"La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…"
(K. Gibran)
Grazie, Gino.
La Sua lettera aperta durante i funerali di Giulia ha toccato le corde dell'anima di coloro che, come me, auspicano ad un rinnovamento etico e culturale delle coscienze e della società.
Grazie per il contributo che Lei e sua figlia state dando e continuerete a dare dal punto di vista civico e sociale.
E' quasi il 2024, sarebbe ora di parità di genere, sarebbe ora di sradicare la mentalità maschilista che concepisce la donna soltanto come un oggetto di possess. Ora più che mai è il momento di impegnarsi a costruire un mondo più cooperativo, più solidale, in cui le persone manifestino maggior sensibilità.
Vi auguro che il ricordo doloroso ma al contempo luminoso di Giulia vi dia la forza di donare una significativa e toccante testimonianza di umanità, alla faccia degli insensibili leoni da tastiera che vi hanno fatto del male in queste ultime settimane.
Questo post non è finalizzato a giudicare il dolore altrui ma vuole essere un ulteriore spunto di riflessione per tutti noi lettori e, spero, un segnale di solidarietà per i Cecchettin, che già tra loro si abbracciano per infondersi forza, e anche per tutte quelle famiglie che si sentono soverchiate da traumi o drammi enormi.
A) INCIPIT ROMANZO:
Il primo capitolo di questo libro inizia proprio con la descrizione di un volantino pubblicitario che Kaoru tiene tra le mani.
Nelle mie mani, ora, c'era un volantino pubblicitario. Il giallo triste di banane dai toni sbiaditi. Il blu sospetto di una bici pieghevole. Il rosso disgustoso di un pezzo di carne e il bianco torbido del suo grasso. Niente di che, era solo una pubblicità. Al prenderla in mano lanciava riflessi di luce, eppure al tatto non era liscia. Come un'auto vecchiotta tirata a lucido. Insomma, una cosa del genere. In ogni caso, non era che una pubblicità.
Sembra proprio di immaginare Kaoru che rigira tra le mani questo foglietto in una fredda e nuvolosa giornata di fine dicembre. Notate l'attenzione dell'autrice ai colori e alle sfumature di cui sono caratterizzati?
B) CONTESTO INIZIALE DEL LIBRO:
La sera del 30 dicembre Kaoru, studente universitario fuori sede, torna nella sua città natale. Ritorna a casa dalla sua famiglia distrutta: la madre è molto ingrassata e butta via la sua quotidianità nell'alcolismo, la sorella Miki è diventata apatica e depressa, il padre, magrissimo, taciturno, buio e con le guance scavate, è ritornato al tetto coniugale in occasione della giornata e del cenone di capodanno in famiglia dopo che, per un periodo, si era allontanato.
Ma per quali motivi gli Hasegawa sono una famiglia così infelice?
Rispondo in modo secco e diretto: soprattutto perché Hajime, il figlio e fratello maggiore, è morto dopo un tragico incidente.
C) LA FIGURA DI HAJIME:
Hajime, oltre ad essere bellissimo, era molto dolce, molto gentile, dotato di una memoria straordinaria, di un'intelligenza ben oltre la media e di una capacità di leadership positiva. Era un ragazzo di successo sia a scuola sia negli ambienti sportivi. Per tutti, compagni, insegnanti, allenatori, era una persona mite, solare, conciliante e a volte anche divertente.
La leggenda di Hajime Hasegawa si era perpetuata dalla materna alle elementari e al suo passaggio in strada tutti, uomini o donne che fossero, si voltavano rapiti da quell'aura calda, profumata, come quella che ci avvolge a inizio primavera.
Hajime è sempre stato "la luce della famiglia Hasegawa", l'elemento sul quale si fondava l'unità e la felicità familiare.
Intorno ai 17 anni Hajime sa già amare in modo molto maturo: dopo l'Università progetta di sposare Yajima, la fidanzata coetanea che proviene da un contesto familiare difficilissimo.
Yajima infatti, figlia di genitori divorziati, vive in un quartiere periferico abbastanza degradato con una madre che cambia spesso amante.
Eppure Hajime non soltanto accoglie con gratuità il vissuto problematico e le ferite di questa ragazza ma ne sa scorgere la bellezza e la sensibilità. Infatti il fratello Kaoru ci riferisce questo:
Mio fratello, quando parlava di Yajima, assumeva un tono serio, eccitato come se avesse appena finito di vedere un capolavoro al cinema. (...) mio fratello trattava il corpo di Yajima come la porcellana più fine del mondo. E quando lei aveva lo sguardo perso, le chiedeva a cosa stesse pensando. Yajima non rifletteva su niente in particolare, ma per la prima volta, grazie alle parole di Hajime, si rese conto che pensava sempre a qualcosa e, grazie al calore che avvertiva attorno agli occhi, scaturito dall'adorazione di lui nei suoi confronti, capì che era sempre stata triste.
Mi piace lo stile di Kanako Nishi: questa emergente scrittrice è molto fine e delicata quando parla di affettività e di sessualità, soprattutto in un episodio, ambientato nell'infanzia del protagonista-narratore, in cui la madre di Hajime, Kaoru e Miki spiega loro in modo originale e affascinante come nascono i bambini.
Ritengo utile precisare oltretutto che Kanako Nishi non fa come Murakami, ovvero, non cerca con insistenza l'aspetto osceno dei rapporti sessuali.
Il modo di Hajime di coltivare la relazione con Yajima suscita una maggiore stima e ammirazione da parte di Kaoru, il quale non si è mai innamorato per davvero.
Qualche parola merita anche il rapporto che la sorella Miki ha con Hajime.
Si tratta di un rapporto non sano visto che "la piccola di famiglia" sembra innamorata di quel meraviglioso fratello che ha quattro anni più di lei e sembra avere un attaccamento patologico per lui sin dalla prima infanzia: in diversi capitoli emerge come Miki voglia stare sempre e comunque dov'è suo fratello maggiore in modo tale da poter sentire continuamente la protezione, l'affetto e il calore di Hajime.
Al di là degli orari scolastici ai quali sono vincolati, la bambina si intestardisce a seguire il fratello dappertutto, anche a costo di sperimentare i giochi avventurosi e rischiosi degli amici di Hajime.
Potrei accennarvi ad un'altra pretesa di Miki che conferma il suo attaccamento preoccupante per Hajime: una volta raggiunti i 13 anni, il ragazzino chiede ai genitori di dormire in una stanza tutta sua e quindi non più con Kaoru e con Miki. La bambina rimane estremamente delusa da questa decisione del fratello "eroe" dal momento che fino ad allora era abituata, durante le notti, ad infilarsi sotto le coperte con Hajime nello stesso letto.
Altro episodio sconcertante che riguarda i malsani sentimenti di Miki per Hajime: gelosissima di Yajima, è lei che interrompe i contatti tra i due giovani dopo che la fidanzata del fratello si trasferisce con la madre in un'altra città. Purtroppo Miki coglie la palla al balzo perché controlla la cassetta della posta ogni mattina e nasconde in uno zaino tutte le lettere che Yajima invia ad Hajime invece di consegnarle al diretto interessato. Di questo suo gesto avrà profondi rimorsi dopo la morte del fratello.
Assurdo, è tutto quanto assurdo... soprattutto se pensate innanzitutto che lei risulta decisamente un'alunna difficile, una ragazzina scontrosa e aggressiva con le coetanee e che inoltre con l'altro fratello ha un rapporto piuttosto distaccato e non confidenziale. Certo, Kaoru e Miki hanno poco da spartire; è Hajime a fare da "collante mediatore" tra loro: se Miki è una piccola belva (ma dentro di sé profondamente insicura), Kaoru è riflessivo, introverso, ricettivo e diligente a scuola.
D) CHE COS'E' LA FAMIGLIA?
La morte, o meglio, l'incidente tragico e accidentale di Hajime getta la sua famiglia allo sbaraglio più completo.
Cosa accade?
Una mattina presto Hajime esce di casa per recarsi in un negozio vicino. Vuole prendere delle pile di ricambio per la sveglia.
Proprio qui accade il dramma: un'automobile che sfreccia a tutta velocità lo investe. Il giovane, che ha soltanto 20 anni, rimane dapprima gravemente danneggiato (paralizzato) e, poco tempo dopo, muore.
Durante la sua passeggiata con Sakura, nel richiamare alla memoria l'ultimo periodo del fratello, Kaoru si fa una sorta di esame di coscienza, ammettendo la sua incapacità e anche quella dei genitori e della sorella di accettare questa tragedia, di parlarne e di condividere questo grosso trauma. Questa mancata comunicazione ha avuto come conseguenza un temporaneo allontanamento da casa del padre di Kaoru e di Miki.
Un dettaglio da non trascurare è che lo sfortunato Hajime, pur nella sua paralisi, è perfettamente lucido. La mente è l'unica cosa che funziona nei suoi ultimi mesi.
La seconda parte di questo romanzo ci induce a chiederci: che cos'è la famiglia?
Secondo il Dizionario Zingarelli, la famiglia è il nucleo fondamentale della società umana costituita da genitori e figli.
E qui arriva la mia provocazione... un componente che si distingue per le sue molte doti può costituire l'unico perno della felicità familiare?
La felicità di una famiglia può fondarsi soprattutto su ciò che un membro, o un figlio particolarmente dotato, è e fa?
Gli Hasegawa si sono spenti con Hajime il quale, a detta di Kaoru, era un uomo che amava come il mondo.
Non sto mettendo in dubbio che la morte di un ventenne non sia una grande disgrazia, ma in ogni caso, per sopravvivere e per convivere con una botta psicologica così terribile bisognerebbe trovare la forza di non lasciarsi andare e di non buttarsi via. Bisognerebbe permettersi, pian piano, di imparare a convivere con il vuoto della perdita.
Tuttavia, nelle ultime pagine del libro l'autrice ci concede uno sprazzo di speranza risolutiva: nel pomeriggio dell'ultimo giorno dell'anno, i quattro membri rimasti della famiglia si recano davanti alla tomba di Hajime e, una volta risaliti in auto, scoppiano tutti a piangere, abbracciandosi.
Queste lacrime strazianti di sfogo, accompagnate anche da frasi che contengono la sensazione di aver subito una terribile ingiustizia, lasciano alludere non soltanto alla probabilità che gli Hasegawa inizino ad aiutarsi sul serio al fine di superare questa bruttissima perdita, ma anche alla possibilità che, facendo tesoro dei ricordi piacevoli e felici di vita trascorsa con Hajime, pian piano comprendano il valore delle loro vite.
Positiva, alla fine del libro, è l'intenzione di Miki di iscriversi all'università e la sua promessa di diventare una persona migliore.
Ecco, metaforicamente parlando, che cosa si intende con il titolo "la salita verso casa": in ambito familiare, il dolore di una perdita non deve essere stagnante ma deve costituire piuttosto un periodo in salita, durante il quale, non essendo possibile ignorare la sofferenza, si possono invece rafforzare i legami con chi rimane, nella condivisione di memorie.
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