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16 maggio 2025

"Gli inizi della filosofia borghese della storia", M. Horkheimer:

Ammetto che per me non è stato facile leggere questo studio, seppur interessante, complesso e al contempo avvincente. 
Lo riassumo nei suoi contenuti più importanti, cercando di inserire anche qualche domanda di riflessione.


1) NICCOLO' MACHIAVELLI:

Nel Rinascimento, Machiavelli ha riconosciuto la possibilità di una scienza della politica e ne ha formulato i lineamenti fondamentali. Nei suoi scritti si prefigge di acquisire metodologie adeguate e relative alla conquista e alla conservazione del potere.

Horkheimer analizza i cambiamenti, all'interno degli scritti di Machiavelli, nella concezione delle forme di governo: se infatti nel Principe Machiavelli esalta la monarchia come mezzo per unificare l'Italia, nei suoi Discorsi invece asserisce che la repubblica è la migliore forma statuale.

Tuttavia, all'interno di quest'ultimo trattato citato, l'autore ritiene che la repubblica non possa mai essere "eterna", dal momento che tutte le forme statuali sono temporanee e rispecchiano il susseguirsi di un ciclo che include diverse fasi:

1)MONARCHIA

2)TIRANNIDE

3)ARISTOCRAZIA

4)DEMOCRAZIA

5)ANARCHIA/OCLOCRAZIA

6)NUOVA MONARCHIA

La monarchia nasce dapprima dalla selezione dei più coraggiosi, poi dei più intelligenti e infine, i sovrani salgono al potere per successione ereditaria, quindi senza alcun merito o qualità particolare. 

La monarchia a poco a poco degenera in tirannide. Il malcontento e i disordini contro i tiranni sono favoriti dai nobili che instaurano un'oligarchia, un "governo di pochi" e tutti prettamente aristocratici. 

Ma, nel susseguirsi delle generazioni, i nobili cedono alla corruzione, condizionati dalla fame del potere e dell'ambizione. Da qui si giunge infatti alla deposizione degli aristocratici e alla nascita della democrazia, ritenuta da Machiavelli la miglior forma di governo dato che, essendo fondata sulla libertà, garantiva la partecipazione dei cittadini alla gestione del potere.

Tuttavia, la democrazia può a sua volta sfociare in corruzione e anarchia... a quel punto, solo una persona molto autorevole potrà essere in grado di far ritornare il popolo ad una forma di governo monarchica.

Quanto questa alternanza tra forme di governo corrisponde all'effettiva verità storica?

Le fasi elencate da Machiavelli nei Discorsi richiamano alle quattro forme degenerate di governo teorizzate da Platone molti secoli prima. Platone riteneva che uno stato ideale dovesse essere costituito da tre classi: i sapienti, ovvero i filosofi, idonei al governo, i guerrieri e i lavoratori. 

Ad ogni modo, le degenerazioni delle forme di governo elencate da Platone sono le seguenti:

1) la Timocrazia, forma di governo fondata sull'onore in cui chi detiene il potere ricerca esclusivamente l'auto-affermazione e l'accumulo di denaro. 

La costituzione promulgata da Solone nel 594 a.C. a mio avviso può essere esempio di Timocrazia, dal momento che un arconte autocrate ha organizzato la società in classi sociali (Pentacosiomedimni, Cavalieri, Zeugiti e Teti) basate sulle ricchezze dei cittadini e le cariche pubbliche in base al censo.

2) l'Oligarchia, governo retto non dai più capaci ma soltanto dai più ricchi i quali, escludendo i poveri da ogni decisione politica e giuridica, operano per i propri interessi e non per il bene comune. 

I governi oligarchici finiscono per l'avidità di denaro di coloro che sono al potere.

Ma per voi lettori, il termine oligarchia (da ὀλίγοι, "pochi" e ἀρχή "governo") è riconducibile soltanto ad una specifica forma di governo oppure esistono vari tipi di oligarchie, come ad esempio "oligarchie militari o finanziarie"? 

E se l'oligarchia, ai nostri giorni, avesse assunto una connotazione neutra e non così negativa, in modo tale da indicare un gruppo di finanzieri, di politici, di economisti o comunque, i componenti di un gruppo culturale (di stampo letterario o storico-sociale), sempre comunque delle elìtes rispetto al popolino minuto?

3) la Democrazia, considerata negativa da Platone dal momento che ogni cittadino, libero di fare ciò che desidera, incappa in comportamenti indisciplinati. Oltretutto, per questo filosofo, la democrazia favorisce la demagogia che asseconda sempre i desideri del popolo.

E pensare che la nostra preziosissima Costituzione Italiana valorizza, fin dall'inizio, il valore della democrazia, dopo aver sperimentato circa vent'anni di fascismo:

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

4) la Tirannide, la peggior forma di governo che deriva dalla demagogia. Il tiranno è una figura politica dispotica, violenta, che esercita il potere politico incutendo terrore e circondandosi di collaboratori a lui simili. 

Per rispolverare un altro personaggio della storia antica, Dioniso di Siracusa è un esempio di tiranno che ha rafforzato il proprio potere costruendo fortificazioni e creando un forte esercito di mercenari.

Horkheimer ritiene che Machiavelli sia stato un teorico dello stato borghese, visto che, secondo la sua visione, il fiorire di professioni come il commerciante, il banchiere e il navigatore ha comportato il bene di tutti i membri di una società e anche la fiducia in un progresso culturale e morale.

Secondo Horkheimer l'intellettuale fiorentino, ritenendo la lotta sociale tra nobili e borghesi essenziale per il progresso, identificava la virtus come la laboriosità, l'intraprendenza e la capacità di guadagno:

Machiavelli è avverso alla nobiltà non solo perché essa si oppone alle riforme e ostacola in generale lo sviluppo borghese, impedendo la formazione di poteri governativi centrali e di grandi stati, ma anche perché non svolge alcun lavoro borghese. (...)

Un sistema statale è buono, possiede virtù, se in esso sono realizzate le condizioni che permettono ai suoi cittadini di essere virtuosi. Costoro devono essere coscienti di sé, forti, disinibiti, possedere cioè le qualità che nelle condizioni di allora erano attributo di un grande imprenditore, di un commerciante, di un navigatore, di un banchiere. Per Machiavelli, dal fiorire di queste professioni dipende il bene di tutti. La sua lungimiranza politica è dimostrata dal fatto che effettivamente l'ascesa della classe borghese nel Rinascimento è stata condizione del grande progresso sociale.

2) THOMAS HOBBES:

Hobbes ha dedicato i propri studi alle dinamiche del potere politico: a partire dagli uomini si spiega la coesione di uno Stato.

Tuttavia, Horkheimer lo considera un antropologo più che un filosofo: infatti Hobbes riteneva che le reazioni umane si configurassero come esperienze e sensazioni. 

Quanto i nostri modi di reagire sono legati alle esperienze che viviamo e alle interazioni umane nella quotidianità?

Oltre a ciò, per lo studioso inglese il libero arbitrio non esiste in senso idealistico dal momento che la volontà stessa non è libera ma determinata da una serie di cause.

Quindi come nasce la politica? Per quale motivo sorge lo Stato?

Secondo Hobbes, nello stato di natura, dove non esiste alcuna forma di governo, la vita del singolo è minacciata al massimo grado. Per questo i singoli conferiscono la sovranità ad una persona:

Lo stato di natura è contrassegnato dall'illimitato appetito del singolo, ma al tempo stesso dalla paura di tutti gli altri. (...) La paura genera il bisogno di sicurezza, questo la disposizione a rinunciare alla propria libertà illimitata, costantemente minacciata, per godere in pace di una libertà limitata. Il contratto sociale è quindi concluso per paura e speranza...

La religione, identificata da Hobbes come il "timore delle potenze invisibili", è posta al servizio del dominio della società.

Però vorrei soffermarmi sulla concezione del potere per Hobbes. La volontà del sovrano rappresenta la volontà di tutti e quindi la volontà dello Stato si identifica con la volontà di chi governa.

Lo Stato, in quanto "leviatano" che opera secondo il proprio arbitrio, deve evitare episodi di anarchia e di ribellione: i suoi compiti fondamentali consistono nel garantire una pace civile interna e nel promulgare leggi finalizzate ad assicurare la felicità a tutti i cittadini.

Per Hobbes l'attività dello Stato moderno assicura la tutela il commercio?

Sì. La politica mercantilistica si fonda sulla necessità di promuovere le attività borghesi all'interno dello Stato:

Sono soltanto tre i fattori che determinano la ricchezza dei cittadini: i prodotti della terra e del mare, il lavoro e il risparmio. (...) Servono leggi che si oppongano all'ozio e che stimolino alla laboriosità.

3) LE UTOPIE E LA CRITICA ALLA FAME DI RICCHEZZA:

-Condizioni storiche nelle quali nascono le utopie:

Nel Regno Unito del Cinque-Seicento i contadini venivano cacciati dalle loro terre perché, per rifornire di lana le manifatture tessili, le comunità rurali erano trasformate in pascoli. 

Perciò i contadini si riunivano in bande dedite al saccheggio: molti di loro sono stati massacrati, altri costretti a lavorare in condizioni terribili nelle manifatture.

Tra il Cinquecento e il Seicento si formano gli stati nazionali borghesi e quindi il profitto diviene il motore della storia: anche la Chiesa accumula potere attraverso le merci e il denaro.

Tuttavia, importanti utopisti come Moro e Campanella rimangono ancorati alla convinzione della positività della dottrina cattolica, sostenendo che l'uomo diventa malvagio per effetto del denaro e delle istituzioni terrene:

Nel medioevo la ricchezza aveva avuto un significato diverso da quello assunto poi nei tempi moderni: allora si presentava essenzialmente come accumulo di beni per il godimento immediato e non implicava inevitabilmente il potere sugli uomini. Con la nuova situazione creatasi a partire dal Rinascimento, si comprende come agli utopisti la proprietà potesse improvvisamente apparire come il diavolo.

-Come fondare dunque la società perfetta?

Progettando idealmente una società comunista senza proprietà privata, causa principale delle qualità negative dell'animo umano.

-Secondo i contenuti delle utopie, in che modo si possono soddisfare gli interessi di tutti?

Solo se si rinuncia ad un'economia caratterizzata dalla meccanica cieca di molte singole volontà concorrenti.

-Scopo delle utopie:

Consiste essenzialmente nel cancellare le sofferenze del presente, criticando ciò che è reale e rappresentando ciò che la società dovrebbe essere.

Dall'Utopia di Thomas More traspaiono quelle che erano le condizioni delle masse inglesi, ma all'epoca, soltanto la morte assicurava al povero l'accesso alle utopie.

Tuttavia, Horkheimer osserva che né le utopie di Moro né quelle di altri utopisti suoi contemporanei riuscivano ad individuare nelle isole lontane immaginate una reazione alla miseria del presente, dal momento che proiettavano i loro contenuti in un aldilà spaziale e temporale. 

Ma è attuabile tutto ciò nella realtà storica? Per Horkheimer no:

L'utopia vorrebbe cancellare le sofferenze della società presente, salvando solo ciò che in essa vi è di buono, ma dimentica che i momenti buoni e quelli cattivi sono solo diversi aspetti della medesima situazione, giacché si fondano anche sulle medesime condizioni. (...) Di conseguenza la dottrina utopistica implica anche una difficoltà logica: mentre infatti individua nella proprietà materiale il motivo dell'effettiva configurazione psichica degli uomini, proprio a partire da questa psiche vorrebbe pervenire all'abolizione della proprietà.

Se si produce per i bisogni della comunità e non per il profitto del singolo, i beni necessari per la società saranno dati in abbondanza. 

Oltre a ciò, Campanella riconosce le possibilità di dominare la natura attraverso la tecnica e la scienza. Egli era dunque favorevole alle macchine moderne e anche all'eugenetica.

Ma è davvero possibile dominare completamente la natura con i progressi tecnologici e scientifici?

4) GIAMBATTISTA VICO:

La sua opera principale si propone di mostrare che la storia umana è governata dalla Provvidenza la quale, attraverso le azioni degli uomini, attua i suoi fini.

Gli uomini stessi risultano dunque i creatori della realtà storica:

Ciò che gli uomini stessi hanno creato, e che deve quindi essere l'oggetto più nobile della conoscenza, ossia le creazioni in cui si esprimono nel modo più chiaro l'essenza della natura umana e dello spirito, non sono le costruzioni fittizie dell'intelletto matematico, bensì la realtà storica. (...) La conoscenza che gli uomini hanno di se stessi si fonda unicamente su un'analisi del processo storico nel quale essi agiscono, non sullo studio della propria interiorità come ha pensato l'idealismo soggettivo di tutti i tempi.

-Uomo e trascendenza in Vico:

Ogni uomo, dopo la morte, viene giudicato dal Giudice supremo che trascende la storia.

-Come la provvidenza incide sugli eventi?

Per Vico, la Provvidenza è la "regina delle faccende degli uomini", è un "ideale immanente" che gli uomini sono liberi di perseguire

La Provvidenza viene identificata anche come la legge mediante la quale gli uomini, nonostante il loro egoismo, sono indotti a costituire una società.

L’inizio del discorso storico consiste dunque nel "sentimento religioso": l’uomo cerca la salvezza aspirando all'instaurazione di un ordine ideale ed eterno.

-Uomini e storia:

La conoscenza che gli uomini hanno di se stessi si fonda sull'analisi dei processi storici nei quali si trovano costretti ad agire.

-I saperi:

Arte, scienza, diritto, stato, economia e letteratura devono essere compresi a partire dalle relazioni tra individui nel corso della storia.

-I "cicli della storia" per Vico:

a) Per timore degli elementi (fulmini, tempeste) gli uomini primitivi si sono trovati costretti a cercare luoghi sicuri e a creare abitazioni. Qui è già presente il primo impulso allo sviluppo culturale. Con il tempo, si passa dalle caverne e alle capanne:

Il genere umano inizia il suo cammino in una preistoria oscura e terribile, e Vico si domanda secondo quali leggi si compia uno sviluppo verso la civiltà (...) 

Al pari di Machiavelli, ma in modo assai più cosciente e coerente, Vico parte dal presupposto che le produzioni umane si spiegano sulla base della necessità, o, più precisamente, dalla reazione all'indigenza materiale.

b) Nasce l'agricoltura per cui gli insediamenti umani avvengono nelle località più fertili.

c) La prima legge agraria ha fissato i rapporti di proprietà confermando i signori nel loro predominio e comportando quindi la fondazione delle prime città. 

La mitologia delle civiltà antiche è un riflesso dei rapporti sociali.

Il contrasto tra le classi sociali è la chiave per la comprensione della mitologia greca:

Nei miti Vico ritrova sempre di nuovo questa dipendenza dei plebei dai patrizi, dei famuli dai signori, che egli confronta e identifica con il rapporto feudale e servile del medioevo.

La pressione che grava sugli schiavi genera insoddisfazione e infine rivoluzioni. Così per Vico il contrasto tra le classi è il fatto sociale fondamentale, la chiave per la comprensione della mitologia greca.

d) La storia si suddivide in varie epoche: la prima è l'epoca dei giganti, nella quale predominano la poesia e la fantasia, la seconda invece è quella degli eroi e dunque quella in cui esistono le classi sociali e gli stati, la terza è l'epoca degli uomini e delle forme di governo che si susseguono: repubblica aristocratica, repubblica democratica, impero e declino di una civiltà. A pensarci bene, Vico ha ragione, per quel che riguarda ciò che è avvenuto in territorio europeo e nord-africano molti secoli fa. 

La civiltà romana infatti ha davvero seguito queste fasi, tuttavia, prima della "repubblica aristocratica" vi era comunque un governo monarchico dal 753 al 509 a.C.!

Al pari di Machiavelli, Vico è dunque convinto che a ciascuno di questi cicli debba seguire la ricaduta nella barbarie e l'inizio di un nuovo ciclo.

La dottrina di Vico sui ricorsi è una pura fede nel ritorno delle cose umane. Gli va tuttavia dato atto che la possibilità della ricaduta nella barbarie non è mai del tutto esclusa.

Per Vico, in effetti, la ciclicità dell'evoluzione della storia umana, che comprende fasi di crescita ma anche di decadenza, è indispensabile per poter costituire società dalle condizioni più evolute.


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