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6 marzo 2024

"Il magico studio fotografico di Hirasaka", Sanaka Hiiragi:

Il magico studio fotografico di Hirasaka è uno dei regali ricevuti da parte di Matthias nel mio ultimo compleanno e in un periodo difficile. Riporto parte della sua dedica, pienamente azzeccata in relazione ai contenuti del libro:

"... che questo romanzo possa darti sollievo e tramite un pizzico di magia insegnare l'importanza di cogliere e apprezzare la bellezza che viviamo ogni giorno..."

Una volta arrivati qui poco importa che uno sia stato un grand'uomo o un miliardario: con noi possiamo portare solo i ricordi.

(cit.)

SANAKA HIIRAGI:

Nata nel 1974 nella prefettura di Kagawa, vive attualmente a Tokyo. Ha conseguito la laurea in Letteratura all'Università di Kobe. Per alcuni anni ha insegnato all'estero lingua e letteratura giapponese. 

Coltiva fin da giovanissima la passione per la fotografia e per le vecchie macchine fotografiche.

Il magico studio fotografico di Hirasaka è stato tradotto in più di venti paesi.

CONTENUTI DEL ROMANZO:

Lo studio fotografico del signor Hirasaka si trova al confine tra il mondo terreno e l'aldilà: rimanda quindi ad un'antica credenza della spiritualità giapponese secondo la quale le persone defunte devono andare temporaneamente in "luoghi di passaggio" per ricordare i momenti più significativi della loro esistenza prima dell'ufficiale ingresso nell'aldilà. 

Il compito particolare di Hirasaka è quello di far scegliere alle persone che transitano nel suo studio alcune fotografie ritraenti episodi del loro vissuto terreno.

In seguito, dopo la selezione di scatti da parte di questi ospiti, il signor Hirasaka è tenuto a costruire la lanterna girevole dei ricordi fatta di fotografie.

Dunque, signor Hirasaka: adesso devo scegliere delle fotografie in numero pari a quello dei miei anni e comporre la lanterna girevole insieme a lei, giusto? Poi la guarderò ruotare, troverò la pace e completerò il mio ciclo.

Così la signora Hatsue, che in vita è stata maestra di scuola dell'infanzia, ricapitola la consegna di Hirasaka.

Hirasaka concede inoltre ai suoi ospiti l'opportunità di rivivere il loro ricordo più prezioso e di scattare di nuovo la loro foto preferita, senza però interagire con nessuna delle persone conosciute in vita.

Con "rivivere" si intende la possibilità di ritornare indietro nel tempo al giorno e ora esatti.

Ma Hirasaka chi è stato da vivo? Per quale motivo non ricorda assolutamente nulla della sua vita?

MESSAGGI DEL LIBRO:

-La vita ha un valore inestimabile

La vita è infatti un mosaico di esperienze, di scelte, di incontri e di relazioni. 

Tutti mandano i figli all'asilo, giusto? Alcuni diventeranno membri apprezzati della società, altri no. Ma la vita di ciascuno di loro è preziosa. Anche se non diventeranno persone importanti. Anche se non saranno mai famosi. 

Per tutta la sua carriera di maestra Hatsue ha avuto a cuore il futuro dei bambini che le venivano affidati.

-Le scelte e la responsabilità

Ogni volta che si era trovato davanti a un bivio Waniguchi aveva scelto strade che, alla fine, lo avevano portato a quel maledetto giorno.

Waniguchi, quarantasettenne morto accoltellato, ha condotto una vita triste, dolorosa e poco limpida. A quattro anni è stato abbandonato dalla madre e, sin da giovanissimo, è stato coinvolto in episodi di violenza malavitosa. 

Se solo avesse imboccato strade diverse. Se avesse preso decisioni diverse, per esempio se si fosse trattenuto dal tirare un cazzotto al professore. Se almeno una volta, quando c'era da scegliere, avesse fatto la cosa giusta.

-Il bullismo

Durante l'excursus vitae di Waniguchi compare inoltre la tematica del bullismo. 

Per alcuni anni Waniguchi diviene il coordinatore di un negozio di riparazioni e un pomeriggio ha modo di conoscere Thien, un ragazzino vietnamita con una foto strappata da ragazzi un po' più grandi che lo perseguitano quotidianamente.

Ecco il pensiero di Waniguchi quando racconta a Hirasaka di Thien:

Sul tavolo, sparsi come i pezzi di un puzzle, c'erano i frammenti di una fotografia. Tirai a indovinare. I bambini sono spesso crudeli con gli altri bambini. Soprattutto quando si tratta di elementi estranei, che non appartengono alla propria categoria, non si fanno particolari problemi ad attaccarli.

Avendo fatto l'esattore per la malavita, forse non sarò la persona più adatta a dirlo, ma anche nel caso del bullismo c'è un limite che nessun essere che possa dirsi umano dovrebbe mai superare. Non conosco i ragazzacci là fuori, ma a chiunque si diverta a tormentare gli altri deve mancare qualcosa. Un braccio ferito può sempre guarire, ma ferite come quella, quando un ricordo prezioso viene strappato in quel modo, non guariranno mai.

Concludo questo paragrafo con un'ultima citazione che mi ha toccata sul vivo:

Era terribile. Mi colpì il fatto che tutti facessero finta di non vedere, nell'indifferenza degli insegnanti. Quando uscì dall'auto, come se niente fosse, vidi Thien che si avviava verso casa e dei ragazzini che lo colpivano ripetutamente alla testa con il pallone, che lo prendevano in giro, e quando lui cercò di difendersi, due di loro lo tennero fermo e un altro gli diede un calcio nello stomaco. Doveva trattarsi di alunni all'ultimo anno, perché erano molto più grossi di lui. Con una tale differenza di stazza, era impossibile per Thien reagire. Non smettevano di accanirsi. Il modo in cui si sottraevano agli sguardi, gli toglievano la cartella e lo attiravano verso la riva del fiume aveva un che di adulto. (...) Ben presto il contenuto della cartella finì sparso per terra e i quaderni, insieme con tutto il resto, furono gettati nel fiume. Thien però non pianse, strinse i denti e resisté. (...) Pensai che forse anche i suoi genitori dovevano fronteggiare sfide simili per consentirgli di vivere in un paese straniero. Gli rivolsi tra me e me parole di incoraggiamento, poi mi dissi che sarebbe stato un problema se si fosse presentato da noi per chiederci di aggiustargli i quaderni. (...) Come prima cosa andai a mettermi alle spalle di quei ragazzi che ridevano a crepapelle. "Cosa c'è di tanto divertente? Volete far ridere anche me?".

Eh sì. Waniguchi interviene per difendere il suo piccolo cliente che pochi giorni prima gli aveva chiesto di riparare la fotografia.

YAMADA MITSURU:

Le seguenti fotografie non costituiscono più dati sensibili dal momento che ritraggono bambini cresciuti. 😂


Matthias a 5 anni e mezzo. Guardate che bimbo totalmente ignaro del male e del dolore del mondo! Fino ad ora mi ha parlato poco della sua infanzia. Un pomeriggio i nonni paterni me lo hanno descritto come un bambino sempre sorridente, molto mite e molto aperto. Con me però, per quel che concerne i ricordi, è partito dalla sua adolescenza.


Io un mese prima di compiere 6 anni. Che faccia da furbastra che avevo! Agosto 2001, pochi mesi prima che mi trovassero "il malanno". Ero con la famiglia e uno zio in vacanza in Trentino, a Fai della Paganella. Non c'era caldissimo quell'estate, anzi, in Trentino pioveva ogni pomeriggio! La lumaca-salvadanaio di legno proveniva proprio da lì. 
Dall'ultimo anno di materna in poi ricordo la mia vita in modo molto lucido. 

Questa premessa dovrebbe servire a coinvolgervi maggiormente in ciò che sto per riassumere.

Nel corso del romanzo, presso lo studio di Hirasaka, giungono Hatsue e Waniguchi. La terza arrivata è Mitsuru, una bambina che ha quasi 6 anni e che non ha motivi per sorridere nelle fotografie.
Finora non l'ho accennato ma in questa storia c'è anche il personaggio di Yama, una sorta di "postino delle consegne" per Hirasaka.
Poco prima che Mitsuru entri nello studio fotografico, Yama consegna a Hirasaka una busta con una foto dicendo:

"Questa ragazzina soffrirà e morirà due volte. Alla fine se ne andrà. Penso sia meglio non saperne troppo..."

Ma Mitsuru è davvero morta o si trova in un limbo tra la vita e la morte? E se è morta, come è morta? Io, sulla base di questo iniziale discorso di Yama, inizialmente ho interpretato che la bambina sia morta a causa di una grave malattia o di un'operazione chirurgica necessaria ma andata molto male.

Continuerei a citare per sollecitare, nei limiti del possibile, la vostra curiosità:

Il fascicolo conteneva l'etichetta rossa che segnalava morti sopraggiunte per intervento umano, omicidi o suicidi. Yama gli disse: "Ehi, Hirasaka. Non c'è niente che tu possa fare. Non ci è consentito cambiare il suo destino, ci sarà una grave incriminazione e noi non potremo fare niente per evitarlo".

E ora vi svelo come Mitsuru stava per essere massacrata.
16 marzo. Giornata ancora fredda e nuvolosa. In un appartamento condominiale, Mitsuru viene picchiata ferocemente dal suo patrigno e lasciata al freddo sul balcone per tutta la notte.
In fin di vita, sogna di giocare con un uomo gentile che le suggerisce un modo per avvertire le forze dell'ordine e quindi per salvarsi la vita. Una volta svegliatasi, nonostante il dolore per le molte botte, Mitsuru si alza, appicca un incendio sul balcone, un poliziotto la vede e, con qualche collega, chiama i pompieri e corre a salvarla.

Secondo voi chi è l'uomo che ha salvato la vita a Mitsuru, rinunciando per sempre ai suoi ricordi?

La bambina si era salvata grazie a quel piccolo incendio, e se non ci fosse stato probabilmente l'avrebbero uccisa: questa la scioccante notizia ripetuta dai telegiornali da mattina a sera, per giorni e giorni. (...) Dopo l'incidente, il patrigno e la madre furono entrambi condannati e andarono in carcere, mentre lei, Yamada Mitsuru, era cresciuta in un istituto in campagna dove aveva ricevuto l'opportuno sostegno psicologico. Per via dell'incendio e della sua risonanza mediatica aveva dovuto cambiare nome. Da Mitsuru era diventata Michi.

Da adulta Michi diventerà una maestra di scuola dell'infanzia.

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