiste e ingiuste, che siamo causa di inquinamento e di un'urbanizzazione che rovina la natura. Ma d'altro canto tutti noi, nel corso degli eventi della vita, siamo anche degli innocenti, quando proviamo dolore nei momenti in cui la vita ci sorprende negativamente con un evento traumatico quando subiamo ingiustizie ed emarginazione, quando con il nostro egoismo facciamo del male a noi stessi.

"QUANDO, INTENTI AL DECLINO DELLE STELLE", T. LANDOLFI:

Quando, intenti al declino delle stelle,
Cerchiamo in cielo traccia della morte,
Ivi scorgiamo errare umane celle
Alla conquista d'altri mondi volte.

Non il vitale spazio ci è conteso,
Ma il mortale: dovrà la nostra morte
Non aver, dunque, a specchio l'infinito
E consumarsi sordida e meschina
Su questa terra che ci fu matrigna?

Astronauti, ridateci uno spazio
(Almeno) vuoto d'uomo.


Nel primo verso il declino delle stelle consiste nel passaggio dalla notte all'alba.

Nel secondo verso già è menzionata la morte: contemplando il passaggio dalla notte all'alba prendiamo coscienza del fatto che siamo piccoli e non eterni proprio come le stelle in cielo? Anche le stelle muoiono, pur avendo una vita molto più lunga della nostra. Infatti la fase finale di una stella è condizionata dall'intensità della forza gravitazionale che agisce al suo interno.

Quando muoiono, le stelle più piccole divengono nane bianche, cioè, corpi caldi e densi. In questa fase il loro diametro è paragonabile a quello della Terra. Nella nana bianca la materia è in stato degenere, come nel plasma, perché gli elettroni sono separati dai nuclei. A poco a poco la nana bianca si raffredda fino a diventare un corpo denso e scuro non più visibile.

Le stelle più grandi invece, nella fase finale della loro vita, diventano supernovae a seguito del collasso del loro nucleo e aumentano la loro luminosità fino ad un miliardo di volte. Buona parte della materia della stella si espande nello spazio per migliaia di km/s.

Nei versi 3-4 si fa accenno ai progressi scientifici degli anni '60: agli sputnik sovietici e all'atterraggio sulla Luna.

Ivi scorgiamo errare umane celle
Alla conquista d'altri mondi volte.

Nella strofa seguente è evidente una ricerca spirituale da parte di Landolfi: può l'infinito alludere ad una speranza nella vita ultraterrena?

Poi che quella "terra matrigna" che richiama a Leopardi...
La chiusura della poesia è eloquente e si rivolge alle esplorazioni spaziali degli astronauti:

Astronauti, ridateci uno spazio
(Almeno) vuoto d'uomo,

come a voler dire: ridateci uno spazio incontaminato da pericolose competizioni e dalle abiezioni umane!

"LA STELLA DI LAURA", KLAUS BAUMGART:


La stella di Laura è stato il primo libro in assoluto che mi è stato regalato e anche il primo libro che ho letto. 

Si tratta di una storia di amicizia ed altruismo che trasmette l'importanza di dimostrarsi sensibili e generosi ma al contempo di rispettare la libertà e l'identità altrui. 

Per questo contenuto, rimastomi impresso fin dai sei anni, mi piacerebbe chiamare Laura una mia eventuale figlia.

Laura non riesce a dormire. 

Ma, quando vede una stella cadere sul marciapiede accanto a casa sua, esce per raccoglierla e soccorrerla. La ripara con un cerotto applicato su una punta rotta. 


Ma il mattino seguente la stella scompare. Laura la cerca dappertutto e, durante il giorno, è mogia e malinconica. La sera riesce a ritrovare sul cuscino quel che cercava.

Il racconto si conclude con l'aiuto che Laura dà alla stella per poter ritornare in cielo.




22 maggio 2025

"SPIEGARE IL MONDO", S. WEINBERG- GLI SVILUPPI DELL'ASTRONOMIA CON UN APPROFONDIMENTO SULLE STELLE

10) L'ASTRONOMIA TRA SCIENZA E LETTERATURA

Steven Weinberg, autore americano di questo saggio, ha vinto il Premio Nobel per la Fisica nel 1979.

Matthias lo ha letto tutto, io soltanto alcune parti.


Contenuti:

L'opera Spiegare il mondo delinea gli sviluppi, nel corso della storia, della fisica e dell'astronomia, partendo dai popoli più antichi e soffermandosi in particolare sull'Antica Grecia.

L'astronomia nell'Antica Grecia:

Nell'antichità, l'astronomia è stata comunque la branca della scienza più studiata perché risultava la più facile da osservare e da analizzare.

I Greci hanno certamente avuto delle buone intuizioni in astronomia e hanno elaborato le prime teorie di fisica, ma erano scadenti dal punto di vista delle teorie in campo medico.

In campo astronomico i greci hanno formulato le prime teorie a proposito del moto del sole, della luna, delle stelle e dei pianeti. 

Per loro, questi moti risultavano ciclici e abbastanza regolari, seguendo dei cerchi perfetti.

Secondo Aristotele i pianeti ruotavano attorno alla Terra.


Weinberg tratta secondo me l'aritmetica in modo non molto approfondito, anche perché era una disciplina poco sviluppata in Grecia. 

I principi e le osservazioni degli scienziati greci sono stati descritti senza formule numeriche e questo ha forse impedito degli sviluppi ulteriori della matematica numerica nella loro epoca.

I Babilonesi e la matematica:

I Babilonesi sono stati i primi a ricorrere ad un sistema numerico riferito al calcolo del tempo su base sessanta. Per i Babilonesi lo zero non esisteva, come anche per i Romani.

Per gli antichi Babilonesi il numero 60 era più facilmente divisibile in parti intere rispetto al numero 10 e quindi esistevano soltanto 60 cifre rappresentate attraverso due simboli: il chiodo rappresentava l'unità mentre il punzone la decina.

I Greci e la fisica:

L'autore, ripercorrendo la nascita della fisica, si sofferma su Archimede e sul suo principio del galleggiamento dei corpi, formulato nel III° secolo avanti Cristo.

Quando un corpo viene immerso in un liquido si possono osservare tre casistiche: o cade, raggiungendo il fondo del contenitore riempito di liquido, o galleggia, oppure risulta fermo nella sua posizione, in qualsiasi parte si trovi nel fluido.

Il principio di Archimede può essere riassunto con questa frase:

"Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l'alto pari al peso del fluido spostato."

La spinta di Archimede è chiamata idrostatica.

Gli sviluppi dell'astronomia nell'età moderna:

Una questione importante nei secoli dell'età moderna è stata la commistione tra i progressi nelle conoscenze scientifiche e la religione.

Weinberg prosegue la trattazione spiegandoci che Keplero ha scoperto le orbite ellittiche dei pianeti, arrivando poi alla conclusione che il Sistema solare fosse eliocentrico, riprendendo quindi un'antica considerazione di Tolomeo.

In seguito, Galileo ha confermato la teoria di Keplero grazia alle sue osservazioni attraverso il telescopio.

Bacone riteneva che fosse possibile studiare le scienze naturali a partire dall'osservazione della natura. Tuttavia il progresso scientifico esige, oltre all'osservazione, la teorizzazione di principi che devono essere verificate da esperimenti. 

Successivamente, per l'autore del saggio, Newton ha avuto un grande merito, perché con i suoi studi ha intuito che, per studiare con esattezza il moto degli astri, è fondamentale concentrarsi sulla dinamica delle forze che li muovono. 

Per questo è arrivato alla conclusione che il movimento dei pianeti fosse legato alla stessa forza gravitazionale che fa cadere le mele dagli alberi. Grazie a Newton è stata unificata l'osservazione degli astri con l'analisi delle forze sulla terra.

Le stelle nel saggio "Spiegare il mondo":

Le civiltà più antiche e il firmamento delle stelle:

Il sesto capitolo del trattato è intitolato "Gli usi dell'astronomia".

Ancor prima dell'inizio della storia, il cielo deve essere stato comunemente usato come una bussola, un orologio e un calendario.

Con l'osservazione delle stelle, molte antiche civiltà avevano constatato che queste mantengono la stessa posizione le une rispetto alle altre e quindi le costellazioni non cambiano mai. 

Di notte, i marinai individuavano le direzioni di navigazione attraverso le stelle: ad esempio i Fenici facevano riferimento all'Orsa Minore durante i loro viaggi.

Ma è importante anche considerare che il firmamento delle stelle fisse sembra ruotare da est verso ovest intorno al polo nord celeste:

In termini moderni, questo è il punto verso il quale è diretto l'asse della Terra se si immagina di prolungarlo dal polo nord terrestre verso il cielo.

L'Antica India:

In India, nel III° secolo a.C., si sapeva che il sole percorre in un anno un giro intorno al cielo da ovest a est. 

Questo percorso è lo zodiaco, formato dalle costellazioni che definiscono anche i segni zodiacali e attraversato anche dalla luna e dai pianeti.

Una volta compreso lo zodiaco, fu facile localizzare il Sole sullo fondo delle stelle. Basta osservare quale costellazione dello zodiaco è più in alto in cielo a mezzanotte; il Sole si trova nella costellazione dello zodiaco diametralmente opposta. Si ritiene che sia stato Talete a fissare in 365 giorni il tempo che il Sole impiega a compiere un giro completo dello zodiaco.

Gli antichi Egizi:

Weinberg non manca di descrivere i contribuiti delle osservazioni degli antichi egizi.

I sacerdoti egizi si dedicavano all'osservazione delle stelle e delle fasi lunari, legate alle attività agricole.

Intorno al 3000 a.C., gli Egizi erano consapevoli del fatto che l'evento cruciale per la loro agricoltura, lo straripamento del Nilo a giugno, coincideva con il sorgere della stella Sirio.

In questo passaggio, Weinberg si sta riferendo ad un giorno dell'anno in cui Sirio è visibile poco prima dell'alba. 

Nel periodo precedente questa stella di notte non è visibile mentre dopo è visibile in piena notte, diverse ore prima del sorgere del sole.

C'è un altro aspetto importante che vorrei aggiungere e che non è presente nel saggio: le conoscenze astronomiche degli Egizi ci sono state tramandate in qualche modo anche dai coperchi dei sarcofagi, i quali raffigurano costellazioni o decani, ovvero, le trentasei stelle del cielo utili a contare le ore della notte. Infatti, i giorni dell'anno venivano suddivisi in trentasei periodi di dieci giorni ciascuno e ogni decade era collegata a un gruppo di dodici stelle che si alternavano. 

Anche la stella Sirio faceva parte dei decani.


In questa raffigurazione Nut, la dea del cielo, tocca il suolo con i piedi e con la punta delle dita delle mani. L'idea di un cielo personificato in una divinità femminile comprende un significato di rinascita: secondo un mito, Nut ingoiava il sole di sera per poi partorirlo la mattina seguente.

Omero, "Iliade":

In seguito, introducendo alcuni richiami all'epica greca, Weinberg riporta poi che Omero, il quale scriveva antecedentemente al 700 a.C., paragonava Achille a Sirio, che è alto nel cielo alla fine dell'estate:

"Come si leva l'astro autunnale, chiari i suoi raggi

appaiono fra innumerevoli stelle nel cuor della notte:

Cane d'Orione per nome lo chiamano

ed è il più lucente, ma dà presagio sinistro

e molta febbre porta ai mortali infelici".

Vorrei riportare inoltre un piccolo estratto relativo all'episodio che racconta il duello tra Achille ed Ettore, durante il quale la lancia del primo eroe viene equiparata ad Espero:

"Come nel mezzo della notte s’avanza fra le altre stelle
la stella di Espero, la più bella nel cielo,
così risplendeva la punta acuta che Achille
brandiva nella destra, meditando la morte di Ettore,
e guardando il bel corpo, dove meglio avrebbe ceduto." 

Omero, "Odissea":

Nell'Odissea, Omero racconta che Ulisse viene trattenuto dalla ninfa Calipso. 

Ma Zeus dice alla ninfa di lasciar proseguire l'eroe verso Itaca e la ninfa menziona l'Orsa Maggiore, costellazione nota sin dall'antichità come il Gran Carro, vicina al polo nord celeste:

"L'Orsa, che è detta pure il Carro (...) sola nel liquido Ocean sdegna lavarsi".

Per raggiungere Itaca, Ulisse deve navigare verso est e continuare a tenere la costellazione del Gran Carro alla sua sinistra.

Esiodo, "Opere e Giorni":

Weinberg accenna appena a questo autore. 

Tuttavia, nel suo poema Opere e giorni, Esiodo impiega la costellazione delle Pleiadi come riferimento temporale per indicare i momenti più rilevanti delle attività agricole. Queste stelle erano d'aiuto agli agricoltori dell'Antica Grecia per cogliere il momento più opportuno per seminare e raccogliere:

Quando sorgono le Pleiadi, figlie di Atlante,

comincia la mietitura; l'aratura, invece, al tramonto.

Esse infatti stanno nascoste per quaranta giorni

e per quaranta notti; poi, volgendosi l'anno,

appaiono quando è il momento di affilare gli arnesi.

Questa è la legge dei campi, sia per quelli che dimorano

nei pressi del mare, sia per coloro che abitano le fertili pianure,

nelle valli profonde, lontano dal mare ondoso.


  • In questo stesso poema, pochi passaggi più avanti, l'autore indica le Pleiadi anche come punti di riferimento per la navigazione. Esiodo sconsiglia vivamente di viaggiare per mare durante la stagione autunnale:

Se ti prende il desiderio della pericolosa navigazione,

sappi che quando le Pleiadi, fuggendo la forza terribile

di Orione, si gettano nel mare tenebroso,

allora infuriano i soffi di tutti i venti.

Non tenere le navi nel fosco mare,

ma lavora la terra: così ti consiglio;

tira in secco la nave e metti attorno

delle pietre, che reggano salde l'umida forza dei venti

togli il cavicchio dal fondo perché la pioggia di Zeus non lo faccia marcire.

Riponi in casa tutti gli attrezzi, in buon ordine,

ripiega attentamente le ali della nave che solca il mare;

appendi sul focolare il timone ben costruito,

aspetta che giunga il tempo adatto per navigare.

Eraclito e Anassimandro:

Con Eraclito era già presente la consapevolezza che le stelle, anche se non sono visibili durante il giorno, ci sono comunque e che il Sole non mantiene una posizione fissa in rapporto alle stelle.

Il tramonto delle stelle dimostra come il mondo sia in continuo divenire.

Weinberg prosegue con l'elenco delle scoperte astronomiche da parte dei Greci, scrivendo che Anassimandro aveva scoperto l'inclinazione dello zodiaco di 23 gradi e mezzo rispetto all'Equatore celeste. 

Questa è la causa della diversità di temperature delle quattro stagioni.

L'astronomia cominciò a diventare una scienza esatta con l'introduzione di uno strumento di nome gnomone, che consentiva misurazioni accurate a proposito dei moti apparenti del Sole.

La creazione dello gnomone, uno dei primi punti di contatto tra scienza e tecnica, è stata attribuita ad Anassimandro. 

Era un'asta verticale fissata in uno spiazzo esposto ai raggi del Sole, in modo da poter stabilire il momento del mezzogiorno, quando il Sole è più alto e l'ombra dello gnomone è più corta.

Grazie allo gnomone, i Greci potevano stabilire un calendario: nel giorno del solstizio d'estate l'ombra dello gnomone ha una lunghezza minima, nel giorno del solstizio di inverno la sua lunghezza è massima.

Durante la primavera e l'estate il Sole sorge un po' a nord del punto cardinale est, mentre durante l'autunno e l'inverno sorge a sud del punto cardinale est. Quando l'ombra dello gnomone all'alba punta in direzione ovest, il Sole sta sorgendo ad est e la data dev'essere quella dell'equinozio di primavera (...) o quella dell'equinozio d'autunno (...).

16 maggio 2025

"Gli inizi della filosofia borghese della storia", M. Horkheimer:

Ammetto che per me non è stato facile leggere questo studio, seppur interessante, complesso e al contempo avvincente. 
Lo riassumo nei suoi contenuti più importanti, cercando di inserire anche qualche domanda di riflessione.


1) NICCOLO' MACHIAVELLI:

Nel Rinascimento, Machiavelli ha riconosciuto la possibilità di una scienza della politica e ne ha formulato i lineamenti fondamentali. Nei suoi scritti si prefigge di acquisire metodologie adeguate e relative alla conquista e alla conservazione del potere.

Horkheimer analizza i cambiamenti, all'interno degli scritti di Machiavelli, nella concezione delle forme di governo: se infatti nel Principe Machiavelli esalta la monarchia come mezzo per unificare l'Italia, nei suoi Discorsi invece asserisce che la repubblica è la migliore forma statuale.

Tuttavia, all'interno di quest'ultimo trattato citato, l'autore ritiene che la repubblica non possa mai essere "eterna", dal momento che tutte le forme statuali sono temporanee e rispecchiano il susseguirsi di un ciclo che include diverse fasi:

1)MONARCHIA

2)TIRANNIDE

3)ARISTOCRAZIA

4)DEMOCRAZIA

5)ANARCHIA/OCLOCRAZIA

6)NUOVA MONARCHIA

La monarchia nasce dapprima dalla selezione dei più coraggiosi, poi dei più intelligenti e infine, i sovrani salgono al potere per successione ereditaria, quindi senza alcun merito o qualità particolare. 

La monarchia a poco a poco degenera in tirannide. Il malcontento e i disordini contro i tiranni sono favoriti dai nobili che instaurano un'oligarchia, un "governo di pochi" e tutti prettamente aristocratici. 

Ma, nel susseguirsi delle generazioni, i nobili cedono alla corruzione, condizionati dalla fame del potere e dell'ambizione. Da qui si giunge infatti alla deposizione degli aristocratici e alla nascita della democrazia, ritenuta da Machiavelli la miglior forma di governo dato che, essendo fondata sulla libertà, garantiva la partecipazione dei cittadini alla gestione del potere.

Tuttavia, la democrazia può a sua volta sfociare in corruzione e anarchia... a quel punto, solo una persona molto autorevole potrà essere in grado di far ritornare il popolo ad una forma di governo monarchica.

Quanto questa alternanza tra forme di governo corrisponde all'effettiva verità storica?

Le fasi elencate da Machiavelli nei Discorsi richiamano alle quattro forme degenerate di governo teorizzate da Platone molti secoli prima. Platone riteneva che uno stato ideale dovesse essere costituito da tre classi: i sapienti, ovvero i filosofi, idonei al governo, i guerrieri e i lavoratori. 

Ad ogni modo, le degenerazioni delle forme di governo elencate da Platone sono le seguenti:

1) la Timocrazia, forma di governo fondata sull'onore in cui chi detiene il potere ricerca esclusivamente l'auto-affermazione e l'accumulo di denaro. 

La costituzione promulgata da Solone nel 594 a.C. a mio avviso può essere esempio di Timocrazia, dal momento che un arconte autocrate ha organizzato la società in classi sociali (Pentacosiomedimni, Cavalieri, Zeugiti e Teti) basate sulle ricchezze dei cittadini e le cariche pubbliche in base al censo.

2) l'Oligarchia, governo retto non dai più capaci ma soltanto dai più ricchi i quali, escludendo i poveri da ogni decisione politica e giuridica, operano per i propri interessi e non per il bene comune. 

I governi oligarchici finiscono per l'avidità di denaro di coloro che sono al potere.

Ma per voi lettori, il termine oligarchia (da ὀλίγοι, "pochi" e ἀρχή "governo") è riconducibile soltanto ad una specifica forma di governo oppure esistono vari tipi di oligarchie, come ad esempio "oligarchie militari o finanziarie"? 

E se l'oligarchia, ai nostri giorni, avesse assunto una connotazione neutra e non così negativa, in modo tale da indicare un gruppo di finanzieri, di politici, di economisti o comunque, i componenti di un gruppo culturale (di stampo letterario o storico-sociale), sempre comunque delle elìtes rispetto al popolino minuto?

3) la Democrazia, considerata negativa da Platone dal momento che ogni cittadino, libero di fare ciò che desidera, incappa in comportamenti indisciplinati. Oltretutto, per questo filosofo, la democrazia favorisce la demagogia che asseconda sempre i desideri del popolo.

E pensare che la nostra preziosissima Costituzione Italiana valorizza, fin dall'inizio, il valore della democrazia, dopo aver sperimentato circa vent'anni di fascismo:

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

4) la Tirannide, la peggior forma di governo che deriva dalla demagogia. Il tiranno è una figura politica dispotica, violenta, che esercita il potere politico incutendo terrore e circondandosi di collaboratori a lui simili. 

Per rispolverare un altro personaggio della storia antica, Dioniso di Siracusa è un esempio di tiranno che ha rafforzato il proprio potere costruendo fortificazioni e creando un forte esercito di mercenari.

Horkheimer ritiene che Machiavelli sia stato un teorico dello stato borghese, visto che, secondo la sua visione, il fiorire di professioni come il commerciante, il banchiere e il navigatore ha comportato il bene di tutti i membri di una società e anche la fiducia in un progresso culturale e morale.

Secondo Horkheimer l'intellettuale fiorentino, ritenendo la lotta sociale tra nobili e borghesi essenziale per il progresso, identificava la virtus come la laboriosità, l'intraprendenza e la capacità di guadagno:

Machiavelli è avverso alla nobiltà non solo perché essa si oppone alle riforme e ostacola in generale lo sviluppo borghese, impedendo la formazione di poteri governativi centrali e di grandi stati, ma anche perché non svolge alcun lavoro borghese. (...)

Un sistema statale è buono, possiede virtù, se in esso sono realizzate le condizioni che permettono ai suoi cittadini di essere virtuosi. Costoro devono essere coscienti di sé, forti, disinibiti, possedere cioè le qualità che nelle condizioni di allora erano attributo di un grande imprenditore, di un commerciante, di un navigatore, di un banchiere. Per Machiavelli, dal fiorire di queste professioni dipende il bene di tutti. La sua lungimiranza politica è dimostrata dal fatto che effettivamente l'ascesa della classe borghese nel Rinascimento è stata condizione del grande progresso sociale.

2) THOMAS HOBBES:

Hobbes ha dedicato i propri studi alle dinamiche del potere politico: a partire dagli uomini si spiega la coesione di uno Stato.

Tuttavia, Horkheimer lo considera un antropologo più che un filosofo: infatti Hobbes riteneva che le reazioni umane si configurassero come esperienze e sensazioni. 

Quanto i nostri modi di reagire sono legati alle esperienze che viviamo e alle interazioni umane nella quotidianità?

Oltre a ciò, per lo studioso inglese il libero arbitrio non esiste in senso idealistico dal momento che la volontà stessa non è libera ma determinata da una serie di cause.

Quindi come nasce la politica? Per quale motivo sorge lo Stato?

Secondo Hobbes, nello stato di natura, dove non esiste alcuna forma di governo, la vita del singolo è minacciata al massimo grado. Per questo i singoli conferiscono la sovranità ad una persona:

Lo stato di natura è contrassegnato dall'illimitato appetito del singolo, ma al tempo stesso dalla paura di tutti gli altri. (...) La paura genera il bisogno di sicurezza, questo la disposizione a rinunciare alla propria libertà illimitata, costantemente minacciata, per godere in pace di una libertà limitata. Il contratto sociale è quindi concluso per paura e speranza...

La religione, identificata da Hobbes come il "timore delle potenze invisibili", è posta al servizio del dominio della società.

Però vorrei soffermarmi sulla concezione del potere per Hobbes. La volontà del sovrano rappresenta la volontà di tutti e quindi la volontà dello Stato si identifica con la volontà di chi governa.

Lo Stato, in quanto "leviatano" che opera secondo il proprio arbitrio, deve evitare episodi di anarchia e di ribellione: i suoi compiti fondamentali consistono nel garantire una pace civile interna e nel promulgare leggi finalizzate ad assicurare la felicità a tutti i cittadini.

Per Hobbes l'attività dello Stato moderno assicura la tutela il commercio?

Sì. La politica mercantilistica si fonda sulla necessità di promuovere le attività borghesi all'interno dello Stato:

Sono soltanto tre i fattori che determinano la ricchezza dei cittadini: i prodotti della terra e del mare, il lavoro e il risparmio. (...) Servono leggi che si oppongano all'ozio e che stimolino alla laboriosità.

3) LE UTOPIE E LA CRITICA ALLA FAME DI RICCHEZZA:

-Condizioni storiche nelle quali nascono le utopie:

Nel Regno Unito del Cinque-Seicento i contadini venivano cacciati dalle loro terre perché, per rifornire di lana le manifatture tessili, le comunità rurali erano trasformate in pascoli. 

Perciò i contadini si riunivano in bande dedite al saccheggio: molti di loro sono stati massacrati, altri costretti a lavorare in condizioni terribili nelle manifatture.

Tra il Cinquecento e il Seicento si formano gli stati nazionali borghesi e quindi il profitto diviene il motore della storia: anche la Chiesa accumula potere attraverso le merci e il denaro.

Tuttavia, importanti utopisti come Moro e Campanella rimangono ancorati alla convinzione della positività della dottrina cattolica, sostenendo che l'uomo diventa malvagio per effetto del denaro e delle istituzioni terrene:

Nel medioevo la ricchezza aveva avuto un significato diverso da quello assunto poi nei tempi moderni: allora si presentava essenzialmente come accumulo di beni per il godimento immediato e non implicava inevitabilmente il potere sugli uomini. Con la nuova situazione creatasi a partire dal Rinascimento, si comprende come agli utopisti la proprietà potesse improvvisamente apparire come il diavolo.

-Come fondare dunque la società perfetta?

Progettando idealmente una società comunista senza proprietà privata, causa principale delle qualità negative dell'animo umano.

-Secondo i contenuti delle utopie, in che modo si possono soddisfare gli interessi di tutti?

Solo se si rinuncia ad un'economia caratterizzata dalla meccanica cieca di molte singole volontà concorrenti.

-Scopo delle utopie:

Consiste essenzialmente nel cancellare le sofferenze del presente, criticando ciò che è reale e rappresentando ciò che la società dovrebbe essere.

Dall'Utopia di Thomas More traspaiono quelle che erano le condizioni delle masse inglesi, ma all'epoca, soltanto la morte assicurava al povero l'accesso alle utopie.

Tuttavia, Horkheimer osserva che né le utopie di Moro né quelle di altri utopisti suoi contemporanei riuscivano ad individuare nelle isole lontane immaginate una reazione alla miseria del presente, dal momento che proiettavano i loro contenuti in un aldilà spaziale e temporale. 

Ma è attuabile tutto ciò nella realtà storica? Per Horkheimer no:

L'utopia vorrebbe cancellare le sofferenze della società presente, salvando solo ciò che in essa vi è di buono, ma dimentica che i momenti buoni e quelli cattivi sono solo diversi aspetti della medesima situazione, giacché si fondano anche sulle medesime condizioni. (...) Di conseguenza la dottrina utopistica implica anche una difficoltà logica: mentre infatti individua nella proprietà materiale il motivo dell'effettiva configurazione psichica degli uomini, proprio a partire da questa psiche vorrebbe pervenire all'abolizione della proprietà.

Se si produce per i bisogni della comunità e non per il profitto del singolo, i beni necessari per la società saranno dati in abbondanza. 

Oltre a ciò, Campanella riconosce le possibilità di dominare la natura attraverso la tecnica e la scienza. Egli era dunque favorevole alle macchine moderne e anche all'eugenetica.

Ma è davvero possibile dominare completamente la natura con i progressi tecnologici e scientifici?

4) GIAMBATTISTA VICO:

La sua opera principale si propone di mostrare che la storia umana è governata dalla Provvidenza la quale, attraverso le azioni degli uomini, attua i suoi fini.

Gli uomini stessi risultano dunque i creatori della realtà storica:

Ciò che gli uomini stessi hanno creato, e che deve quindi essere l'oggetto più nobile della conoscenza, ossia le creazioni in cui si esprimono nel modo più chiaro l'essenza della natura umana e dello spirito, non sono le costruzioni fittizie dell'intelletto matematico, bensì la realtà storica. (...) La conoscenza che gli uomini hanno di se stessi si fonda unicamente su un'analisi del processo storico nel quale essi agiscono, non sullo studio della propria interiorità come ha pensato l'idealismo soggettivo di tutti i tempi.

-Uomo e trascendenza in Vico:

Ogni uomo, dopo la morte, viene giudicato dal Giudice supremo che trascende la storia.

-Come la provvidenza incide sugli eventi?

Per Vico, la Provvidenza è la "regina delle faccende degli uomini", è un "ideale immanente" che gli uomini sono liberi di perseguire

La Provvidenza viene identificata anche come la legge mediante la quale gli uomini, nonostante il loro egoismo, sono indotti a costituire una società.

L’inizio del discorso storico consiste dunque nel "sentimento religioso": l’uomo cerca la salvezza aspirando all'instaurazione di un ordine ideale ed eterno.

-Uomini e storia:

La conoscenza che gli uomini hanno di se stessi si fonda sull'analisi dei processi storici nei quali si trovano costretti ad agire.

-I saperi:

Arte, scienza, diritto, stato, economia e letteratura devono essere compresi a partire dalle relazioni tra individui nel corso della storia.

-I "cicli della storia" per Vico:

a) Per timore degli elementi (fulmini, tempeste) gli uomini primitivi si sono trovati costretti a cercare luoghi sicuri e a creare abitazioni. Qui è già presente il primo impulso allo sviluppo culturale. Con il tempo, si passa dalle caverne e alle capanne:

Il genere umano inizia il suo cammino in una preistoria oscura e terribile, e Vico si domanda secondo quali leggi si compia uno sviluppo verso la civiltà (...) 

Al pari di Machiavelli, ma in modo assai più cosciente e coerente, Vico parte dal presupposto che le produzioni umane si spiegano sulla base della necessità, o, più precisamente, dalla reazione all'indigenza materiale.

b) Nasce l'agricoltura per cui gli insediamenti umani avvengono nelle località più fertili.

c) La prima legge agraria ha fissato i rapporti di proprietà confermando i signori nel loro predominio e comportando quindi la fondazione delle prime città. 

La mitologia delle civiltà antiche è un riflesso dei rapporti sociali.

Il contrasto tra le classi sociali è la chiave per la comprensione della mitologia greca:

Nei miti Vico ritrova sempre di nuovo questa dipendenza dei plebei dai patrizi, dei famuli dai signori, che egli confronta e identifica con il rapporto feudale e servile del medioevo.

La pressione che grava sugli schiavi genera insoddisfazione e infine rivoluzioni. Così per Vico il contrasto tra le classi è il fatto sociale fondamentale, la chiave per la comprensione della mitologia greca.

d) La storia si suddivide in varie epoche: la prima è l'epoca dei giganti, nella quale predominano la poesia e la fantasia, la seconda invece è quella degli eroi e dunque quella in cui esistono le classi sociali e gli stati, la terza è l'epoca degli uomini e delle forme di governo che si susseguono: repubblica aristocratica, repubblica democratica, impero e declino di una civiltà. A pensarci bene, Vico ha ragione, per quel che riguarda ciò che è avvenuto in territorio europeo e nord-africano molti secoli fa. 

La civiltà romana infatti ha davvero seguito queste fasi, tuttavia, prima della "repubblica aristocratica" vi era comunque un governo monarchico dal 753 al 509 a.C.!

Al pari di Machiavelli, Vico è dunque convinto che a ciascuno di questi cicli debba seguire la ricaduta nella barbarie e l'inizio di un nuovo ciclo.

La dottrina di Vico sui ricorsi è una pura fede nel ritorno delle cose umane. Gli va tuttavia dato atto che la possibilità della ricaduta nella barbarie non è mai del tutto esclusa.

Per Vico, in effetti, la ciclicità dell'evoluzione della storia umana, che comprende fasi di crescita ma anche di decadenza, è indispensabile per poter costituire società dalle condizioni più evolute.