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30 maggio 2025

Stelle "poetiche":

Vi presento tre poesie del Novecento relative al "tema stelle", legate a qualche conoscenza astronomica.

"Unisci le stelle. Conta le vene che ti restano".

(M. Maraldi)


La notte è silenziosa.
Brillano le luci dei paesi vicini, abbracciati
dalle cime dei monti.
Ammiro
il tremolio di una stella
vivace come una piccola fiamma.
La sua luce lontana mi ricorda il tuo sorriso.

(Erbezzo, VR, agosto 2024, poesia dedicata all'amore della mia vita)

"STELLA", G. UNGARETTI:

Stella, mia unica stella,
Nella povertà della notte, sola,
Per me, solo, rifulgi,
Nella mia solitudine rifulgi.
Ma, per me, stella
Che mai non finirai d’illuminare,
Un tempo ti è concesso troppo breve,
Mi elargisci una luce
Che la disperazione in me
Non fa che acuire.


Questa lirica breve è tratta dalla raccolta Vita di un uomo. 
Al verso 1 il poeta apostrofa la stella come se intrattenesse una relazione confidenziale con lei.
Nei primi quattro versi della poesia la stella sembra isolata dalle altre. 
L'espressione "povertà della notte" (v.2) si riferisce con tutta probabilità ad un mondo caratterizzato da odi, divisioni, violenze. Stando a questa interpretazione che ho azzardato, la luce rappresenterebbe l'amore vero ed autentico, la stella invece la persona amata che ha cambiato in meglio la vita del poeta, pur non eliminando il dolore vissuto in passato.

Vorrei segnalarvi due epifore:

-vv.1 e v.5: "stella" è la parola che chiude entrambi i versi
-vv.3-4: "rifulgi" è la voce verbale che conclude i due versi consecutivi e, oltre a ciò, pare che l'autore soltanto, nella sua solitudine angosciante, riesca a vedere quanto questa stella brilli e valga.

Mi soffermo sul significato metaforico del settimo verso: Un tempo ti è concesso troppo breve.
Con questa frase Ungaretti afferma, come in molte altre sue liriche, che l'esistenza è di passaggio per chiunque. 
Eppure, la stella protagonista del componimento, dona una luce che la disperazione del poeta intensifica. 

La conclusione della poesia mette in contrapposizione la bellezza e il contatto con il proprio sentire con uno stato d'animo di dolore che permea tutta la raccolta Vita di un uomo, scritta in una fase buia della storia europea, durante il consolidamento di regimi autoritari, quando Ungaretti avrà vissuto più momenti di avvilimento e di amarezza per il fatto che, le società del periodo 1919-1935, non riuscissero a scorgere e a valorizzare tutto ciò che era bellezza, amore e speranza.

"BIG BANG O ALTRO", E. MONTALE:

Mi pare strano che l’universo
sia nato da un’esplosione,
mi pare strano che si tratti invece
del formicolìo di una stagnazione.

Ancora più incredibile che sia uscito
dalla bacchetta magica
di un dio che abbia caratteri
spaventosamente antropomorfici.

Ma come si può pensare che tale macchinazione
sia posta a carico di chi sarà vincente,
ladro e assassino fin che si vuole ma
sempre innocente?


Montale qui dubita di tutto: del fatto che l'Universo sia sempre stato così, dell'avvenuta esplosione del Big Bang, dell'ipotesi di una creazione divina (comunque Dio non è affatto un mago, come sembra emergere qui).

I primi due versi della poesia si riferiscono al fenomeno del Big Bang, avvenuto, secondo l'astronomia, circa 20 miliardi di anni fa.
A sostegno di questa tesi relativa all'origine dell'Universo ci sono tre prove. La prima consiste nell'esistenza del moto di recessione delle galassie. La seconda prova a sostegno del Big Bang considera il fatto che l'Universo sia formato per il 75% da idrogeno e per il 25% di elio, per cui, se non fosse avvenuta questa enorme esplosione, l'elio presente nell'Universo deriverebbe da reazioni di fusione nucleare all'interno delle stelle. Tuttavia, la quantità di elio è troppo elevata e uniforme ovunque, soprattutto nelle regioni dove non ci sono stelle che lo generano.
La terza prova considera invece la presenza della radiazione cosmica di fondo, scoperta nel 1964 da Wilson e Penzias, due astronomi che lavoravano per il New Yersey, i quali sostenevano l'ipotesi di una radiazione fossile residua del Big Bang, costituita da fotoni prodotti dall'esplosione che, a causa dell'effetto Doppler, sarebbero divenute onde radio.

Nel verso 8, il poeta allude al Dio cristiano che si è fatto uomo.

La terza strofa è significativa e interessante:

Ma come si può pensare che tale macchinazione
sia posta a carico di chi sarà vincente,
ladro e assassino fin che si vuole ma
sempre innocente?

Il cosmo è in rapporto con noi piccoli stupidi umani che aspiriamo al bene ma tendiamo al male, che abbiamo creato società classiste e ingiuste, che siamo causa di inquinamento e di un'urbanizzazione che rovina la natura. Ma d'altro canto tutti noi, nel corso degli eventi della vita, siamo anche degli innocenti, quando proviamo dolore nei momenti in cui la vita ci sorprende negativamente con un evento traumatico quando subiamo ingiustizie ed emarginazione, quando con il nostro egoismo facciamo del male a noi stessi.

"QUANDO, INTENTI AL DECLINO DELLE STELLE", T. LANDOLFI:

Quando, intenti al declino delle stelle,
Cerchiamo in cielo traccia della morte,
Ivi scorgiamo errare umane celle
Alla conquista d'altri mondi volte.

Non il vitale spazio ci è conteso,
Ma il mortale: dovrà la nostra morte
Non aver, dunque, a specchio l'infinito
E consumarsi sordida e meschina
Su questa terra che ci fu matrigna?

Astronauti, ridateci uno spazio
(Almeno) vuoto d'uomo.


Nel primo verso il declino delle stelle consiste nel passaggio dalla notte all'alba.

Nel secondo verso già è menzionata la morte: contemplando il passaggio dalla notte all'alba prendiamo coscienza del fatto che siamo piccoli e non eterni proprio come le stelle in cielo? Anche le stelle muoiono, pur avendo una vita molto più lunga della nostra. Infatti la fase finale di una stella è condizionata dall'intensità della forza gravitazionale che agisce al suo interno.

Quando muoiono, le stelle più piccole divengono nane bianche, cioè, corpi caldi e densi. In questa fase il loro diametro è paragonabile a quello della Terra. Nella nana bianca la materia è in stato degenere, come nel plasma, perché gli elettroni sono separati dai nuclei. A poco a poco la nana bianca si raffredda fino a diventare un corpo denso e scuro non più visibile.

Le stelle più grandi invece, nella fase finale della loro vita, diventano supernovae a seguito del collasso del loro nucleo e aumentano la loro luminosità fino ad un miliardo di volte. Buona parte della materia della stella si espande nello spazio per migliaia di km/s.

Nei versi 3-4 si fa accenno ai progressi scientifici degli anni '60: agli sputnik sovietici e all'atterraggio sulla Luna.

Ivi scorgiamo errare umane celle
Alla conquista d'altri mondi volte.

Nella strofa seguente è evidente una ricerca spirituale da parte di Landolfi: può l'infinito alludere ad una speranza nella vita ultraterrena?

Poi che quella "terra matrigna" che richiama a Leopardi...
La chiusura della poesia è eloquente e si rivolge alle esplorazioni spaziali degli astronauti:

Astronauti, ridateci uno spazio
(Almeno) vuoto d'uomo,

come a voler dire: ridateci uno spazio incontaminato da pericolose competizioni e dalle abiezioni umane!

"LA STELLA DI LAURA", KLAUS BAUMGART:


La stella di Laura è stato il primo libro in assoluto che mi è stato regalato e anche il primo libro che ho letto. 

Si tratta di una storia di amicizia ed altruismo che trasmette l'importanza di dimostrarsi sensibili e generosi ma al contempo di rispettare la libertà e l'identità altrui. 

Per questo contenuto, rimastomi impresso fin dai sei anni, mi piacerebbe chiamare Laura una mia eventuale figlia.

Laura non riesce a dormire. 

Ma, quando vede una stella cadere sul marciapiede accanto a casa sua, esce per raccoglierla e soccorrerla. La ripara con un cerotto applicato su una punta rotta. 


Ma il mattino seguente la stella scompare. Laura la cerca dappertutto e, durante il giorno, è mogia e malinconica. La sera riesce a ritrovare sul cuscino quel che cercava.

Il racconto si conclude con l'aiuto che Laura dà alla stella per poter ritornare in cielo.




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