1) TRAMA DELLA TRAGEDIA:
La regina, moglie di Dario e madre di Serse, con i vecchi soldati fedeli a Dario defunto, attende con ansia l'esito della battaglia di Salamina (480 a.C.).
A metà del dramma un messaggero porta la notizia della disfatta della flotta persiana, narrando la battaglia in modo preciso e dettagliato (nel racconto compaiono tra i dettagli i rottami delle navi persiane che galleggiano in mare).
Appare poi il fantasma di Dario e dice che suo figlio Serse è stato troppo ambizioso visto che ha voluto estendere il suo impero verso l'Europa. Tuttavia, raccomanda alla moglie di accoglierlo a palazzo e di consolarlo.
Infine, arriva re Serse sconfitto che si unisce al lamento del coro dei fedeli a Dario e la tragedia si chiude.
Come potete notare, I Persiani è una tragedia di argomento prettamente storico non mitologico.
La trama è essenziale e basata su eventi realmente accaduti, non c'è un prologo che introduca al tema del dramma e vengono riservate proprio al coro dei fedeli al re le parti più consistenti.
2) LE GUERRE PERSIANE-EXCURSUS STORICO:
Ormai sapete che approfitto ogni volta che posso per agganciarmi alla storia.
Le guerre persiane comprendono un arco di tempo di vent'anni (499-479 a.C).
Tutto inizia con le rivolte ioniche tra gli anni 499-493 a.C.
Le cause di queste rivolte sono state soprattutto due: i Persiani, che avevano conquistato alcune città greche di quella zona, facevano pagare dei tributi molto pesanti agli abitanti della Ionia e favorivano inoltre i traffici commerciali con i Fenici.
Quando città ioniche come Mileto avevano deciso di ribellarsi, Atene ed Eretria avevano inviato in aiuto alla città un contingente di navi. Ma, malgrado ciò, Mileto è stata rasa al suolo e i suoi cittadini o uccisi o venduti come schiavi.
Dario I aveva deciso pochi anni dopo di muovere una spedizione militare contro Atene ed Eretria.
Quindi, nel 490 a.C., l'esercito persiano guidato dal generale Dati aveva raso al suolo Eretria ed era giunto nella pianura di Maratona, dove l'esercito ateniese era in netta inferiorità numerica rispetto ai Persiani: erano 10.000 soldati comandati da Milziade contro l'immensa potenza dell'Impero Persiano.
Per quale motivo Sparta, grande potenza militare del mondo greco, non era accorsa in aiuto ad Atene? Gli storici ritengono fosse bloccata o dalla repressione di rivolte sociali al suo interno oppure da feste sacre che si svolgevano proprio in quei giorni.
Ad ogni modo, Milziade aveva sfruttato la tattica della falange oplitica per accerchiare gli avversari e la battaglia si era conclusa con la sconfitta dell'esercito persiano (200 morti ateniesi, 6000 morti persiani).
*Le tattiche della falange oplitica prevedevano spostamenti sempre verso destra in modo tale che ogni soldato potesse coprire il fianco sinistro del proprio vicino con lo scudo.
C'è una leggenda a proposito della denominazione della battaglia di Maratona: Fidippide, al fine di annunciare la vittoria ad Atene, aveva corso per 40 km e, per l'appunto, in antichità, la maratona era una disciplina olimpica che prevedeva una quarantina di km da percorrere.
Dieci anni dopo, nel 480 a.C., Serse, figlio di Dario I, aveva deciso di invadere la Grecia con 150.000 uomini. Ed è proprio della seconda guerra persiana che la tragedia di Eschilo parla.
Le città greche a questo punto avevano costituito la Lega Panellenica a Corinto. A capo della Lega c'erano Atene e Sparta.
Ad ogni modo, durante la battaglia di Salamina, nel settembre 480, (è un'isola), Temistocle, a capo della flotta ateniese, era riuscito a sconfiggere nuovamente i Persiani.
Nel frattempo, l'esercito persiano avanzava anche via terra: Leonida, re di Sparta, cercava di fermare l'avanzata con 300 uomini presso le Termopili... gli Spartani durante quella battaglia sono stati quasi tutti massacrati ma, grazie al loro valore, erano riusciti a far ritardare l'avanzata persiana verso Atene.
Quindi gli Ateniesi avevano avuto il tempo di organizzarsi: avevano deciso di lasciare deserta la città per potersi rifugiare temporaneamente sull'isola di Salamina. I Persiani, una volta giunti ad Atene, devastavano i templi e l'acropoli, fatti ricostruire alcuni anni dopo da Pericle.
Al 479 a.C. risalgono sia la Battaglia di Platea, combattimento terrestre, sia la Battaglia di Micale, combattuta con flotte. Entrambi gli episodi avevano avuto come esito la vittoria greca.
3) PRIMI 13 VERSI:
Si tratta di versi cantati dal Coro.
Vi scrivo prima la mia traduzione per poi soffermarmi su alcuni termini e collegarli anche alla lingua latina:
Tra i Persiani che dimorano in terra greca noi siamo chiamati fedeli e custodi delle dimore ricche d'oro che lo stesso sovrano Serse, figlio di re Dario, ha incaricato di sorvegliare durante la nostra vecchiaia. Ma a proposito del ritorno del re e del suo ricco esercito, l'animo ci desta un presagio già molto triste: in effetti, la gioventù dell'Asia se ne è andata e ulula il suo uomo. (su queste ultime parole avrò tempo tra pochi minuti di soffermarmi. Ad ogni modo, "ulula" è molto letterale ma è esatta e questo me lo conferma anche il confronto con la traduzione di Ezio Savino).
πίστις è la fiducia, la lealtà. In Erodoto è la "fedeltà verso qualcuno o qualcosa". Della stessa radice etimologica sono πιστός "fidato, leale, sincero" e πιστεύω "confidare, avere fiducia in qualcuno".
In latino compaiono invece i termini fides, ei per "fede, fedeltà" e le costruzioni fido + dativo per "fidarsi, contare su qualcuno" e fido+ in + accusativo per "aver fede".
Il concetto di fiducia deriva da una radice indoeuropea ricostruita che sarebbe *bheidh-, con il senso di "consegnarci al prossimo" fidandoci e affidandoci. Da *bheidh- derivano sia l'altro verbo greco πείθω con il significato di "persuadere, convincere", sia il sanscrito bandh che significa "legame".
Nella lingua italiana c'è differenza tra fede e fiducia.
La fiducia è sia la consapevolezza di poter contare sulle proprie potenzialità nel corso della vita, sia un atteggiamento positivo verso persone con le quali ci sentiamo al sicuro, di carattere e di idee affini alle nostre.
La fede è qualcosa di più: è adesione a principi morali, etici e religiosi. Vi si aderisce senza la necessità di dover ricorrere a dimostrazioni o prove.
φύλαξ, -ακος è "custode". φυλάσσω, verbo intransitivo, significa "fare da guardia, badare a". Ricorda l'inglese look after e il latino caveo. Con caveo c'è la costruzione cavere ne+ congiuntivo che significa "evitare di".
Nella lingua latina ci sono tre termini inerenti alla sfera semantica del custode e della custodia: custos, custodis il più simile all'italiano, rimanda al nostro "custode, sorvegliante". Lo ianitor è il custode portinaio. E infine, c'è il verbo deponente tueor che rimanda al senso di "tutelare, esaminare, prendersi cura di ".
Per indicare i giovani Persiani coinvolti in guerra Eschilo utilizza la parola ἰσχύς che include il vigore giovanile.
Per indicare il dolore e il rimpianto delle donne persiane, anzi, di ogni singola donna persiana, il tragediografo ricorre al suggestivo βαύθει, cioè, "ulula". L'ululato in realtà è il lamento e il compianto per i giovani mariti partiti per la guerra.
Poco dopo, nell'attesa dell'esito della battaglia di Salamina, viene ricordata la nascita di Perseo: Zeus aveva fecondato Danae sotto forma di pioggia d'oro. Da Perseo proveniva dunque la genealogia dei re di Persia (χρυσόνομου γένεας, ovvero, "stirpe ricchissima").
4) PARTE DEL DISCORSO DEL FANTASMA DI DARIO:
All'inizio del post dicevo che, dopo la notizia della sconfitta persiana, appare il fantasma di Dario che fuoriesce dal sepolcro. Dario si rivolge sia agli anziani suoi sostenitori sia alla moglie e le dice:
Tu, o signora, mia amata, madre di Serse, rientra a palazzo prendi l'abito più bello, vai incontro al figlio: delle vesti ricche di ricami ormai laceri non gli rimangono che stracci sul corpo, carico di sofferenze. Ma tu consolalo con parole benevole, io lo conosco, sopporterà la sconfitta ascoltando soltanto te. Io ora mi ritiro sotto terra al buio.
Qui mi soffermo soltanto su tre parole e la prima è proprio palazzo: οἶκος può essere considerato sinonimo di domus. Entrambe queste parole hanno come primi significati "casa" e "dimora". Ma, in alcuni contesti di regalità, come in questo caso, tutti e due i termini portano l'accezione di "palazzo".
Per "sofferenza" Eschilo ricorre alla parola ἄλγος, vocabolo che si trova anche nell'epica omerica e che indica il dolore e la sofferenza psicologica e morale. Tuttavia, ritengo necessario, quasi doveroso, richiamare ad un altro termine greco inerente alla sfera della sofferenza: si tratta di λύπη, più inerente alle accezioni di "affanno, preoccupazione e offesa".
Ho inoltre evidenziato anche il termine "buio". Eschilo inserisce, in queste frasi, la parola ζόφος (buio, oscurità). Però, nella variante ionico-attica del greco antico, il termine più ricorrente è σκότος, ovvero, "buio" e "tenebre".
Nella mitologia greca, tra l'altro, Σκότος è il Padre delle Erinni, personificazioni femminili della vendetta, le cui corrispondenti, nella mitologia romana, sono le Furie.
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